Quantitative Easing, giorno numero due. Dopo l’annuncio di ieri, le Borse hanno fatto registrare un buon rialzo, principalmente in Italia ma anche presso gli altri listini più importanti da Londra a New York passando per Tokyo e Pechino.
La reazione dei mercati all’attesa conferenza stampa di Mario Draghi sul Qe è stata quella che tutti si attendevano. La speculazione, in precedenza al momento dell’annuncio, ha spinto verso un picco i listini. Successivamente, sulle parole del governatore dell’Eurotower, c’è stato il tanto sospirato balzo verso l’alto delle Borse. Piazza Affari, ad esempio, è arrivata a toccare quota +2,7%. Successivamente ha chiuso in rialzo del 2,44%. Un valore positivo, va detto, trasversale a tutti i principali listini del vecchio continente. Ma sono molto positive anche Wall Street, con il Dow Jones che sale dell’1,50%, il Nasdaq dell’1,78% e lo S&P 500 dell’1,5%.
Dati e misure da tenere in considerazione.
L’euro, dal canto suo, è caduto sotto 1,14 verso il dollaro. Lo spread BTp – Bund è sceso da 128 fino a 108 punti base. Mentre la differenza di rendimenti tra il decennale spagnolo e il benchmark tedesco è andato sotto quota 100. In chiusura la differenza di rendimenti tra Roma e Berlino si è assestata a 116,7 punti base. Il tutto è stato la conseguenza della comunicazione da parte di Draghi che gli acquisti di titoli (di Stato e privati) saranno di 60 miliardi di euro al mese. Un programma fino al settembre 2016. Il che significa circa 1.100 miliardi. Insomma, sul fronte dell’ammontare del programma d’intervento, il presidente della Bce ha descritto la migliore ipotesi che i mercati potevano aspettarsi
Non mancano comunque le difficoltà, e le critiche. A placare gli animi sono stati alcuni dettagli, quali ad esempio la condivisione dell’eventuale rischio sugli acquisti per il 20% del loro valore. In altri termini, una eventuale perdita dell’asset acquistato porterebbe l’80% della minusvalenza in seno alla singola banca centrale nazionale. A fronte di questa indicazione, inevitabilmente, il rally dei titoli di Stato dei Paesi periferici di Eurolandia è scemato.