Come funziona il fermo amministrativo di Equitalia

 Con il Decreto del Fare il Governo ha puntato a rendere più ‘umano’ il rapporto degli italiani con il Fisco e, soprattutto, con Equitalia, la società demandata dallo stato alla riscossione dei tributi presso i privati e le aziende.

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Tra le novità più importanti introdotte dal Decreto del Fare sicuramente c’è il divieto, per Equitalia, di procede al fermo amministrativo dei cosiddetti beni strumentali delle aziende e dei liberi professionisti.

Con questo divieto il Governo mira a non privare aziende e professionisti degli strumenti che necessitano per la continuazione della loro attività produttiva. È compito del contribuente in debito con il Fisco dimostrare che il bene strumentale sia realmente indispensabile al proseguimento dell’attività lavorativa.

Nel Decreto del Fare sono comprese altre due novità per quanto riguarda il fermo dei beni strumentali delle imprese e dei liberi professionisti: da un lato l’allungamento dei tempi dalla notifica di pagamento al fermo, che è stata portata da 20 a 30 giorni, e, in secondo luogo, l’ipoteca sui beni strumentali sottoposti a fermo che non potrà essere maggiore di un quinto del valore dei beni strumentali in questione.

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Allo stesso modo è stata prevista anche l’impossibilità di pignoramento della prima casa quando questa risulti essere l’unico immobile di proprietà del contribuente debitore, se nell’immobile è stata fissata la residenza principale.

La Formula 1 corre all’ombra del Fisco

 Più di una volta ci siamo soffermati sul rapporto complesso tra il mondo dello sporto e quello del fisco ma abbiamo parlato soprattutto di squadre calcistiche. Adesso, invece, l’attenzione della cronaca finanziaria si è spostata sulla Formula 1 che in Gran Bretagna paga meno di un milione di tasse nonostante l’indotto di denaro generato.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Insomma, Bernie Ecclestone è da considerare un vecchio volpone  e con la sua natura elusiva sembra essere pronto ad entrare nell’insieme di “evasori” graziati del quale fanno parte grosse aziende come Google ed Apple. Il gigante di Mountain View e l’azienda di Cupertino, infatti, hanno trovato un buon sistema per eludere il fisco in Inghilterra.

Lo stesso sistema è stato poi adottato anche dalla Formula 1 che pur avendo incassato profitti per 305 milioni di sterline, ha pagato soltanto 1 milioni di sterline di tasse. La situazione descritta dipende tantissimo dal gioco che si può fare con gli interessi passivi e con le deduzioni fiscali.

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Siamo di fronte all’ennesimo furbetto? Risposta affermativa. I numeri della Formula 1 parlano chiaro: 1 milione di sterline di tasse per il 2011, un fatturato di 980 milioni di sterline nello stesso anno e profitti registrati per 305 milioni di sterline. A denunciare la situazione ci ha pensato il quotidiano Indipendent di Londra.

 

Ridurre i contanti per combattere l’evasione

 L’evasione fiscale è un problema molto sentito nel nostro paese ma adesso sembra sia stata trovata la strada giusta per combattere questa piaga sociale, si tratta della moneta elettronica. Molti analisti finanziari sono convinti che l’arma per combattere il sommerso, la cosiddetta “black economy”, sia proprio questa.

Le nuove soglie del recupero crediti per gli errori per modico valore

Per suffragare l’ipotesi è stata anche proposta una ricerca curata dall’Istituto I-Com. Per combattere l’evasione fiscale ci si propone d’incentivare l’uso delle carte di credito a discapito del contante. E’ questa l’emergenza cui gli istituti di credito e il sistema italiano dei pagamenti, devono far fronte.

L’Italia ha le tasche bucate

Una rivoluzione che va a toccare le carte di credito ma anche le carte bancomat e le carte prepagate. Secondo l’ipotesi portata avanti dall’Istituto I-Com, nel nostro paese, basterebbero 10 milioni di carte di pagamento in più in circolazione per risanare l’economia e la finanza. In realtà, aumentando il numero delle carte, si ridurrebbe del 3,6 per cento il valore dell’economia sommersa. In termini monetari si parla di un recupero superiore ai 5 miliardi di euro.

Il problema è soltanto nella fattibilità del progetto che ormai è in piedi dal lontano 2006. In cinque anni la fiducia nella moneta elettronica è aumentata ed ora sembra sia arrivato il momento giusto per fare la rivoluzione. Sarà vero?

 

L’IVA deve essere saldata prima di Natale

 Se l’Imposta sul valore aggiunto è saldata prima di Natale, allora non ci sono problemi con il fisco. In caso contrario, il contribuente deve sapere che entra in una posizione scomoda visto che si configura il reato di omesso versamento.

La notizia è stata data dalle pagine di FiscoOggi, il quotidiano digitale dell’Agenzia delle Entrate. Il cuore del discorso è in una sentenza della Corte di Cassazione dell’8 luglio 2013, la numero 28945. I porporati hanno spiegato che si configura il reato di omesso versamento dell’IVA anche senza la notifica dell’avviso di accertamento tributario. Infatti l’omesso versamento c’è se non si rispettano i termini di versamento del saldo.

Si ricomincia ad agosto con i pagamenti

Tutto il dovuto all’Erario deve essere pagato in base a quanto riportato nella dichiarazione annuale ed entro il termine tassativo del 27 dicembre dell’anno successivo a quello d’imposta.

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La precisazione nasce anche in questo caso da un fatto di cronaca finanziaria: una contribuente, accusata di omesso versamento. Per il reato in questione il GIP ha chiesto addirittura il sequestro preventivo dei beni per un ammontare corrispondente a quello dovuto all’Erario. La condanna è stata confermata dal riesame nonostante il ricorso del contribuente che dichiarava di non aver ricevuto l’avviso di accertamento dell’ufficio giudiziario.

Modello 730 anche per chi non ha il sostituto d’imposta

 Il Modello 730 per la dichiarazione dei redditi può essere presentato solo da dipendenti, pensionati e titolari di alcuni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, in quanto eventuali debiti e crediti risultanti dalla dichiarazione stessa potranno essere scontati nella busta paga.

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Con  l’emendamento al Decreto del Fare sull’argomento, è stata data la possibilità di utilizzare il Modello 730 anche per quei lavoratori che si trovano senza un sostituto d’imposta. L’emendamento entrerà in vigore a partire dal 2014.

La decisione è stata presa per andare incontro alla platea sempre più vasta di contribuenti che si trovano senza lavoro e, quindi, senza un sostituto d’imposta. Nel testo dell’emendamento si legge che il Modello 730 può essere presentato da soggetti che hanno percepito redditi di lavoro dipendente o assimilato anche «in assenza di un sostituito d’imposta tenuto a effettuare il conguaglio».

In questo caso, se dalla dichiarazione emerge che il contribuente è in debito, saranno i Caf a provvedere all’invio del Modello F24 all’Agenzia delle Entrate.

Il versamento può essere effettuato anche con delega, da compilare in ogni sua parte, che deve essere consegnata al contribuente entro e non oltre il 6 giugno (proroga possibile fino al 6 luglio ma con maggiorazione dello 0,4%).

Se, invece, la dichiarazione dei redditi restituisce una situazione di credito del contribuente, il rimborso sarà effettuato dall’amministrazione finanziaria.

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Inoltre, l’emendamento prevede che il Modello 730 possa essere presentato anche in mancanza di un sostituto d’imposta già per il 2013, ma solo nel caso in cui la risultante della dichiarazione sia un credito a favore del contribuente.

Scadenza e aliquote della Tobin Tax

 La Tobin Tax, o tassa sulle speculazioni finanziarie (TTF), è entrata in vigore con la Legge di Stabilità. Il provvedimento, voluto dal governo tecnico di Mario Monti, prevede che, sulle transazioni avvenute a partire dal 1 marzo 2013, si debba pagare una percentuale di tasse, con lo scopo di contrastare quanto più possibile la speculazione finanziaria e, quindi, regolamentare le modalità operative dei mercati.

L’Italia e la Francia sono gli unici due paesi dell’Unione Europea che hanno introdotto la Tobin Tax, su un totale di 11 che si sono detti favorevoli alla sua introduzione (gli altri paesi sono Belgio, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia).

La prima novità riguardante la Tobin Tax è stata lo slittamento del pagamento della prima rata dal 16 luglio al 16 ottobre 2013, voluto dal Decreto del Fare.

Le aliquote della Tobin Tax

Le aliquote con le quali si applica la Tobin Tax sono due:

0,12% per le operazioni eseguite sui mercati regolamentati (0,10% dal 2014);

0,22% per quelle su altri mercati (0,20% dal 2014).

La Tobin Tax, come succede quando si introduce una nuova imposizione, è stata oggetto di polemiche soprattutto da parte degli esperti del settore che hanno lamentato il maggiore carico burocratico al quale si dovrà fare fronte che potrebbe rappresentare un ulteriore paletto agli investimenti degli intermediari non italiani, già restii ad intervenire in Italia a causa del complesso sistema tributario del nostro paese.

Per saperne di più sulla Tobin Tax

Scadenza e aliquote della Tobin Tax

Chi deve pagare la Tobin Tax?

Come si paga la Tobin Tax?

Esenzioni previste per la Tobin Tax

Come si paga la Tobin Tax?

 Il pagamento della Tobin Tax per l’anno 2013 – per quest’anno la Tobin Tax si deve pagare sulle transazioni finanziarie avvenute a partite dal 1° marzo – scade il 16 ottobre 2013. Devono pagarla tutti i soggetti che hanno effettuato transazioni finanziarie sui mercati italiani, sia che si tratta di investitori singoli, di banche e di imprese di investimento, residenti e non sul territorio italiano.

Per gli investitori individuali e per gli intermediari residenti in Italia, il pagamento della Tobin Tax deve avvenire entro la scadenza attraverso Modello F 24. A breve arriverà un apposito comunicato dell’Agenzia delle Entrate per l’indicazione dei codici tributo necessari al pagamento dell’imposta.

Riferimenti bancari per il pagamento della Tobin Tax per non residenti in Italia

Se l’investitore o l’intermediario estero non è in possesso di un conto corrente bancario o postale in Italia deve provvedere al pagamento della Tobin Tax mediante bonifico in “EURO” a favore del Bilancio dello Stato al Capo 8 – Capitolo 1211, con riferimenti bancari diversi in base allo strumento finanziario:

1. Imposta sulle transazioni di azioni e di altri strumenti partecipativi (articolo 1, comma 491 della Legge 228/2012):

Articolo 1

Bic: BITAITRRENT

IBAN: IT 83T 01000 03245 348 0 08 1211 01

2. Imposta sulle transazioni relative a derivati su equity (articolo 1, comma 492 della Legge 228/2012):

Articolo 2

Bic: BITAITRRENT

IBAN: IT 60U 01000 03245 348 0 08 1211 02

3. Imposta sulle negoziazioni ad alta frequenza relative ad azioni e strumenti partecipativi (articolo 3, comma 492 della Legge 228/2012):

articolo 3

Bic: BITAITRRENT

IBAN: IT 37V 01000 03245 348 0 08 1211 03

Se l’investitore o l’intermediario non residente in Italia ha un rappresentante fiscale il pagamento avviene tramite questa organizzazione. Se non ne è in possesso, può nominarlo attraverso richiesta di attribuzione di codice fiscale all’Agenzia delle Entrate, mandando una mail alla casella di posta dell’Agenzia ([email protected]).

Per saperne di più sulla Tobin Tax

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Come si paga la Tobin Tax?

Esenzioni previste per la Tobin Tax

 

Le nuove soglie del recupero crediti per gli errori per modico valore

 L’Agenzia delle Entrate e il Governo stanno lavorando per la semplificazione del fisco in tutti i suoi aspetti. Una delle ultime novità, per la quale si sta ancora aspettando la comunicazione ufficiale da parte dell’Agenzia, è l’innalzamento delle soglie minime di errore.

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In pratica, per snellire le procedure del recupero credito e dei vari contenziosi, l’Agenzia delle Entrate ha innalzato le somme minime sotto alle quali non si intraprenderanno questi tipi di azione, portandole dai 16,53 euro attualmente in vigore fino a 30 euro.

Questa decisione dell’Agenzia delle Entrate ha un duplice scopo: da un lato velocizzare le procedure e dare la possibilità all’Istituto di concentrare le azioni su evasioni di maggiore portata e, dall’atro, risparmiare sulla gestione di questo tipo di pratiche.

In effetti, quando il debito che il contribuente contrae con l’Agenzia delle Entrate è molto basso, nella maggior parte dei casi, se non nella sua totalità, non si può parlare di evasione fiscale volontaria, ma si tratta di errori fisiologici nella gestione della contabilità.

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In attesa della comunicazione ufficiale da parte dell’Agenzia delle Entrate delle nuove soglie che definiscono gli errori per modico valore, ricordiamo che le somme sopra alle quali si procede al recupero credito attualmente in vigore sono:

Iva e Irap: 11 euro

Ires e Irpef: 12 euro

Come cambiare il canone di locazione

 Immaginate di aver affittato una casa o un locale commerciale e di trovarvi dopo qualche tempo nell’impossibilità di pagare il canone di locazione. Non si butta certo all’aria così il rapporto con il padrone di casa e in effetti, la prima cosa da fare, è probabilmente tentare di negoziare di nuovo il prezzo dell’affitto.

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Un contribuente ha chiesto all’Agenzia delle Entrate se nel caso di modifica del contratto di locazione, con una riduzione del canone d’affitto, fosse necessario registrare ufficialmente anche la modifica del contratto. La modifica, infatti, comporta in genere il pagamento dell’imposta di bollo e dell’imposta di registro.

La risposta ufficiale alla domanda è stata data da FiscOggi che ha chiamato in causa la risoluzione numero 60/E dell’Agenzia dell’Entrate del 28 giugno 2010. Già tre anni fa, quindi, era sorto un problema analogo e, allora, l’Erario aveva spiegato che la riduzione di un canone di locazione di un contratto in corso non deve essere comunicata obbligatoriamente all’Amministrazione.

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Questa che sembra una “deroga”, nasce dalla considerazione dell’atto di riduzione del canone. In genere se c’è una cessione, una risoluzione o una proroga del contratto, queste devono essere comunicate all’Amministrazione e per ribadire l’importanza del rapporto le parti possono chiedere la registrazione del documento.

Anche per la diminuzione è possibile, ma non obbligatorio, effettuare la comunicazione al fine di avere una prova certa della modifica dell’imponibile finalizzato alla definizione dell’imposta di registro, dell’IVA e delle imposte sui redditi.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

 Il reato di elusione fiscale ha colpito parecchie aziende anche molto grandi e molto quotate quali Google ed Apple. Tuttavia si tratta di un reato particolarmente diffuso in tutto il mondo. L’Agenzia delle Entrate è tornata sull’argomento spiegando che si configura il reato di elusione anche quando il titolare di uno studio professionale paga dei servizi molto costosi alle società di capitali di cui è socio di maggioranza.

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Per capire meglio i termini di questo “reato”, proviamo a spiegare in poche parole di che situazione stiamo parlando. Un professionista, per esigenze commerciali, potrebbe sentire la necessità di sperimentare l’outsourcing, magari perché fuori dalla propria azienda trova professionisti che per fare il lavoro necessario hanno delle tariffe più competitive.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

Se però i servizi ottenuti dal professionista in questione, sono più esosi del normale ed eccedono anche i costi dell’impiego del personale interno, allora c’è qualcosa che non va. Se poi la società di cui ci si serve per i lavori in outsourcing vede il professionista tra i soci, conta dei collaboratori che hanno già lavorato nello stesso studio professionale ed offre la possibilità di avere delle agevolazioni fiscali, allora il gioco è fatto.

La situazione descritta è stata giudicata dalla Corte di Cassazione che ha ribadito i confini del reato con la sentenza numero 16859 del 5 luglio dell’Agenzia delle Entrate.