A seguito del roadshow con De’ Longhi negli Stati Uniti, gli analisti di Berenberg hanno rivisto al rialzo le stime sulla società.
Stando agli esperti della banca d’affari, la concentrazione degli investitori durante il roadshow è stata per lo più focalizzata sui catalizzatori di crescita organica, sull’espansione della controllata Braun e sulle possibili operazioni di M&A e di espansione dei margini.
“L’incontro con il gruppo ha evidenziato solidi fattori di crescita organica, nonché il potenziale di espansione dei margini nonostante l’attuale impatto negativo dell’effetto valutario”, hanno commentato gli esperti, confermando il rating buy sul titolo e alzando il target price a 27,5 euro.
La banca d’affari ha alzato la previsione di vendite per quest’anno dello 0,9% da 1,896 a 1,898 miliardi, di ebit dell’1,4% a 235 milioni. L’aumento delle stime ha anche un effetto positivo a livello di utile per azione, la cui stima per l’anno in corso è stata alzata dell’1,6% da 0,96 a 0,98 euro, mentre è stata tagliata del 4,5% a 1,13 euro per il prossimo anno e del -2,8% a 1,42 euro per il 2017. Vendite e risultati operativi sono stimati in crescita nel triennio 2015-2017, così come il debito che è visto aumentare dai 95 milioni di quest’anno ai 293 milioni del 2017.
Pe quanto riguarda le possibilità di fusioni e acquisizioni, per gli esperti l’azienda ha un bilancio solido. “Con una posizione di cassa positiva in crescita grazie al cash flow e la necessità di diversificare lontano dall’Europa, dove sono concentrate due terzi delle vendite, future operazioni di M&A implicano uno sguardo agli Stati Uniti e all’Asia”.
Tuttavia il gruppo non si accontenterebbe di un marchio qualsiasi, bensì è alla ricerca di un brand di alta qualità e in base a questi criteri la ricerca di una possibile controparte potrebbe durare più a lungo del previsto. Per questo motivo gli esperti non hanno fatto previsioni sulla tempistica.
Sul fronte Braun, dopo anni di investimenti, il gruppo De’ Longhi potrà beneficiare da quest’anno del rilancio di Braun in alcuni Paesi europei e dal 2016 anche dall’espansione negli Stati Uniti. “L’entrata nel mercato americano rappresenta, infatti, un’opportunità per il gruppo come una futura piattaforma per spingere i suoi prodotti core e aumentare la copertura naturale contro i movimenti del dollaro”, sottolineano alla banca d’affari.
Infatti, la guidance della società riguardo all’impatto valutario è negativa per circa 30 milioni a livello di ebitda. “L’attuale forza del dollaro”, proseguono gli analisti, “è probabile che porti a un impatto negativo simile anche l’anno prossimo.