Cala il sistema produttivo italiano. Le nuove operazioni di finanziamento registrano una discesa del 13% durante lo scorso anno. La difficoltà è dunque sempre più di ampio respiro. Le cause? La domanda crolla a picco, la produzione è in calo e i fallimenti crescono. Il rischio del sistema è in aumento e le conseguenze per i nuovi finanziamenti sono a stretto giro.
I dati sulla produzione industriale e sui prestiti sono stati erogati nei giorni scorsi e in contemporanea da Bankitalia e Istat. I numeri quantificano l’entità della crisi e la sua gravità. Dicembre 2013 ha fatto registrare un calo dello 0,7% su base annua. Dati che interrompono sul più bello la nascita della mini-inversione di tendenza che avrebbe dovuto e potuto portare a una ripresa. Il segno meno, dopo tre mesi consecutivi di crescita, è anche su base congiunturale.
In tutto il 2013 la produzione ha fatto registrare un calo del 3%, dopo il -6,4% del 2012. In altri termini, quelli del denaro, si tratta di un danno di 25 miliardi di fatturato in meno. Rimangono pertanto deboli le prospettive di ripresa. Confindustria stimava per gennaio la produzione in crescita dello 0,3%, attenendosi alle stesse minuscole percentuali anche per i mesi a venire.
L’Ocse ha confermato i dati, parlando di miglioramento per l’eurozona e per l’Italia tramite il suo superindicatore che traduce una crescita annua del 2,6%.
I piccoli progressi vanno confrontati al baratro del 24,4%, esistente tra superproduzione auttoale e picco precendete alla crisi. Tutto ciò sarebbe recuperabile soltanto di fronte a una crescita robusta. Ma l’Italia è lontana da questo, come un miraggio.