Il divieto dei sacchetti di plastica non rispetta le regole dell’economia libera

 Il divieto di commercializzazione dei sacchetti in plastica non biodegradabile, entrato in vigore in Italia il primo gennaio del 2011 che ha anche causato una lettera di richiamo da parte della Commissione europea al nostro paese, pone dei forti limiti all’economia italiana, sia per le aziende italiane che per quelle straniere.

A dirlo è il Consorzio Carpi, che parla in rappresentanza di società che si occupano della raccolta e del riciclo degli imballaggi in plastica terziari:

Il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica non biodegradabili da parte del Governo italiano è in aperto contrasto con le regole di una qualsiasi economia di mercato che si definisca libera. Imporre la commercializzazione o meno di un prodotto, a favore della salvaguardia e tutela ambientale, deve essere il risultato di una scelta mirata, altamente studiata e non dettata da scelte di convenienza.

In sostanza la legge impone un vincolo di produzione (basti pensare ai diversi spessori che si devono prevedere in base all’utilizzo finale del sacchetto), che è molto difficile da rispettare e che, oltre a mettere in difficoltà le imprese italiane, allontana quelle straniere che vogliono puntare ancora sul nostro paese.

Ma non si tratta di una contrarietà all’oggetto in questione, ma alle modalità con le quali è stato deciso di operare che non hanno preso in considerazione il danno economico a cui si sta andando incontro. la tutela ambientale è un dovere da parte delle istituzioni e delle aziende, ma

è innegabile che la messa al bando dei sacchetti in plastica non biodegradabili ha creato non pochi problemi alle aziende del settore. Tutto questo in un contesto in cui non è ancora stata fatta piena chiarezza sui reali benefici dei sacchetti biodegradabili rispetto a quelli tradizionali.

Mutui flessibili Banca Popolare di Vicenza

 La Banca Popolare di Vicenza offre ai suoi clienti la possibilità di accendere un mutuo a tasso misto che consente alle famiglie di approfittare sempre delle oscillazioni dei tassi di mercato. L’istituto di credito in questione rende disponibili due prodotti della stessa linea: il Mutuo Facile a Tasso Mixed e il Mutuo Facile con Opzione sul Tasso.

Il mutuo flessibile della Banca Popolare di Vicenza consente di sfruttare la convenienza dei migliori tassi del periodo, siano essi variabili o fissi. In questo modo, differenziando il tipo di tasso durante il periodo di finanziamento, nel rispetto delle proprie necessità e scadenze, si può ottenere un finanziamento che copre fino all’80 per cento del valore dell’immobile.

Il mutuo flessibile può essere finalizzato all’acquisto della prima o della seconda casa, all’ampliamento o alla costruzione dell’immobile.

Il  Mutuo Facile a Tasso Mixed consente di dividere il piano d’ammortamento in due fasi. Nella prima fase che può essere di 6, 12, 24 o 60 mesi a scelta del richiedente, il tasso d’interesse applicato è fisso mentre diventa variabile nella seconda fase del mutuo fino alla scadenza del rimborso.

Il Mutuo Facile con Opzione sul Tasso consente di modificare periodicamente il tipo di tasso applicato per un certo periodo di tempo. Per il primo anno il tasso è fisso poi a scadenze prefissate si può optare per il variabile. Le scadenze prefissate sono il primo, il quarto, il settimo, il decimo, il quindicesimo, il ventesimo e il venticinquesimo anno.

Ambra online BCE Acquisto

 Banca Sella, convenzionata con Mutuionline, offre un prodotto in offerta con condizioni esclusive online per chi contatta l’istituto di credito tramite il sito dell’intermediario. Per accedere all’offerta del Mutuo Ambra Online BCE Acquisto è necessario essere residenti in una zona di competenza della banca.

Questo mutuo è finalizzato all’acquisto della prima casa ed è un mutuo a tasso variabile classico il cui loan to value si colloca al 70 per cento del valore cauzionale dell’immobile oggetto del finanziamento.

Il piano di rimborso può variare da un minimo di 10 ad un massimo di 15 anni. Come è evidente dal nome del prodotto, si tratta di un mutuo a tasso variabile in cui si somma al tasso BCE uno spread variabile in base al piano di rimborso scelto: 2,40% per i mutui decennali; 2,50% per i mutui a 15 anni; 2,55% per i mutui a 20 anni e 2,70% per i mutui a 25 anni.

Per capire quanto costa questo mutuo è necessario aggiungere alle spese anche quelle per l’istruttoria pari all’1 per cento dell’importo erogato con un minimo di spesa di 250 euro per i mutui a 10, 20 e 25 anni. Le spese di perizia sono interamente a carico dei mutuatari e sono di circa 200 euro, ma il prezzo è comunicato dal tecnico incaricato dalla banca.

Infine, da non dimenticare anche le spese periodiche, l’imposta sostitutiva e le assicurazioni. La scheda completa del mutuo è disponibile a questo indirizzo.

 

La Merkel apre alla Grecia, lunedì la decisione

 L’ultimo vertice dell’Eurogruppo per le decisioni sulle modalità e l’ammontare degli aiuti che l’Europa dovrebbe mandare alla Grecia non ha portato a nessun accordo, se non quello di rinviare il tavolo di discussione a lunedì prossimo.

Ma, durante la presentazione del bilancio 2013 al parlamento tedesco, la Merkel ha anche parlato del problema della Grecia e ha annunciato, a sorpresa, che entro lunedì si spera di riuscire a giungere davvero ad un accordo, anche se

Decenni di inadempienze non si risolvono di certo in una notte, ci vuole calma e pazienza. Dire che la Grecia deve restare nell’euro non vuol dire che non dobbiamo prestare attenzione a che le riforme siano applicate per il benessere della gente in quel Paese.

La cancelliera di ferro ha proposto le sue soluzioni. La prima è quella di aumentare la disponibilità del fondo salva-stati Efsf messo a disposizione della Grecia di almeno 10 miliardi di euro, in modo che il paese possa iniziare di nuovo gli acquisti sul proprio debito. La seconda possibilità è quella di tagliare i tassi che Atene paga sul suo debito.

Due soluzioni difficili che faranno sicuramente discutere gli altri membri dell’Eurogruppo e che, forse, ritarderanno ancora la decisione.

Budget ristretto per Natale, regali a rischio contraffazione

 Secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dell’indagine «Xmas Survey 2012» di Deloitte, per questo Natale 2012 il budget medio a disposizione dei cittadini italiani per i regali da mettere sotto l’albero è di poco più di 260 euro a testa (sono stati stimati 263,6 euro a persona).

Si tratta di una riduzione del budget del 9% rispetto allo scorso anno, il che mette a dura prova l’ingegno degli italiani per la scelta e l’acquisto dei doni. Secondo la Coldiretti, questa ennesima diminuzione del budget disponibile, fa crescere il rischio che la scelta ricada su oggetti contraffatti che permettono di risparmiare molto rispetto ai prodotti originali.

Di questi 260 euro, il 39% sarà destinato all’acquisto di regali per i bambini, per i quali si sceglieranno, prevalentemente, giocattoli e oggetti tecnologici, il resto è dedicato ai regali per adulti, in cui la fanno da padrone l’abbigliamento e gli accessori. Se per i bambini si ha una preferenza netta nella scelta di giocattoli certificati, per quanto riguarda abbigliamento e accessori, invece, il 52% degli italiani si è dichiarato disposto a comprare oggetti contraffatti, soprattutto quelli che copiano le grandi firme.

La contraffazione colpisce anche il settore alimentare, dove, però, gli acquirenti molto spesso sono ignari della non autenticità del prodotto.

Governo e parti sociali firmano per la produttività, ma la CIGL rimane fuori

 Ieri sera è stato finalmente raggiunto l’accordo per la produttività. Il primo ministro Monti si è detto soddisfatto dell’accordo e auspica un ripensamento della CIGL, che ieri non ha firmato. E’ proprio Susanna Camusso, segretario del sindacato, a ribadire le sue perplessità sul contenuto dell’accordo.

E’ stata scelta una strada sbagliata per cui il contratto nazionale non tutelerà più il potere d’acquisto dei lavoratori. Il punto più critico dell’accordo è che abbassa i salari reali. Il governo scarica sul lavoro i costi della crisi e le scelte per uscire dalla crisi abbassando i redditi da lavoro.

Di tutt’altro avviso i rappresentanti degli altri sindacati, per i quali, invece, l’accordo sulla produttività è il primo passo importante per uscire dalla crisi in cui si è arenato il paese. Ma allora, perché la CIGL non ha voluto apporre la sua firma?

In primo luogo perché i 21 miliardi di euro stanziati dal governo serviranno a detassare i salari ma non le tredicesime. In secondo luogo i nuovi contratti nazionali previsti dall’accordo gli aumenti salariali saranno legati al raggiungimento degli obiettivi, il che potrebbe portare ad una disparità dei minimi nelle categorie lavorative interessate.

Un altro punto che ha portato la CGIL a non firmare è la nuova flessibilità prevista dall’accordo, secondo il quale le imprese potranno definire nuovi orari e nuove mansioni, il che vuol dire che potrebbe anche essere ridotta la retribuzione, meccanismo questo che ora è impedito da apposite norme del codice civile.

Torna in campo il Mutuo Variabile di BNL

 Se avete fiducia negli intermediari online come Mutuisupermarket e se sbirciate tra le loro offerte per capire la tendenza del mercato, sapete sicuramente che in questi ultimi giorni sta spopolando tra i “migliori prodotti”, il Mutuo a tasso variabile di BNL.

Un mutuo classico, quello proposto dalla Banca Nazionale del Lavoro che fa i conti con la simulazione classica: la richiesta di un importo di 140.000 euro da rimborsare in 20 anni. La rata che Mutuisupermarket elabora è di 773,43 euro.

Il TAEG finale è del 3,19 per cento e comprende il costo del mutuo, vale a dire il tasso d’interesse, le spese iniziali, quelle ricorrenti e la famosa imposta sostitutiva.

Il tasso, tanto per capire meglio quanto costa questo prodotto, è del 2,96 per cento ed è dato dalla somma tra l’Euribor ad un mese pari allo 0,11 per cento e lo spread del mutuo di 2,85 punti percentuali.

Il mutuatario che decida di rivolgersi a questo istituto di credito deve poi tener conto delle spese iniziali di istruttoria e perizia pari a 1500 euro circa, le spese ricorrenti relative all’assicurazione obbligatoria scoppio e incendio, e l’imposta sostitutiva di 350 euro.

Questo mutuo è riservato a chi ha intenzione di chiedere alla banca un importo minimo di 50.000 euro fino ad un massimo di 250.000, tenuto conto che non si finanzia più del 70 per cento del valore dell’immobile.

I dati ISTAT sulla produttività italiana

 La diffusione dei dati Istat sulla produttività italiana non hanno avuto un effetto immediato sulle borse dove hanno inciso di più le decisioni dell’Eurogruppo che ha rinviato la questione greca. Eppure i dati sulla produttività italiana sono emblematici, descrivono una situazione di stallo ed indicano settori in crescita e settori fermi dell’economia tricolore.

Chi investe in opzioni binarie, a parte la previsione dell’incidenza di questo rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica, può usare il documento redatto per individuare i settori che sono cresciuti nel nostro tessuto economico e quelli che invece si sono bloccati.

In generale, il rapporto sulla produttività italiana dell’Istat mostra che il tasso annuo di crescita è pari allo 0,5 per cento ed è un punto d’incontro tra l’aumento della produttività del lavoro pari allo 0,9 per cento e il calo della produttività del capitale dello 0,7 per cento.

Nell’ultimo anno, nel 2011, in più, si evidenzia la crescita del settore agricolo del 2 per cento e un incremento delle attività ricreative-culturali del 5,1 per cento con un’opposta flessione del 2,4 per cento degli indici legati al settore informativo della comunicazione.

A livello tendenziale, dal 1992 è stato in crescita il settore agricolo, come anche quello della finanza e delle assicurazioni e quello dell’informazione e della comunicazione. Mentre in calo dal 1992 troviamo i settori delle attività professionali, delle costruzioni, dell’istruzione, della sanità e dei servizi sociali.

 

Jacques Attali parla di Francia ed Europa

 L’investimento in opzioni binarie dipende molto dalla capacità degli investitori di prevedere un trend e le buone previsioni, a loro volta, dipendono dall’individuazione delle fonti informative più affidabili. Per capire come scommettere sull’Europa riportiamo l’opinione di Jacques Attali intervistato dall’Economist.

Questa rivista, nell’ultimo periodo, ha dimostrato di saper anticipare i trend, facciamo l’esempio della Francia, definita prima una bomba ad orologeria dall’Economist e poi declassata da Moody’s. Jacques Attali prova a ribaltare il punto di vista sulla Francia.

Il declassamento di Parigi, infatti, non è così preponderante se si pensa alla patata bollente rappresentata dalla Grecia. Sicuramente Moody’s ha dato un’indicazione importante a François Hollande invitando il neo Presidente e il suo staff ad intraprendere la via delle riforme.

Questo però, secondo Attali, non vuol dire che la Francia stia sbagliando strategia, anzi, Hollande sembra muoversi nella direzione corretta, quella dell’applicazione delle raccomandazioni arrivate dall’UE.

E’ facile quindi arrivare ad una considerazione finale, proposta sempre da questo economista, che addita la Germania come vera bomba ad orologeria del Vecchio Continente. Sembra infatti che il paese guidato da Angela Merkel abbia due grandi problemi da risolvere: la composizione demografica del paese ed un sistema bancario a pezzi.

Gli attacchi che arrivano dall’esterno all’Europa, secondo Attali, non mettono in luce i reali problemi dell’economia internazionale dove anche America e Regno Unito arrancano come non mai.

La soluzione Mayer alla crisi dell’Euro

 Chi investe in opzioni binarie sa bene che l’incertezza delle decisioni, dei trend e quant’altro non garantisce una piena visione sul futuro degli indici. Meglio se viene definita una strada e su quella si cammina, pur accettando piccole digressioni.

Oggi c’è da capire quanto alcune opinioni sul futuro dell’Euro possono incidere sulla valutazione della moneta unica. Il fatto che non si consideri la solidità dell’Euro, in un certo senso, indebolisce la fiducia che gli investitori hanno sulla tenuta del Vecchio Continente.

In queste ore fa molto discutere ad esempio, la proposta dell’ex capo economica di Deutsche Bank, Thomas Mayer che ha rilasciato un’intervista al Wall Street Journal spiegano che per sopravvivere, l’euro, dovrebbe dividersi in tre.

La considerazione è sempre partita dal rinvio della decisione sulla Grecia che ha illustrato comunque l’esistenza di un’Europa a due velocità dove, il Nord cresce mentre si contrae l’economia del Sud. La proposta di Mayer è che il Nord usi l’Euro indicizzato con il tasso d’inflazione nazionale, in modo che la popolazione sia tutelata dalle politiche di svalutazione della BCE e rafforzi il valore della moneta.

Nel Sud invece si dovrebbe procedere con un indebolimento dell’Euro, da usare soltanto per gli scambi in contanti lasciando spazio ad una moneta parallela che virtualmente agisce per raggiungere questo obiettivo. L’euro, per il Sud del paese, continuerebbe ad essere un bene rifugio.