Le Borse europee tentano il rimbalzo dopo il crollo della vigilia ignorando sia il monito lanciato dal Fondo monetario internazionale in vista del G20 di domani e dopodomani in Cina, sia il crollo di Shanghai che ha lasciato sul terreno il 6% per le preoccupazioni sulla tenuta dell’industria manifatturiera.
D’altro canto, la situazione dell’ex impero celeste preoccupa anche gli economisti di Washington secondo cui la ripresa globale si è indebolita e – peggio – potrebbe deragliare se le turbolenze finanziarie osservate recentemente proseguissero. Dopo il recupero di ieri, infatti, torna scendere il petrolio Wti che rimane poco sopra la soglia dei 32 dollari, mentre il Brent oscilla intorno a 34 dollari al barile. Di segno opposto i movimenti sull’oro che continua la sua marcia al rialzo a 1.233 dollari l’oncia, a testimonianza del fatto che in una fase di mercato confusa, gli investitori privilegiano i beni rifugio.
A Milano Piazza Affari riprende il 2%, Londra guadagna l’1,9%, Francoforte cresce dello 0,9% e Parigi sale dell’1,6%. L’euro recupera terreno sui mercati valutari: la moneta unica europea viene scambiata a 1,1029 dollari (1,107 ieri sera dopo la chiusura di Wall Street) e a 123,6 centesimi sullo yen. Resta sotto la soglia degli 1,40 dollari e scende ancora a 1,3923 la sterlina, indebolita dal dibattito sulla Brexit. Lo spread è stabile in area 135 punti base, mentre i Btp rendono l’1,52%.
Sotto il profilo macroeconomico, però la situazione rimane poco fluida. Se in Germania la fiducia dei sale a marzo a 9,5 punti, l’inflazione a gennaio è scesa dell’1% rispetto a dicembre, ma è cresciuta dello 0,4% rispetto al 2015: entrambi i dati sulla dinamica dei prezzi sono inferiori alle attese che indicavano dello 0,8% congiunturale e un rialzo tendenziale dello 0,5 per cento.