Gran Mutuo Casa Semplice di Cariparma

 Gran Mutuo Casa Semplice di Cariparma è uno dei migliori prodotti in circolazione, a tasso variabile, censiti da Mutuisupermarket. Se consideriamo una classifica dei mutui per tasso iniziale proposto e valutiamo a pari merito, al primo posto, Webank e ING Direct, scopriamo che al terzo posto c’è proprio Cariparma.

Il suo mutuo a tasso variabile è considerato molto vantaggioso per tre motivi: l’esclusività online del prodotto, il tasso promozionale e l’erogazione del fondo contestuale al rogito.

A livello di caratteristiche è bene tenere in considerazione il TAEG che è del 3,60 per cento e comprende le spese iniziali, quelle ricorrenti e l’imposta sostitutiva. Al cliente dell’istituto di credito che voglia accendere un mutuo, è chiesto infatti di anticipare circa 2028 euro per istruttoria, perizia e assicurazione scoppio e incendio; 432 euro per le spese amministrative per rata; e 350 euro di imposta sostitutiva.

Questa soluzione è pensata soprattutto per i privati che non hanno compiuto 75 anni alla scadenza del mutuo e i soldi erogati dalla banca devono essere finalizzati all’acquisto della prima o della seconda casa. Cariparma è disposta a finanziare fino all’80 per cento del valore dell’immobile posto in garanzia.

Il piano d’ammortamento è variabile dai 10 ai 30 anni. Il tasso, invece, si calcola con l’Euribor a 3 mesi cui è aggiunto soltanto lo spread della banca.

Le borse festeggiano l’accordo sulla Grecia

 Dopo tanta incertezza sulla decisione di concedere aiuti economici alla Grecia e dopo le indiscrezioni dello Spiegel sulla proposta della Troika di tagliare il debito di Atene, le borse prendono atto della risoluzione della faccenda e l’avvio di giornata è quanto meno entusiasmante.

Il mercato azionario nostrano, dell’Unione Europea, risulta in rialzo per tutta la prima parte della mattinata, visto che nella notte è stato raggiunto  l’accordo sulla Grecia. A rallegrarsi c’è anche il Ftse-Mib che apre con un +1% e a metà mattinata ha già il +0,70%. In crescita anche l’All Share al +0,64%.

A Piazza Affari colpisce molto il buon rendimento dei titoli bancari con Unicredit che guadagna l’1,1 per cento, Intesa Sanpaolo che cresce dello 0,09 per cento e le popolari che guadagnano più dell’1 per cento.

Sotto la lente d’ingrandimento ci sono anche le performance di Mediaset con il +4 per cento e Mediobanca. Dopo la diffusione delle indiscrezioni sul nuovo piano industriale, prende quota anche il titolo di Rcs Mediagroup che guadagna addirittura il 7,1 per cento.

La protagonista assoluta della Borsa di Milano, però, resta Mediaset che fa registrare la migliore prestazione tra le milanesi. L’effetto dell’accordo sulla Grecia si sente anche sulle quotazioni dell’Euro che apre in rialzo sfiorando quota 1,2994 dollari.

La Troika sul debito greco

 Cosa i vertici europei ed internazionali decideranno sulla Grecia è ancora un’incognita. L’incertezza sulla soluzione che interessa Atene, dopo l’accontanemento del buyback, potrebbe avere un contraccolpo anche sul rendimento dei titoli di Stato greci.

Cosa ha pensato la Troika secondo lo Spiegel. La BCE e il FMI sembra abbiano chiesto un taglio della metà del debito greco. Una proposta che dovrebbe bilanciare in parte il ritardo relativo alla scelta sull’erogazione o meno del miliardo di aiuti. A parlare della possibilità è lo “Spiegel” online che pare abbia percepito i discorsi fatti dai rappresentanti dell’Eurozona, dall BCE e dal FMI. La Troika ha chiesto ai paesi creditori nei riguardi di Atene di rinunciare alla loro metà di credito.

L’alternativa tedesca. Se questa operazione fosse accettata il debito pubblico di Atene, entro il 2020, passerebbe dal 144% al 70%. L’accordo tanto caldeggiato, non è stato raggiunto e a pesare è stata soprattutto la considerazione della Germania che ribadisce la sua contrarietà al taglio del debito. In alternativa Berlino chiede di ridurre gli interessi della Grecia rispetto agli aiuti che gli saranno elargiti.

La posizione della BCE. Un esponente delle Banca Centrale Europea, Joerg Asmussen che è componente del board della BCE, ha spiegato che al momento si discute sul budget da erogare alla Grecia e il taglio del debito non è stato ancora preso in considerazione.

Chi investe in opzioni binarie, in questo momento, considera anche le indiscrezioni del giornale tedesco al fine di tenere aperta la strada per tutti i possibili trend.

Buyback su Atene non funziona

 Chi investe in titoli di stato sa che la pratica del buyback può essere provvidenziale nel caso di stati che abbiano un debito molto elevato e vogliano evitare di venderlo al fine di tamponare in modo provvisorio la crisi finanziaria di un paese.

Cos’è il buyback. Tecnicamente si tratta del riacquisto di azioni proprie da parte di una società per azioni. Dopo la crisi del 2008, questo strumento è stato esteso anche alle obbligazioni e ai soggetti di diritto pubblico. Da lì è partito il riacquisto dei titoli del debito sovrano da parte delle Banche Centrali.

Obiettivi del buyback dei soggetti di diritto pubblico. Un paese che proceda con il riacquisto dei titoli di stato precedentemente emessi lo fa per collocare titoli con un interesse inferiore, attraverso l’aumtno della domdanda. Quest operazione rende ripagabile il debito sul lungo periodo.

Perché oggi si parla di buyback. Perché questa ipotesi era nei programmi del governo di Atene che alla fine della scorsa settimana aveva visto una caduta dei rendimenti sotto la soglia del 16 per cento per quanto riguarda i titoli decennali. La Grecia aveva intenzione di chiedere 10 miliardi di euro in prestito al Fondo Salva Stati per un buyback strategico, ma l’ipotesi è stata accantonata perché i rendimenti dei titoli, oggi, risultano troppo alti e quindi l’operazione, in generale, risulterebbe poco conveniente.

Ancora incertezze per l’accordo con la Svizzera

 C’è un totale disaccordo tra il Ministro dell’Economia Grilli e il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani per quanto riguarda le tempistiche e le modalità di un accordo con la Svizzera  per la tassazione dei capitali italiani depositati nelle banche elvetiche.

Il primo parla di un accordo ormai in fase conclusiva, mentre il secondo, che segue molto da vicino il dossier della trattativa, afferma che

La trattativa non è in fase conclusiva: il governo deve essere sicuro che l’accordo non sia un condono e non favorisca il riciclaggio.

Anche il premier Monti è dello stesso avviso del sottosegretario:

Stiamo negoziando con la Svizzera ma ci stiamo ponendo dei paletti perché vogliamo ben vedere che non ci siano, o siano in modi ben delimitati, forme di condono.

La situazione si è fatta più complicata dal momento che in Germania l’accordo sulla tassazione dei fondi in Svizzera è saltato a causa dell’opposizione di Spd e Verdi alla proposta di un’imposta liberatoria ai capitali tedeschi in Svizzera garantendo però l’anonimato dei titolari dei conti.

Ceriani conferma che anche la questione dell’anonimato è parte integrante delle trattative, e ha garantito che la Svizzera, almeno per ora, non si è opposta al libero scambio di informazioni, come previsto in una una recente riunione ministeriale a livello Ocse. Oltre all’anonimato, comunque, ci sono ancora da sciogliere diversi nodi, quali la garanzia iniziale che le banche elvetiche devono versare al Fisco italiano, il periodo di durata per il calcolo dell’imposta “tombale”  e l’aliquota periodica per i rendimenti futuri.

Per Goldman Sachs l’Italia è un’ottima opportunità di investimento

 Da un lato c’è Morgan Stanley che rivede al ribasso le prospettive di crescita italiana, dall’altro c’è Goldam Sachs che, invece, parla di una ripresa dell’Italia che, grazie alle misure di emergenza prese in questo ultimo periodo, potrebbe diventare uno dei paesi in cui sarà più conveniente investire.

Dall’ultimo report della Goldman Sachs Asset Management, infatti, in Italia il restringimento del differenziale tra i Bund e i Btp è stato solo il primo segnale della ripresa, che ora viene supportato anche da altri fattori. A parlare è Jim O’Neill, presidente della Goldman Sachs, che, dopo aver analizzato i i principali trend macro e di investimento, parla di una economia italiana che ha toccato il fondo e che quindi ora sarebbe pronta a risalire.

In Italia, in questa nuova prospettiva, per quanto rimangano ancora dei pesanti fardelli che il sistema si porta appresso (uno fra tutti è la rigidità del mercato del lavoro) per il prossimo anno il mercato azionario italiano mostrerà una buona performance, grazie ad una rinnovata propensione al rischio da parte degli investitori istituzionali e privati, tanto da essere considerata alla stregua di economie emergenti e molto interessanti come Cina, Russia e Brasile.

Morgan Stanley rivede al ribasso la crescita italiana

Morgan Stanley, la più famosa banca d’investimento americana, ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Italia, che, nei prossimi mesi, sarà coinvolta in un periodo di incertezza politicaper il cambio di esecutivo.Previsioni pessimistiche, quindi, per Morgan Stanley che, nel suo rapporto dedicato all’Eurozona, dichiara apertamente che i prossimi mesi, quelli in cui, cioè, è previsto un cambio radicale dello scenario politico italiano, con il passaggio dal governo tecnico del prof. Monti ad un nuovo esecutivo di cui ancora non si conoscono i dettagli, potrebbe comportare un passo indietro nelle riforme che, fin qui, sono state attuate.

Gli analisti della banca di investimenti parlano di un political cliff italiano che potrebbe avere un grosso impatto anche sulle decisioni italiane in merito al rifinanziamento del debito pubblico attraverso la richiesta di aiuti all’Europa.

Quindi, per Morgan Stanley, la crescita italiana per il 2013 passerà dal precedente -1% al -1,2%, un parziale miglioramento rispetto alle previsioni per l’anno in corso (-2,1%), preludio, comunque, di un miglioramento dello 0,5% del Pil previsto nel 2014. Nel complesso la recessione in Italia sta rallentando, ma rimane il problema di una crescita bassa.

Aumento del rateo per i pensionati tedeschi

 Era il 2005 quando c’è stata, in Germania, l’ultima riforma del sistema pensionistico. Ora, dopo tanta attesa, il governo della cancelliera Merkel ha deciso di aumentare il reddito di coloro che percepiscono solo la pensione minima pubblica.

Si tratta di circa 20 milioni di persone che, entro il 2016, vedranno aumentare il rateo delle loro pensioni dell’8,27% nell’Ovest della Repubblica federale e dell’11,01% nella ex Ddr, la zona meno ricca della repubblica tedesca.

L’aumento del rateo delle pensioni è dedicato a coloro che percepiscono la pensione minima di anzianità, coloro, cioè, che hanno aderito a fondi pensionistici aziendali integrativi o a polizze private (un numero di persone particolarmente esiguo, quindi, dato che in Germania, come in altri paesi dell’Europa, i fondi pensione integrativi sono una comune forma di previdenza).

A darne notizia il Bild online, il quale pubblica il rapporto governativo: già dal prossimo anno i pensionati dell’est avranno un aumento del 3,49 per cento, mentre i pensionati dell’est dovranno accontentarsi, per il 2013, di un aumento dell’1%, che diventerà del 2,55% nel 2015.

Grazie a questo nuovo aumento, le pensione pubblica media dopo 45 anni di lavoro e senza aver sottoscritto nessuna forma di integrazione pensionistica sarà di di 1276 euro, circa il 48% della retribuzione percepita in età lavorativa.

 

Costi della politica, 370 nuovi emendamenti

Sono in arrivo 370 nuovi emendamenti per quanto riguarda i costi della politica. Ognuno di loro ha buone possibilità di essere approvato.

In primo luogo balzano agli occhi le parole di Gianfranco Fini, il quale sottolinea che

“La Camera approverà un regolamento obbligatorio per la gestione del finanziamento ai gruppi. E sarà «una società esterna a certificarne il bilancio. Torna sul tema dei costi della politica, occorre sottolineare la necessità di ridurre l’entità del rimborso pubblico ai partiti”.

Gianfranco Fini ne ha parlato incontrando gli studenti dell’istituto Tecnico Commerciale Casagrande-Cesi di Terni. Ecco dunque quali saranno alcuni tra i principali emendamenti in arrivo:

Fondo per regioni in rosso

Occorre stituire un Fondo presso il Tesoro per essere d’ausilio alle Regioni in rosso, così che colmino il loro buco di bilancio.

Posticipo dei tagli per le nuove regioni

Procrastinare i tagli all’assegno di fine mandato dei consiglieri alla legislatura successiva a quella in corso per le Regioni che siano in vita da almeno 4 anni. Regioni che però non esistono in Italia.

IMU

Sono diverse le modifiche dei senatori che puntano a modificare il volto dell’Imu. Si inizia anche ad affrontare il nodo sicurezza che, come detto più volte, sarà affrontato più compiutamente nella Legge di Stabilità. Fra le molte proposte spicca quella dell’On. Anna Rita Fioroni del Pd che punta a risolvere via Imu parte dei problemi dei territori colpiti da calamità: stop al pagamento dell’imposta relativamente alla quota dello Stato per i fabbricati inagibili.

Ocse, Pil in calo e consumi al minimo

Ci sono già diversi esperti che sottolineano che il prossimo anno sarà necessaria una nuova manovra per scongiurare un altro rischio per l’economia italiana. A giudicare dai dati sulla situazione attuale e conoscendo le previsioni per un futuro che non sembra roseo, la manovra sembrerebbe necessaria.

E’ l’Ocse a fornire le previsioni, le quali sono negative, con la stima del rapporto tra deficit e Pil che si attesta intorno al 3% del Pil per il 2012 e del 2,9% per il 2013. Per arrivare al raggiungimento dell’obiettivo della riduzione del debito al 119,9% del Pil nel 2015 è quindi auspicabile una nuova manovra economica.

I dati dellOcse sono tutt’altro che positivi anche per quanto concerne le previsioni del Pil. Nel 2013 ci dovrebbe essere una riduzione dell1% che è superiore alla previsione precedente dello 0,4%.

Un problema dell’Italia è, come tutti sanno, la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione è dato in costante aumento per i prossimi anni, dalla stima del 10,6% del 2012 a quella dell’11,4% del 2013 e dell’11,8% del 2014.

La situazione in Italia fa emergere inoltre un particolare calo dei consumi, il più alto degli ultimi cinquanta anni. Le manovre del governo Monti hanno provveduto alla formazione di questa riduzione dei consumi anche se hanno concesso all’Italia di sperare in un futuro migliore.