Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – I

 I conti correnti offerti dalla banche italiane, rispetto ai loro omologhi di altri paesi, sono molto alti. Nonostante alcuni miglioramenti nel corso degli ultimi anni, c’è ancora spazio per aumentare le possibilità di risparmio per i correntisti, anche fino a 180 euro all’anno.

I conti correnti italiani sono troppo cari e l’Antitrust  sprona le banche a ridurre i prezzi

L’indagine dell’Antitrust sul costo dei conto corrente in Italia

Per arrivare a questa conclusione l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha passato al setaccio l’offerta di conti correnti – l’indagine è stata avviata nel 2011 per verificare l’andamento dei costi dei conti correnti rispetto all’ultima indagine effettuata, risalente al 2007 – e ha evidenziato che i prezzi dei conti correnti sono diminuiti, ma solo per alcune tipologie e per determinati periodi di tempo.

L’analisi è stata condotta dall’Antitrust su un campione di 52 banche e oltre 14.500 sportelli, con una rappresentatività pari al 44% in termini di sportelli. Sono stati presi in considerazione i costi di sei diversi profili di correntista attraverso l’indice sintetico di costo.

► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – II

I prezzi dei conto corrente sono calati, ma non per tutti

L’Antitrust nella sua indagine sul costo dei conto corrente in Italia ha rilevato che rispetto al 2007, anno della precedente indagine su questo strumento finanziario, i prezzi mediani dei conti correnti si sono abbassati solo per i giovani, che possono avvantaggiarsi di una riduzione del costo della gestione del conto pari al 19%.

Per il resto la situazione è rimasta pressoché immutata: si sono rilevati alcuni miglioramenti per le famiglie e i pensionati, ma solo per i conti sui quali vengono effettuati poche operazioni.

I conti correnti italiani sono troppo cari e l’Antitrust sprona le banche a ridurre i prezzi

 Nonostante negli ultimi anni il costo dei conti correnti sia sceso, secondo l’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, fa notare come sia possibile far scendere ancora questo costo, fino ad arrivare ad un risparmio ulteriore per i consumatori che può arrivare anche fino a 180 euro.

Quello che manca ancora nel nostro paese è la libera concorrenza nel settore bancario, e questo è il motivo principale per il quale i prezzi dei conto corrente in Italia sono ancora così alti.

► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – II

Negli ultimi tempi sono stati fatti dei progressi, che l’Antitrust ha identificato in una modificazione della struttura del mercato e delle dinamiche della concorrenza, nata in seguito all’entrata in vigore della normativa secondaria in materia di trasparenza ed informativa sui servizi bancari, ma si può ancora fare di più.

L’Antitrust ha messo in evidenza, infatti, la possibilità di risparmiare sui costi del conto corrente passando da una banca all’altra, ma, a causa di una cronica mancanza di informazioni e di trasparenza da parte delle banche, e anche a causa di una ancora troppo pesante prassi burocratica che rallenta le procedure di chiusura e di rinegoziazione dei conti correnti, questa possibilità non può ancora essere sfruttata a pieno dai consumatori.

Come dimostra l’indagine che l’Antitrust sta effettuando sugli istituti di credito italiani fin dal 2011, ci sono stati alcuni margini di miglioramento, ma per quanto i tempi di passaggio da un conto ad un altro si siano ridotti, basta avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni.

► Risultati dell’indagine dell’Antitrust sul costo dei conti correnti – I

L’Antitrust ha per questo proposto di rendere obbligatoria la chiusura del conto entro 15 giorni, in linea con quanto previsto dalla proposta di direttiva comunitaria attualmente in discussione.

Nel mirino del redditometro le spese del conto corrente

 I nuovi controlli promossi dal fisco, i quali si concentreranno su guadagni e spese del conto corrente bancario nonché sui titoli posseduti, sono pronti a colpire lo 0,1% tra i quaranta milioni di contribuenti che hanno presentato rendiconti giudicati non soddisfacenti.

Il punto focale di queste modalità di controllo è sicuramente l’intenzione da parte del Fisco di agevolare l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili, al fine di garantire così una più facile lotta all’evasione. Anche per questo, in sede di verifica, sarà necessario presentare anche i rendimenti di titoli e investimenti, da quelli dei Bot sino ai vari conti correnti. Proprio per tale ragione è necessario mantenere un’ampia documentazione di tutti i movimenti finanziari.

Saranno oggetto di controllo anche polizze, assicurazioni e spese più o meno fisse provenienti da proprietà quali case o auto. Versamenti, bonifici ed estratti conto potrebbero consentire una rapida chiusura del procedimento in atto per il contribuente onesto.

L’accertamento scatterà pertanto nel momento in cui la disparità fra entrate e uscite toccherà il 20% e riguarderà cifre oltre i 12 mila euro nell’intero anno. Una lettera di accertamento mostrerà le irregolarità riscontrate al contribuente colto in fallo. Saranno 15 i giorni disponibili per raccogliere la documentazione necessaria e presentarsi all’Agenzia del Fisco. Il contribuente potrà difendersi rettificando i dati raccolti dal Fisco, ma dovrà provarli utilizzando ricevute e rendiconti bancari.

In conclusione, i nuovi controlli promossi dal Fisco sono al centro di una più vasta strategia volta a lasciare sempre meno spazi per chi voglia frodare il Fisco e pagare meno tasse di quelle dovute. Il miglior consiglio per farsi trovare pronti in questi casi è conservare documenti e ricevute utili a dimostrare la regolarità delle proprie spese e la provenienza di quei risparmi che sono stati investiti in conti deposito o in altre forme di investimento

Come risparmiare cambiando conto corrente

 Cambiare conto corrente conviene. Serve a risparmiare. Come? Passando da una banca all’altra e sfruttando le varie promozioni e offerte per i nuovi clienti: Bankitalia negli ultimi tempi non ha fatto altro che registrare dei cali per i costi medi dei conti correnti negli ultimi due anni. Le indagini svolte di recente presso Via Nazionale, dunque, non fanno che perorare la causa. L’autorevolezza dell’istituto porta i consumatori a porsi alcune domande cruciali. Tuttavia sempre nella stessa relazione si evidenzia come la fedeltà alla propria banca non è conveniente: le spese del conto corrente sono in aumento col passare degli anni, fino a raggiungere i 102 euro per quei conti aperto da dieci anni presso la stessa banca (13 euro in più sulla media generale).

Di contro un conto corrente aperto da un anno invece costa mediamente 64 euro, uno aperto da due anni 70 euro.

La principale ragione di queste differenze di costi medi annui per il conto corrente è principalmente connessa all’importo del canone annuo o mensile, una spesa fissa che in genere è fortemente scontata o addirittura annullata per i nuovi clienti.

Ovviamente tale discorso crolla se invece di domandare un conto corrente tradizionale si scelgie di attivare un conto on line. Quest’ultimo è un prodotto notoriamente a canone zero e, sempre sempre stando a quanto la Banca d’Italia (la quale prende in considerazione quanto effettivamente versato dai correntisti, e non le cifre dei fogli informativi delle banche), ha osservato i suoi costi diminuire: ma la scelta può comunque dipendere dalle esigenze del cliente.

 

Spese, vantaggi e costi nascosti del conto corrente

 E’ sempre più importante capire come scegliere il conto corrente più adatto alle proprie esigenze. Una delle domande principali è: conviene farlo online oppure recarsi allo sportello? Le ricerche più recenti affermano che mediamente chi non usa mai internet per il conto spende 120 euro l’anno. Chi utilizza il conto online 82 euro. La tendenza, in ogni caso, è quella di ridurre il più possibile le spese.

Secondo Bankitalia, i costi medi per la gestione di un conto sono scesi per il terzo anno consecutivo. Ora si attestano mediamente a 105 euro, 4 euro in meno rispetto al 2010 e di e 8 euro in meno rispetto al 2009.
Costi nasconsti

Tuttavia, qualcosa non torna a fine anno. Le tasche dei correntisti sono comunque vuote. Ciò accade perché, malgrado la continua riduzione delle spese fisse, le spese variabili continuano a incidere e non poco. Per capire come mai è così, è opportuno fare una scomposizione della spesa. Bankitalia, nel suo ultimo rapporto, afferma che al netto delle commissioni versate sugli scoperti e i finanziamenti in conto corrente, la spesa media si aggira intorno agli 88,3 euro (2,8 in meno del 2010). Il 57,3 per cento è composto dalla parte fissa, mentre quella variabile copre il 26,2 per cento e la quota rimanente (16,5 per cento) riguarda commissioni sugli utilizzi a debito.

In altri termini, la diminuzione dei costi è dipesa dalla flessione della parte fissa (-4,3 euro) e dalle minori commissioni sugli utilizzi (-1,7 euro). Il complesso delle spese variabili, invece, è aumentato di 1,5 euro, anche per il maggior numero di operazioni effettuate in confronto all’anno precedente.

Come scegliere il conto corrente (Seconda parte)

 Vi sono alcune importanti domande da farsi prima di aprire un conto corrente. In primo luogo bisogna ricordare che scegliere il conto corrente non è un’operazione facile. Richiede tempo, attenzione, e volontà di adoperare dei benchmark tra le diverse offerte. Successivamente, subentrano delle esigenze di natura personale. Scegliere il conto corrente vuol dire impossessarsi di uno strumento utile ai fini delle proprie attività e della propria condizione economica. Occorre, dunque, fare in modo che abbia delle caratteristiche specifiche.

Ecco alcune domande da porsi prima di procedere con la decisione finale:

Utilizzerò il conto corrente per pagamenti ricorrenti (ad esempio: affitti, utenze, rate del mutuo, telepass)?

Il cliente può fare una precisa richiesta: richiedere che il pagamento avvenga automaticamente, riducendo dunque il tempo e l’impegno da destinare a tali tipologie di incombenze.

Potrei avere necessità di un fido?

Appare fondamentale valutare con attenzione questa esigenza. Un eventuale scoperto di conto corrente è più flessibile di altre forme di finanziamento ma è anche più costoso.

Ho bisogno di altri servizi associati al conto corrente (ad esempio. cassette di sicurezza o dossier titoli)?

Molte volte le banche offrno conti ‘a pacchetto’, che comprendono anche servizi accessori al conto corrente. La loro convenienza dipende da quanto il cliente abbia realmente bisogno di questi servizi.

Come aprire il conto corrente

Una volta riflettuto su queste domande, si è pronti per l’apertura di un conto. Per farlo occorre recarsi presso una filiale, oppure sul sito di una o più banche informandosi su servizi e costi del conto corrente. Il cliente potrà ottenere la documentazione al fine di valutare e selezionare con calma tra diverse offerte. Ciò non vuol dire impegnarsi in qualche modo con la banca.

Una volta selezionato il conto il cliente potrà aprirlo sia in banca con un documento di identità valido, sia sul sito internet della banca seguendo le istruzioni. Se la banca è disponibile ad aprire il conto si procederà con il contratto.

Come scegliere il conto corrente (Prima parte)

 Ci sono alcune domande da porsi prima di aprire il conto corrente. In primo luogo occorre sapere che scegliere il conto corrente non è un’operazione facile. Richiede tempo, attenzione, e volontà di adoperare dei confronti tra le diverse offerte. Successivamente, subentrano delle esigenze.

Aprire il conto per motivi famigliari

Quando si apre un conto utlizzato da più persone saranno molteplici le operazioni che probablmente si effettueranno ogni mese. Occorre stilare una media, chiedendosi quante operazioni si pensa di fare. Più le operazioni crescono più il costo variabile (se previsto dal contratto) aumenta.

Aprire un conto online o recarsi allo sportello

Utilizzare il conto corrente mediante internet implica generalmente costi minori per il cliente. Tuttavia, richiede anche maggiori attenzioni al fine di operare con la massima sicurezza senza andare incontro a frodi di sorta. Appare fondamentale chiedere alla banca quali cautele adottare, nonché consultare la pagina dedicata alla sicurezza sul sito internet del conto.

Uso della carta di debito per pagamenti o per prelievi?

Usare la carta di debito come strumento di pagamento dei propri acquisti (con i POS) solitamente non comporta spese per il cliente. Utilizzarla per prelevare contante allo sportello automatico implica invece delle commissioni, specialmente se i prelievi sono effettuati presso uno sportello automatico di una banca diversa da quella che ha emesso la carta.

Necessità di una carta di credito

Si ha bisogno di una carta di credito? Le carte di credito permettono di effettuare acquisti nei negozi, online, via telefono e in tutto il mondo. Acquisti che riguardano beni e servizi. Il rilascio e l’uso di una carta prevedono dei costi per il cliente. I costi riguardano il canone annuo e gli interessi (nel caso in cui venisse richiesto il pagamento rateale).

 

Il costo di un conto corrente supera i 70 euro all’anno

 Una recente indagine compiuta dagli esperti della Banca d’ Italia ha fatto luce sulla situazione dei conti correnti e dei correntisti italiani. L’ analisi ha infatti riguardato il costo medio, cioè le spese, che i clienti – consumatori italiani devono affrontare ogni anno per usufruire del servizio più comune offerto dalle banche e dagli istituti di credito: quello che gli consente di depositare i propri risparmi e il proprio reddito all’ interno di un conto corrente.

Come crescono i depositi bancari degli italiani

Il dato macroscopico che gli analisti di Via Nazionale si sono trovati a rilevare è stato il fatto che in Italia, almeno nel 33% dei casi, i costi effettivi di un conto corrente superano quelli prospettati ai clienti nei fogli informativi prima dell’ adesione, costo che in genere dovrebbero aggirarsi intorno ai 70 euro.

L’home banking non è per tutti

Tutte le banche e gli Istituti di credito sono infatti tenuti ad informare preventivamente i clienti sul costo medio del prodotto finanziario che i clienti stanno per attivare prima dell’ apertura, e quest’ ultimo è in genere riportato sotto la voce di un indicatore, denominato ISCIndicatore Sintetico di Costo.

Secondo l’ analisi compiuta dalla Banca d’Italia, quindi, la maggior parte dei correntisti italiani per tenere aperto il proprio conto corrente sarebbe costretta a pagare fino al oltre 100 euro all’ anno, dal momento che il prodotto finanziario in questione non è perfettamente tarato sull’ esigenza dei consumatori, portati così ad accrescere il numero e il totale delle spese.

Le spese medie rilevate per un conto corrente ammontano infatti oggi a circa 104 euro.

 

Come crescono i depositi bancari degli italiani

 Un recente studio condotto da Unimpresa ha rilevato che negli ultimi mesi è tornata a salire la propensione al risparmio degli italiani, che ha subito un rialzo di un punto percentuale rispetto all’ anno precedente, così come confermato anche dall’ Istat. Nello stesso periodo, infatti, i risparmi italiani hanno subito un incremento del 5,55%, grazie una maggiore quantità di denaro che è rimasta depositata all’ interno dei caveau delle banche

Italiani dediti al risparmio

 La paura della crisi fa novanta nonostante dall’Europa arrivi qualche rassicurazione: il Regno Unito ha rivisto in rialzo le stime sul PIL, i paesi dell’area centro orientale e le loro valute stanno attraversando un momento entusiasmante e le borse sono allineate verso l’alto, Siria a parte.

Nel Regno Unito la ripresa è reale

Eppure persistono delle sacche di crisi e nei paesi maggiormente a rischio, dal punto di vista della ripresa, facciamo l’esempio dell’Italia, la fiducia dei consumatori è ai minimi storici. Gli italiani, hanno applicato una loro particolare spending review ai consumi domestici. In pratica hanno scelto di portare in tavola prodotti di qualità inferiore e di tagliare anche i beni primari.

Non basta, questa nota di “costume” fa il paio con un’analisi dei conti in banca dei nostri connazionali. Sembra infatti che l’italiano medio sia convinto che la crisi durerà ancora a lungo, tanto che ha smesso di spendere soldi. In più c’è molta paura riguardo il rincaro delle imposte, considerando che il nodo dell’IMU non è ancora stato sciolto.

Il PD va allo scontro sull’IMU

La soluzione, in un contesto del genere, è facile: risparmiare, lasciare i soldi in banca, costruirsi un piccolo tesoretto con quello che la crisi non è riuscita ad erodere. I risparmi delle famiglie, dicono le statistiche, con l’acuirsi della crisi sono addirittura cresciuti del 5 per cento.