Banco Popolare ha un piano di crescita ben preciso. L’istituto conta di raggiungere un utile netto di 609 milioni entro il 2016 per formalizzare un ritorno al dividendo dopo avere concluso il terzo anno consecutivo in rosso per effetto delle altissime rettifiche su crediti, svalutazioni su attività finanziarie e altri oneri di carattere fiscale e legale.
L’istituto, alla cui guida c’è Pier Francesco Saviotti, ha confermato per il 2013 la perdita di 606 milioni già anticipata con l’annuncio dell’aumento di capitale il 24 gennaio scorso a seguito di rettifiche per 1,691 miliardi, di cui 1 miliardo circa perso se si considera soltanto il quarto trimestre.
Un leggero beneficio sul risultato è giunto dalla rivalutazione delle quota detenuta in Banca d’Italia (1,2%) che ha implicato una impatto netto di 48,2 milioni di euro, oltre alla ripresa di valore di Agos Ducato.
Piazza Affari ha accolto con grandissimo entusiasmo il piano ritenuto dagli analisti troppo aggressivo e con target molto ambiziosi. Intorno alle 17,15 il titolo è in aumento del 4% a 1,58 euro con volumi quasi doppi rispetto alla media degli ultimi cinque giorni.
In particolare gli analisti evidenziano il rafforzamento del capitale che vede un Common Equity Tier 1 ratio calcolato con le regole di Basilea 3 a pieno regime (fully-phased) al 10,8%
Gli analisti commentano:
Con un CET1 fully loaded sopra il 10%, Banco Popolare allinea il proprio capitale a quello dei concorrenti, costituendo un buffer in grado di compensare un potenziale esito negativo dell’asset quality review della Bce e degli stress test Eba.
A supportare la nuova stagione di crescita è l’incremento di capitale da 1,5 miliardi che la banca vorrebbe chiudere entro fine aprile, anticipando altre banche concorrenti a raggiungere elevati standard patrimoniali in vista dell’asset quality review della Bce.