Il mercato delle obbligazioni è sempre soggetto alla volatilità. Le recenti aste sui titoli di stato italiani hanno sottolineato come sulla parte corta della curva dei rendimenti non vi siano variazioni di prezzo, mentre dai tre anni in su cominciano a cambiare le cose.
Sono le aspettative per un rialzo dell’inflazione dell’Eurozona e una ripresa, seppur piccola, dei consumi interni che ci dicono che la recessione è finita. Sullo sfondo aleggia sempre lo spettro del default della Grecia, ma il mercato non ci crede e, in ogni caso, sarebbe già preparato al peggio. Anche perché nell’ambito dell’economia europea, una eventuale bancarotta con contestuale uscita di Atene dall’euro (le due cose sono strettamente legate) peserebbe minimamente nel contesto generale e, anzi, sarebbe recepito come salutare dai mercati. Il problema rimarrebbe esclusivamente finanziario nei confronti dei creditori (Francia e Germania in primis), ma l’insolvenza della Grecia non cambierebbe nella sostanza il rapporto con loro.
Sul fronte operativo, il rendimento del Bund decennale tratta in calo allo 0,89%, mentre quello del Btp è in netto rialzo al 2,21% con spread a 132 punti base. Intanto è atteso il verdetto dell’agenzia di rating Moody’s sul debito italiano. Le aspettative sono per un mantenimento del giudizio a Baa2 con out look invariato rispetto a sei mesi fa. I movimenti di stamattina sono riconducibili all’effetto Grecia e alle incertezze sul futuro di Atene dopo che l’Fmi ha abbandonato il tavolo dei colloqui”, sottolineano gli analisti. Inoltre, secondo indiscrezioni di stampa, il Governo tedesco starebbe parlando concretamente dell’ipotesi di un’uscita del Paese ellenico dalla zona euro. Starebbero, in sostanza, preparando un piano B. Gli investitori si muovono di conseguenza: comprano sicurezza, il Bund, e vendono incertezza, cioè i titoli di Stato della periferia. Il bond decennale greco tratta invariato a 55 con un rendimento al 11,9%, mentre il biennale si muove in rialzo a quota 68,50 per un rendimento del 27,1%.