Scegliere tra i diversi modelli di dichiarazione

 Le dichiarazioni dei redditi, ahinoi, sono alle porte eppure ci sono molti contribuenti che ancora non hanno scelto che modello usare per rendere conto al fisco di quello che hanno guadagnato nell’anno d’imposta 2012. Quelle che maggiormente possono incontrare delle difficoltà sono le persone fisiche, chiamate a scegliere, in base al tipo di redditi, sull’uso del modello 730, oppure del modello UNICO, oppure del modello UNICO Mini.

I modelli 730-4 per le dichiarazioni

Il modello 730/2013 è quello riferito all’anno d’imposta 2012 ed è rivolto in particolare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che vogliono dichiarare redditi da lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente, i redditi da fabbricati o da terreni, i redditi di capitale, i redditi da lavoro autonomo senza partita IVA, i redditi diversi e i redditi soggetti a tassazione separata.

Qualche elemento importante sull’UNICO Mini 2013

Il modello UNICO 2013 PF, invece, è un  modello unificato che consente di dichiarare sia i redditi che l’IVA e per questo è consigliato a chi ha avuto nel 2012 redditi d’impresa o redditi da lavoro autonomo tramite partita IVA, ai contribuenti che non sono residenti in Italia, ai contribuenti che hanno percepito redditi da lavoro dipendente erogati da datori di lavoro non tenuti al versamento della ritenuta d’acconto, ai contribuenti che devono dichiarare anche IRAP, IVA e Modello 770, ai contribuenti che devono fare la dichiarazione per i contribuenti deceduti nel 2012 e ai contribuenti che hanno un lavoro a tempo indeterminato cessato al momento della dichiarazione.

Aumento del 5 per cento le tasse locali

 Le tasse locali, in appena un anno, sono aumentate del 5 per cento. A riportarlo non sono le sensazioni dei consumatori che hanno visto assottigliarsi il loro budget famigliare, quanto piuttosto delle recenti indagini dell’Istat.

Inizia la stagione del 5 per mille

L’Istituto nazionale di statistica ha messo sotto la lente d’ingrandimento le imposte tributarie delle regioni, dei comuni e delle provincie, quelle tasse che hanno praticamente impoverito i contribuenti ed ha notato che in dieci anni sono aumentate del 32,2 per cento.

Il fatto è che tutti gli enti locali, siano essi regioni, comuni o province, partono tutti dai contribuenti per far sì che i bilanci non vadano in rosso. E se l’aumento nel corso in decennio sembra esagerato, non è da meno quel che è successo nell’ultimo anno: le tasse richieste ai cittadini dalle amministrazioni, infatti, sono cresciute del 5 per cento, pari a 9,2 miliardi di euro. Non si assisteva ad un aumento delle imposte locali dal 2008, anno segnato tra l’altro da un’inversione di tendenza nella tassazione di questo tipo.

Il successo del fisco italiano in Vaticano

Se si entra maggiormente nel dettaglio si scopre che le imposte comunali, dal 2010 al 2011 sono cresciute del 5%, vale a dire di 4,8 miliardi di euro; le imposte regionali sono aumentate di 4 miliardi che corrispondono ad una crescita percentuale di 5,4 punti. Le province, infine, hanno aumentato le tasse dell’11,1 per cento, vale a dire quasi mezzo miliardo.

Il fisco si accorda con le imprese internazionali

 Il fisco ha la necessità di battere cassa e lo fa sia recuperando le somme non pagate dagli evasori, sia provando a stanare quelli recidivi, ma lo fa anche predisponendo un contenzioso “pacifico” con  le aziende che hanno operato in modo fraudolento.

In pratica il fisco opera una specie di condono che gli consente di entrare in possesso di un gruzzoletto interessante che, com’è facile immaginare, è sempre meglio di niente.  Il condono, però, è una cosa tipicamente italiana e successiva all’evasione. Adesso invece, per gli accordi internazionali “, esiste un altro istituto: il ruling.

Cos’è l’IVA di gruppo e chi può usarla

Le imprese che hanno un’attività internazionale e possono vantare ricavi che superano i 100 milioni di euro, possono decidere di accordarsi in maniera preventiva con il fisco definendo la loro posizione riguarda il transfer pricing, gli interessi, i dividendi e le cosiddette royalties.

La negazione del codice IVA deve essere provata

Questo accordo preventivo, chiamato appunto ruling, è stato istituito nel 2004 e da allora a fronte di 135 istanze presentate dalle aziende, sono stati stipulati ben 56 accordi. A raccontare l’ascesa del numero delle istanze, aumentate del 137,5 per cento negli ultimi 3 anni, ci pensa il Bollettino dell’Agenzia delle Entrate che prova a fare il punto sulla situazione.

Quando l’IVA è indetraibile

 Chi periodicamente paga l’IVA sa che può detrarne una parte, a patto che gli acquisti effettuati riguardino beni strumentali inerenti l’attività professionale del professionista e strumentali alo sviluppo della stessa. In tutti gli altri casi, precisa l’Erario, l’IVA è indetraibile.

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

La precisazione nasce chiaramente da un fatto che ha portato la Corte di Cassazione a pronunciarsi più volte sull’argomento. L’ultima sentenza è del 10 gennaio 2013. In pratica si spiega che il diritto alla detrazione dell’imposta che riguarda i costi di costruzione di un immobile ritenuto strumentale all’attività professionale, devono essere provati con un titolo giuridico giustificativo che metta in chiaro l’uso del bene e spieghi l’inerenza dei costi sostenuti.

Le novità dell’IVA per cassa

Tempo fa un soggetto aveva detratto indebitamente l’IVA delle spese di ristrutturazione e costruzione di un immobile. Durante un accertamento l’Agenzia delle Entrate ha avuto modo di constatare che mancavano i presupposti soggettivi ed oggettivi per la detrazione ed ha chiesto indietro le somme scontate.  La mancanza di presupposti era legata al fatto gli immobili cui erano riferiti i costi non erano di proprietà di un’azienda ma del suo amministratore unico che, da parte sua, aveva provveduto a “promettere” di venderli alla società.

Come si chiede il rimborso IVA

La “promessa” era stata anche sostanziata con un preliminare di compravendita ma l’atto non era stato registrato e non riportava la data, per questo è stato giudicato inattendibile.

Inizia la stagione del 5 per mille

 L’equinozio del 21 marzo non segna soltanto l’avvio della primavera che, tra l’altro, non è sbocciata in tutte le regioni del nostro paese, ma segna anche l’inizio dell’ottava edizione della campagna d’iscrizioni al 5 per mille. Come molti contribuenti sanno, nel firmare la dichiarazione dei redditi, sia essa redatta in forma autografa o con l’ausilio di un Caf o di un commercialista, si deve sempre indicare la destinazione dell’8 per mille o del 5 per mille delle proprie tasse.

Il CUD avvia la stagione dichiarativa

Dal 22 marzo al 7 maggio, quindi, gli enti di volontariato e le associazioni dilettantistiche, possono chiedere all’Agenzia delle Entrate di essere ammesse alla ripartizione del 5 per mille. Vi sarà capitato infatti di leggere sui siti internet delle associazioni di volontariato, l’invito a devolvere questa percentuale minima alle attività dell’ente. Per farlo occorre indicare il codice fiscale dell’associazione.

5 per 1000 solo 15 candidati

Non tutte le associazioni però, possono ottenere il 5 per mille. Le richieste devono essere vagliate dall’Erario che nella circolare numero 6/E pubblicata sul sito dell’Agenzia delle Entrate, spiega quali sono le modalità, le scadenze e gli adempimenti da compiere.

Complessivamente, nel 2013, ci saranno circa 400 milioni di euro da ripartire tra le associazioni iscritte negli elenchi del 5 per mille. Questo fondo è stato definito nell’articolo numero 23 comma 2 del decreto legge del 2012 numero 95, meglio conosciuto come decreto sulla spending review.

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

 L’amministrazione finanziaria, periodicamente, effettua un controllo sulle spese che i consulenti scaricano sull’IVA e che dichiarano essere congruenti con la loro attività di consulenza. Nel caso in cui la detrazione di una fattura sia negata dall’Erario, il consulente deve dimostrare il contrario.

 Aliquote, versamento e certificazione delle ritenute d’acconto

Il concetto è stato ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 6203 del 12 marzo scorso. In realtà il principio chiamato in causa è sempre lo stesso: la fattura per un’attività di consulenza può essere ritenuta falsa se il contribuente non riesce a produrre la documentazione necessaria provare il contrario.

 L’Erario spiega per chi si paga la ritenuta d’acconto

Se il contribuente, per esempio, porta come giustificazione di una detrazione della fattura soltanto la fattura della consulenza effettuata, ma non dimostra con un documento preciso che c’è un contratto scritto, vuol dire che la documentazione è imprecisa  e l’Erario può chiedere un rimborso all’azienda.

 L’Erario anche sui conti correnti

Tutta la vicenda chiarisce anche a chi spetta l’onere della prova. Nel caso del processo tributario, spetta all’attore del processo, quindi al contribuente contrassegnato come “evasore”. Se l’Amministrazione finanziaria contesta una fattura o meglio la detrazione indebita della stessa, è il contribuente a dover provare che ci sono dei documenti che giustificano il diritto alla detrazione.  Nel caso preso in esame per giustificare la detrazione, sarebbe stato necessario un contratto scritto.

La vera associazione culturale è esente dall’IRES

 Chi realizza e partecipa ad eventi che possono essere considerati strumenti per valorizzare le tradizioni, eventi di particolare interesse culturale, è esentato dal pagamento di alcune tasse. Ogni anno, questo fa ben sperare per il nostro paese, la lista delle associazioni di questo tipo, si allunga.

Ogni anno, il MEF produce un documento in cui sono elencate le associazioni esenti dall’IRES per l’anno precedente. Il 13 febbraio scorso, per esempio, è stato presentato l’elenco delle associazioni, delle manifestazioni locali e delle attività storiche, moderne e sportive che possono considerarsi di rilievo culturale e che quindi, per il 2012, non pagheranno l’IRES.

La deduzione dall’Ires soltanto con documenti certi

La prima delle attività in lista è senz’altro il famoso palio di Siena che va avanti dal 1239 e che è precedente addirittura alla nascita di Dante Alighieri considerato vanto d’Italia e prima ancora vanto della Toscana.

Tornando all’elenco del Ministero dell’economia e delle finanze, apprendiamo che l’elenco delle associazioni esenti dal pagamento dell’IRES si è allungato di 29 unità e di queste, 24 associazioni sono nate soltanto l’anno scorso. Ogni anno enti, onlus e organizzazioni senza scopo di lucro, nascono per la realizzazione di eventi ma non sempre il vantato legame con gli usi e le tradizioni locali, risulta essere pregnante nell’attività.

Robin tax scaricata sui consumatori

L’attività veramente culturale, si legge nella normativa di riferimento, deve essere in grado anche di stimolare il turismo. Attorno alle cerimonie e ai festeggiamenti, quindi, è necessario sviluppare un indotto economico rilevante in grado di promuovere anche le specialità gastronomiche di un territorio, la sua capacità di accoglienza e la vendita di gadget e souvenir.

Come funziona il CUD online

 Per completare la dichiarazione dei redditi, è necessario che l’INPS invii a tutti i lavoratori dipendenti e ai pensionati il CUD, la certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, pensione e assimilati, per i quali l’Istituto rappresenta il sostituto d’imposta.

Come ricevere il Cud 2013

La novità di quest’anno è che l’invio del documento deve esser telematico per via della decisione operata di riduzione della spesa pubblica e di incentivo alla telematizzazione dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadini. L’INPS, quindi, nel 2013, è chiamato a rilasciare il CUD tramite il canale telematico. Gli utenti provvisti di PIN devono accedere al loro cassetto previdenziale e poi andare a cercare tra i modelli, quello relativo alla certificazione dei redditi.

 Prolungati gli studi di settore

La trasmissione del CUD deve essere effettuata entro il 28 febbraio dell’anno d’imposta successivo a quello di certificazione dei redditi. Entro il 28 febbraio 2013 quindi, doveva esserci la trasmissione dei CUD del 2012. Siccome il sistema non è stato in grado di gestire con puntualità la trasmissione delle informazioni, sembra sia stata fatta una deroga. Il cittadino, in alternativa, può chiedere l’invio del modello cartaceo.

L’INPS, però, ricorda che il CUD è sia visualizzabile e stampabile dal contribuente provvisto di PIN ma è inviato anche all’indirizzo di posta elettronica certifica CEC-PAC, o alla casella PEC corrispondente se ne è stata fornita una all’istituto.

Sui grassi combustibili IVA al 10 per cento

 La passione per il verde interessa il fisco che ha deciso d’imporre l’imposta sul valore aggiunto al 10 per cento per i grassi combustibili estratti dalla flora e dalla fauna, da usare per la produzione di energia elettrica con potenza superiore a 1 kw.

La tassa sul diesel impensierisce la Francia

Da quando è tornato di moda il tema dei combustibili verdi, quelli tutto sommato rinnovabili che non partono dal presupposto di un’intensa attività estrattiva, anche il Fisco ha deciso di rimettere le mani sulla faccenda e chiarire qualche questione.

In particolare si spiega che gli oli e i grassi di origine vegetale e animale, quelli che per la dogana possono essere etichettati con le tariffe 1507 e 1518 dei prodotti energetici, sono da considerarsi equivalenti agli oli indicati nel numero 104 di un documento del 1972, il Dpr 633. Questo vuol dire che deve essere applicata loro l’IVA ridotta del 10 per cento.

Sconto sui carburanti dall’estatto conto della carta

È  intervenuta sull’argomento l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione numero 17/E del 18 marzo scorso, dove si spiega anche che per rispondere all’interpello sui combustibili vegetali, è stato necessario anche l’intervento dell’Agenzia delle dogane.

È proprio sulla base della classificazione che alla dogana viene fatta di certi materiali che si è deciso di farli rientrare in una normativa già in essere evitando la proliferazione giuridica a riguardo.

La negazione del codice IVA deve essere provata

 Per aprire un’attività di tipo commerciale o imprenditoriale è necessario dotarsi di una partita IVA e qualora la propria attività si svolga all’estero, è necessario anche chiedere al paese di riferimento del business, il rilascio di un codice IVA.

Al via il rimborso dell’Iva per le imprese

Di recente è capitato che con riferimento ad alcuni documenti comunitari, un paese abbia rifiutato la richiesta di codice da parte di un’azienda, offrendo come motivazione, l’esiguità del business della stessa, insufficiente a giustificare l’attività. In pratica, il paese ha respinto la richiesta perché l’azienda considerata, non avendo la possibilità di portare a termine certe attività, avrebbe usato il codice rilasciato per finalità evasive.

Banche tedesche campionesse di evasione

In questa controversia è stato chiesto il ricorso alla Corte Europea che ha ribadito l’importanza di avere prove certe dell’ambiguità del business di un’azienda. Tutta la questione giuridica è ruotata attorno all’interpretazione degli articoli 213, 214 e 273 della direttiva 2006/112/CE. La controversia era tra una società a responsabilità limitata e l’amministrazione fiscale della Lettonia. Secondo quest’ultima, la richiesta d’iscrizione dell’azienda nel registro dei soggetti passivi IVA era da considerare elusiva perché la richiedente non aveva le capacità materiali, tecniche e finanziarie per svolgere l’attività economica dichiarata. L’azienda in questione si occupa di servizi di costruzione.