Dal 2013 la produzione Apple torna in America

Apple è pronta a lasciare la Cina e spostare nuovamente la produzione di personal computer Mac negli Usa. Lo ha reso noto Tim Cook, amministratore delegato del colosso di Cupertino, durante un’intervista rilasciata a Bloomberg:

 «Ciò non significa che la Apple farà da sola ma lavoreremo con qualcuno e investiremo il nostro denaro»

Cook ha dunque confermato che una delle brand-line di Apple saranno fabbricate solo ed esclusivamente negli States. Si tratta di una nuova politica, finalizzata ad allontanare alcune critiche piovute di recente circa lo scarso aiuto da parte di Apple all’alimentazione dell’occupazione americana. L’azienda di Cupertino è tacciata di non aiutare gli States a riprendersi dalla crisi finanziaria. Cook, però, su Nbc ha detto:

«Stiamo lavorando da anni per sostenere di più gli Stati Uniti»

Alcune ore dopo l’annuncio dell’azienda californiana, il gruppo Foxconn Technology, considerabile come il principale fornitore di Apple con base a Taiwan, ha dichiarato ieri di volersi espandere in Nord America. Foxconn Technology è un gruppo che conta 1,6 milioni di impiegati, vanta già fabbriche di componenti in California e Texas.

Bloomberg lo descrive così:

“Al momento è il principale produttore di iPod, iPad e iPhone. Sebbene la convergenza delle dichiarazioni di Apple e Foxconn non sembri casuale, non è stata espressa alcuna intenzione, da parte di Apple, di incaricare l’azienda taiwanese per la sua produzione in Usa”.

Controlli fiscali anche per Facebook Italy

 Sono le aziende tecnologiche ad interessare in modo particolare al fisco, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Dopo l’interrogazione parlamentare per Google, che non avrebbe pagato tributi in Italia per circa 96 milioni di euro, adesso è l’azienda fondata da Mark Zuckerberg a essere stata messa sotto controllo.

Le motivazioni sono le stesse: le grandi multinazionali della tecnologia sfrutterebbero le lacune delle leggi tributarie dei vari paesi per non versare quanto dovuto. Nel caso di Facebook Italy, che è una società a responsabilità limitata e appartiene al gruppo Facebook Global Holdings, LLC (Limited Liability Company) con sede nel Delaware, stato che permette alle aziende che vi hanno sede ma che non operano negli Stati Uniti di pagare solo un’imposta fissa annuale di poche centinaia di dollari e nessuna tassa sugli utili.

Per la legge italiana questa modalità operativa non è legale, in quanto la sede italiana di Facebook è una “stabile organizzazione” e quindi deve pagare la sua quota di imposte sul fatturato secondo quanto previsto dalla legislazione nostrana.

Da Facebook replicano:

che la società paga le tasse in Italia come parte della sua attività nel Paese e rispetta molto seriamente i propri obblighi ai sensi della legislazione italiana in materia fiscale. Facebook lavora a stretto contatto con le autorità fiscali di ogni Paese in cui opera per garantire la conformità con la legislazione locale. Facebook ha cooperato pienamente con la Guardia di Finanza nel corso delle indagini e intende continuare a farlo.

Le tre tappe di Van Rompuy per la ricapitalizzazione delle banche

 In sostanza il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy chiede ai paesi dell’Unione Europea di delineare, entro e non oltre il mese di marzo, lo schema di funzionamento della ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del meccanismo di stabilità Esm, che dovrà lavorare in accordo con la super BCE (il controllo unico della BCE per le banche europee).

A Van Rompuy si uniscono anche le voci dei presidenti di Commissione Josè Manuel Barroso, della Bce Mario Draghi e dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, che si riuniranno la prossima settimana per ridiscutere i termini degli accordi.

Nel rapporto presentato da Van Rompuy si propone un percorso per una maggiore integrazione dei conti pubblici nei 17 paesi dell’Eurozona, che dovrà essere seguito in tre tappe, il cui obiettivo è di frenare l’attuale crisi e di mettersi al riparo da quelle future.

Il primo passo da fare è la definizione del meccanismo di vigilanza unico per il settore bancario da parte della BCE, l’armonizzazione dei sistemi nazionali di risoluzione e dei meccanismi di garanzie sui depositi, e il sistema di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm.

A seguire, sarà necessario creare un’autorità comune per la risoluzione e un meccanismo di coordinamento delle politiche di riforme. Dopo il 2014, la terza tappa: la creazione di una “risorsa indipendente e centrale” che sia in grado di “assorbire gli shock economici”

 

Grilli ‘vede’ uscita dalla crisi

Innegabile: a novembre cassa integrazione ha fatto registrare un aumento del 5,1% rispetto a ottobre scorso e del 27,5% rispetto a novembre dello scorso anno.

E’ innegabile quanto afferma l’Inps:

“Nei primi 11 mesi si è superato il miliardo di ore (1.004 milioni), con un aumento dell’11,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 (erano 898 milioni). Nel mese sono state autorizzate 108,3 milioni di ore di cassa”.

Ma il ministro Grilli non crede che l’Italia finisca nel baratro:

“I mercati ci guardano, il lavoro continua. L’Italia non è nel baratro.Sappiamo che sicuramente la situazione è difficile Siamo intervenuti in un momento di grande difficoltà, per l’Italia e per l’Europa, e abbiamo fatto molti progressi. Il nostro compito, finché questo governo ha il mandato di farlo, è di impegnarci, con spirito di servizio, per riuscire a introdurre e, continuare a farlo, quelle riforme che sono indispensabili per il successo dell’Italia”.

E a chi gli chiede come rapportare tutto ciò all’economia, Grilli risponde ribadendo:

“I mercati stanno sempre a guardare, noi e l’Europa, quindi dobbiamo stare sempre attenti, sempre impegnati e continuare a proseguire, con serietà, il nostro lavoro. Questo è quello che mercati e comunità internazionale stanno guardando e vorrebbero che continuassimo a fare”.

Intanto Draghi evidenzia i segnali positivi provenienti da Francia, Germania e Italia:

“Le prospettive macroeconomiche dell’area euro rimangono deboli, ma vi sono segnali di miglioramento della fiducia, come quelli giunti dall’indice Ifo tedesco e dalle statistiche dell’istituto Insee francese e dall’Istat per l’Italia. Anche in Italia la survey sui produttori del manifatturiero a novembre è migliorata più del previsto a novembre. Continueremo a monitorare”.

La Bundesbank taglia le stime di crescita della Germania

 La Bundesbank ha rivisto al ribasso le stime di crescita della Germania nel 2012 e nel 2013 a causa degli effetti della crisi del debito: per il 2013 la crescita del Pil tedesco è stata abbassata da un + 1,6% al +0,4%. Ribassata anche la stima di crescita per l’anno in corso: il 2012 si chiuderà con un + 0,7%, più basso di 0,3 punti percentuali rispetto alle stime presentate nel corso dell’anno.

Sarà la disoccupazione a crescere: il tasso dei senza lavoro tedeschi salirà al 7,2% nel 2013 (a giugno era stata stimato che il tasso dei disoccupati si sarebbe arrestato sul 6,5%) per stabilizzarsi al 7% nel 2014.

Nonostante il ribasso delle stime di crescita da Berlino arrivano rassicurazioni. Jens Weidmann, presidente della Buba, ha evidenziato che l’economia tedesca rimane comunque solida e che questo rallentamento è solamente temporaneo. Già dal 2014 ci saranno i primi segnali di crescita.

Si tratta, infatti, di una stima al ribasso in linea con le previsioni fatte dalla Banca Centrale Europea: per il 2012 nella zona Euro si attende un decremento del pil tra lo 0,6% e lo 0,4%, mentre per il 2013 stima tra un -0,9% e un +0,3%. Anche la BCE ha previsto un miglioramento per il 2014, anno per cui è stata indicata una dinamica tra +0,2% e +2,2%.

Tutte le tasse del Governo Monti

Il Governo Monti ha spinto molto sulle entrate tributarie erariali, al punto da aumentare di 12.000 miliardi gli introiti nelle casse dello Stato. Le nuove imposte riguardano chi possiede una macchina aziendale, una seconda casa, chi investe i propri risparmi, nonché pensionati, dipendenti, liberi professionisti e imprenditori.

Mario Monti ha pensato a tutti. Le tasse istituite dal suo esecutivo saranno attive a partire dal gennaio del 2013 ed avranno effetto intorno al prossimo luglio. Il rischio è che le prestazioni sanitarie aumenteranno. Il Premier nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme in merito.

Ecco, dunque, l’elenco di tutte le imposte previste dal Governo Monti, divise per settori:

TASSA SUI RIFIUTI

Iniziamo da una buona notizia. Non ci sarà più la Tarsu non ci sarà più, ma sarà sostituita da un’altra tassa: la  Tares. Come se non bastasse la Tares costerà molto di più. Va dunque in pensione la precedente imposta relativa ai rifiuti solidi urbani, rimpiazzata da una tassa che ingloba anche i “servizi indivisibili”: illuminazione, sicurezza, strade. La Tares sarà applicabile a tutti gli immobili in ragione di 30 centesimi a metro quadrato elevabili, se sarà il comune a deciderlo, a 40 centesimi. Tutti, dunque, pagheranno la Tares: aziende e proprietari di immobili. Per le aziende, secondo Confcommercio,la Tares rappresenta un aumento medio del 290 per cento rispetto a quanto pagavano precedentemente con la Tarsu.

Confcommercio da alcuni esempi per comprendere meglio i costi della Tares:

“Una pizzeria al taglio di 100 metri quadrati pagava 401 euro che nel 2013 diventeranno 3.038 euro. Un ristorante di 200 metri quadrati passerà da 802 euro a 4.734: quasi sei volte in più. Per quanto riguarda le abitazioni, il rincaro sarà come minimo di 32 euro l’anno, ma il conto finale dipende dall’esosità del comune”.

PENSIONI

Tagli alle pensioni: uno riguarda i poveri, uno i ricchi. Ecco la spiegazione degli esperti:

“Il decreto salva Italia stabilì il blocco della rivalutazione delle pensioni per la parte che supera di tre volte il minimo, cioè oltre i 1.440 euro lordi al mese. Il blocco ha riguardato il 2012 e si ripete nel 2013. E siccome nel 2013 è possibile (diciamo: probabile) che l’iva aumenti ancora, è possibile (diciamo: probabile) che aumenti anche l’inflazione rendendo più pesante la riduzione del potere d’acquisto. Il secondo intervento riguarda, invece, i ‘ricchi’. Chi riceve un assegno annuo superiore ai 90 mila euro pagherà una tassa di solidarietà del 5 per cento per la parte compresa fino ai 150 mila euro; del 10 per cento per la parte compresa tra i 150 mila e i 200 mila euro; del 15 per cento per chi incassa dai 200 mila euro l’anno in su. Certo, per i veri ricchi sarà più difficile gridare all’ingiustizia. L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, per esempio, incassa ogni mese 31.411 euro, che fanno circa 376 mila euro l’anno, e pagherà un contributo di solidarietà di 26.500 euro circa. L’ex dirigente Telecom Mauro Sentinelli, che invece di euro ne incassa 90 mila al mese (avete letto bene: al mese), pagherà all’incirca 176 mila euro di contributo di solidarietà”.

IMMOBILI

Eccoci a parlare di Imu. Si pagherà lunedì 17 dicembre.

Ecco ci calcoli matematici da fare per capire quale saldo versare se si è proprietari di un secondo immobile:

“Su un’abitazione di categoria A2 e di 110 metri quadrati l’Imu da pagare, ha calcolato la Cgia di Mestre, è di 337 euro. Su una seconda casa dello stesso tipo l’imposta oscilla tra 798 e 1.113 euro. Mentre gli esercizi commerciali pagheranno in media 569 euro in più di quanto pagavano con la vecchia Ici. Gli uffici pagheranno 949 euro in più e le fabbriche addirittura 1.565 euro in più. E questo considerando l’ipotesi che i comuni applichino l’aliquota più bassa, perché se applicheranno quella più alta il proprietario di un capannone viene a pagare qualcosa come 3.844 euro. Inoltre nel 2013 cala il bonus fiscale sulle ristrutturazioni edilizie. A giugno di quest’anno il governo aveva aumentato dal 36 al 50 per cento la quota delle spese deducibile dalla dichiarazione dei redditi. Da giugno 2013 si torna al 36. Scende anche la quota detraibile per gli investimenti a favore del risparmio energetico (come, per esempio, i doppi vetri): dal 55 per cento attuale si passa, dal 1° gennaio, al 50 e poi, dal 30 giugno, al 36 per cento”

AFFITTI

Minori sconti per le case date in affitto. Perché? Perché su 1.000 euro degli euro incassati come canone d’affitto il proprietario precedentemente poteva dedurre dall’Irpef il 15 per cento (e quindi pagava le tasse sull’85 per cento del canone). Dal prossimo anno, però,  la quota deducibile scenderà al 5% e dunque le tasse si pagano sul 95 per cento di quanto si incassa.

TOBIN TAX

Discorso delicato, da affrontare leggendo il parere degli esperti e seguendo il filo del ragionamento:

“La tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2013 (ma i tedeschi, dopo averla sponsorizzata, ora pensano di rinviarne l’applicazione al 2016). Contrariamente a quanto si crede, se venisse applicata anche ai titoli derivati (i titoli di stato ne restano esclusi, ma la discussione al Senato è ancora aperta), non servirà per fare pagare di più le banche e le istituzioni finanziarie, ma rischia di essere una rasoiata sui conti delle imprese. Se da una parte è vero che proprio questi titoli (ipersofisticati e di difficile lettura perfino per chi li vendeva, oltre che per chi li comprava) hanno amplificato la crisi finanziaria scoppiata in America nel 2008, dall’altra è anche vero che sono strumenti utili per le imprese. Facciamo un esempio pratico. Uno dei tanti derivati scambiati in Italia si chiama Schatz e il suo valore dipende dall’andamento di un paniere di titoli di stato tedeschi del valore totale di 110 mila euro e della durata media di 2 anni. Quando un imprenditore vuole proteggere dalle oscillazioni dei tassi d’interesse il proprio debito, che potrebbe aumentare o diminuire il valore proprio in virtù dei tassi di mercato, può andare in banca e comprare uno Schatz: spendendo 360 euro protegge 110 mila euro di debito. Una tassa dello 0,05 per mille sui derivati non verrebbe però calcolata su 360 euro spesi, ma su 110 mila. Quindi per ogni derivato si pagherebbero in tasse 55 euro più altri 55 euro quando lo si vende. Spesso questi derivati vengono comprati e venduti ogni 3 mesi e ciò significa, altro esempio, che se il debito da difendere è di 1 milione, l’imprenditore dovrebbe pagare una tassa annua di 4 mila euro. Risultato: l’impresa fa a meno dei derivati, correndo rischi altissimi, e contribuisce a rendere il mercato finanziario nazionale rachitico alimentando quello dei paesi che hanno regole diverse”.

AUTO

Quello del settore auto è un nodo che preoccupa il Governo e non poco. Monti ha varato ben tre manovre. Chi possiede una sola automobile pagherà di più la tassa sull’auto. Coloro che utilizzano l’auto aziendale ai fini lavorativi non dedurranno più il 40% dal costo del contratto di leasing. Dal gennaio del 2013, infatti, potranno dedurre soltanto il 20%.

In secondo luogo, le aziende che forniscono un’auto ai propri dipendenti non potranno più dedurre il 90 per cento del contratto di leasing. A partire dal prossimo anno potranno dedurre il 20% in meno. Non finisce qui, poiché le novità riguardano anche la dichiarazione dei redditi. Da essa si poteva dedurre il 100 per cento della tassa sulla salute che viene pagata nei contratti Rc. Ma ormai si sa, il  2013 è foriero di novità in tutti i sensi e a tal proposito ci sarà una franchigia di 40 euro sotto la quale non si dedurrà nulla.

IVA E BENZINA

La parola agli esperti:

“L’Italia si è impegnata con l’Europa a chiudere il bilancio del 2013 in pareggio. Come fare? Semplice: il prossimo governo, se non trova in altro modo 4,9 miliardi, dovrà utilizzare la possibilità lasciata aperta dal governo Monti di aumentare in luglio l’iva ordinaria al 22 per cento dall’attuale 21. Si tratta, appunto, di circa 4,9 miliardi prelevati dai consumi degli italiani che farà aumentare i prezzi dei servizi professionali, delle automobili e dei prodotti di elettronica. Ma, soprattutto, farà aumentare il prezzo della benzina, che è già stata tartassata da un aumento dell’accisa di 10 centesimi e da un precedente aumento dell’iva, dal 20 al 21 per cento, a settembre. Attenzione poi: il governo ha previsto di creare un megafondo da 4,9 miliardi per finanziare il trasporto pubblico locale alimentandolo anche con una quota di compartecipazione alle accise iva sui carburanti delle regioni. Tradotto: a ogni regione è stata confermata la facoltà di aumentare le accise sui carburanti”.

 

Il discorso di Draghi: le conclusioni

 Il discorso di Mario Draghi sull’Europa è stata l’occasione per riflettere sui prossimi investimenti da fare nel mercato finanziario europeo. Non è stata soltanto fatta una fotografia del settore ma sono state elaborate anche delle conclusioni.

L’analisi della situazione europea e le prospettive per il 2013 e il 2014 lasciano intendere che la situazione dell’Eurozona potrà cambiare e migliorare soltanto nel momento in cui si raggiungerà una stabilità dei prezzi. Risultato da ottenere con il coinvolgimento attivo del settore bancario unito nelle intenzioni, del settore monetario e di quello politico.

Nel brevissimo periodo sono da tenere d’occhio gli incontri del 13 e del 14 dicembre, in cui il Consiglio Direttivo della BCE proverà a stabilire un piano per la creazione dell’Unione economica e monetaria dell’Unione Europea. Questo appuntamento dovrebbe incidere anche sulla fiducia e sul sentiment dei consumatori.

Oltre alla creazione dell’Unione economica e monetaria sarà importante anche avviare e discutere delle iniziative dei singoli paesi, delle riforme strutturali che dovranno mettere in campo i membri dell’UE al fine di sostenere la crescita di tutta l’area della moneta unica.

Il discorso di Draghi ha affrontato altri aspetti molto interessanti ed utili soprattutto per chi investe in opzioni binarie: per esempio le prospettive per il 2013, la crescita e la ripresa economica, l’inflazione, l’accesso al credito e il settore bancario con relativo messaggio ai mercati. 

Il discorso di Draghi: banche e mercati

 Mario Draghi, nel suo ultimo discorso legato alla condizione dell’UE, ha ribadito la linea della Banca Centrale da lui presieduta di sostenere la ripresa dell’are a euro attraverso un mantenimento dei tassi allo stesso livello già annunciato in precedenza.

Tassi invariati quindi, ma che ne sarà dell’Europa? Draghi introduce i cittadini ad uno scenario di peggioramento per il 2013, parla della crescita, della ripresa e del 2014, dell‘inflazione, dell’accesso al credito ma anche delle banche, senza rinunciare ad inviare qualche messaggio interessante ai mercati.

Approfondiamo questi due ultimi aspetti.

Il settore bancario. Croce e delizia di un sistema finanziario stabile che si rispetti, il settore bancario deve essere in grado di assorbire le indicazioni che provengono dalla politica monetaria di un paese. Le banche devono essere in grado, secondo Draghi, di rispondere alle esigenze di chi ha bisogno di un credito, offrendo canali di finanziamento cosiddetti normalizzati. Il che vuol dire che dall’unione del settore si potrà ottenere il vantaggio sperato e la ripresa possibile.

Il messaggio per i mercati. Quello che Draghi suggerisce nel suo discorso è che tutti gli attori del sistema economico devono ottenere i requisiti base per il rilancio dell’economia. L’unione monetaria e il sistema bancario possono contribuire alla riduzione degli squilibri ma deve esserci anche un impegno diretto degli stati nella stessa direzione

Il discorso di Draghi: prospettive dell’accesso al credito

 Il discorso di Draghi sull’Europa è stato molto importante sia per conoscere la situazione finanziaria ed economica dell’Eurozona, sia per comprendere un po’ meglio le prospettive di medio termine legate a quel che succederà nel 2013 e nel 2014, al fine di acquistare le opzioni binarie più remunerative.

In alcuni articoli precedenti abbiamo spiegato che Draghi prevede per il 2013 un ulteriore peggioramento della condizione economica dell’Europa. Abbiamo anche cercato di capire quando ci sarà una nuova crescita e come sarà la ripresa. Abbiamo quindi preso in esame le minacce all’Eurozona che arrivano dall’economia americana con uno sguardo all’inflazione. 

E’ arrivato il momento di affrontare il tema dell’accesso al credito. La crescita del credito non ha subito grosse variazioni in ottobre rispetto a quello che abbiamo visto nei mesi precedenti. Il tasso annuale di crescita dei prestiti concessi al settore privato è rimasto fisso al -0,4 per cento.

Visto che la crescita della produzione interna dell’UE è sembrata molto debole le istituzioni finanziarie e monetarie hanno preferito non rischiare, per evitare poi di incidere sulla domanda di credito delle famiglie e delle aziende. Per questo la crescita dei prestiti alla società finanziarie non si è spostata dallo 0,8% del mese di ottobre.

Per quanto riguarda le società non finanziarie il tasso di concessione dei prestiti è in flessione ed è passato dal -1,2% di settembre al -1,5% di ottobre.

Il discorso di Draghi: minaccia UE e inflazione

 Il discorso di Draghi è molto importante per chi investe in opzioni binarie ed ha bisogno di indicazioni per gli investimenti di medio termine. Dopo un’esame della condizioni economica e finanziaria dell’UE, infatti, si cerca di capire che anno sarà il 2013, quando di potrà parlare di crescita e quando di ripresa e qui è chiamato in causa il 2014.

Abbiamo analizzato già tutti gli aspetti menzionati, adesso, perciò arricchiamo la nostra analisi con le prospettive inflazionistiche dell’Eurozona e con una disamina della cosiddetta minaccia americana.

Inflazione. Le stime sull’inflazione sono state riviste al ribasso. Il punto di partenza sono le stime rilasciate dall’Eurostat riguardo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo. La fotografia che si ha è quella di un’Europa in cui il tasso d’inflazione è sceso al 2,2% a novembre 2012, dal precedente 2,5% di ottobre, e dal 2,6% dei mesi precedenti. Il tasso d’inflazione dovrebbe legarsi intimamente al prezzo del petrolio e quindi subire un’ulteriore flessione per il 2013 scendendo sotto la soglia del 2 per cento. Sarà determinante la politica monetaria dell’UE.

La minaccia americana. Siamo lontani dalla considerazione di uno scenario bellico ma è pur vero che gli investimenti nel Vecchio Continente e la fiducia dei consumatori potrebbero subire un peggioramento osservando l’incertezza che caratterizza l’economia americana alle prese con questioni fiscali prima e geopolitiche poi.