In base alle normative recentemente annunciate nella conferenza di Basilea dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), le banche europee saranno chiamate a rispettare nuovi e più rigidi indicatori su indebitamento e liquidità.
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Il presidente della Bce Mario Draghi a tal proposito ha espresso viva soddisfazione affermando che in conseguenza delle nuove regole “gli istituti europei saranno più resistenti che in passato agli shock finanziari”
Quindi, per le banche, più severità, più trasparenza, più responsabilità?
Non la pensa così, anzi al contrario, il Financial Times (FT) che in un articolo ha denunciato come “a seguito di una feroce attività di lobby, le autorità globali di regolamentazione hanno annacquato quelle regole controverse, volte a ridurre la dipendenza delle banche verso i debiti”.
In effetti le nuove regole “ammorbidite” rappresentano un concreto sollievo per le banche d’affari “che hanno temuto che sarebbero state costrette a raccogliere capitali extra per miliardi di euro. Le modifiche allentano i requisiti richiesti per prodotti come derivati e accordi di Repo, che compongono gran parte dei loro bilanci”.
In parole chiare e semplici Daniel Davier, analista di Exane BNP Paribas, ha sintetizzato, sempre su FT, che il risultato di Basilea è una vittoria inimmaginabile per il settore bancario.
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Il solo effetto pratico delle nuove normative fissate dalla BRI potrebbe risiedere nel fatto che le banche internazionali saranno chiamate ad incrementare di modesta percentuale il valore medio del proprio leverage ratio (indice di solidità finanziaria) dall’attuale 3,8% al 4% circa.
E, comunque, solo partire dal 2018.
L’annuncio ha galvanizzato il mercato e premiato di fatto i titoli bancari segnando un vivace rialzo (circa 3%) di Barclays , Deutsche Bank, Ubs, e Commerzbank.