Cos’è l’IVA di gruppo e chi può usarla

 Il 18 febbraio 2013 scade il termine per la presentazione dell’opzione IVA di gruppo dedicata a tutte le imprese che vogliono aderire a questo particolare regime ma non hanno ancora trasmesso telematicamente l’opzione.

Il saldo IVA si avvicina

L’IVA di gruppo è un regime che consente la compensazione dei risultati a credito e a debito, relativi alle liquidazioni periodiche delle società partecipanti. Questo vuol dire che consente il recupero immediato delle eccedenze di credito che sono state maturate, senza doversi sottoporre alla lunga e tradizionale trafila delle procedure di rimborso.

L’IVA di gruppo, ecco un’altra particolarità, non comporta limitazioni di importo relative alla compensazione e si può applicare soltanto nel caso in cui l’impresa abbia particolari requisiti giuridici. Arriviamo quindi alla domanda classica: chi può aderire al regime?

► Passaggio non automatico per l’IVA per cassa

L’opzione è riservata alle imprese che hanno azioni o quote di altre società che sono superiori al 50% del capitale. In particolare, quindi, ci si riferisce a Spa, Sapa ed Srl. Questa opzione, diversamente dalle altre non può essere esercitata con un comportamento concludente ma deve essere comunicata tramite il modello IVA 26 trasmesso per via telematica.

La normativa dispone che anche le società estere possa aderire a questo regime IVA di gruppo, a patto che siano residenti in un paese dell’UE, che possano essere identificate nel territorio italiano e siano costituite secondo “lo schema” delle società di capitali di diritto italiane.

Fisco e INPS uniti contro l’evasione

 E’ di questa settimana la notizia che nel controllo delle dichiarazioni dei redditi, ci sarà un lavoro congiunto dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate per capire se sono stati versati tutti i contributi relativi ai guadagni comunicati al Fisco. L’Istituto nazionale di previdenza sociale ci ha tenuto a fare in questi giorni il punto sulla contribuzione di artigiani e commercianti.

► Allarme Confcommercio per la Tares sugli esercizi commerciali

Attualmente queste categorie di contribuenti devono versare un’aliquota INPS pari al 21,75% del reddito ottenuto nel 2013. Si tratta di un’aliquota in crescita rispetto al 2012, quando si parlava di un 1,3% in meno. Non ci sono invece variazioni per quello che riguarda lo conto del 50 per cento dedicato ai negozianti, a tutti coloro che hanno un esercizio commerciale e un’età superiore ai 65 anni, che magari hanno già ottenuto la pensione da un altro istituto.

Esiste anche uno sconto del 9 per cento per i giovani che non hanno ancora compiuto 21 anni. La normativa ha inoltre definito una maggiorazione dello 0,09% a titolo di aliquota aggiuntiva per l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale. Un contributo aggiuntivo che si va ad aggiungere ai 0,62 euro mensili versati per le prestazioni di maternità.

Continua la crisi dei commercianti

Tutte le percentuali finora citate, e qui s’inserisce il fisco, sono valide per il 2012 e per tutti coloro che hanno dichiarato un reddito d’impresa non superiore ai 45530 euro. Superata questa soglia bisogna applicare una maggiorazione di un punto percentuale per tutti i lavoratori, giovani e ordinari.

Robin tax scaricata sui consumatori

 L’Autorità per l’energia ha segnalato che in questo m omento ci sono almeno 199 casi in cui le imprese energetiche che pagano la Robin Tax, poi scaricano la stessa sui consumatori, nonostante questa “pratica” sia vietata dalla legge. A dirlo è il rapporto dell’Autorità per l’energia che quantifica anche i termini di questa situazione.

 Prezzo del gas scenderà a partire da aprile

Secondo il report in questione, dunque, ci sarebbero circa 1,6 miliardi di euro di incrementi dei margini di profitto delle imprese, legati al fatto che, nonostante il divieto di traslazione, c’è stato un incremento dei profitti.

La legge, in questo senso, tutela i consumatori, vietando alle imprese di scaricare con una maggiorazione delle imposte sui prezzi al consumo, il peso delle tasse che spettano loro. L’Autority ha avuto modo di registrare l’irregolarità, visto che la vigilanza sulla Robin Tax era prevista proprio per evitare queste situazioni.

 Bollette, da gennaio aumenta il gas e diminuisce la luce

La Robin Tax è un’addizionale Ires per le imprese energetiche, introdotta nel 2008, che deve restare a carico delle imprese e non essere tradotta in una maggiorazione del prezzo della benzina o del gasolio. Le imprese sembrano non aver tenuto conto di questa normativa e la situazione è assolutamente tragica. 199 operatori su 476, infatti, hanno violato il divieto: 105 operano nel settore dell’energia elettrica e del gas, mentre gli altri 94 si occupano del comparto petrolifero.

Per la Corte dei Conti ci sono troppe tasse

 Mentre Berlusconi si affretta a ripetere agli elettori che lavorerà per togliere l’IMU dalle imposte a carico delle famiglie, i suoi avversari trovano il sistema più scientifico per dimostrare l’impraticabilità di questa promessa. Intanto sulle tasse si concentra tutta l’attenzione e il dibattito politico.

 Si può abolire o rimborsare l’IMU?

A mettere il carico ci ha pensato la CGIA di Mestre che dopo un’analisi della situazione italiana ha ribadito che gli italiani, almeno fino a giugno, devono pensare di mettere da parte lo stipendio per pagare le tasse, visto che la pressione fiscale è al 45,1 per cento e, ultracentenari e bambini compresi, ogni italiano dovrà dare all’erario quasi 12 mila euro.

 Quanto spenderanno gli italiani in tasse

Una critica, un allarme che fa il paio con quello lanciato qualche settimana fa anche dalla Corte dei Conti che ha aperto l’anno di attività tra le critiche e le polemiche. L’inaugurazione dell’anno giudiziario, infatti, è stata celebrata senza la presenza di Giorgio Napolitano e si è parlato soprattutto di tasse.

Un aumento del prelievo fiscale è stato considerato dai giudici una causa della recessione del paese. Da lì l’invito a redistribuire il carico fiscale, ma soprattutto ad eliminare le zavorre alla ripartenza economica, quali sono le situazioni di corruzione sistemica.

La Corte dei Conti ha anche detto che gli interventi del governo dovranno essere finalizzati al contenimento della spesa.

Cambiano le spese, attenti al redditometro

 Nel Redditometro sono comprese più di 100 voci di spesa che gli italiani devo indicare al fisco per dimostrare che le uscite che fanno sono compatibili con le entrate. Periodicamente, poi, l’Istituto nazionale di statistica aggiorna il paniere dei consumi italiani, indicando i cambiamenti della società e trovando nuove basi per il calcolo dell’inflazione.

► Parametri, spese e spia del Redditometro

Il paniere del 2013 aumenterà in volume visto che ci saranno ben 1429 prodotti che sono sicuramente più dei 1383 prodotti del 2012. La volontà è quella di capire come di comportano gli italiani davanti all’enorme scaffale dei consumi tricolore.

► Che impatto hanno le spese medie Istat

Il grande dato importante è l’ingresso nel paniere del gas metano per autotrazione. Sono molti quindi gli automobilisti che si sono convertiti alle vetture a gas, al fine di risparmiare qualcosa sui trasporti. Non stupisce altrettanto l’introduzione nel paniere dei phablet e dei tablet trasformabili.

Con i cellulari di nuova generazione, gli smartphone, infatti, si riescono a cumulare più attività (agenda, calendario, lettura del giornale) nello stesso dispositivo. Tanto sono diffusi gli smartphone anche tra i giovani che praticamente esce dal paniere il diario, con la cui etichetta si comprendono sia l’agenda professionale, sia il diario scolastico.

A livello alimentare entrano nel paniere l’amaro e la pancetta in confezione mentre tutti di affrettano a ribadire che i consumi degli italiani sono cambiati.

Bollo su conti correnti e risparmi

 Se c’è una cosa che gli italiani odiano è proprio pagare le tasse. Ecco perché il dibattito della campagna elettorale gira sempre attorno alla pressione fiscale, al rimborso dell’IMU (che tra l’altro è una promessa impossibile da mantenere), all’aumento dell’aliquota IVA e quant’altro.

► Si può abolire o rimborsare l’IMU?

Ma un argomento, in questi giorni, più di tanti altri, sta capitalizzando l’attenzione degli italiani: il bollo sui conti correnti e sui libretti di risparmio, considerato un vero e proprio furto ai danni dei piccoli consumatori. Molti istituti di credito lo usano a scopo promozionale.

► Cosa cambia con l’aumento dell’IVA nel nostro Paese

Riepiloghiamo brevemente quanto si dovrà pagare in base al prodotto di cui si è proprietari:

  • 34,20 euro è il bollo da corrispondere per i conti correnti intestati a persone fisiche con una giacenza che supera i 5000 euro;
  • se la giacenza media non supera i 5000 euro, invece, l’imposta di bollo è annullata;
  • devono pagare 100 euro, invece, coloro che hanno conti correnti intestati a soggetti diversi dalle persone fisiche, indipendentemente dalla giacenza;
  • 1,81 euro è la tassa per i conti e i libretti riferibili ai depositi giudiziari e per i conti intestati a soggetti istituzionali quali possono esserlo banche, assicurazioni, etc;
  • non devono poi pagare l’imposta di bollo su conti correnti e libretti di risparmio né le onlus, né le persone che hanno un ISEE inferiore ai 7500 euro.

 

Cosa dobbiamo sapere sull’IVIE

 Tra le tante tasse che si legano al governo Monti, si sente spesso parlare anche dell’IVIE che è l’imposta patrimoniale sugli immobili detenuti all’estero dai soggetti, dalle persone fisiche che fiscalmente risiedono in Italia. Siccome è stata introdotta l’IMU, per coerenza ed equità, si è pensato di tassare anche le case detenute all’estero.

► Imposte al debutto, consumatori preoccupati

La normativa di riferimento è tutta contenuta nel decreto Salva-Italia. Una circolare dell’Agenzia delle Entrate ha provato a chiarire gli aspetti essenziali di questa imposta. In primo luogo è stato precisato chi sono i soggetti passivi dell’IVIE: in genere il proprietario dell’immobile, oppure il titolare dei diritti reali sull’immobile stesso, oppure ancora il concessionario o il locatario, in base alla durata del contratto d’affitto.

► Il 2013 è l’anno di Tares e Tobin Tax

Per quanto riguarda la determinazione dell’imposta, invece, si specifica che è dovuta in misura proporzionale rispetto alla quota di possesso dell’immobile e nei limiti dei mesi e dei giorni in cui il possesso si è protratto. Se l’IVIE così calcolata non supera i 200 euro, allora non dovrà essere versata.

Per quanto riguarda la base imponibile, è quella indicata nei contratti o nei documenti che provano l’acquisto dell’immobile. In genere si fa riferimento ai valori del mercato, oppure, se previsto dalla legislazione locale, al cosiddetto valore catastale.

L‘aliquota IVIE è pari allo 0,76% del valore dell’immobile.

Cosa cambia con l’aumento dell’IVA nel nostro Paese

 La legge di Stabilità 2013 ha determinato l’aumento dell’IVA dal 21 al 22 per cento e questo incremento scatterà a partire da luglio. Ci si chiede allora come la variazione possa influenzare le abitudini e le spese sostenute dalla famiglie, l’attività delle imprese o la vita dei professionisti.

► I software per le dichiarazioni IVA

Il primo luglio 2013 scatta l’aumento dell’aliquota IVA ma ci sono delle precisazioni da fare. L’esempio classico, riportato da molte riviste di fisco, è quello della cessione degli immobili. Qualora la spedizione sia stata fatturata e spedita prima dell’aumento dell’IVA, anche se consegna è seguente al primo luglio, non si applica la maggiorazione. Un discorso analogo può essere fatto per i beni mobili.

► Dichiarazioni annuali IVA 2013

Nel caso in cui, invece ci sono due momenti di pagamento, per esempio il versamento dell’acconto e poi il saldo dell’acquisto, allora l’IVA applicata in fattura potrebbe variare subendo un aumento, così che si avrebbe un acconto al 21 per cento e un saldo con IVA al 22 per cento.

Per quanto riguarda i professionisti, invece, non c’è una variazione della base imponibile, dell’aliquota INPS o della ritenuta d’acconto che resta ferma al 20 per cento, quindi, fondamentalmente, non ci saranno grosse novità se non nelle liquidazioni periodiche.

Per quanto riguarda invece i consumatori, questi troveranno sugli scontrini un’aliquota IVA aggiornata per i beni acquistati. Tutte le modifiche riguardano l’aliquota ordinaria.

Le intestazioni di comodo non piacciono al Gip

 Se una macchina, di fatto, appartiene ad un contribuente, ma formalmente è intestata alla società e risulta noleggiata dal contribuente, il fisco vuole vederci chiaro e si può arrivare fino al sequestro. Il chiarimento in proposito è stato fornito dalla Corte di Cassazione con la sentenza numero 2310 del 16 gennaio 2013.

► Le buste paga gonfiate sono fraudolente

Secondo i porporati di piazza Cavour è legittimo il sequestro disposto dal giudice penale di una vettura che formalmente è intestata ad una società e noleggiata dal contribuente indagato per il reato di emissione di fatture per operazioni esistenti. Il giudice penale, infatti, considerando l’intestazione “di comodo” della vettura, può disporne il sequestro se riesce a provare che il bene è riferibile alle persona contro cui è stata adottata una misura cautelare.

► Nelle mani del contribuente la dimostrazione delle spese

La sentenza, come sempre, parte da un fatto reale. Tutto risale alla fine del 2011, quando il legale rappresentante di una Srl ha chiesto al giudice per le indagini preliminari, di revocare il sequestro preventivo della macchina che la società proprietaria del veicolo aveva affittato al soggetto indagata con l’emissione di una regolare “lettera di noleggio”.

Il Gip ha respinto la richiesta perché in base agli elementi raccolti durante l’inchiesta, è stato possibile affermare che la macchina era di proprietà dell’indagato nonostante l’intestazione formale alla società.