Mutui: in aumento le richieste di finanziamento per la casa

 Riparte, lentamente, l’economia e ripartono anche le erogazioni di mutui per la prima casa, con importanti ripercussioni sull’itero settore dell’edilizia, da molti anni in crisi nera. Lo abbiamo potuto notare dal regolare deprezzamento delle abitazioni, che nel corso degli ultimi anni hanno subito una riduzione di prezzo decisamente importante. Il 2018 è l’anno migliore in cui comprare casa, soprattutto se si tratta della prima, cioè ci suggerisce mutuiperlacasa.com.

Accendere un mutuo
Finalmente anche in Italia le banche hanno ricominciato a concedere mutui ai loro clienti. Questo non significa che sia semplice ottenere un finanziamento: le regole sono ferree e non ammettono eccezioni. Per poter ottenere un muto è infatti necessario poter dimostrare di avere un reddito fisso sufficiente a coprire la rata in modo regolare e sicuro. Del resto nessuno presterebbe i propri soldi senza avere la certezza di poterli ottenere in restituzione. Occorre quindi avere un lavoro a tempo indeterminato, o comunque delle garanzie sulla possibilità di poter saldare le rate. Chi ha un lavoro a tempo determinato, o un contratto atipico, in genere può sfruttare l’aiuto di un garante, ossia di una persona con maggiori garanzie di solvibilità che si impegna a saldare le rate nel caso in cui il mutuatari non sia in grado di farlo.

Offerte di vario genere
Ogni istituto di credito propone ovviamente offerte diverse per i mutui, soprattutto nel caso in cui si intenda sfruttarli per l’acquisto della prima casa; si tratta infatti di un tipo di mutuo agevolato, per il quale si può godere di condizioni particolari, comprese delle garanzie fornite dallo Stato italiano. Oggi i tassi di interesse sono particolarmente bassi, visto che è il costo del denaro è ridotto e siamo in un periodo caratterizzato da una scarsa inflazione. Per questo motivo per molte persone potrebbe essere il momento giusto per comprare casa. Prima di decidere in quale banca accendere il muto è importante valutare le offerte disponibili, anche perché non tutte le condizioni offerte dai vari istituti di credito sono identiche tra loro. Alcune banche infatti consentono ai loro clienti di modificare le rate nel corso del tempo, di rinegoziare i tassi o di valutare proposte diverse da quella iniziale, che possono essere offerte nel corso degli anni.

La durata del mutuo
Mediamente in Italia i mutui richiesti hanno una durata di 20 anni; in effetti però il periodo di ammortamento di un mutuo può essere prolungato fino a 40 anni o anche più. Molto dipende dall’età anagrafica del contraente quando stipula il contratto di finanziamento: se è superiore ai 35 anni è improbabile che la banca gli conceda un mutuo di durata molto prolungata nel tempo. In alcuni casi conviene valutare la possibilità di rinegoziare il mutuo a metà della sua durata, in modo da ridurla in modo sensibile. Del resto tantissime persone da giovani hanno possibilità economiche di molto inferiori rispetto a quelle disponibili solo 15 o 20 anni dopo. In questi casi può essere interessante aumentare la rata mensile, per diminuire la durata del periodo di ammortamento.

Il Processo Tributario Telematico: facoltativo o obbligatorio?

 Il tema è molto attuale: Il Processo Tributario Telematico (PTT) è facoltativo o obbligatorio?

 Avviato sulle orme del “fratello maggiore”, ovvero il processo telematico civile, il neonato PTT è entrato in vigore ormai in tutte le regioni d’Italia.

Il decreto attuativo del Processo Tributario Telematico risale al 2011 ma da quella data sono state tante le norme che si sono susseguite ed ognuna ha aggiunto un tassello alla procedura. Sul proprio sito, Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha pubblicato un interessante documento. Si tratta di Guida al Processo Tributario Telematico, che ripercorre tutta la normativa di riferimento.

Cerchiamo, quindi, di rispondere alla domanda inziale. Il PTT è obbligatorio?

La risposta è: per adesso è un’opzione facoltativa che possono esercitare contribuente e professionista. Ovvio che una volta scelta la via questa va seguita fino in fondo. Ovvero non è possibile tornare indietro alla forma cartacea se si è optato per il telematico.

Per il 2017 era chiaro il motivo: non tutte le regioni d’Italia avevano le Commissioni Tributarie pronte. Ad esempio solo il 15 luglio 2017 è ufficialmente entrato in vigore il PTT nelle regioni Marche e Valle D’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano.

Quindi il Processo Tributario Telematico sarà obbligatorio dal 2018? Ancora non vi è una informazione ufficiale chiara in merito, ma presumibilmente no. Perchè per renderlo procedimento obbligatorio per tutti sarà necessaria una norma ad hoc e che ancora non è all’orizzonte.

I professionisti che vorranno seguire la strada del PTT dovranno, sicuramente, organizzarsi con una nuova modalità di lavoro. A questo scopo potrà essere utile dotarsi di un software per la gestione del contenzioso fiscale, ovvero di un gestionale che permetta di organizzare e conservare la documentazione necessaria al Processo Tributario Telematico.

In questo modo la nuova procedura telematica potrà essere affrontata in maniera semplice e sicura. Senza considerare i notevoli vantaggi in termini di risparmio di tempo ed efficientamento del lavoro che un software gestionale può garantire e questo a prescindere dall’entrata in vigore del PTT.

Compreso dunque che non è obbligatorio bensì facoltativo resta da capire come funziona il PTT.

Come funziona Processo Tributario Telematico?

E’ abbastanza semplice, ecco in breve gli step da seguire:

  • Prima di tutto occorre accedere al portale SIGIT ed effettuare la registrazione con i propri dati;
  • Una volta ottenuti gli accessi è possibile iniziare il caricamento dei dati relativi al procedimento che si vuole depositare;
  • Preparare ed allegare la documentazione necessaria al deposito che deve soddisfare i seguenti requisiti:
    • i documenti devono avere il formato PDF/A-1a oppure PDF/A-1b;
    • devono essere privi di elementi attivi, tra cui macro e campi variabili;
    • non devono avere restrizioni per le operazioni di selezione e copia. Pertanto non è ammessa la copia per immagine;
    • vanno sottoscritti con firma elettronica qualificata o firma digitale, con nome “nome file libero.pdf.p7m”;
    • devono avere la dimensione massima, per ogni singolo documento informatico, di 5 MB;
    • vanno correttamente classificati secondo la tipologia resa disponibile dal sistema, avendo cura di tenere distinti l’atto principale dagli allegati.

A questo punto il fascicolo è pronto ed alla fine dell’iter si ottiene la ricevuta di deposito.

In conclusione, le complessità in materia di contenzioso fiscale, il PTT e il progressivo passaggio al digitale rendono indispensabile un cambio di rotta epocale per tutti i Professionisti. Tale passaggio sarà più arduo per coloro che ancora oggi manifestano resistenze verso le nuove tecnologie applicate al lavoro di tutti i giorni. La strada è quella di adottare progressivamente soluzioni all’avanguardia e di farlo in maniera compatibile con la propria organizzazione interna, tenendo sempre in alto l’asticella dell’innovazione nei processi interni per trovarsi in una comfort zone quando il PTT sarà a regime.

 

Quando l’imprenditoria aiuta la gente

 Riuscire ad aiutare le persone a livello pratico grazie alla propria capacità imprenditoriale e all’influenza che la propria figura può avere. Può sembrare un concetto irrealizzabile o quanto meno tipico di sistemi economici più fiorenti, come quello americano, o di Paesi in cui il welfare viene considerato un valore centrale della società, come nel nord Europa.

C’è però chi quotidianamente, anche in Italia, tenta di promuovere un certo modo di “fare impresa” e nel corso degli anni ha cominciato a raccogliere frutti.

L’esempio di Vincenzo Manes e dei suoi amici

Vincenzo Manes, che tra i suoi amici ha personaggi illustri come l’ex premier Matteo Renzi che ha avuto fin da subito fiducia nelle sue capacità, ha cominciato svolgendo il proprio lavoro nel settore del private equity e fondando Intek Group, che è arrivata a diventare una holding vera e propria che oggi può contare sulla presenza di partecipazioni in molte altre aziende, come la KME AG, l’Ergycapital SPA e la Culti.

Oltre a lavorare a livello industriale, Vincenzo Manes ha messo a frutto le sue conoscenze arrivando ad approcciare il Terzo Settore da un punto di vista differente rispetto a quello comune, nel quale, spesso, sono i privati ad attendere che lo Stato intervenga.

Il sociale, quindi, è diventato un’importante risorsa sulla quale investire e dalla quale partire per realizzare grandi opere, quelle che possono davvero avere una forte influenza sulla società in generale.

Proprio per questo, Vincenzo Manes, stupendo i suoi amici ha realizzato la Fondazione Italia Sociale, che ha l’obiettivo di portare allo sviluppo dell’economia di questo settore grazie all’uso di risorse private.

Filantropia e imprenditoria

Vincenzo Manes ha fatto, poi, un ulteriore salto in avanti arrivando ad impegnarsi in modo pregnante nella filantropia. Il suo percorso è cominciato dalla posizione di venture philantropis, per passare poi alla creazione della Fondazione Dynamo, realizzata nel 2003 e dalla quale partono, ogni anno, iniziative lodevoli a favore della popolazione.

Infatti, fa parte di questo progetto sicuramente il Dynamo Camp,  che consente di ospitare bambini e ragazzi che abbiano patologie croniche e gravi: ogni anno quasi 1300 assistiti usufruiscono di questa opportunità, che li aiuta a poter stare meglio e a riprendersi più in fretta.

Anche la Dynamo Academy ha raccolto, per Vincenzo Manes, il favore dei suoi amici più illustri, poiché dal 2011 consente di realizzare la formazione aziendale in merito a temi legati proprio alla filantropia. Infine, l’imprenditore si è occupato anche dell’ambiente, creando l’Oasi Dynamo, affiliata al WWF.

Proprio per queste sue doti che mettono insieme spirito imprenditoriale e aiuto alla popolazione, dal 2004 Manes è presidente della Società Italiana di Filantropia, che ha lui stesso fondato.

Il terzo settore come risorsa

L’esperienza maturata da Manes e dai suoi amici può insegnare molto al mondo dell’imprenditoria, che sono in questi ultimi anni sembra accorgersi della risorsa che il terzo settore può costituire per l’Italia. Un Paese che invecchia e che ha bisogno si sviluppino nuove forme di assistenza, con l’aiuto dello Stato ma non solo.

Una direzione imprenditoriale illuminata può contribuire a ridurre gli sprechi e aumentare l’efficienza in un settore in cui, nella tradizione storica, l’Italia non ha mai saputo gestire e ottimizzare le sue risorse.

 

 

La tecnologia digitale e i nuovi consumi culturali in Italia

 La diffusione di Internet contribuisce all’affermarsi di nuovi consumi culturali nel nostro Paese. Secondo una recente indagine di mercato condotta da Zeuner emerge come si stia affermando una tendenza che vede i nostri connazionali spendere meno in libri, giornali e cinema, preferendo assistere a un concerto, anche fuori dalla propria regione di appartenenza, o visitare una mostra in qualche museo.

Un dato interessante riguarda la spesa delle famiglie italiane tra il 2007 e il 2016 per gli smartphone, che ha fatto registrare un +190%, per un valore complessivo di poco meno di 6 miliardi di euro nell’ultimo anno. Questa vocazione tecnologica è ancor più apprezzabile se confrontata con la generale contrazione dei consumi, che sono scesi del 3,9% nello stesso periodo: gli italiani, dove possibile, hanno risparmiato.

L’indicatore di spesa per i media connessi in rete va nella direzione di accrescere il proprio potere di disintermediazione: connettersi e utilizzare Internet per informarsi, leggere libri, ascoltare musica in streaming e acquistare biglietti per una mostra o un concerto, permette di risparmiare sul bilancio familiare e personale.

Zeuner è testimone diretto dello sviluppo di un’economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore a filiere produttive e occupazionali in nuovi ambiti, come il call center che diventa strumento di supporto alla vendita di biglietti per gli eventi. Come ha affermato Marco Carloni, amministratore delegato della società “per parte nostra dobbiamo avere una grande capacità di velocità di risposta ricevendo anche fino a 300 telefonate al minuto in prossimità di spettacoli di star internazionali, disporre di notevole tecnologia (CRM integrato, connessione Internet in fibra ottica, centrale telefonica VoIP in fault-tolerance) e garantire al committente un elevato livello di customer care”.

 

 

Il lavoro dell’assicuratore: in cosa consiste, difficoltà e soddisfazioni

 L’Assicuratore è un lavoro di cui pochi parlano. Insomma quando ai bambini si chiede “Cosa vuoi fare da grande” raramente la risposta è quella. Tuttavia l’Assicuratore è un lavoro di tutto rispetto, non solo utile perché orientarsi nel mondo delle polizze (spesso obbligatorie) da soli è un’impresa epica, ma anche un lavoro che da soddisfazioni a chi intraprende seriamente questo percorso.

Per diventare assicuratore ovviamente non ci vuole la laurea e non c’è una scuola specifica, ma è anche vero che oggi, viste le centinaia di diverse proposte sul mercato, le leggi e le tecnologie, c’è molto da sapere, ed in alcuni casi è opportuno frequentare dei corsi specifici perché per diventare agente assicurativo a tutti gli effetti bisogna superare un esame sia scritto che orale presso ISVAP (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo, oggi diventato ISVASS) ed essere poi iscritti al Registro Unico degli Intermediari Assicurativi.

Alcune università, come quelle telematiche, offrono corsi professionali per assicuratori che aiutano chi vuole essere sicuro di superare l’esame ed iniziare a lavorare con le basi giuste.

L’Assicuratore è di fatto un consulente che orienta il cliente nella scelta della polizza più appropriata. Ci sono due tipi di assicuratore, quello propriamente detto che lavora per una Compagnia specifica e quindi viene pagato (con stipendio e commissioni) da questa ed il broker assicurativo, un “freelance” che rivende polizze di diverse società, fornendo al cliente il servizio di ricerca dell’assicurazione perfetta.

Una delle prerogativa di chi lavora in questo campo è quella di doversi aggiornare continuamente sia su quello che c’è sul mercato assicurativo sia sulle novità legislative. Polizze RCA, assicurazioni sulla vita, assicurazioni mediche, assicurazioni per lavoratori, polizze su beni mobili ed immobili ecc… Un settore che continuamente si evolve e cresce con un panorama vastissimo.

E come abbiamo già detto il quadro legislativo varia: quali sono le assicurazioni obbligatorie per le attività commerciali?Agricole? Industriali? E le assicurazioni per sismi e calamità naturali di altro tipo di cui si parla tanto oggi come funzionano? Quali sono i diritti e doveri del cliente che stipula una polizza?

Tutte queste domande hanno risposte che possono essere modificate e cambiare in breve tempo a causa di una legge, di una nuova tecnologia (per esempio la scatola nera nelle macchine o le telecamere che riprendono l’attività di guida e che si stanno diffondendo negli Stati Uniti d’America) o anche di cambiamenti nel mercato (ad esempio i siti internet che offrono polizze a prezzi più bassi perché ovviamente il processo automatizzato d’acquisto non richiede di pagare un consulente).

Proprio a questo proposito va detto che nonostante i siti internet per la ricerca di assicurazioni a buon prezzo hanno preso una parte importante del mercato, il lavoro di assicuratore è richiesto più che mai visto che comunque la maggioranza dei clienti ha bisogno di qualcuno che li aiuti nella scelta e soprattutto che li segua a lungo termine quando, come abbiamo già detto, c’è qualche novità o cambiamento.

Per questo motivo il lavoro di assicuratore è un lavoro che da molte soddisfazioni sul piano umano, permettendo all’agente di lavorare continuamente a contatto con persone nuove e dando l’opportunità di essere non solo un semplice venditore, ma qualcuno che possa consigliare nel modo giusto e possa fare luce su diversi dubbi.

ALLARME RIENTRATO: L’ILVA REPLICA AI SINDACATI

Foto LaPresse – Cosimo Calabrese
5/8/2015 Taranto
Cronaca
Lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. Entro la fine della settimana riprenderà la produzione dell’altoforno 1 dopo i lavori di ambientalizzazione e 300 operai torneranno al lavoro.
Photo LaPresse – Cosimo Calabrese
5/8/2015 Taranto (Italy)llva, steel plant in Taranto. By the end of the week it will restart his production after extraordinary maintenance on blast furnace number 1 and 300 workers will return to work.

Pare essere rientrato l’allarme sulle condizioni di sicurezza e i pericoli per la salute dei dipendenti dell’Ilva di Taranto, il più grande stabilimento europeo per la produzione dell’acciaio.

L’azienda era stata accusata dai sindacati, che in una nota congiunta si erano lamentati per la mancanza di un impianto di aspirazione nonostante la presenza di fumi tossici nel reparto di Acciaieria 1, ma la replica dell’ILVA ha completamente smentito questa versione.

L’appello dei sindacati era stato pubblicato pure dal sito Inchiostroverde, sul quale campeggiava in bella mostra un’inquietante immagine di una fitta coltre di fumo. Una foto che, secondo il sito, sarebbe stata scattata da un operaio per rendere “l’idea dell’inferno che si presenta in determinati reparti”. Queste le parole delle Rsu di Fim, Fiom e Uilm che hanno scritto il comunicato congiunto rivolgendosi  “al direttore dello stabilimento ILVA, al direttore di area e ai capo area”: “Nonostante siamo intervenuti più volte con i preposti di GRF e Acciaieria 1, ancora oggi ci troviamo di fronte ad un’attività che i tagliatori del Grf stanno svolgendo in Acciaieria 1 in mancanza di qualsiasi sicurezza e in assenza dell’impianto di aspirazione con la totale fuoriuscita di fumi rossi all’interno del capannone stesso. Tutto questo accade con il consenso continuo dei preposti che si disinteressano delle conseguenze”.
La replica dell’Ilva, come detto, ha smentito questa versione. Secondo l’azienda, infatti, “nel reparto bilico 8 dell’Acciaieria 1, dove viene svolta l’attività del taglio di acciaio eccezionale, è presente una cappa di aspirazione sempre funzionante”. Le accuse delle Rsu sono quindi infondate, perché il personale in servizio in quell’area non opera in condizioni di totale mancanza di sicurezza e a rischio della propria salute, come scritto nel comunicato.
L’Ilva, inoltre, ha voluto soffermarsi sulla situazione generale, assicurando che “Per quanto riguarda i preposti, gli interventi vengono svolti nel rispetto delle relative procedure di stabilimento in termini di ambiente e sicurezza”, a voler sottolineare che la politica dell’azienda in materia di sicurezza e tutela della salute è radicalmente cambiata, nonostante facili sensazionalismi.

Aprire un negozio in franchising: come fare

 Molte persone oggi si trovano in una situazione professionale precaria, che non amano o addirittura in mobilità. In questi casi spesso si ritiene che il modo migliore per rimettersi in gioco consista nell’avviare una nuova attività commerciale. Un buon metodo per farlo senza troppi rischi consiste nell’approfittare dell’ampia offerta di affiliazioni oggi disponibile, che permette di avere tutto l’aiuto necessario per avviare al meglio la nuova impresa. Se si tiene conto che il franchising in Italia è in costante crescita, sia per numero di marchi disponibili, sia per addetti, allora la questione diventa ancora più divertente. Un punto da cui partire sta nella scelta del miglior franchising disponibile.

Avere le idee chiare
Non esiste un’attività in franchising migliore di tutte le altre, ci sono solo proposte migliori per ogni singola situazione. Come primo passo è importante chiarire quale tipo di attività si intende avviare e per quale ci si sente più portati. Oggi i franchisor sono tantissimi, si va dalla vendita di scarpe, al noleggio di veicoli elettrici, o ai locali per la ristorazione. La giornata tipo di chi noleggia biciclette elettriche è ben diversa da quella del pizzaiolo e non tutti sono portati per entrambe i ruoli, meglio sapere per tempo cosa si vuole fare. A volte chi avvia un franchising ha già qualche esperienza nel settore, altre volte invece per nulla. La situazione di un cameriere che vuole aprire un suo ristorante approfittando di un’offerta in franchising è ben diversa da quella di un impiegato che si trova in mobilità e si vuole rimettere in gioco. Perché un lavoro sia piacevole è importante che rispecchi i nostri desideri più intimi. Prima di valutare i diversi contratti di franchising disponibili è quindi importante avere le idee chiare su cosa si vuole fare nella vita: il venditore di bigiotteria, il gelataio o altro?

Verificare i contratti
Dopo aver ristretto i settori in cui si intende operare è venuto il momento di valutare le offerte disponibili. Per farlo è importante considerare i diversi tipi di contratto. Ogni singolo franchisor infatti redige un contratto del tutto personalizzato. In linea generale le aziende con un nome noto e famoso tendono a richiedere delle quote di ingresso abbastanza importanti, mentre i franchisor più piccoli e non troppo noti possono anche non esigere alcun tipo di pagamento di questo genere. Potersi affidare a un marchio noto però dà maggiori opportunità di successo in ambito commerciale, mentre scegliere un franchising quasi del tutto sconosciuto o nuovo può essere un rischio elevato. Molto dipende anche dal capitale che si ha a disposizione: se è minimo, il numero di contratti cui ci si può avvicinare diminuisce enormemente. Ci sono poi diverse altre questioni che riguardano il contratto di franchising. Alcune aziende infatti sono disposte a lasciare i loro prodotti in conto vendita nel negozio del franchisee: l’invenduto può essere restituito alla casa madre, ottenendo un rimborso o un cambio merce. In altri casi invece il contratto prevede una fornitura periodica con nuova merce, o il pagamento di royalties alla casa madre per ogni articolo commercializzato.

Assicurazione con tutela legale: fa breccia in Italia la polizza contro le “grane” di tutti i giorni

Fatture insolute, adempimenti burocratici senza fine, controversie civili e amministrative e annullamento di contratti commerciali. L’elenco delle “grane” legali è davvero lungo per i professionisti e le piccole e medie imprese italiane. Tanto che fare business, per molti, è diventato sempre più una strada tortuosa e piena di ostacoli.

Questo è uno dei motivi per cui sta iniziando a farsi largo anche in Italia l’assicurazione con tutela legale, uno strumento – già ampiamente radicato in altri paesi europei – che con una copertura assicurativa garantisce privati e piccole imprese da contenziosi e altri eventi spiacevoli.

Sottoscrivendo assicurazioni mirate – ci sono polizze pensate ad hoc per conducenti di tir, altre per commercianti e piccole industrie del comparto edile e artigianale – le imprese possono tutelarsi da rischi più grandi.

Foto da qualitalyexpo.com

Raccapezzarsi tra i contenziosi è affare di ogni giorno nelle aziende nostrane, anche in quelle più virtuose. Lo dicono i numeri: quelli diffusi da una nota organizzazione internazionale specializzata in tutela legale evidenziano come negli ultimi due anni il 20% degli imprenditori italiani – quindi uno su cinque – abbia avuto controversie per la disdetta di almeno un contratto commerciale, mentre il 70% ha dichiarato di faticare ad incassare i compensi che gli spettano.

Sono il 40%, invece, le imprese che hanno sborsato almeno 1000 euro in spese legali.

In molti casi, soprattutto per quanto riguarda le realtà più piccole e meno strutturate, affrontare un contenzioso significa mettere a rischio l’operatività aziendale. Secondo una ricerca di Unioncamere, le controversie legali incidono intorno all’1% sul fatturato aziendale.

La giustizia, purtroppo, non aiuta. Le tempistiche a rallentatore del comparto civile sono scoraggianti: in media ci vuole un anno e mezzo per arrivare ad una sentenza di primo grado, tre anni e tre mesi, invece, per risolvere definitivamente la causa.

Per sopravvivere in questa selva di problemi, le piccole imprese si attrezzano. Alcune, per prevenire, mettono sotto contratto consulenti legali. Ma non tutte possono permetterselo. Altre si iniziano a rifugiarsi nell’assicurazione con tutela legale, una soluzione ancora poco conosciuta in Italia nonostante nel resto d’Europa abbia già spopolato: nel Belpaese solo l’1% dei privati sfrutta questo tipo di polizza, mentre in Germania è stata sottoscritta da una famiglia su tre e in Austria da una su due.

A fronte di questi dati ‘curiosi’, non sorprende che il trend si stia invertendo e che questo tipo di assicurazione stia iniziando a far breccia anche qui, considerato che i servizi che offre permettono, ad un buon rapporto qualità-prezzo, di tutelarsi dalle ‘grane’ – anche da quelle imprevedibili – che possono capitare nella vita di tutti i giorni e che rischiano di mettere in ginocchio una famiglia o una piccola azienda.

Nei dintorni di Bari: Castel del Monte e la provincia di Barletta-Andria-Trani

 Unico caso in Italia in cui il capoluogo è congiunto fra tre città, Barletta-Andria-Trani è la più giovane fra le provincie pugliesi: incastonata tra il Golfo di Manfredonia e la Terra di Bari, si caratterizza per un alternarsi di paesaggi di grande fascino – a metà tra la macchia mediterranea delle Murge e il tratto di costa sull’Adriatico – e testimonianze architettoniche degne di nota. Non è un caso dunque che la zona rappresenti una meta allettante per chi si trova in hotel a Bari, sia per un’escursione in giornata, sia come tappa finale della propria vacanza.

Andria è una delle destinazioni più amate della provincia. Buona parte del suo territorio ricade nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, una delle oasi verdi più belle del Sud Italia. Proprio nei suoi dintorni, circondato dal verde della vegetazione, su una piccola collina, sorge uno dei suoi tesori più rinomati. Si tratta di Castel del Monte, ovvero la più importante testimonianza dell’architettura sveva in Italia, non a caso dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Il monumento, realizzato su commissione dell’imperatore Federico II di Svevia nel XIII secolo, è conosciuto per la peculiare organizzazione della sua struttura, dove la ricorrenza del numero otto ne fa un caso di studio ancora aperto. Oltre alla planimetria ottagonale, infatti, la fortificazione presenta otto sale al piano terra e otto al primo piano, nonché altrettante torri esterne che rifiniscono la pianta della struttura in maniera scenografica, insieme a un cortile a sua volta ottagonale. Un’altra caratteristica che rende Castel del Monte un monumento unico nel suo genere è la compresenza di differenti stili architettonici: il romanico delle sculture all’ingresso, il gotico delle torri, il classico degli interni e ancora il tocco islamico nei mosaici, per fermarci ai principali.

Spostandosi verso l’interno, il centro storico di Andria non manca di rapire i visitatori con il suo intricato dedalo di vicoletti, dove si incontrano la strada più stretta d’Europa e altri significativi esemplari architettonici. Tra questi, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, splendida testimonianza di epoca normanna, merita una visita attenta. In particolare, dopo aver ammirato le opere custodite al suo interno –  il reliquiario in oro e i dipinti ottocenteschi, in primis – si consiglia di dirigersi verso i sotterranei, dove si trova una cripta ricavata da un’antica chiesa paleocristiana, a cui è possibile accedere tramite la cappella della Sacra Spina della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo.

Se vi trovate a Bari, dopo aver passato in rassegna i principali luoghi d’interesse della città – qui la top 10 di Expedia – e aver esplorato il patrimonio di Andria, potete valutare di estendere il tour a Barletta e Trani, anch’esse due splendide cittadine, in questo caso affacciate sul mare, impreziosite da monumenti antichi e spiagge dorate.

Banca Popolare di Bari e Comune, insieme per beneficenza

Banca Popolare di Bari e Comune di Bari insieme per beneficenza. E’ stata infatti inaugurata la Casa delle bambine e dei bambini, allestita nel complesso Bari Domani, a sostegno delle famiglie in difficoltà con figli al di sotto dei cinque anni.