Rinegoziazione cessione del quinto: quando richiederla? Quali i requisiti e le caratteristiche?

Hai in corso una cessione del quinto dello stipendio o della pensione, ma sei in un momento di necessità e vuoi rivedere le condizioni del contratto? Forse hai bisogno di maggiore liquidità e -non vuoi-o non puoi richiedere una seconda cessione del quinto o un nuovo prestito personale?
Se ti trovi in questa situazione e hai bisogno di ottenere una cifra specifica senza però aprire un secondo prestito, allora puoi pensare alla rinegoziazione cessione del quinto.


La rinegoziazione cessione del quinto permette ai consumatori che hanno questa tipologia di finanziamento in corso, di ottenere nuova liquidità, andando ad allungare il periodo di restituzione del prestito. Ma come funziona esattamente la rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio? E quali sono i requisiti richiesti?

Preme specificare che questa è una guida su come rinegoziare la cessione del quinto e non sulle metodologie per ottenerla, che invece puoi trovare su:

https://prestitimag.it/articoli-cessione-quinto/

insieme ad altre guide specifiche su questa tipologia di prestiti.
Partiamo con la lettura!

Rinegoziazione cessione del quinto: quando richiederla?

La cessione del quinto dello stipendio o della pensione può essere rinegoziata, come previsto dalla legge 141/10, a patto però che sia passato il tempo utile per il pagamento di almeno 2/5 del prestito.
Per esattezza dunque, è possibile richiedere la rinegoziazione solo dopo aver pagato almeno il 40% del prestito iniziale. Quindi se inizialmente avevi richiesto una cessione dalla durata pari a 120 mesi, prima di poterla rinegoziare dovrai aver pagato le rate per almeno 4 anni.
Trascorsi i 4 anni utili, potrai procedere alla rinegoziazione della cessione del quinto dello stipendio o della pensione se si è in possesso dei requisiti necessari. Ma quali sono i requisiti richiesti per rinegoziare il prestito? Vediamolo insieme.

Cessione del quinto rinegoziazione: requisiti

Il primo requisito per richiedere la rinegoziazione, come abbiamo visto, è la necessità di aver corrisposto alla banca o finanziaria almeno i 2/5 del prestito complessivo. Ma ci sono anche altri obblighi da rispettare per accedere nuovamente a questo finanziamento e rinegoziarlo per avere maggiore liquidità.
Tra i principali requisiti per il rinnovo cessione del quinto troviamo:

  1. Situazione lavorativa: se si è chiesta la cessione con un contratto a tempo determinato (e questo è quasi in scadenza a pari passo del primo prestito) non si potrà richiedere una nuova erogazione di denaro. Lo stesso vale per chi ha chiesto il prestito con lo stipendio e sta per andare in pensione. In questo caso si deve attendere la pensione e poi richiedere il rinnovo del quinto.
  2. Stato di salute: alcune banche o finanziarie, specie se il richiedente è anziano, potrebbero richiedere un certificato medico per accertarsi della buona salute, ed evitare di rinnovare un prestito a una persona che non gode più di una salute che permetta alla banca di rientrare del prestito, senza coinvolgere l’assicurazione.
  3. Età: per chi ha richiesto la cessione del quinto della pensione, di solito c’è un limite di età pari a circa 80 anni (solo alcune banche permettono la cessione oltre quest’età), superata questa non è possibile richiedere la rinegoziazione.
  4. Nuovi prestiti in corso: la banca alla luce di altri prestiti in corso, attivati dopo la prima cessione del quinto, potrebbe non permettere la rinegoziazione, per non rischiare che il cliente si sovra-indebiti.
  5. Presenza di un’istanza di pignoramento: in caso di un’istanza per il pignoramento del conto corrente, dei beni, o del TFR, sovvenuta dopo la prima cessione del quinto, la banca potrebbe non permettere la rinegoziazione del prestito, per paura di non rientrare della nuova liquidità concessa.

Rinegoziazione cessione del quinto stipendio e pensione: come funziona

La rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio funziona allo stesso modo. Quindi dopo che ti sei accertato di avere i requisiti e dopo il pagamento del giusto numero di rate, potrai iniziare la fase di richiesta della rinegoziazione.
La rinegoziazione prevede che la banca richieda una nuova cessione che permetta di coprire il debito residuo e che al contempo ti dia la possibilità di ottenere nuova liquidità.
Quindi se hai un debito residuo di 13 mila euro e hai bisogno di altri 10 mila euro, la banca richiederà una cessione del quinto per un totale di 23 mila euro.
In questo modo sarà possibile pagare sia il debito residuo e ottenere maggiore liquidità, cambiando però le condizioni di durata del contratto, e in alcuni casi anche l’importo della rata.
Infatti, in fase d’istruttoria per la rinegoziazione, la banca effettua di nuovo il calcolo della cessione del quinto. In quanto, negli anni lo stipendio potrebbe essere aumentato (ad esempio per gli scatti d’anzianità).
Oppure se non si prende più lo stipendio, ma nel frattempo si è andati in pensione, allora dovrà fare il nuovo calcolo del quinto sul cedolino pensionistico.
Rifatto il calcolo della rata, la banca procede a comunicare al cliente il nuovo importo, i tassi d’interesse applicati e infine la nuova durata della cessione del quinto.
La durata infatti si allunga, e gli anni che si aggiungono alla precedente cessione, dipendono-naturalmente-dalla somma richiesta durante la rinegoziazione.

Come richiedere la rinegoziazione del quinto

Quando scegli di richiedere alla banca o ad una finanziaria la rinegoziazione cessione del quinto online oppure direttamente in sede, hai bisogno di avere a portata di mano alcuni specifici documenti.
I documenti richiesti sono:

  • Dichiarazione dei redditi
  • Ultime due busta paga o cedolini della pensione
  • Certificato di quota cedibile dello stipendio o pensione aggiornato
  • Documenti d’identità e codice fiscale

Con questi documenti, la banca o finanziaria potrà avviare la procedura di rinegoziazione che prevede:

  • Il controllo dei requisiti del richiedente
  • Se sussistono i requisiti, si procede alla preparazione dell’istruttoria
  • Avvio dell’iter per la richiesta della rinegoziazione
  • Attesa della delibera (ossia il vero e proprio lasciapassare per ottenere il rinnovo della cessione del quinto)
  • In caso di delibera positiva, la banca procede al conteggio estintivo (atto che chiude il vecchio prestito)
  • Firma del nuovo contratto di cessione del quinto dello stipendio o pensione
  • Erogazione della somma che fornisce nuova liquidità

Per completare tutto questo iter le banche o finanziarie possono richiedere tempi che vanno da un minimo di 30 giorni sino a più di 90, in base alla loro velocità di trattare le varie pratiche burocratiche.
In questa guida abbiamo visto nel dettaglio cos’è e come funziona la rinegoziazione del quinto dello stipendio. Se hai bisogno di altre informazioni, oppure qualcosa non ti è chiaro puoi contattarci o lasciarci un commento.
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Hai in corso una cessione del quinto dello stipendio o della pensione, ma sei in un momento di necessità e vuoi rivedere le condizioni del contratto? Forse hai bisogno di maggiore liquidità e -non vuoi-o non puoi richiedere una seconda cessione del quinto o un nuovo prestito personale?
Se ti trovi in questa situazione e hai bisogno di ottenere una cifra specifica senza però aprire un secondo prestito, allora puoi pensare alla rinegoziazione cessione del quinto.
La rinegoziazione cessione del quinto permette ai consumatori che hanno questa tipologia di finanziamento in corso, di ottenere nuova liquidità, andando ad allungare il periodo di restituzione del prestito. Ma come funziona esattamente la rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio? E quali sono i requisiti richiesti?
Preme specificare che questa è una guida su come rinegoziare la cessione del quinto e non sulle metodologie per ottenerla, che invece puoi trovare su https://prestitimag.it/articoli-cessione-quinto/; insieme ad altre guide specifiche su questa tipologia di prestiti.

Partiamo con la lettura!
Rinegoziazione cessione del quinto: quando richiederla?
La cessione del quinto dello stipendio o della pensione può essere rinegoziata, come previsto dalla legge 141/10, a patto però che sia passato il tempo utile per il pagamento di almeno 2/5 del prestito.
Per esattezza dunque, è possibile richiedere la rinegoziazione solo dopo aver pagato almeno il 40% del prestito iniziale. Quindi se inizialmente avevi richiesto una cessione dalla durata pari a 120 mesi, prima di poterla rinegoziare dovrai aver pagato le rate per almeno 4 anni.
Trascorsi i 4 anni utili, potrai procedere alla rinegoziazione della cessione del quinto dello stipendio o della pensione se si è in possesso dei requisiti necessari. Ma quali sono i requisiti richiesti per rinegoziare il prestito? Vediamolo insieme.
Cessione del quinto rinegoziazione: requisiti
Il primo requisito per richiedere la rinegoziazione, come abbiamo visto, è la necessità di aver corrisposto alla banca o finanziaria almeno i 2/5 del prestito complessivo. Ma ci sono anche altri obblighi da rispettare per accedere nuovamente a questo finanziamento e rinegoziarlo per avere maggiore liquidità.
Tra i principali requisiti per il rinnovo cessione del quinto troviamo:
1. Situazione lavorativa: se si è chiesta la cessione con un contratto a tempo determinato (e questo è quasi in scadenza a pari passo del primo prestito) non si potrà richiedere una nuova erogazione di denaro. Lo stesso vale per chi ha chiesto il prestito con lo stipendio e sta per andare in pensione. In questo caso si deve attendere la pensione e poi richiedere il rinnovo del quinto.
2. Stato di salute: alcune banche o finanziarie, specie se il richiedente è anziano, potrebbero richiedere un certificato medico per accertarsi della buona salute, ed evitare di rinnovare un prestito a una persona che non gode più di una salute che permetta alla banca di rientrare del prestito, senza coinvolgere l’assicurazione.
3. Età: per chi ha richiesto la cessione del quinto della pensione, di solito c’è un limite di età pari a circa 80 anni (solo alcune banche permettono la cessione oltre quest’età), superata questa non è possibile richiedere la rinegoziazione.
4. Nuovi prestiti in corso: la banca alla luce di altri prestiti in corso, attivati dopo la prima cessione del quinto, potrebbe non permettere la rinegoziazione, per non rischiare che il cliente si sovra-indebiti.
5. Presenza di un’istanza di pignoramento: in caso di un’istanza per il pignoramento del conto corrente, dei beni, o del TFR, sovvenuta dopo la prima cessione del quinto, la banca potrebbe non permettere la rinegoziazione del prestito, per paura di non rientrare della nuova liquidità concessa.
Rinegoziazione cessione del quinto stipendio e pensione: come funziona
La rinegoziazione del quinto della pensione o dello stipendio funziona allo stesso modo. Quindi dopo che ti sei accertato di avere i requisiti e dopo il pagamento del giusto numero di rate, potrai iniziare la fase di richiesta della rinegoziazione.
La rinegoziazione prevede che la banca richieda una nuova cessione che permetta di coprire il debito residuo e che al contempo ti dia la possibilità di ottenere nuova liquidità.
Quindi se hai un debito residuo di 13 mila euro e hai bisogno di altri 10 mila euro, la banca richiederà una cessione del quinto per un totale di 23 mila euro.
In questo modo sarà possibile pagare sia il debito residuo e ottenere maggiore liquidità, cambiando però le condizioni di durata del contratto, e in alcuni casi anche l’importo della rata.
Infatti, in fase d’istruttoria per la rinegoziazione, la banca effettua di nuovo il calcolo della cessione del quinto. In quanto, negli anni lo stipendio potrebbe essere aumentato (ad esempio per gli scatti d’anzianità).
Oppure se non si prende più lo stipendio, ma nel frattempo si è andati in pensione, allora dovrà fare il nuovo calcolo del quinto sul cedolino pensionistico.
Rifatto il calcolo della rata, la banca procede a comunicare al cliente il nuovo importo, i tassi d’interesse applicati e infine la nuova durata della cessione del quinto.
La durata infatti si allunga, e gli anni che si aggiungono alla precedente cessione, dipendono-naturalmente-dalla somma richiesta durante la rinegoziazione.
Come richiedere la rinegoziazione del quinto
Quando scegli di richiedere alla banca o ad una finanziaria la rinegoziazione cessione del quinto online oppure direttamente in sede, hai bisogno di avere a portata di mano alcuni specifici documenti.
I documenti richiesti sono:
• Dichiarazione dei redditi
• Ultime due busta paga o cedolini della pensione
• Certificato di quota cedibile dello stipendio o pensione aggiornato
• Documenti d’identità e codice fiscale
Con questi documenti, la banca o finanziaria potrà avviare la procedura di rinegoziazione che prevede:
• Il controllo dei requisiti del richiedente
• Se sussistono i requisiti, si procede alla preparazione dell’istruttoria
• Avvio dell’iter per la richiesta della rinegoziazione
• Attesa della delibera (ossia il vero e proprio lasciapassare per ottenere il rinnovo della cessione del quinto)
• In caso di delibera positiva, la banca procede al conteggio estintivo (atto che chiude il vecchio prestito)
• Firma del nuovo contratto di cessione del quinto dello stipendio o pensione
• Erogazione della somma che fornisce nuova liquidità
Per completare tutto questo iter le banche o finanziarie possono richiedere tempi che vanno da un minimo di 30 giorni sino a più di 90, in base alla loro velocità di trattare le varie pratiche burocratiche.
In questa guida abbiamo visto nel dettaglio cos’è e come funziona la rinegoziazione del quinto dello stipendio. Se hai bisogno di altre informazioni, oppure qualcosa non ti è chiaro puoi contattarci o lasciarci un commento.

Limite di controllo contanti: un po’ di chiarezza

Il limite di controllo dei contanti è un fattore che nel corso dei prossimi anni acquisterà un’importanza più rilevante per i correntisti a causa del suo abbassamento. Scopriamo insieme cosa è importante sapere su questo tema.

Perché stipulare una polizza sanitaria

Le assicurazioni sanitarie sono nate per coprire tutte le spese relative alla salute di chi le stipula. Vanno quindi a coprire la malattia, che è definita come l’alterazione dello stato di salute non derivante da un infortunio.

La malattia ha, per forza di cose, delle caratteristiche diverse dall’infortunio, ed è considerata come una alterazione della salute provocata da cause interne all’organismo. Vediamo allora cosa è l’assicurazione sanitaria, cosa copre e come funziona.

Cosa è l’assicurazione sanitaria

Le polizze sanitarie sono un tipo di assicurazione non obbligatoria che permette di far ricorso ad una prestazione medica privata senza spendere cifre esorbitanti. Questo tipo di polizza è ampiamente diffusa nei paesi dove non esiste un sistema di assistenza sanitaria statale come ad esempio negli Stati uniti, ma negli ultimi anni sta prendendo piede anche in Italia a causa dei purtroppo numerosi disservizi del Sistema Sanitario Nazionale italiano che si traducono in cure mediche non sempre adeguate e lunghe code d’attesa.

Proprio per questo sono in aumento i soggetti che decidono di affidarsi a cure mediche private, che però hanno dei costi esosi. Ed è qui che l’assicurazione sanitaria si rivela utile.

Cosa copre l’assicurazione sanitaria

Vi sono diversi tipi di assicurazione sanitaria, ed ognuna ha diverse coperture che possono adattarsi ad ogni tipo di esigenza, con eventuali estensioni a familiari e dipendenti.

Le garanzie e coperture più diffuse sono:

  • Indennitarie, servono a garantire all’assicurato una certa somma per ogni giorno di ricovero e, all’occorrenza, anche per la convalescenza una volta uscito dall’ospedale. È inoltre previsto un indennizzo per le ingessature causate dalla frattura di ossa e per eventuali mancati guadagni che derivano dal non aver potuto lavorare in quanto convalescente o ricoverato.
  • A rimborso, pensate per risarcire il beneficiario, in toto o in parte (a seconda di quanto stabilito nel contratto), le spese mediche che sono state sostenute per malattia o per incidente. Queste spese possono essere anticipate dall’assicurato, che verrà in seguito rimborsato, oppure possono essere direttamente addebitate alla compagnia assicurativa.
  • Invalidità permanente, è una garanzia che assegna un indennizzo economico relativo al grado di invalidità che deve superare almeno il 26%.

Quindi, le assicurazioni sanitarie danno copertura per spese di degenza, ricovero, fisioterapia, cure, riabilitazione, acquisto di medicinali durante la fase di ricovero e accertamenti diagnostici per malattia o infortunio.

Le assicurazioni sanitarie invece non coprono interventi estetici, aborti volontari che non siano a fini terapeutici, cure dal dietologo, correzione di difetti fisici, malattie come l’Aids, patologie psichiche o infortuni derivanti dall’abuso di alcolici o sostanze psicotrope.

Qualche compagnia assicurativa copre anche le cure dentarie, ma esiste una polizza dedicata a queste cure.

Chi dovrebbe sottoscrivere un’assicurazione sanitaria

Nel nostro paese le spese mediche sono garantite dalla legge, ma noi tutti sappiamo quanto sia difficile accedervi, specialmente per quanto riguarda i denti, la fisioterapia, l’oculistica e via dicendo. Senza dimenticare che, anche con le prestazioni garantite dallo Stato, che comunque vanno pagate, i tempi di attesa sono biblici.

Ecco quindi che l’assicurazione sanitaria interviene per fornire cure private, veloci ed eseguite da professionisti ottenendo un rimborso totale o parziale dei costi.

No alle banche i giovani oggi vogliono le carte di credito

I Millenials, ossia i ragazzi nati a partire dal 1 gennaio 2000, sono i principali fruitori delle moderne forme di pagamento, che stanno sostituendo quelle collegate alle banche intese come luoghi fisici. Il mobile banking, dunque, sta rimpiazzando le lunghe code in fila allo sportello, i bonifici online quelli cartacei; le carte di debito e credito sono ormai gli strumenti di pagamento più utilizzati dai ragazzi, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha scoperto che 7 ragazzi su 10 preferiscono pagare con la carta di credito: acquistano principalmente viaggi, indumenti e prodotti tecnologici. In questo articolo, scritto in collaborazione con il portale e-risparmio.it, si scoprirà perché i giovani hanno detto di no alle banche e preferiscono invece le carte di credito e le carte conto.

Le banche si stanno adeguando alle nuove tecnologie, consapevoli che sono proprio i giovani i maggiori fruitori dei nuovi servizi di internet banking, delle carte contactless e dei bonifici online. Le operazioni di acquisto sono sempre più veloci, sicure; tutto avviene tutto in tempo reale. Oggi è impensabile che un giovane si metta in fila in banca per effettuare un bonifico oppure che vada a ritirare contante allo sportello.

È diventato anche meno frequente prelevare dagli ATM, perché il futuro della moneta non è fisico. In un futuro prossimo le banconote potrebbero sparire definitivamente ed essere sostituite da moneta virtuale, che si sposta in via telematica. Le carte di credito, per esempio, permettono di acquistare vestiti, pagare il conto in pizzeria, noleggiare un’auto in vacanza.

Cos’è tecnicamente una carta di credito

Si tratta di una tessera provvista di microchip e banda magnetica, grazie alla quale è possibile effettuare transazioni, ossia pagamenti, telematicamente. Sulla parte anteriore della carta sono indicate le generalità del titolare, il numero identificativo della tessera e la data di scadenza; nella parte posteriore ci sono informazioni fondamentali: il CVV2, acronimo di Card Verification Value, oppure il CVC2, che sta per Card Validation Code; sono i codici di controllo che servono a garantire la sicurezza dell’operazione, quando si usa la carta di credito online. È la banca presso cui si ha il conto corrente che rilascia la carta di credito, che il più delle volte è collegata a circuiti internazionali come American Express, Mastercard e Visa.

Perché i giovani preferiscono la carta di credito

La rivoluzione che sta cambiando le nostre abitudini è strettamente collegata con la generazione Z, quella nata tra il 1995 e il 2010; i ragazzi nati in questi anni sono stati definiti come la “iGen”, la generazione che ha una percezione del denaro diversa da quella dei loro genitori. Hanno una relazione con il denaro differente da quella tradizionale, con lati positivi e negativi.

Ma perché la generazione Z preferisce le carte di credito alle banche?

Innanzitutto è necessario dire che quasi tutti i giovani maggiorenni, se hanno un conto in banca, utilizzano l’home banking; la maggior parte di loro possiede una carta di credito o una carta prepagata. Molti ragazzi usufruiscono anche dei servizi finanziari, effettuano cioè operazioni di trading, ossia comprano e vendono online; il motivo di questa scelta è il risparmio: la stessa operazione costa molto meno perché non sono previste spese di commissione, in quanto l’utente effettua le stesse operazioni che il commesso della banca svolgere abitualmente per lavoro, dietro lo sportello.

Inoltre un giovane su due rateizza le spese con una carta di credito.
Uno studio effettuato di recente ha evidenziato che la carta più utilizzata dagli under 35 è la carta di credito a saldo; si tratta della metà del campione che è stato sottoposto a intervista; la scelta è indirizzata dai vantaggi che una carta di credito a saldo offre agli utenti giovani. Tale prodotto è destinato a superare la carta prepagata nelle preferenze dei giovani utenti italiani.

Vantaggi delle carte di credito

Perché le carte di credito sono ricercate dai giovani? Perché offrono molte possibilità. Permettono di acquistare prodotti ed effettuare pagamenti anche in periodi in cui manca la liquidità necessaria; queste carte infatti consentono di usufruire di un credito, da cui deriva la denominazione della carta; infatti, l’addebito sul conto corrente, della cifra pagata per la transazione, viene posticipato. In più la carta di credito è uno strumento sicuro, perché in caso di clonazione, furto, smarrimento o truffa ad opera dei malfattori, è possibile bloccarla senza incorrere in indebite perdite di denaro e sostituirla senza alcun problema.

I giovani amano viaggiare e avere in tasca uno strumento finanziario che permetta loro di pagare un pranzo, un hotel o un’auto a noleggio, senza andare in giro con molto denaro contante: è una comodità a cui è difficile rinunciare.
Quasi tutte le carte di credito sono spendibili all’interno dei più importanti circuiti internazionali, per cui è sempre possibile effettuare transazioni in ogni occasione. Per noleggiare un’auto è indispensabile avere una carta di credito; inoltre consentirà l’opzione di un’assicurazione aggiuntiva, per coprire eventuali danni provocati alla vettura in caso d’incidente.

In più, proprio come per le prepagate, le carte di credito possono essere ricaricate a distanza; nel caso in cui il giovane sia all’estero, per esempio, i genitori possono intervenire per far confluire denaro sulla carta, nell’emergenza.
Una carta di credito presuppone la titolarità di un conto corrente online, consentendo di avere traccia di tutte le operazioni effettuate, anche dopo molto tempo.

Le carte di credito scelte dai giovani

Le carte di credito non sono tutte uguali; in molti casi conviene approfittare delle offerte promozionali delle banche, che invogliano così i clienti ad aprire un conto corrente presso di loro. I giovani, che le utilizzano principalmente per acquistare su internet e viaggiare, solitamente optano per quelle che hanno bassi costi di prelievo all’estero. Inoltre è meglio optare per tetti di spesa massimi, per poter fronteggiare acquisti di biglietti aerei effettuati all’ultimo momento.
Molto gettonata è la carta di credito che si auto-ricarica mensilmente, prelevando in autonomia il denaro stabilito, direttamente dal conto corrente. Questa opzione permette di non trovarsi inavvertitamente in rosso.

Conoscenza e competenze finanziarie disponibili per tutti. Istruzioni per condividere un futuro sereno

Dal 1 al 31 ottobre torna per il secondo anno consecutivo il Mese dell’Educazione Finanziaria promosso dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. Lo scopo di questo evento nazionale è quello di organizzare una rete di istituzioni e associazioni che possano con le loro iniziative dare vita a una serie di momenti divulgativi proiettati ad aiutare i cittadini a crescere e ad evolversi sul tema della finanza.

Enrico Cerreto: analisi pianificazione del patrimonio

Consulente patrimoniale, iscritto all’albo dei consulenti finanziari da aprile 2001 con mandato Fideuram, Banca per la quale lavora presso al sede di Napoli, Enrico Cerreto identifica i punti centrali nell’attività di pianificazione del patrimonio.

“I patrimoni delle famiglie, delle aziende e dei professionisti – dice l’esperto – necessitano di una maggiore tutela patrimoniale, soprattutto a fronte della crisi economica e di uno scenario economico-finanziario incerto. Quando parliamo di pianificazione del patrimonio dobbiamo innanzitutto considerare che andiamo ad occuparci di persone e non solo del loro denaro”.

“Il processo di pianificazione – spiega Enrico Cerreto – inizia con l’analisi della situazione economica e patrimoniale del cliente, vengono individuati i bisogni e gli obiettivi su cui intervenire e viene anche valutato il profilo di rischio. Nella fase di pianificazione le risorse vengono ripartite sulle aree di bisogno. Si definisce quindi una strategia che sia coerente con le necessità messe in evidenza in ciascuna area di bisogno e obiettivo. Vengono poi individuati gli strumenti in grado di realizzare la strategia definita nella fase di pianificazione. A tutto questo si aggiunge la fase di monitoraggio, che vuol dire di verifica dell’andamento nel tempo del patrimonio del cliente e che monitora l’evoluzione degli obiettivi”.

È necessario quindi comprendere i bisogni e gli obiettivi del cliente verificando attentamente ogni esigenza così da guardare al futuro con tranquillità.

“Il mio primo obiettivo – evidenzia Enrico Cerreto – è di aiutare a riconoscere le necessità dei miei clienti, ordinarle ed organizzarle, individuando anche le priorità personali. È importante far emergere i bisogni reali del cliente aiutandolo a non attuare comportamenti irrazionali e assistendolo nel tempo, monitorando il suo portafoglio e, se il caso, consigliandolo secondo le necessità”.

“Il patrimonialista – prosegue Cerreto – può aiutare il cliente nell’utilizzo corretto e strategico delle risorse a disposizione, solo dopo una visione corretta e completa dell’intero patrimonio. Bisogna tenere in considerazione elementi finanziari, fiscali e successori, ma anche lo stile di vita del cliente, il controllo del bilancio familiare, la gestione del conto corrente e della liquidità in genere. Solo così si può proteggere il proprio patrimonio e mettere in campo le strategie migliori per raggiungere gli obiettivi che il cliente si è prefissato”.

Importante utilizzare una comunicazione efficace attraverso un linguaggio che non sia troppo tecnico ma che risulti di più immediata comprensione per il cliente e l’intero nucleo familiare.

“Con il cliente è necessario utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile – conclude Enrico Cerreto -, ma bisogna mettere in campo anche altre qualità, come professionalità, capacità di ascolto ed empatia. Fondamentale il rapporto con il cliente, senza fiducia reciproca cessa di esistere il ruolo del consulente, la cui attività viene messa in campo nell’esclusivo interesse del cliente”.

Enrico Cerreto spiega chi è il consulente patrimoniale

Con Enrico Cerreto, dal 2001 Private Banker presso la Banca Fideuram S.p.a. di Napoli, abbiamo cercato di capire meglio la figura del consulente patrimoniale. L’esperto ci spiega chi è e cosa fa questo professionista.

“Il consulente patrimoniale – afferma Enrico Cerreto – affianca il cliente in tutto il percorso di identificazione degli obiettivi e di pianificazione dei propri investimenti. Si instaura un rapporto di natura strettamente fiduciaria. È necessario definire con il cliente quali sono gli obiettivi concreti che si vogliono raggiungere e le strategie migliori per riuscire a raggiungere le mete prefissate, evidenziando anche percorsi alternativi in caso di intoppi”.

Il consulente patrimoniale è un professionista specializzato nel fornire una consulenza finanziaria ad ampio raggio che consenta ai clienti di agire in maniera prospettica, a partire dal contesto familiare, patrimoniale e professionale attuale, per ottimizzare azioni di pianificazione finalizzate alla gestione, allo sviluppo, alla tutela e alla trasmissione del patrimonio.

La consulenza patrimoniale è un servizio però estremamente complesso: occorre instaurare un rapporto professionale e fiduciario con il cliente; fare una analisi esaustiva del patrimonio e dei bisogni correlati all’interno del sistema di relazioni familiare e imprenditoriale del cliente.

Proporre inoltre il mix più adeguato di soluzioni finanziarie, assicurative, previdenziali, fiscali e di asset protection, muovendosi su un terreno in costante mutamento in termini di regolamentazione, servizi e prodotti, condizioni socio-demografiche, mercati e lavoro.

“Professionalità, capacità di ascolto ed empatia – evidenzia Enrico Cerreto – sono qualità per svolgere al meglio questa professione. Sono tutti elementi necessari per aiutare i clienti a trovare le migliori soluzioni per le loro singole esigenze in modo da raggiungere i loro obiettivi finanziari. Non bisogna mai trascurare il passaggio generazionale, a mio avviso di fondamentale importanza in questa attività”.

Enrico Cerreto dopo la laurea in giurisprudenza conseguita presso l’Università Federico II di Napoli, ha studiato a Londra all’Imperial College Business School. La sua attività bancaria è iniziata nel 1989 presso la Citibank Italia di Napoli, poi divenuta Banco Ambrosiano Veneto fino al 2001.

Da aprile 2001 è iscritto all’albo dei consulenti finanziari con mandato di Fideuram Spa. Negli anni ha ricoperto il ruolo di back office, addetto clientela retail, addetto clientela executive, estero merci, settorista aziende, direttore di filiale. Oggi si occupa di tutela, gestione e trasmissione di patrimoni per clienti con ricchezza finanziaria di 500mila euro di soglia minima.

“Il consulente patrimoniale – conclude Enrico Cerreto – vuole comprendere a fondo il suo cliente, per poter essere un suo punto di riferimento, affidabile nel tempo e assolutamente indipendente da criteri di vendita, nell’esclusivo suo interesse. Il patrimonialista genera valore per il cliente. Le esigenze che spingono gli investitori a rivolgersi a un consulente di fiducia sono: la pianificazione finanziaria di lungo periodo e la protezione del patrimonio”.

Cos’è e a cosa serve l’Assicurazione Donazione

 A cosa serve l’assicurazione donazione.
Ricevere una donazione o ereditare un bene è da sempre considerata una fortuna, tuttavia, se qualcosa non va nel verso giusto, c’è il rischio concreto di dover restituire quanto ricevuto o di dover risarcire eventuali eredi che decidono di rivendicarne la proprietà.
Questo vuol dire che, qualora si ricevesse in donazione un immobile, prima di affrontare le spese relative alla sua ristrutturazione o prima di procedere alla sua vendita, è opportuno verificare che tutto sia in regola e non ci sia il rischio di dover restituire in futuro quanto ottenuto.
Tale controllo può però richiedere un tempo drammaticamente lungo.
Prima che la burocrazia faccia il suo corso possono trascorrere anni e, bloccare un patrimonio consistente per tutto il tempo necessario, può rappresentare un problema serio.
Chi infatti è considerato il proprietario di un immobile ha la responsabilità fiscale di versare le imposte dovute e le responsabilità previste dalle normative per quel che riguarda le opere di manutenzione e messa in sicurezza dello stesso.
Ecco perché l’assicurazione donazione è considerata uno strumento prezioso per utilizzare fin da subito ciò che è stato donato e mettersi al riparo dai possibili rischi.

Quando è necessaria l’assicurazione donazione
L’assicurazione donazione è necessaria quando si pensa che ci siano soggetti che possano tentare di rivalere la loro proprietà parziale o totale sul bene donato.
Ci sono diversi casi in cui ciò può avvenire. Un tipico esempio è rappresentato da un immobile che viene donato e del quale i legittimi eredi rivendicano poi la proprietà.
Occorre infatti sapere che, nel nostro ordinamento giuridico, non sempre è possibile lasciare il proprio patrimonio a chi si desidera. Chi esprime le ultime volontà deve tenere conto delle leggi vigenti e ricordare che, in caso di morte, il coniuge e i figli hanno diritto ad una parte del patrimonio lasciato dal defunto a prescindere dalle sue decisioni (secondo la cosiddetta quota di legittima).
Qualora si ricevesse in donazione un immobile e gli eredi di diritto si rivalessero su di esso partirebbe un iter burocratico a valle del quale potrebbe accadere di dover restitutore l’intero immobile o comunque di dover risarcire con il proprio patrimonio gli eredi.
In casi come questo stipulare una polizza assicurativa può senza dubbio convenire.

Che cosa copre l’assicurazione donazione?
Il bisogno di stipulare un’assicurazione donazione nasce dall’idea che un soggetto, possa far valere i suoi diritti sul bene donato. Qualora il suo diritto venisse riconosciuto, il beneficiario della donazione dovrà consegnare l’immobile o, in alternativa, versare un risarcimento economico.
Se ad esempio chi si rivale sull’immbile aveva diritto ad una parte pari al 50% dello stesso potrà essere soddisfatto mediante il risarcimento di un importo pari al valore della metà dell’immobile stesso.
Per chi ha stipulato un’assicurazione donazione il versamento di questo importo sarà a carico della compagnia assicurativa.

Ma a chi è rivoltal’assicurazione donazione? Chi può stipularla?
Questo tipo di polizza può essere sottoscritta da 4 soggetti:
– chi dona il bene,
– colui che riceve la donazione,
– chi decide di acquistare un bene donato,
– l’istituto di credito che concede in prestito una somma per l’acquisto dell’immobile.
É importante sottolineare che tutti i soggetti citati possono essere considerati ‘a rischio’.
Se infatti per chi dona il bene l’assicurazione è importante per far sì che le sue volontà siano rispettate, per gli altri è fondamentale al fine di non dover risarcire eventuali aventi diritto.
Bisogna infatti precisare che, secondo la legge italiana, chi vanta dei diritti su un immobile può rivalersi su chi ha ricevuto il bene in donazione, ma se questi non fosse in grado di restituire il bene o di risarcirlo sarà chi ha comprato l’immobile a dover rispondere.
Ecco perché l’assicurazione è indispensabile anche per chi acquista un bene donato.

Quali sono i costi medi di un’assicurazione donazione?
Naturalmente i costi variano in funzione del valore del bene assicurato e possono dipendere da una moltitudine di altri fattori per cui fornire delle cifre è piuttosto difficile.
In maniera molto orientativa si può dire che mediamente un’assicurazione donazione prevede un premio pari al 3-4 per mille del valore del bene assicurato.
Salvo diversi accordi il premio viene versato in un’unica soluzione. L’importo assicurato sarà quello del valore commerciale del bene donato. Tra le condizioni della polizza può essere stabilito che tale valore venga rivalutato nel tempo.

Quanto dura una polizza donazione
La durata di questa polizza è pensata per proteggere chi la stipula fin quando sussiste il rischio che qualcuno rivendichi i beni donati. Per questo motivo ha una durata che copre i tempi di prescrizione entro cui eventuali aventi diritto possano richiedere la restituzione di quanto donato.

Le 4 tipologie della carta conto N26

 Le recensioni N26 hanno eletto questa speciale carta conto come uno dei migliori prodotti sul mercato dell’home banking. Grazie alle sue peculiari caratteristiche questa carta è in grado di fungere sia come conto corrente che come prepagata. Si possono quindi effettuare prelievi, bonifici e ricariche, accreditare pensioni e stipendi, addebitare le bollette ecc. con la possibilità di utilizzare una carta Mastercard associata. L’apertura del conto N26 è estremamente facile e veloce poiché richiede pochi minuti. Dopo aver scaricato l’app parte una videochiamata, dopodiché è sufficiente mostrare un documento d’identità e scattarsi un selfie per l’identificazione. La carta conto N26 propone ai quattro clienti quattro tipologie di conti: Standard, Business, Black e Metal. In questo articolo analizziamo le specifiche, i vantaggi ed i costi di ogni singolo conto.

Il conto N26 Standard risulta il più vantaggioso da un punto di vista economico, poiché non prevede costi di gestione né canoni fissi. Di contro però offre funzioni piuttosto semplici, che risultano comunque molto utili per chi fa un utilizzo piuttosto basilare della carta. Nello specifico con questo conto i clienti possono ricevere ed inviare bonifici da ogni parte del mondo, oppure ritirare denaro presso qualsiasi sportello bancomat dell’Unione Europea senza ulteriori spese aggiuntive. I clienti hanno la facoltà di modificare i limiti di spesa quotidiani e mensili in base alle proprie necessità. Infine si possono bloccare i prelievi allo sportello ed all’estero, così i clienti possono gestire il loro conto nella massima libertà.

Il conto N26 Business può essere considerato il fratello maggiore del conto N26 Standard, poiché offre funzioni piuttosto simili. La differenza principale risiede nei servizi dedicati prevalentemente a professionisti con partita Iva, freelance ed imprenditori. Questo conto è indicato anche a chi effettua diverse spese online, poiché è garantito il diritto ad un cashback dello 0,1% su tutti gli acquisti effettuati. Ciò significa che maggiori saranno gli acquisti online e maggiori saranno i benefici derivanti.

Il conto N26 Black è destinato a coloro che sono spesso in viaggio. Sono presenti numerosi vantaggi che però hanno un costo mensile pari a 5,90 euro. I servizi relativi alle assicurazioni di viaggio sono forniti dal gruppo Allianz. La polizza più importante riguarda la copertura medica in viaggio all’estero, una garanzia accessoria molto utile quando i clienti si recano in paesi dove vige un’assistenza sanitaria privata. É previsto un rimborso per i ritardi aerei superiori alle 4 ore e per il ritardo della consegna del bagaglio superiore alle 6 ore. Viene infine garantita la copertura anche sul denaro rubato entro 4 ore con il prelievo con carta Black. Con questo conto è possibile prelevare denaro all’estero presso gli ATM in valuta locale, senza ulteriori spese aggiuntive.

Eccoci infine al conto nuovo di zecca che ha fatto il suo debutto ultimamente: il conto N26 Metal. In linea di massima questo conto offre gli stessi vantaggi del conto N26 Black, ma costa 14,90 euro al mese poiché garantisce ulteriori privilegi. I possessori di questo conto hanno l’opportunità di accedere a sconti e promozioni esclusivi per prodotti forniti da partner affiliati, tra cui Talent Garden, Tannico, IHG, Home24, GetYourGuide e Hotels.com.

 

I vantaggi della carta prepagata Viabuy

 Il mondo delle carte prepagate si arricchisce, grazie alla carta Viabuy. Si tratta di una carta di credito prepagata, con in più il vantaggio di essere correlata ad un codice IBAN univoco. Oltre ad essere comoda e pratica per gli acquisti in Italia e nel mondo, per i prelievi di contante agli sportelli ATM e per gli acquisti in rete, la carta Viabuy permette quindi di fare e ricevere dei bonifici, senza doversi preoccupare di avere un conto corrente di altro genere a disposizione.

Come attivare una carta Viabuy
Stiamo parlando di una carta di credito prepagata che si può aprire direttamente online. Basta compilare un form in cui si devono indicare le proprie generalità, un recapito telefonico e un indirizzo sul territorio europeo. Il sito Viabuy permette anche di personalizzare la carta, a cominciare dal colore: è disponibile nella versione nera e in quella oro, molto più lussuosa. Non appena si effettua l’ordine la carta viene preparata e spedita direttamente a casa del singolo cliente, quindi non c’è bisogno di uscire o di effettuare la spedizione di moduli o fotocopie. Il codice identificativo della carta ci viene subito indicato, in modo da poter effettuare dei bonifici per la ricarica, e in seguito i primi acquisti.

I vantaggi di una prepagata “anonima”
La carta Viabuy è gestita da una finanziaria che ha sede nel Regno Unito, quindi stiamo parlando di un prodotto sicuro, che ci mantiene lontani dalle frodi. Leggendo meglio i requisiti che abbiamo indicato prima, quelli richiesti in fase di richiesta della carta Viabuy, appare chiaro come non sia necessario indicare codici fiscali, situazioni finanziarie, la possibilità di dimostrare delle entrate mensili. Stiamo quindi parlando di una carta che si può attivare anche da parte di studenti e disoccupati; allo stesso tempo anche chi ha avuto qualche problema correlato a ritardi sui pagamenti o a questioni che hanno a che fare con la giustizia, persino un cattivo pagatore, non troverà alcun tipo di intoppo al momento della richiesta di questa prepagata. Del resto stiamo parlando di una carta che semplicemente permette di utilizzare in modo elettronico i propri soldi: non esiste possibilità di scoperto, quindi l’ente che emette la carta non rischia nulla.

Quanto costa
Il costo di viabuy è leggermente superiore rispetto a quello di altre prepagate disponibili in commercio. Ci side ve però ricordare che può essere ottenuta da qualsiasi soggetto maggiorenne che risieda all’interno del continente europeo, senza necessità di avere particolari requisiti. Il costo per l’emissione della carta è di 69,9 euro; il canone annuo è di 19,9 euro, ma comprende la possibilità di richiedere gratuitamente delle carte partner (anche di tipo aziendale), oltre a tutti i pagamenti di tipo elettronico che intendiamo fare, se effettuati nella medesima valuta del conto. In pratica ogni volta che paghiamo il conto su un sito internet o tramite un POS non avremo alcun tipo di costo dall’utilizzo della carta. I pagamenti in valuta straniera sono calcolati un 2,75% del totale della spesa, mentre i prelievi di contante da bancomat hanno un costo di 5 euro, più l’eventuale spesa richiesta dall’ente che gestisce lo specifico sportello ATM.

Ricaricare la carta
Visto che la nostra nuova carta Viabuy ha un suo codice IBAN il modo più rapido per ricaricarla consiste nel fare un tradizionale bonifico SEPA, versandovi dei fondi. Questo ci consente anche di avere a disposizione un comodo servizio di home banking, tramite cui effettuare le più varie operazioni che desideriamo svolgere nel corso di un mese. Se dobbiamo invece ricaricare la carta con dei contanti possiamo effettuare un comune deposito presso un qualsiasi sportello bancario abilitato.