Senza dubbio, le aziende familiari resistono maggiormente rispetto alle altre alle tempeste di natura finanziaria.
Di contro, la gestione dell’azienda in famiglia è più complessa. Quotidianamente bisogna far fronte all’intervento degli affetti, ai potenziali conflitti che esulano dagli interessi economici e di organizzazione aziendale.
Per tale ragione, quando il fondatore deve abdicare, il rischio che tutto crolli è molto alto. Pianificare per tempo il passaggio generazionale può fare la differenza in un’azienda a conduzione familiare. Occorre scegliere uno strumento che diventerà in qualche modo decisivo.
Nel nostro Paese il tema del passaggio generazionale è abbastanza sentito. Solo il 9% delle imprese, tuttavia, ha avviato un processo di successione al comando. Una famiglia su quattro, nello specifico, non ha alcuna procedura in corso per gestire eventuali conflitti. Quali sono i nodi che gli imprenditori devono affrontare prima di lasciare la cabina di comando?
In primo luogo è necessario pensarci per tempo. L’imprenditore non ama affrontare, soprattutto dinanzi ad estranei, l’argomento del passaggio generazionale. La vera pianificazione è un atto di strategia imprenditoriale importantissimo e ha bisogno di tempo. È come quando si deve stabilire quale articolo produrre per incrementare il fatturato, o come quando si deve stabilire come far crescere le linee interne ed esterne dell’azienda.
In primo luogo, dunque, è necessario pensarci tanti anni prima rispetto alla data idealmente fissata per il passaggio del testimone. Poi è necessario scegliere l’architettura successoria più adatta all’azienda. È fondamentale costituire per tempo un patto di famiglia, che stabilisca legalmente le regole: dalla gestione dei potenziali conflitti alla retribuzione dei membri impegnati nell’impresa.
Pensarci per tempo vuol dire nel concreto definire tutto almeno sette anni prima dalla data immaginata per il passaggio del testimone.