Un esempio, per cambiare direzione e tornare a generare profitti, c’è. SocGen seconda banca di Francia per capitalizzazione, ha registrato utili oltre le aspettative durante il primo trimestre dell’anno, grazie all’andamento della divisione retail e soprattutto grazie al taglio dei costi.
Un trend, quest’ultimo, che sta caratterizzando la stagione degli istituti di credito: i margini si assottigliano, le divisioni di investment banking e trading sono col fiato corto, e dunque la risposta è una sola. Snellire gli organici, tagliare i costi, rivisitare i piani industriali è la via scelta in molti quartieri generali, dalla City di Londra a Parigi. Lo stesso ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan ha confermato che c’è un problema occupazionale nel sistema bancario, il quale deve essere gestito ma che svela senza dubbi la necessità di operare evidenti sforbiciate.
La ragione delle difficoltà nei conti, che come rammentano le principali agenzie di stampa segnano istituti diversi (dalla Ubs orientata a gestire i patrimoni dei ricchi, alla Commerzbank che è invece una banca votata ai clienti ‘tradizionali’), sta sia nella stagione di tassi bassi inaugurata ormai da molto dalle Banche centrali che nei continui sali-scendi dei listini, che non invogliano gli investitori a fare trading e quindi limitano le commissioni dei desk delle banche.
I due istituti – quello svizzero e quello tedesco – non sono stati nominati a caso. Ieri, infatti, la seconda banca di Germania ha archiviato il primo trimestre con un utile netto di 163 milioni di euro, meno della metà dei 388 milioni di euro dell’analogo periodo del 2015. Il risultato, ha sottolineato l’istituto, “riflette un ulteriore deterioramento del contesto dei tassi di interesse e un rallentamento dell’attività dei clienti sui mercati difficili”.