Benetton fa chiarezza sul caso Wdf. E’ opportuno un riassunto. Un socio minoritario aveva chiesto l’intervento della Consob, dal momento che l’offerta dei cinesi per i negozi degli aeroporti era superiore a quella della svizzera Dufry, che alla fine si è aggiudicata il 50,1% detenuto da Edizione.
La risposta della famiglia veneta? Andiamo con ordine.
L’offerta della cinese Boyu Capital sul 50,1% del capitale di Wdf era subordinata al nulla osta di cinque autorità aeroportuali a differenza di quella di Dufry, la quale si è aggiudicata poi il pacchetto.
A sostenerlo è Edizione, la holding di proprietà dei Benetton, in una lettera al Financial Times, che ieri aveva svelato l’esistenza di un’indagine della Consob, su cui lo stesso presidente Giuseppe Vegas non ha voluto commentare: “non confermo né smentisco”, aveva replicato a chi gli chiedeva delucidazioni a margine dell’assemblea annuale della Consob.
Secondo Edizione, l’efficacia dell’offerta presentata da Boyu Capital “contrariamente a quella di Dufry, era sospensivamente condizionata all’ottenimento del nulla osta o ‘waiver’ al cambio di controllo di Wdf da parte di alcune delle autorità aeroportuali concedenti della stessa”. Più nel dettaglio Edizione indica che, per cmantenere valida l’offerta, si sarebbero dovuti pronunciare a favore del cambio di controllo “cinque importanti aeroporti, che complessivamente rappresentano circa il 40% del fatturato e circa il 50% dell’Ebitda del gruppo Wdf”.
“L’offerta di Dufry – prosegue Edizione – non conteneva, invece, condizioni sospensive afferenti al cambio di controllo di Wdf, ma solo le seguenti due condizioni al closing, già rese note al mercato: l’approvazione, da parte dell’assemblea degli azionisti di Dufry di un aumento di capitale destinato al parziale finanziamento dell’acquisizione (approvazione assembleare intervenuta lo scorso 29 aprile 2015) e ‘ottenimento delle usuali autorizzazioni delle competenti Autorità antitrust”.