Le 4 tipologie della carta conto N26

 Le recensioni N26 hanno eletto questa speciale carta conto come uno dei migliori prodotti sul mercato dell’home banking. Grazie alle sue peculiari caratteristiche questa carta è in grado di fungere sia come conto corrente che come prepagata. Si possono quindi effettuare prelievi, bonifici e ricariche, accreditare pensioni e stipendi, addebitare le bollette ecc. con la possibilità di utilizzare una carta Mastercard associata. L’apertura del conto N26 è estremamente facile e veloce poiché richiede pochi minuti. Dopo aver scaricato l’app parte una videochiamata, dopodiché è sufficiente mostrare un documento d’identità e scattarsi un selfie per l’identificazione. La carta conto N26 propone ai quattro clienti quattro tipologie di conti: Standard, Business, Black e Metal. In questo articolo analizziamo le specifiche, i vantaggi ed i costi di ogni singolo conto.

Il conto N26 Standard risulta il più vantaggioso da un punto di vista economico, poiché non prevede costi di gestione né canoni fissi. Di contro però offre funzioni piuttosto semplici, che risultano comunque molto utili per chi fa un utilizzo piuttosto basilare della carta. Nello specifico con questo conto i clienti possono ricevere ed inviare bonifici da ogni parte del mondo, oppure ritirare denaro presso qualsiasi sportello bancomat dell’Unione Europea senza ulteriori spese aggiuntive. I clienti hanno la facoltà di modificare i limiti di spesa quotidiani e mensili in base alle proprie necessità. Infine si possono bloccare i prelievi allo sportello ed all’estero, così i clienti possono gestire il loro conto nella massima libertà.

Il conto N26 Business può essere considerato il fratello maggiore del conto N26 Standard, poiché offre funzioni piuttosto simili. La differenza principale risiede nei servizi dedicati prevalentemente a professionisti con partita Iva, freelance ed imprenditori. Questo conto è indicato anche a chi effettua diverse spese online, poiché è garantito il diritto ad un cashback dello 0,1% su tutti gli acquisti effettuati. Ciò significa che maggiori saranno gli acquisti online e maggiori saranno i benefici derivanti.

Il conto N26 Black è destinato a coloro che sono spesso in viaggio. Sono presenti numerosi vantaggi che però hanno un costo mensile pari a 5,90 euro. I servizi relativi alle assicurazioni di viaggio sono forniti dal gruppo Allianz. La polizza più importante riguarda la copertura medica in viaggio all’estero, una garanzia accessoria molto utile quando i clienti si recano in paesi dove vige un’assistenza sanitaria privata. É previsto un rimborso per i ritardi aerei superiori alle 4 ore e per il ritardo della consegna del bagaglio superiore alle 6 ore. Viene infine garantita la copertura anche sul denaro rubato entro 4 ore con il prelievo con carta Black. Con questo conto è possibile prelevare denaro all’estero presso gli ATM in valuta locale, senza ulteriori spese aggiuntive.

Eccoci infine al conto nuovo di zecca che ha fatto il suo debutto ultimamente: il conto N26 Metal. In linea di massima questo conto offre gli stessi vantaggi del conto N26 Black, ma costa 14,90 euro al mese poiché garantisce ulteriori privilegi. I possessori di questo conto hanno l’opportunità di accedere a sconti e promozioni esclusivi per prodotti forniti da partner affiliati, tra cui Talent Garden, Tannico, IHG, Home24, GetYourGuide e Hotels.com.

 

Quali sono le regole auree del Forex trading?

 Nel Forex trading ogni investitore dovrebbe trovare la propria strategia e la propria politica operativa ma… sapevate che esistono alcune regole auree del Forex trading, che sembrano essere in grado di adattarsi a chiunque, e che potreste sfruttare per i vostri benefici?

Cerchiamo di scoprire insieme quali sono, e commentarle brevemente!

Iniziate gradualmente

Non aspettatevi di realizzare profitti significativi dal primo giorno di operatività sul Forex. La maggior parte dei trader alle prime armi si trova di fatti dinanzi a un percorso comune, rappresentato dalla perdita di soldi e dalla conseguenza di finire “fuori gioco” più velocemente di quanto avrebbero previsto.

Dunque, non cascateci: fate trading cercando piccoli profitti, e procedente lentamente: non c’è nessuna fretta!

Abbiate un piano di trading

Avere un piano di trading è una delle regole d’oro del trading Forex. È d’altronde noto che un investitore che ha un piano di trading ha più probabilità di riuscire positivamente nel suo intento rispetto a chi non lo ha. Delineate dunque una buona strategia, fissate stop-loss e take-profits per ciascuna posizione, rispettate il piano.

Ricordate anche che la modifica del piano dovrebbe avvenire solo quando non avete posizioni aperte.

Riducete al minimo le perdite impostando uno stop-loss

Ne abbiamo fatto rapido cenno nel precedente consiglio: impostate sempre (sempre!) uno stop loss per le vostre posizioni. Come accennato in precedenza, infatti, molti trader alle prime armi perdonoi propri capitali in brevissimo tempo e, di conseguenza, non sono più in grado di andare avanti. Stabilire uno stop loss significa ridurre al minimo le perdite e conservare del capitale disponibile per il trading futuro.

Insomma, uno stop loss è in grado di stabilire un limite in base al quale la vostra posizione in perdita verrà chiusa automaticamente (dunque, comunicando al broker quanto potete permettervi di perdere): dimenticarsi di posizionare lo stop-loss, perché si ritiene che il monitoraggio costante delle variazioni dei prezzi sia sufficiente, è uno dei principali errori dei neofiti.

Allontanate le emozioni

Il trading sul Forex può essere eccitante e stressante, allo stesso tempo, a seconda dei profitti o delle perdite che andrete a conseguire. Di conseguenza, controllare le emozioni è una delle regole Forex essenziali per vivere sui mercati finanziari.

Sul trading non c’è spazio per errori o decisioni avventate: una volta che avete perso denaro, non c’è nulla da fare. Dunque, se pensate di non potervi concentrare esclusivamente sul trading durante una sessione, non dovresti investire. Se non siete di umore positivo, prendetevi una pausa dal trading e ritornate quando vi sentirete meglio. Fare trading quando siete troppo ottimisti, può essere altrettanto dannoso.

Analizzate e imparate

Il trading è generalmente un’attività manuale, da eseguire con il massimo livello di disciplina e di attenzione. Cercate di ottenere il massimo beneficio da ogni cosa che fate sul Forex, analizzando che ciò avete fatto in passato e osservando come si è comportato il mercato in quel determinato momento. Fate delle sessioni di revisione su base giornaliera o settimanale (a seconda della frequenza del vostro trading) e valutate come potete migliorare la strategia di trading.

Ricordate che imparare dagli altri è fantastico, ma dovreste prima provare a imparare dai vostri errori e dai vostri successi. Non concentratevi solamente sulle operazioni in perdita: a volte analizzare anche le operazioni redditizie può essere perfino più vantaggioso. Se invece avete collezionato delle operazioni in perdita, imparate dai vostri errori: avrete così la possibilità di acquisire preziose conoscenze ed esperienze per adattare la propria strategia.

Adattatevi rapidamente

Il mercato cambia in continuazione. Quindi, è fondamentale modificare la propria strategia di trading e adattarsi rapidamente, aggiungendo costantemente nuovi elementi. Le opportunità concesse dal mercato Forex sono enormi, così come enorme è la possibilità di poter apprendere dai vostri comportamenti su questo ambito finanziario.

Non pensate mai che se la vostra attuale strategia di trading funziona, funzionerà per un lungo periodo di tempo. Il trading Forex di successo richiede che seguiate le regole del trading valutario, e che tra esse rispettiate l’evidenza di una implementazione corretta e di un costante apprendimento. Imparare e adattarsi dovrebbe essere un processo ripetitivo, da formulare con frequenza: se smetterete di analizzare e di apprendere, allora smetterete di crescere come trader e, presumibilmente, incrementerete le opportunità di andare in perdita.

La BCE ferma il QE: Geneve Invest spiega gli scenari di mercato

 “Il Quantitative Easing, portato avanti ormai da più di tre anni dalla BCE – spiegano gli analisti di Geneve Invest, società indipendente di gestione patrimoniale con sede in Svizzera e Lussemburgo – è sempre stato immaginato, sin dall’inizio, come misura temporanea e non convenzionale, una scelta legata alla necessità di contrastare la deflazione e imporre una politica monetaria stabile durante la crisi economica vissuta in Europa, implementata in affiancamento a una struttura di tassi di interesse classica. Era chiaro ed inevitabile – dichiarano ancora da Geneve Invest – si trattasse di una manovra limitata nel tempo e tutti i paesi UE hanno avuto i margini tecnici per non farsi trovare impreparati alla sospensione della misura; bisognerà certo adesso capire quali saranno i contraccolpi effettivi sui mercati”.

Niente panico, insomma, di fronte alla comunicazione della Banca Centrale Europea, che confermando una sensazione già da diversi mesi anticipata dai mercati internazionali, ha annunciato l’interruzione del programma di Quantitative Easing avviato nel marzo 2015. Il QE verrà ridotto a 15 miliardi a partire dal mese di settembre 2018, per poi essere azzerato, nel caso in cui le previsioni strutturali vengano confermate, dal gennaio 2019.

Il Quantitative Easing, il cui impulso è stato fortemente legato alla figura di Mario Draghi, presidente BCE dal giugno 2011, è stato sino ad oggi uno strumento utilissimo per alimentare la crescita monetaria dell’Euro e per sostenere l’offerta di credito del sistema bancario europeo: due fattori che, di rimando, hanno contribuito in maniera determinante a un continuo stimolo delle Borse europee nel corso degli ultimi tre anni. Dai 60 miliardi di euro al mese del 2015, la BCE è passata all’acquisto di 80 miliardi al mese di titoli nel 2016, poi ritornato a 60 nel 2017 e a 30 nei primi 9 mesi del 2018, sempre con tassi di rifinanziamento per le banche bloccati a zero e un effetto diretto sul credito finale ai clienti, che ha mantenuto, anch’esso, tassi molto contenuti. Da questo punto di vista, è importante ricordare come la Banca Centrale Europea non abbia annunciato alcun passo indietro rispetto ai titoli già acquistati, i tassi dovrebbero dunque restare invariati almeno per i prossimi 12 mesi.

“L’acquisto di titoli di Stato, dunque di debito pubblico, a tasso zero, ha cercato di tamponare gli effetti di lunga durata della crisi finanziaria del 2008 – spiegano ancora da Geneve Invest – spingendo l’inflazione verso il 2%, un tetto considerato di riferimento al fine di alimentare la circolazione di liquidità fra i cittadini. Certo non bisogna nascondere che si è trattato di una misura da un lato importante, ma dall’altro anche molto “pesante”, un intervento che ha manipolato in maniera profonda il mercato. Basti pensare – continuano da Geneve Invest – che ad oggi la Banca Centrale Europea ha acquistato 340 miliardi di titoli di Stato italiani, vale a dire più di un quarto del bilancio finanziario del Paese, che si attesta intorno gli 880 miliardi. È evidente che, a partire da questi numeri, un po’ preoccupazione rispetto all’impatto dell’interruzione del Quantitative Easing esiste, ma c’è la convinzione sui mercati – dichiara Neri Camici di Geneve Invest – che la BCE non intenda abbandonare la politica di sostegno portata avanti negli ultimi tre anni e che resti pronta per contenere eventuali spirali negative legate alla sospensione degli acquisti.”

La reazione dei mercati alla decisione della Banca Centrale non si è fatta attendere, con l’euro andato immediatamente sotto quota 1,18, raggiungendo addirittura 1,1583 nei confronti del dollaro, prima di risalire intorno a 1,16. La misura, d’altronde, arriva in un momento di forte instabilità a livello europeo, con risultati politici che lasciano una grande incertezza sulla governance comunitaria e una fiducia complessiva fiaccata dai dati in arrivo dalla Germania, che vedono in calo gli ordini industriali tedeschi.

“Non bisogna essere pessimisti, ma molto concreti – concludono da Geneve Invest – e capire che in ogni caso quella del Quantitative Easing è stata una misura tampone, cui devono fare seguito delle riforme strutturali a livello nazionale. Gli scenari futuri potrebbero vedere un declassamento dell’Italia da parte delle società internazionali di rating, con un conseguente aumento del debito pubblico e, a cascata, una crescita dello spread e dunque degli interessi da pagare sui titoli di stato sovrani. Dall’altra parte, però – chiude Neri Camici di Geneve Invest – la fine della politica di QE da parte della BCE potrebbe accelerare l’implementazione di misure atte alla riduzione della spesa e al contenimento del debito pubblico da parte del governo italiano, due passaggi che rinforzerebbero il clima di fiducia verso l’Italia e manterrebbero stabili i mercati”.

 

Geneve Invest fa il punto sulla crisi finanziaria Argentina

 Sono passati pochi mesi da quando in tanti celebravano il ritorno dell’Argentina sul palcoscenico dell’economia globale. Negli ultimi due anni, Mauricio Macri, il presidente argentino dalle idee liberiste che ha dato nuovo impulso al paese sudamericano, è stato elogiato come l’uomo in grado di rimettere in sesto il settore finanziario di Buenos Aires. Di colpo, però, all’inizio di maggio, la luce si è spenta. Il peso, la moneta nazionale argentina, è crollato ai minimi storici e il ministro del tesoro non ha avuto altra scelta, se non quella di recarsi a Washington e chiudere un accordo con il Fondo Monetario Internazionale, per scongiurare l’estremizzazione di una crisi economica le cui proporzioni sono, già adesso, molto importanti. Che cosa è andato storto? Ne discutiamo con Neri Camici, esperto di mercati finanziari per Geneve Invest società indipendente di gestione patrimoniale con sedi a Ginevra e Lussemburgo.

“L’Argentina è interessata da anni da seri problemi economici, ma i suoi problemi strutturali sono sempre stati attutiti dal boom delle materie prime degli ultimi decenni, che hanno aiutato il paese a rimborsare quanto dovuto al Fondo Monetario Internazionale, sino a cancellare integralmente, nel 2007, il debito nei confronti dell’FMI. – spiega l’esperto di Geneve Invest – “Il problema è che l’economia argentina, che si era in qualche modo stabilizzata durante la presidenza di Néstor Kirchner, dal 2003 al 2007, è tornata a traballare sotto la guida della moglie, Cristina Fernández de Kirchner, che dal 2007 al 2015 – continuano da Geneve Invest – ha aumentato a dismisura la spesa pubblica, nazionalizzando decine di compagnie industriali. Inoltre, ha imposto il controllo del tasso di cambio, alimentando lo sviluppo di un mercato nero per i dollari e una forte distorsione dei prezzi.”

Mauricio Macri, eletto presidente nel 2015, ha costruito il suo successo sulla promessa di allentare il controllo statale sulla finanza, riportando l’Argentina in un’economia orientata al mercato, in cui fossero l’offerta e la domanda, e non lo Stato, a definire i prezzi. L’impegno di Macri si è profuso soprattutto in direzione degli investitori stranieri, con una campagna globale atta a migliorare la reputazione del paese e un piano strutturale per ridurre l’inflazione (ereditata al 40%) e contenere la spesa pubblica.

“Sull’onda delle riforme del presidente Macri – fanno il punto, ancora, da Geneve Invest – la Banca centrale Argentina ha emesso molte obbligazioni a breve termine, ampliando notevolamente l’emissione di Lebac (abbreviazione di Letras del Banco Central, Titoli del Banco Centrale), con tassi di interesse straordinariamente elevati. In questo modo si è sviluppato un meccanismo per cui gli investitori hanno prima potuto prendere in prestito dollari, per convertirli in pesos investendo in Lebac e speculando così sul differenziale del tasso di interesse, sperando il tasso di cambio restasse stabile. Questa strategia – continua Neri Camici di Geneve Invest –  è nota come carry trade e in Argentina è stata portata avanti sia da grandi banche, che da piccoli investitori. Il gioco è andato avanti sino alla metà di aprile, quando il mercato si è innervosito, preoccupato dal timore che il presidente Macri non sarebbe stato in grado di mantenere la promessa di limitare l’inflazione. Inoltre, con la prospettiva di aumento dei tassi di interesse da parte degli Stati Uniti – spiegano ancora gli esperti di Geneve Invest – in molti hanno fatto due conti, deciso che avevano guadagnato abbastanza in Argentina e che era ora di ricalibrare i rischi. In pratica, gli investitori hanno cominciato a temere che la scommessa su Buenos Aires stesse diventando sempre più rischiosa con il passare del tempo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nel giro di poche settimane il peso ha perso oltre un quarto del suo valore”.

Il governo argentino si è difeso sui mercati internazionali insistendo sul fatto che il problema principale del paese è legato alla mancanza di liquidità e non alla solvibilità, dichiarandosi perfettamente in grado di far fronte ai suoi obblighi finanziari. Per questo ha deciso di rivolgersi all’FMI: con il denaro del Fondo monetario internazionale, l’Argentina, secondo Macri, sarà in grado di intervenire nei mercati valutari più a lungo e anche sostenere le spese per le cedole di obbligazioni in arrivo per il pagamento. Il ricorso all’FMI non è ben visto dalla popolazione argentina, che affianca l’isituzione internazionale alla grande crisi del 2001, quando il governo, paralizzato, impose il blocco del sistema bancario e milioni di persone, dentro e fuori dall’Argentina, videro svanire nel nulla i risparmi guadagnati nel corso di tutta una vita.

“Oggi gli occhi di tutti sono puntati sul tasso di cambio, che attualmente si aggira intorno ai 23 pesos per dollaro, un minimo storico che manda un segnale preoccupante sulla  svalutazione della moneta sovrana argentina – spiegano in chiusura gli esperti di Geneve Invest – Il governo deve trovare un modo per convincere gli investitori a confermare gli investimenti sui LEBEC, altrimenti la corsa sul peso diventerà molto più caotica. Un altro test importante sarà la risposta del FMI alla richiesta dell’Argentina di diversi miliardi di dollari in prestito. La decisione di Macri di chiedere un accordo al Fondo Monetario Internazionale è rischiosa. Purtroppo – chiudono da Ginevra gli analisti di Geneve Invest – la realtà è che sotto la presidenza di Macri l’Argentina è passata dall’essere un’economia che si basava su una spesa statale esagerata a una struttura che fa affidamento sul debito contratto verso investitori stranieri molto volatili. Il tutto in un contesto nel quale l’inflazione non ha subito rallentamenti importanti. Il nostro consiglio, come sempre, è quello di fare attenzione. Ciò che sta accadendo in Argentina insegna, una volta di più, quanto sia importante fare attenzione ai mercati sui quali si investe. In tanti negli ultimi due anni si sono lanciati sui titoli argentini da soli, senza particolari verifichi, e il risultato è che oggi questi investimenti sono, ancora una volta, a rischio.”

I vantaggi della carta prepagata Viabuy

 Il mondo delle carte prepagate si arricchisce, grazie alla carta Viabuy. Si tratta di una carta di credito prepagata, con in più il vantaggio di essere correlata ad un codice IBAN univoco. Oltre ad essere comoda e pratica per gli acquisti in Italia e nel mondo, per i prelievi di contante agli sportelli ATM e per gli acquisti in rete, la carta Viabuy permette quindi di fare e ricevere dei bonifici, senza doversi preoccupare di avere un conto corrente di altro genere a disposizione.

Come attivare una carta Viabuy
Stiamo parlando di una carta di credito prepagata che si può aprire direttamente online. Basta compilare un form in cui si devono indicare le proprie generalità, un recapito telefonico e un indirizzo sul territorio europeo. Il sito Viabuy permette anche di personalizzare la carta, a cominciare dal colore: è disponibile nella versione nera e in quella oro, molto più lussuosa. Non appena si effettua l’ordine la carta viene preparata e spedita direttamente a casa del singolo cliente, quindi non c’è bisogno di uscire o di effettuare la spedizione di moduli o fotocopie. Il codice identificativo della carta ci viene subito indicato, in modo da poter effettuare dei bonifici per la ricarica, e in seguito i primi acquisti.

I vantaggi di una prepagata “anonima”
La carta Viabuy è gestita da una finanziaria che ha sede nel Regno Unito, quindi stiamo parlando di un prodotto sicuro, che ci mantiene lontani dalle frodi. Leggendo meglio i requisiti che abbiamo indicato prima, quelli richiesti in fase di richiesta della carta Viabuy, appare chiaro come non sia necessario indicare codici fiscali, situazioni finanziarie, la possibilità di dimostrare delle entrate mensili. Stiamo quindi parlando di una carta che si può attivare anche da parte di studenti e disoccupati; allo stesso tempo anche chi ha avuto qualche problema correlato a ritardi sui pagamenti o a questioni che hanno a che fare con la giustizia, persino un cattivo pagatore, non troverà alcun tipo di intoppo al momento della richiesta di questa prepagata. Del resto stiamo parlando di una carta che semplicemente permette di utilizzare in modo elettronico i propri soldi: non esiste possibilità di scoperto, quindi l’ente che emette la carta non rischia nulla.

Quanto costa
Il costo di viabuy è leggermente superiore rispetto a quello di altre prepagate disponibili in commercio. Ci side ve però ricordare che può essere ottenuta da qualsiasi soggetto maggiorenne che risieda all’interno del continente europeo, senza necessità di avere particolari requisiti. Il costo per l’emissione della carta è di 69,9 euro; il canone annuo è di 19,9 euro, ma comprende la possibilità di richiedere gratuitamente delle carte partner (anche di tipo aziendale), oltre a tutti i pagamenti di tipo elettronico che intendiamo fare, se effettuati nella medesima valuta del conto. In pratica ogni volta che paghiamo il conto su un sito internet o tramite un POS non avremo alcun tipo di costo dall’utilizzo della carta. I pagamenti in valuta straniera sono calcolati un 2,75% del totale della spesa, mentre i prelievi di contante da bancomat hanno un costo di 5 euro, più l’eventuale spesa richiesta dall’ente che gestisce lo specifico sportello ATM.

Ricaricare la carta
Visto che la nostra nuova carta Viabuy ha un suo codice IBAN il modo più rapido per ricaricarla consiste nel fare un tradizionale bonifico SEPA, versandovi dei fondi. Questo ci consente anche di avere a disposizione un comodo servizio di home banking, tramite cui effettuare le più varie operazioni che desideriamo svolgere nel corso di un mese. Se dobbiamo invece ricaricare la carta con dei contanti possiamo effettuare un comune deposito presso un qualsiasi sportello bancario abilitato.

Caro bollette: scopri come evitarlo grazie a Ubroker

 Le bollette di luce e gas sono in costante aumento negli ultimi anni, dal 2017 poi ci si è messo anche il canone RAI ad aumentarne il peso. Si calcola che ogni famiglia italiana spenda, ogni mese, circa il 20% del suo budget solo per le bollette di energia elettrica e gas. Anche io spendo sempre più di quanto vorrei con le bollette, ma di recente ho scoperto una soluzione a questo problema che non comporta la necessità di rinunciare a qualcosa per ridurre i consumi. Questa novità è stata creata da Cristiano Bilucaglia, che ha dato vita a Zero, il primo social utility network della storia, tutto italiano e per gli italiani.

Zero: cos’è un social utility network
Sembra una locuzione difficile da comprendere, ma così non è. Zero non è altro che un metodo per ottenere interessanti sconti sulla bolletta di gas, su quella della luce o su entrambe. Per ottenere l’accesso a questo social è sufficiente scegliere un gestore dell’energia e della luce innovativo come Ubroker e il servizio ScelgoZero, dedicato a privati e aziende. Grazie a Scelgo Zero si può suggerire Ubroker ad altre persone, ad esempio agli amici ed ai parenti: per ognuno di essi che sceglierà Ubroker come gestore si ottiene uno sconto reale in bolletta…tutti i mesi! La percentuale di sconto si calcola sull’effettivo importo della bolletta, quindi comprende sia la spesa per la quota energetica, sia quella per le accise, o nel caso della luce per il canone RAI, ed è cumulabile. Fino a quanto? Lo sconto dipende solo da te: se vuoi presentare nuove persone ogni settimana, o ogni mese, raggiungerai soglie di sconto che possono arrivare fino al 100%. Se invece preferisci dedicarti ad altre attività puoi proporre i servizi e la comodità di Ubroker solo ai parenti e agli amici intimi, lo sconto raggiunto ti sarà comunque riconosciuto per sempre.

Da dove arriva questa offerta
L’idea di Cristiano Bilucaglia è veramente rivoluzionaria, anche per quanto riguarda il reperimento delle risorse che alimentano il programma Scelgo Zero. La questione è semplice, Ubroker non spende neppure un euro per pubblicità, marketing e operazioni commerciali; il risparmio ottenuto con questo metodo è veramente elevato e l’azienda lo devolve totalmente ai suoi clienti, soprattutto a quelli più virtuosi, che propongono il servizio a numerosi altri utenti. Il tutto senza nessun obbligo, quindi se io decidessi di proporre Scelgo Zero solo a mio fratello otterrei un piccolo sconto, per sempre, e poi continuerei a godermi i servizi low cost di Ubroker, senza dovermi preoccupare di niente. Scelgo Zero mi offre anche un consulente sui consumi, che periodicamente mi consiglia come risparmiare in modo facile, e non parlo di risparmio energetico ma di ottenere sempre più. Il servizio offre anche interessanti opportunità per chi accede al programma attraverso un gruppo di persone o per chi ha dei consumi particolarmente elevati. L’idea è quella di non gettare soldi a pioggia con la pubblicità sui giornali e in TV, ma di utilizzare questi fondi per premiare i propri clienti più affezionati.  Una sorta di sistema meritocratico anche per quanto riguarda gli sconti sull’energia.

Per saperne di più, visita la pagina Facebook del progetto ScelgoZero

 

L’esperto confronta conti deposito e altri strumenti finanziari

 Meglio un conto deposito dell’istituto bancario A o di quello B, o meglio ancora un fondo di investimento? Quando si ha un capitale a disposizione non è mai semplice decidere come utilizzarlo al meglio. Anche perché spesso chi confronta conti deposito non riesce a trovare tutte le informazioni corrette. Del resto, oggi ci può venire in aiuto internet, sono infatti diversi i siti che ci offrono tutte le informazioni necessarie per capire quale sia lo strumento finanziario più pratico e utile per noi, per la nostra specifica situazione.

Quale conto deposito è il migliore
Verrebbe da dire che il conto deposito migliore è quello che ci garantisce il maggiore rendimento. In effetti però non è sempre così. Dobbiamo infatti considerare anche le spese, le tasse, le eventuali clausole che riguardano la chiusura anticipata del conto o il prelievo di tutto o parte del capitale. La prima cosa da esaminare è effettivamente il tasso di interesse, considerando che spesso le banche indicano quello lordo, da cui dobbiamo sottrarre le tasse. Per darci un’idea generica il tasso effettivo è in genere vicino alla metà del tasso lordo, considerando tutte le spese accessorie. Un altro elemento da considerare è l’eventualità che la banca ci faccia pagare l’imposta di bollo su conto deposito; alcune la pagano per noi, altre lo fanno solo per chi ha un investimento di una certa importanza. Si tratta dello 0,20%, calcolato sulle giacenze, quindi di una cifra che può avere un certo peso. Ci sono poi banche che richiedono il pagamento per qualsiasi comunicazione, come ad esempio l’estratto conto mensile inviato a casa, o operazioni di altro genere. Di grande importanza è anche la periodicità della liquidazione degli interessi, soprattutto nel caso in cui li si ricapitalizzi automaticamente: alcune banche li versano solo una volta all’anno, altre banche lo fanno ogni trimestre o ogni semestre.

Conto vincolato o svincolato?
Quando si apre un conto deposito si ottengono due diverse proposte: quella di un conto deposito vincolato o quella di un conto privo di vincoli. Nel primo caso la banca ci obbliga a lasciare i nostri soldi fermi sul conto per un dato periodo di tempo, a partire in genere da tre mesi. Gli interessi pattuiti saranno ottenibili solo se il capitale rimane fermo per l’intero periodo; in caso contrario perderemo gli interessi, che non ci saranno saldati per nulla o che, in altri casi, saranno calcolati solo sulla cifra rimanente. Se vogliamo allocare sul conto deposito tutto il capitale in eccedenza che possediamo conviene scegliere un conto deposito non vincolato; in questo caso se ci dovessero servire dei fondi potremo prelevarli senza alcun tipo di problema, perderemo solo gli interessi per la quota prelevata e il restante periodo di tempo fino al calcolo degli interessi stessi. Molte banche consentono ai loro clienti di gestire il vincolo in modo più flessibile: ad esempio, su un conto privo di vincoli propongono di vincolare il 10% o il 20% del capitale, per ottenere su quella cifra degli interessi maggiori.

Spese accessorie
Prima di scegliere il conto deposito più conveniente è bene anche considerare altre caratteristiche importanti. Alcune banche infatti ci permettono di versare i fondi sul conto deposito in diversi modi: attraverso bonifico da altra banca, con un versamento in contanti allo sportello, tramite l’home banking online. In alcuni casi invece saremo costretti ad aprire un conto corrente d’appoggio presso la medesima banca, che potrebbe essere soggetto ad ulteriori spese. Se non vogliamo dissipare buona parte degli interessi nelle spese per questo secondo conto è consigliabile verificare queste condizioni prima di procedere all’apertura di un conto deposito e la firma del contratto. Anche se si trattasse di un conto corrente a zero spese, non di rado, ci sono delle spese fisse nascoste, come ad esempio l’imposta di bollo.

Mycrypto-Invest: caratteristiche e funzionalità

Mycrypto-Invest è una piattaforma online studiata per il mercato italiano che permette di guadagnare con le criptovalute e che nasce appositamente per aiutare tutte le persone che hanno meno dimestichezza con ampio supporto in lingua italiana.

Mycrypto-Invest, un portale unico che permette di poter effettuare i propri investimenti senza perdite di tempo e  – soprattutto – di denaro.

 Mycrypto-Invest: che cosa sono le criptovalute

Una criptovaluta è un sistema che traduce i beni in digitali e vengono utilizzate come scambio attraverso la crittografia. Questo metodo permette di effettuare in totale sicurezza ogni tipologia di transazione ed investimento.

Per Mycrypto-Invest Il Bitcoin rappresenta la criptovaluta per eccellenza, creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, che ha dato poi il via alla creazione di numerosi simili dalle caratteristiche differenti ma con obiettivo finale identico. Una criptovaluta è stata ideata e progettata per proteggere le varie transazioni e controllare la creazione di nuove monete, nonostante abbia lo stesso valore di quelle fisiche in possesso di chiunque.

Operare utilizzando questa tipologia di valuta è molto sicuro in quanto impossibile trovare dei bachi nei set di hash e il rischio di attacco è ridotto notevolmente. Non solo: le criptovalute risultano essere pseudo anonime al fine di dare importanza alla propria privacy durante gli investimenti e le varie transazioni.

Mycrypto-Invest: caratteristiche

Mycrypto-Invest è la piattaforma di trading specializzata che opera solamente con le criptovalute, nata per tutti gli investitori che desiderano essere supportati da una realtà fisica fatta di professionisti del settore sempre presenti: infatti, proprio per questo motivo, un trader professionista è a disposizione per seguire telefonicamente ogni passaggio e chiarire ogni forma di dubbio.

Di norma, sulle piattaforme online, la criptovaluta deve essere acquistata fisicamente mentre qui su Mycrypto-Invest quest’ultima può essere sia acquistata che tradata: funziona esattamente come la borsa valori dove volendo è possibile vendere e acquistare criptovalute senza però possederle realmente. Un passaggio fluido e sicuro che permette di poter valutare le varie azioni in maniera tranquilla e senza vincoli alcuni.

Non solo: ci sono anche i pacchetti di investimento che sono garantiti al minimo da 0,35% di profitto giornaliero,  ovvero una grande rivoluzione in tema di criptovalute e di rendita superiore alla media.  Sono presenti più di 37.000 clienti attivi che si sono affidati a questa piattaforma innovativa con sede a Londra e succursale italiana presente a Milano che consente di operare in totale sicurezza e fluidità.

Una parte importante è il lato umano dietro questo sistema innovativo e virtuale, infatti – come accennato – ci sono operatori professionali che seguono passo passo le operazioni orientando verso la scelta migliore e un pannello con news costantemente aggiornate che orientano su come gestire e investire le proprie valute. Oggi come oggi avere un telefono fisso (della succursale di Milano) dove chiamare in caso di necessità è un valore aggiunto non indifferente.

Per avere una visione maggiore basterà visitare il sito internet di Mycrypto-Invest oppure contattare un trader specializzato della piattaforma inviando un semplice messaggio tramite Messenger di Mycrypto-Invest su Facebook.

Geneve Invest e l’opinione sui Bitcoin: investimento sicuro, truffa o fenomeno temporaneo?

 “Concretamente è molto difficile dare un valore al Bitcoin – spiega Neri Camici di Genève Invest –  da un lato la blockchain è sicuramente una tecnologia rivoluzionaria, per la quale intravedo molti campi di applicazione, dall’altro è opportuno far notare che, allo stato attuale, poche società accettano pagamenti in Bitcoin: ad oggi, è considerato più un bene rifugio, come l’oro, che come un vero e proprio mezzo di pagamento.”

Leggi anche: come convertire bitcoin in euro

“I numeri – spiega ancora Camici da Geneve Invest, società indipendente di gestione patrimoniale fra le più importanti in Europa – ci dicono che nonostante l’incremento del prezzo dallo scorso anno sia stato del 2000%, il numero delle transazioni in Bitcoin è aumentato “solamente ” dell’8%,  è quindi possibile dedurre che l’incremento di valore non derivi tanto dall’utilizzo corrente di questa criptovaluta, ma bensì dalla percezione della stessa come di un investimento speculativo foriero di rapidi guadagni. A mio avviso – spiega Camici rappresentando una delle opinioni di Geneve Invest sul tema, comunque tutte coerenti fra loro– se c’è stato un abbaglio nella percezione di questo strumento, è stato il pensare che potesse essere utilizzato, un giorno, come strumento di pagamento per le esigenze di tutti i giorni, mentre allo stato attuale è chiaro il suo ruolo di asset conservativo.”

Il Bitcoin è senza dubbio il protagonista del momento sui mercati finanziari, passato da argomento riservato a pochi addetti ai lavori a obiettivo di investitori più o meno competenti, in cerca di profitto facile.
Creato nel 2009 da un programmatore ad oggi conosciuto con il nome, fittizio, di Satoshi Nakamoto, questa moneta virtuale si è resa protagonista, in un lasso di tempo molto contenuto, di un incremento di valore straordinario. Se consideriamo solo il 2017, siamo passati dai 1000 dollari circa di inizio anno, ai 17’000 di fine Dicembre, con un picco massimo di 19’000: una crescita superiore al 1’700%. Se avessimo investito, all’inizio del 2015, circa 10’000 euro in Bitcoin (quando la quotazione era intorno ai 200 dollari) a Dicembre, dunque due anni dopo,  il nostro portafoglio avrebbe avuto un valore di circa 850’000 euro.

Dopo i record fatti registrare nella fase finale del 2017, i primi mesi del 2018 non sono iniziati sotto i buoni auspici per le criptovalute in generale e in particolare per Bitcoin, che viaggia attualmente intorno agli 8’000 dollari: un calo di più del 50% rispetto ai valori di fine anno scorso.
Le ragioni del calo sono diverse. Il gruppo londinese Lloyds, ad esempio, ha deciso di vietare ai suoi clienti di utilizzare le carte di credito per l’acquisto di Bitcoin, come strumento di protezione dei propri correntisti dall’eccessiva volatilità di questo strumento.
L’impatto maggiore l’hanno avuto però, probabilmente, le restrizioni imposte da Cina, India e Corea del Sud. Quest’ultima, soprattutto, ha deciso di autorizzare lo scambio di Bitcoin unicamente attraverso conti bancari intestati e non, come accadeva in precedenza, tramite conti anonimi; l’obiettivo è chiaramente quello di evitare che le criptocurrencies vengano usate per il finanziamento di attività criminali.

Come accennava in apertura Neri Camici di Genève Invest truffa, una parola che in molto utilizzano riferendosi al Bitcoin, non è adatta per parlare di questa criptocurrency, il cui valore è senza dubbio legato alla tecnologia che lo supporta e che permette di garantire transazioni sicure tra i possessori di Bitcoin senza un intermediario che faccia da garante, una banca per intenderci.
Il recente importante incremento di valore di questa valuta digitale ha legittimamente fatto sorgere il dubbio di essere in presenza di una bolla. Eppure, definire e identificare una bolla finanziaria è più difficile di quanto sembri.

“Generalmente – spiegano ancora in questa sorta di recensione tecnica da Geneve Invest – parliamo di bolla quando il prezzo di un bene appare svincolato dai suoi fondamentali, ma di quali fondamentali possiamo parlare a proposito del Bitcoin? Risulta impossibile arrivare ad una previsione assoluta rispetto a cosa accadrà, verosimilmente potremmo affermare che una parte importante del rapido incremento di prezzo sia da riferirsi a ingenti acquisti da parte dei “ritardatari”, investitori senza molte competenze tecnologiche che allettati dal rally dei prezzi hanno voluto partecipare ad una facile presa di profitto. Certo è anche opportuno ricordare che la capitalizzazione del Bitcoin ha raggiunto ad oggi i circa 140 miliardi di dollari, che comparati con il valore del mercato globale rappresentano ancora una percentuale trascurabile. Anche riguardo ad un potenziale rischio sistemico, secondo una rilevazione citata da Bloomberg, sono appena 1.000 individui a possedere il 40% di tutti i Bitcoin in circolazione, con 100 account che controllano il 17% del mercato.
Questo per dire che – chiudono gli analisti finanziari della società di gestione patrimoniale Geneve Invest – è affidabile il mezzo tecnico, in parte, visto che anche nel tanto paventato caso dello scoppio di una bolla, la diffusione di un’ingente quantità di Bitcoin nelle mani di pochi individui permetterebbe di mantenere il rischio circoscritto.

L’Analista Finanziario: guidare il business dati alla mano

 L’analista finanziario è una figura che si sta sempre più facendo spazio nel mondo del lavoro. La carriera nel settore finanziario può aprire a chi lo desidera diverse possibilità. Questa figura non si occupa solo dello “studio del bilancio” delle aziende e delle società dalle quali è chiamato a operare ma svolge una funzione di consulenza a cui è riconosciuta una sempre maggiore importanza.

Per poter accedere a questa professione bisogna seguire uno specifico percorso formativo che permette di conoscere a fondo i vari aspetti necessari allo svolgimento corretto del lavoro. Sul blog dell’Università Niccolò Cusano, è possibile trovare una guida approfondita su come diventare analista finanziario.

Un dato certo, per l’approccio corretto a questa professione è l’attitudine allo studio delle materie economiche, statistiche e matematiche, fulcro centrale del percorso di studi d’affrontare per riuscire ad impiegare tutti gli strumenti necessari a un analista finanziario.

Qual è il compito dell’analista finanziario

Il compito principale dell’analista finanziario è di fornire consulenze che possano indirizzare l’attività della società o dell’azienda verso opportunità d’investimento realmente redditizie. Molte aziende, oggi si affidano a questa figura professionale, in quanto questi possono studiare il business della società attraverso dati concreti e precisi.

Un buon analista deve, attraverso l’analisi del bilancio, lo studio delle prospettive economiche e della redditività, fornire all’azienda tutto il materiale per procedere a una proiezione futura sugli investimenti, sulle opportunità di guadagno e sul valore della società al momento dell’analisi.

Oltre ad avere conoscenze strettamente economiche, matematiche e di analisi, un analista finanziario dev’essere anche informato sulla legislazione fiscale vigente nel paese in cui opera, avere conoscenze di diritto tributario e societario. Solo con questo ampio bagaglio di informazioni la sua attività può permettere realmente la crescita dell’azienda.

Anche chi opera nel settore marketing di un’azienda ha bisogno dell’analista finanziario, perché è attraverso quei dati che poi si procede alla realizzazione di un piano di business nel lungo o breve periodo.

Analista finanziario: tra le figure più richieste nel mondo del lavoro

Secondo quanto riportato da un articolo del Sole 24 ore, tra le figure maggiormente richieste dalle aziende c’è proprio quella dell’analista finanziario. Un’analista è necessario all’azienda per determinare la struttura del capitale di una società, inoltre è in grado di consigliarle su vari campi da quelli dei finanziamenti, sino alla strutturazione di un piano di business.

L’analista finanziario dimostra di essere tra le figure più complete in questo campo. Molti analisti devono ogni giorno effettuare analisi di bilancio e gestire il business plan dell’azienda. Non solo, questi si occupano anche delle ricerche di mercato e delle analisi dei settori industriali e commerciali. In base al ruolo ricoperto all’interno dell’azienda, dall’analista junior o senior, si ampliano le competenze che deve avere un’analista finanziario. I senior, spesso devono essere in grado di relazionarsi con i partner finanziari e industriali, devono acquisire nuovi assets, e promuovere lo sviluppo commerciale dell’azienda.

Quanto guadagna un analista finanziario?

La figura dell’analista finanziario, oltre a essere molto ricercata è anche ben pagata. Una volta concluso il percorso di studi, aver effettuato i vari stage sul campo al fine di affinare le proprie capacità, allora si potrà ambire all’ottenimento di stipendi al di sopra della media nazionale. Le retribuzioni stimate per questa figura prevedono: un guadagno tra i 30 e i 50 mila euro all’anno per coloro che hanno più di un anno di esperienza. Uno stipendio annuo tra i 50 e i 70 mila euro per coloro che hanno più di 4 anni di esperienza. Infine, per le posizioni senior, lo stipendio può arrivare e superare i 90 mila euro annui.