La paghetta dal marito diventa reddito

 Speriamo che non vi siate mai trovati nelle condizioni di dover chiedere un prestito al vostro consorte per il pagamento delle imposte fiscali. Nel caso in cui vi sia capitato, invece, e’ molto probabile che abbiate chiesto al partner di farvi un piccolo bonifico.

Ora, questa specie di paghetta deve essere considerata a tutti gli effetti un reddito. Un po’ come dovrebbe accadere per gli assegni versati dal marito alla moglie che non ama piu’ e dalla quale ha chiesto separazione e divorzio.

La questione e il pronunciamento della Corte di Cassazione chiariscono ogni dubbio. Il presupposto e’ che il titolare del conto corrente debba pagare l’IRPEF sulle somme depositate sul conto anche se le somme appartengono ad una terza persona. La sentenza e’ la numero 433 del 10 gennaio 2013. 

Il fatto si lega agli avvisi di accertamento che l’autorita’ tributaria ha inviato ad un contribuente dopo che erano stati notati dei versamenti regolari sul conto corrente dell’interessata da parte del coniuge. La richiesta e’ stata

Se sia responsabile per il pagamento delle imposte sul reddito il possessore di un reddito non dichiarato, indipendentemente dal fatto che egli non sia l’effettivo titolare delle somme accertate.

Secondo l’autorita’ tributaria la risposta e’ affermativa.

 

Come funziona l’Iva per cassa e come sceglierla

 E’ entrata in vigore dall’inizio di gennaio la nuova IVA per cassa e l’Agenzia delle Entrate, tramite il suo organo di comunicazione ufficiale, ci tiene a ricordare come funziona questo nuovo regime e come si puo’ scegliere.

Se la fattura è falsa non c’è alcuno sconto di pena

Il principio sul quale si fonda l’Iva per cassa e’ abbastanza semplice e deriva dalla sottrazione tra l’IVA incassata e l’IVA pagata. La spiegazione nei minimi dettagli e’ fornita dal DL 83 del 2012. Chi sceglie di optare per l’IVA per cassa, quindi, puo’ rinviare il pagamento dell’imposta, quella dovuta per le cessioni dei beni e per le prestazioni professionali, al momento dell’incasso effettivo dei corrispettivi.

Tenete a mente le scadenze IVA

Il che vuol dire che invece di versare l’IVA al momento dell’emissione della fattura, c’e’ piu’ tempo e questo agevola moltissimo i professionisti che subiscono ritardi nei pagamenti. L’IVA inserita nella fattura, pero’ potra’ essere portata in detrazione riguardo i beni e i servizi acquistai, a patto che si esegua il pagamento ai fornitori.

Le liquidazioni periodiche, quindi, terranno conto soltanto dei movimenti di denaro effettivi ma avranno un tempo nel senso che la posticipazione non potra’ essere illimitata. Per optare per questo nuovo regime non e’ necessario inviare alcuna dichiarazione ufficiale ma fara’ fede l’atteggiamento concludente del contribuente e dovra’ soltanto essere riportato nella dichiarazione annuale IVA.

Acconto IVA: le eccezioni

Il fisco contro l’evasione spudorata

 Il redditometro è diventato uno strumento molto importante per la lotta all’evasione fiscale, per la misurazione del reddito degli italiani, per l’efficacia della campagna elettorale. Secondo l’Erario il redditometro colpisce al cuore gli evasori più spudorati e oltre che controllare massivamente le dichiarazioni fiscali fornite, contribuisce alla pianificazione delle indagini mirate.

Quel che sta a cuore all’amministrazione tributaria è scovare le persone che a fronte della dichiarazione di un reddito esiguo, possono “vantare” spese non conformi, senza tra l’altro perdere le agevolazioni e gli sconti previsti dallo Stato sociale. Tra i furbetti non ci sono gli anziani perché per gli anziani non c’è redditometro che tenga.

Lo ha chiarito una circolare dell’Agenzia delle Entrate ribadendo i punti chiave del Redditometro. Per prima cosa scandaglierà le spese effettivamente sostenute: quelle certe legate a utenze, mutui, assicurazioni e prodotti simili. In secondo luogo si occuperà delle spese relative al mantenimento dei beni quali auto, moto, barche e via dicendo e poi prenderà in esame le spese di tutti i giorni, per esempio quelle per la spesa, per un’uscita in pizzeria con gli amici, per qualche capo d’abbigliamento.

Per le spese correnti non è necessario conservare gli scontrini, mentre è fondamentale mantenere la documentazione per le spese importanti e per le donazioni ricevute da altri, ad esempio un regalo in denaro.

L’illecito nella cessione dei beni donati

 Una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 449 del 10 gennaio, è intervenuta sulla cessione a terzi dei terreni stabilendo che può essere considerata elusiva la cessione a terzi di un terreno che è stato ceduto poco prima da un famigliare ad un altro famigliare. L’illecito si può provare portando indizia e presunzioni che dimostrino la simulazione del contratto.

Siccome la materia in termini di cessioni e compravendite di terreni è molto complessa e siccome anche l’Erario affronta adesso la materia con maggiore dettaglio, dopo l’inglobamento dell’Agenzia del Territorio, entriamo nel merito del fatto che ha portato al pronunciamento.

Un accertamento IRPEF è stato inviato dall’ente tributario ad un cittadino, che si era trovato coinvolto in un circuito di donazioni e compravendite sospette. In pratica un terreno era stato ceduto a terzi, dopo che lo stesso terreno era stato oggetto di una donazione di un contribuente ai propri figli.

Il bonus IRPEF sulle ristrutturazioni “solari”

La donazione del terreno era avvenuta il 29 dicembre del 1999, poi il terreno era stato venduto il 12 maggio del 2000. Siccome non c’era stata la restituzione della caparra al promissario venditore-donante, e poiché gli attori dell’operazione erano imparentati, il Fisco ha presunto che ci fosse stata un interposizione fittizia, finalizzata all’evasione fiscale.

Il ricorso del contribuente è stato rigettato dalla Commissione tributaria provinciale.

173 milioni di euro dalle liti fiscali pendenti

173 milioni di euro dalle liti fiscali pendenti

 La storia delle liti fiscali pendenti non è certo una novità visto che tutto, almeno a livello normativo, è iniziato nel 2011. Nell’articolo numero 39 del Decreto Legge numero 98 del 2011, è stato stabilito che tutte le controversie fiscali che non superavano il valore di 20 mila euro, potessero essere chiuse con il pagamento di una somma percentuale inferiore alla “multa” stabilita.

Una specie di “condono” che in effetti ha avuto una ricaduta pratica molto importante, riportando nelle casse dello stato ben 173 milioni di euro.

Banca Mondiale chiede riforme e certezze

L’attività di liquidazione delle domande di definizione delle liti fiscali minori pendenti, comprendeva il pagamento di una percentuale diversa della somma dovuta, in base allo stato del giudizio e in base alla pretesa in contestazione. L’impegno profuso dall’Agenzia delle Entrate è stato enorme poiché sotto l’esame dell’Erario ci sono finite ben 130 mila domande.

In seguito al primo controllo sono risultate regolari soltanto 119 mila istanze di cui 4500 pendenti in corte di Cassazione, 77.000 pendenti in Commissione tributaria provinciale, 33.000 pendenti in Commissione tributaria regionale e 4.500 pendenti in Commissione tributaria centrale.

Gli accordi fiscali con la Svizzera

A livello geografico l’Erario ha riportato che la Regione con il più alto numero di contenziosi aperti da esaminare è stata la Sicilia, seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Lombardia. Per le 11 mila domande scartate è stata inviata la motivazione dello scarto ai richiedenti.

Il cyberdiritto ha fatto passi da gigante

 Il 2012 è stato archiviato, almeno a livello di giurisprudenza tributaria, come un anno cruciale, visto che tutte le Commissioni tributarie del Belpaese, adesso, possono inviare comunicazioni soltanto tramite PEC, cioè sfruttando il canale della Posta Elettronica Certificata che, nella prassi, sostituisce la canonica posta raccomandata.

Legge fallimentare: PEC creditori, domande di ammissione al passivo

A livello normativo, il riferimento, è il decreto del direttore generale delle Finanze del 26 aprile 2012, un documento in cui sono inserite le regole tecniche delle nuove comunicazioni: tutte gli attori del processo tributario, quindi, possono ricevere la comunicazione delle date delle udienze e dei dispositivi delle sentenze stesse, in tempo reale, ovunque, tramite l’indirizzo di posta elettronica certificata.

La PEC è obbligatoria per tutti i professionisti iscritti ad un albo professionale, per le società e per le Pubbliche Amministrazioni,  ma può essere usata anche dai privati cittadini e ci si aspetta una diffusione capillare di questo strumento con il coinvolgimento anche dei dipendenti pubblici.

Attive le comunicazioni tributarie via PEC

Al di là del risparmio di tempo e della semplicità dello strumento, molti hanno fatto i conti in tasca allo Stato, dimostrando che, quand’anche la riforma non era ancora stata compiuta, si poteva far riferimento a ben 800 mila euro risparmiati dallo Stato Italiano. 

Sul quotidiano FiscoOggi sono analizzati tutti gli aspetti tecnici della notifica.

Parametri, spese e spia del Redditometro

per gli anziani non c’è redditometro che tenga, nel senso che il Fisco vuol smascherare soltanto i finti poveri e analizzare gli scostamenti tra spese e reddito, superiori ai 12 mila euro.

Per tutti gli altri contribuenti, che del Redditometro sentono parlare in ogni arena che accolga i protagonisti della campagna elettorale, restano insoluti dei quesiti. Ne abbiamo enucleati tre, seguendo una guida per punti elaborata dal Corriere della Sera. Vogliamo quindi parlare dei parametri, delle spese e della spia del Redditometro.

Parametri. Il Fisco ha individuato 11 tipologie di famiglie e si propone di studiare le entrate dei contribuenti singoli, che facciano parte di un determinato nucleo famigliare e che abitino una zona geografica precisa: il Nord Ovest, il Nord Est, il Centro, il Sud e le Isole).

Tabella B del nuovo redditometro

Spesesi fa riferimento ai consumi sì, ma anche ai risparmi e agli investimenti.

Spia. Ogni anno l’Erario deciderà di controllare accuratamente una certa lista di contribuenti, quelli cui sarà applicato lo schema delle 100 voci. La tolleranza massima sarà riservata agli scostamenti che non superano il 20%.

Per gli anziani non c’è redditometro che tenga

 Se il Redditometro è stato studiato per stanare gli evasori, sembra che tra i pensionati, questa categoria di furbetti, non sia presente. E’ questa la ratio che sottosta alla decisione dell’Erario di non applicare lo strumento appena messo a puntino, a chi percepisce un assegno pensionistico.

Il redditometro deve considerare anche le famiglie

Entriamo nel merito della questione attraverso la guida di un articolo del Sole 24 Ore che, come molti altri giornali, fa riferimento ad un comunicato stampa delle Entrate, in cui si parla dell’esclusione dei pensionati dal redditometro. Le parole dell’Erario sono le seguenti:

“I pensionati, titolari della sola pensione, non saranno mai selezionati dal nuovo redditometro, che è uno strumento che verrà utilizzato per individuare i finti poveri e, quindi, l’evasione “spudorata”, ossia quella ritenuta maggiormente deplorevole dal comune sentire.”

I pensionati, quindi, non possono essere considerati dei finti poveri e il Redditometro (comprensivo di Tabella A e Tabella B per spese e nucleo famigliare) deve scartabellare soltanto i dati più eclatanti di scostamento tra i redditi percepiti da un contribuente e il tenore di vita mantenuto. In pratica si andrà a verificare perché ci sono casi in cui ad una elevata capacità di spesa corrisponde un reddito esiguo, al punto che si ottengono anche agevolazioni dello Stato ed altri sconti.

Praticamente non saranno quasi mai presi in considerazione gli scostamenti al di sotto dei 12 mila euro.

A chi spettano le ritenute certificate

 Quando un contribuente si rivolge ad un sostituto d’imposta, in genere, sa che deve sempre controllarne l’operato perché la responsabilità dei documenti che il sostituto trasmette, resta a carico del contribuente. Eppure ci sono dei casi in cui questa specie di “scarica barile” non funzione.

► Con i registri introvabili è bancarotta fraudolenta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha spiegato infatti che il liquidatore di una Srl che non versa le imposte risponde al reato di dichiarazione fraudolenta, come reato imputato al liquidatore e non alla società. Questo accade anche nel caso in cui del versamento delle imposte sia stato incaricato il commercialista.

► Se la fattura è falsa non c’è alcuno sconto di pena

L’ordinanza che contiene questa spiegazione è del 7 gennaio 2013 e nasce da una sentenza in cui un liquidatore di una Srl è stato condannato alla reclusione. Il reato a lui imputato è quello di non aver versato le imposte risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti, entro il termine ultimo della dichiarazione annuale dei sostituti d’imposta.

La Corte d’Appello ha confermato la prima sentenza ma l’accusato ha deciso di ricorrere alla Cassazione per due motivi: primo perché la sentenza sarebbe stata emessa contro di lui e non a carico dello stesso in qualità di liquidatore della società e secondo perchè non ci sarebbero responsabilità riguardo al reato da parte del sostituto d’imposta.

La Cassazione ha esattamente smontato queste due convinzioni.

Il pacchetto IVA è pronto

Ogni anno la prassi vuole che l’Agenzia delle Entrate, dopo aver presentato i modelli dichiarativi in bozza, passi alla pubblicazione dei modelli definitivi che raramente presentano delle differenze sostanziali dalle loro anticipazioni.

Il 2013 si è aperto con la nuova compilazione fatture 2013.

Finito il collaudo e trascorso qualche tempo nel web, è l’Erario stesso ad annunciare il passaggio. In questi ultimi giorni è finito il periodo di limbo per il pacchetto IVA che comprende sia i modelli che le istruzioni per IVA/2013, IVA base/2013 e IVA 26Lp/2013.

Per quanto riguarda la Comunicazione annuale dati IVA e l’IVA 74-bis sono state approvate soltanto le istruzioni perché sia i modelli che le specifiche tecniche restano quelli della versione 2012. Anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha ribadito che i modelle definitivi non presentano novità essenziali con riferimento alle bozze.

► Tenete a mente le scadenze IVA

Per quanto riguarda l’IVA/2013, si specifica che deve essere usato dai soggetti passivi che autonomamente presentano la dichiarazione annuale, sia da coloro che decidono di presentarla obbligatoriamente, insieme all’UNICO 2013. In tutti e due i casi, comunque, per semplificare la dichiarazione si può anche usare il modello base, mentre il modello 26Lp è per le liquidazioni periodiche delle società controllate del gruppo.

In un secondo provvedimento si parla della Comunicazione annuale dati IVA e si specifica che serve allo Stato per capire quanto versare al bilancio comunitario e deve essere quindi presentata entro febbraio da tutti i contribuenti che fanno la dichiarazione annuale IVA.