La necessità di ridurre il debito pubblico passa ancora una volta per la cessione di immobili pubblici, stavolta per 1,2 miliardi. Il decreto dovrebbe essere pubblicato a brevissimo sulla Gazzetta Ufficiale, e prevede che 950 milioni siano destinati al debito, mentre per il restante ci saranno altre destinazioni.
Si tratta di un programma di vendite già introdotto nella Legge di Bilancio come piano straordinario, per risollevare la disastrata finanza dello Stato, ma è stato rinviato dalla scadenza iniziale, a fine aprile.
La Ue ha sollecitato l’attuazione del programma in quanto parte degli accordi che l’Italia aveva preso con l’Europa già dalla fine del 2018.
Gli immobili pubblici in vendita
La mappatura degli immobili da cedere era già stata effettuata dal demanio, nonostante mancasse il decreto attuativo, e le cessioni concordate con la Ue erano pesanti. Si trattava infatti di 1600 immobili, di cui i primi 400 sono stati inseriti nel decreto. Per gli altri se ne riparlerà attraverso delle gare indette dalla Agenzia delle Entrate, perché si tratta di beni minori.
Non si tratta comunque solo di immobili, ma anche di terreni del Demanio, e per la procedura di cessione è questione di giorni. I bandi dovrebbero essere pubblicati entro la fine di questo mese, almeno per i primi 90 immobili.
L’asta sarà telematica per molti tipi di immobili, sia commerciali che residenziali, ma ci sono anche le ex caserme, palazzi storici, ex carceri e immobili di uso religioso.
Ad esempio ci sono le ville di Camogli e la “Villa Camerata”, con tutto il parco sotto a Fiesole, oppure un ex convento veneziano, che è un patrimonio dell’Uneesco.
I 90 immobile dovrebbero fruttare 38 milioni, secondo i calcoli del ministero, mentre da altri 1600 immobili arriveranno, forse, 458 milioni di euro.
Per chi fosse interessato, l’elenco degli immobili già catalogati e inclusi nella prima trance è sul sito dell’Agenzia del Demanio. Vi troverete anche dei beni del Ministero della Difesa.
Il tutto dovrebbe corrispondere all’1% del Pil per quest’anno e allo 0,3% per l’anno prossimo, secondo le stime del Mef.