Il documenti di Saccomanni sull’IMU

 L’IMU, l’abbiamo detto un milione di volte, più che essere un’imposta, è un terreno di scontro tra le varie compagini politiche che promettono da un lato agli elettori di abolire questa imposta reintrodotta dal governo Monti, dall’altra promettono di renderla più sostenibile.

La verità è che abolendo la tassa sugli immobili, il nostro paese, sarebbe condannato ad una nuova fase di recessione che adesso non possiamo permetterci visto che il mercato offre segnali positivi che fanno pensare ad una ripresa. Il ministero del Tesoro, di recente, ha pensato di dare man forte alla riflessione sull’IMU, attraverso un documento in cui esplora le “ipotesi d’intervento sulla tassazione immobiliare che sono emerse nel recente dibattito, corredandole con valutazioni di natura quantitativa e qualitativa”.

Si discute ancora di modifica dell’IMU

Si cerca di capire, in sostanza, se è necessario introdurre l’abolizione totale dell’IMU sull’abitazione principale, oppure se è meglio operare una riforma del catasto e rendere l’imposta più equa. Di certo è necessario vincolare l’imposta a parametri diversi da quelli attuali, magari legandola ai fattori produttivi, al lavoro del proprietario di una casa, al suo capitale.

IMU e IVA alla resa dei conti

Il possesso dell’abitazione principale, in questo momento, è considerato uno strumento per la misurazione della condizione economica dei cittadini e della loro capacità contributiva. Questo, però, non deve penalizzare chi possiede soltanto la prima casa, senza tassare adeguatamente chi possiede più di un immobile.

Rimborso veloce per i crediti dell’UNICO

 I crediti d’imposta sono ormai una chimera. Se da un anno all’altro gli anticipi pagati tramite i modelli di dichiarazione, sono troppi, il contribuente arriva a vantare un credito d’imposta nei confronti del fisco. Siccome questo credito non è mai eccessivo, moltissime persone, soprattutto chi compila l’UNICO, tendono a lasciarlo in giacenza per pagare le imposte dell’anno successivo.

Qualche detrazione fiscale per lavoratori autonomi

Se siete un contribuente che paga le tasse attraverso il modello 730 siete abituati al recupero dei crediti d’imposta che vanno ad arricchire la busta paga estiva. Con l’UNICO le cose cambiano ma adesso arriva la buona notizia: si potrà avere in modo celere il rimborso dei crediti d’imposta relativi a questo modello di dichiarazione.

per ottenere il rimborso è sufficiente recarsi ad un CAF per la domanda, i soldi, invece, arriveranno in un secondo  momento a casa. Comunque in tempi rapidi. La novità non è promozionale ma nasce da un articolo aggiunto in extremis al Decreto del Fare. Si tratta dell’Articolo 51-bis che amplia i servizi di assistenza fiscale forniti dai CAF.

Prorogato il pagamento di alcuni UNICO

I contribuenti che possono chiedere il rimborso dei crediti d’imposta sono quelli che hanno un reddito da lavoro dipendente o redditi assimilati ma non hanno un sostituto d’imposta e sono arrivati alla fine del contratto. I redditi assimilati sono gli assegni di mantenimento, le borse di studio, le collaborazione di tutti i tipi senza vincolo di dipendenza, i compensi da amministratore e i redditi legati a lavori socialmente utili.

 

Come si calcola la base imponibile per la ritenuta d’acconto?

 Un’azienda o un’impresa che decida di avvalersi di un collaboratore esterno, senza che quindi tra i due ci sia un rapporto di subordinazione, può pagare per il lavoratore tramite ricevuta con ritenuta d’acconto. Ciò vuol dire che il sostituto d’imposta, il datore di lavoro, paga una parte dell’Irpef a carico del lavoratore che, in fase di denuncia dei redditi, avrà già versato una parte delle tasse sul suo reddito complessivo.

► Collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto, ecco come funziona

La ritenuta d’acconto deve essere calcolata sulla base dell’importo imponibile del lavoratore, con aliquota e percentuale di reddito da considerare nel calcolo diversa in base alla tipologia di prestazione fornita e all’età del lavoratore.

► Guida alla compilazione della ricevuta di compenso con ricevuta d’acconto

Per il calcolo della base imponibile ai fini del pagamento della ritenuta d’acconto vanno considerati i redditi da compensi professionali, rimborsi per spese di viaggio, vitto e alloggio e spese documentate anticipate dal professionista.

Calcolo della base imponibile e aliquota della ritenuta d’acconto

Compensi per prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale: base imponibile 100%, aliquota 20%;

Soggetti di età superiore a 35 anni: base imponibile 75%, aliquota 20%;

Soggetti di età inferiore a 35 anni: base imponibile 60%, aliquota 20%;

Compensi per l’assunzione di obblighi di fare, non fare e permettere: base imponibile 100%, aliquota 20%;

► I redditi soggetti a ritenuta d’acconto

Compensi ad associati in partecipazione che apportano solo lavoro: base imponibile 100%, aliquota 20%;

Partecipazione agli utili di soci fondatori o promotori: base imponibile 100%, aliquota 20%;

Compensi di qualsiasi natura per prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale corrisposti a soggetti non residenti: base imponibile 100%, aliquota 30%;

Compensi per cessione di opere d’ingegno, brevetti industriali, marchi d’impresa, formule, ecc. corrisposti a soggetti non residenti: base imponibile 100%, aliquota 30%.

► Come e quando si paga la ritenuta d’acconto?

Le novità sulle procedure di Equitalia nel Decreto del Fare

 Con la conversione del Decreto del Fare in legge, arriveranno per tutti i contribuenti italiani anche delle interessanti novità dal punto di vista fiscale. Il Parlamento ha infatti posto all’ interno del Decreto una serie di misure che andranno a modificare le procedure fino a questo momento impiegate da Equitalia, la società di recupero crediti che opera in stretta collaborazione con l’ Agenzia delle Entrate. 

Nessuna espropriazione di Equitalia sui beni essenziali

 Il Parlamento italiano ha recentemente imposto nuovi vincoli alle modalità e alle procedure fino ad oggi utilizzate da Equitalia, la società di recupero crediti che lavora in collaborazione con l’ Agenzia delle Entrate, per la riscossione dei debiti maturati dai contribuenti. 

Nuovi modelli F24 in vigore da luglio 2013

 A partire dal 1° Luglio 2013 sono entrati in vigore dei nuovi Modelli F24 – Modello F24, Modello F24 Accise, Modello F24 Semplificato e Modello F24 Enti Pubblici – per il pagamento delle tasse e dei tributi locali.

La principale novità rispetto alle precedenti versioni riguarda appunto l’ inserimento, all’ interno della sezione dedicata all’ IMU e agli altri tributi locali, di un campo denominato “Identificativo Operazione“, all’ interno del quale andrà riportato il codice identificativo del tributo fornito dai diversi Comuni.

Niente pignoramenti di Equitalia sui veicoli strumentali

 Dal mondo del Fisco arrivano delle buone notizie per i contribuenti. Questi ultimi, infatti, avranno una tutela in più nei confronti di Equitalia, la società di recupero crediti che lavora in collaborazione con l’ Agenzia delle Entrate, qualora svolgano attività d’ impresa.

Guida agli ecobonus sui grandi elettrodomestici e i condizionatori

 La legge di conversione del decreto ecobonus (Dl 63/2013) estende gli incentivi anche ai grandi elettrodomestici, ai condizionatori e alle pompe di calore, a partire dal 4 agosto 2013, giorno di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 90/2013.

► Come ottenere il Bonus mobili

Possibilità di pagamento agevolato

Con questa legge chi decide di sostituire i vecchi impianti con delle macchina più efficienti ed ecologici potrà avere un pagamento agevolato al 50% in caso di sostituzione di grandi elettrodomestici e al 65% in caso di condizionatori (solo se con pompa di calore), scaldacqua ecologici, impianti geotermici a bassa entalpia e adozione di misure antisismiche.

La legge di conversione del decreto ecobonus non sancisce una data di scadenza entro la quale effettuare i lavori, che dovrebbe essere il 31 dicembre 2013, ma si consiglia comunque di provvedere al pagamento prima della fine dell’anno.

Le detrazioni Irpef per gli elettrodomestici

La legge di conversione del decreto ecobonus contiene anche le indicazioni in merito alla detrazione Irpef al 36% (50% per i pagamenti effettuati dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2013) per persone fisiche, imprese, professionisti e società di persone che effettuino lavori di manutenzione, ristrutturazione edilizia, restauri e risanamenti conservativi.

Per i mobili e i grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+, nonché A per i forni, la detrazione Irpef passa al 65%.

In caso di impianto di pannelli solari termici (non fotovoltaici), impianti di climatizzazione invernale, condizionatori (anche estivi, ma con pompa di calore efficiente), scaldacqua verdi, impianti geotermici a bassa entalpia, pareti isolanti, coperture, pavimenti, finestre e riqualificazione energetica generale degli edifici, la legge di conversione del decreto ecobonus 2013 prevede la detrazione Irpes ed Ires al 55%, che diviene al 65% in caso di pagamenti dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2013.

► Arriva l’ ecobonus anche per gli elettrodomestici

Come fare il versamento per gli ecobonus sugli elettrodomestici

Per ottenere gli ecobonus anche sugli elettrodomestici e i condizionatori, il pagamento deve essere effettuato attraverso bonifico parlante, che permette la causale descrittiva nella quale si deve indicare il tipo di ecobonus che si richiede in base all’intervento effettuato.

La causale descrittiva permette all’istituto che verserà l’importo della detrazione stessa sul conto corrente del beneficiario di capire se al soggetto deve essere trattenuta o meno la ritenuta d’acconto del 4%. Se il beneficiario è un privato, infatti, non dovrà farlo, ma la ritenuta d’acconto deve essere obbligatoriamente trattenuta in caso di aziende.

Se così non accade, l’omissione è imputata all’impresa nel caso in cui la compilazione del bonifico parlante non avesse permesso il suo riconoscimento alla banca.

Quindi, nella causale del bonifico si dovranno inserire i seguenti riferimenti normativi:

pagamento agevolato al 36-50% (65% per le misure antisismiche): articolo 16-bis, Dpr 22 dicembre 1986, n. 917 (anche Dpr 917/1986 o Tuir),

detrazione Irpef e Ires al 55-65%: articolo 1, commi da 344 a 347, legge 27 dicembre 2006, n. 296 (anche legge 296/2006 o Finanziaria 2007).

Come funziona il pignoramento dello stipendio dopo il Decreto del Fare

 Il Decreto del Fare ha cercato, tra i tanti obiettivi previsti, anche di rendere più ‘umano’ il rapporto tra i contribuenti e il fisco – inteso qui anche per Equitalia, la società che si occupa della riscossione dei tributi – per andare incontro ai cittadini in questo momento di difficoltà.

Ed Equitalia ha dovuto ammorbidire i suoi metodi e allungare le sue tempistiche, soprattutto quando si tratta di contribuenti in evidente difficoltà causa crisi.

► Nessuna cartella esattoriale per le imprese creditrici delle PA

Le nuove soglie di pignorabilità dello stipendio di Equitalia

Gli stipendi dei contribuenti debitori del fisco saranno pignorati per somme proporzionali al debito stesso:

debito fino a 2.500: pignoramento di è un decimo dello stipendio;

debito compreso tra 2.500 e 5.000 euro: un settimo;

debito superiore ai 5.000 euro: pignoramento di un quinto dello stipendio (limite massimo previsto dalla legge).

Lo stipendio, ma anche le pensioni e altre indennità legate al lavoro, quando versate sul conto corrente del debitore, non saranno mai pignorabili se costiutiscono l’ultimo emolumento ricevuto.

 Come funziona la rateizzazione dei debiti con Equitalia

Le nuove tempistiche del pignoramento dello stipendio

Con il Decreto del Fare si allunga il tempo a disposizione del contribuente per ricorrere alle eventuali tutele previste. Il pignoramento dello stipendio, infatti, non scatterà più a 15 giorni dalla data di notifica da parte della società ma a 60 giorni.

Le novità sugli errori nei versamenti dell’ Agenzia delle Entrate

 In seguito alla pubblicazione della circolare 27/E, nei giorni scorsi, l’ Agenzia dell Entrate sarà più severa con i grandi evasori – in merito ai grandi importi – e meno con i contribuenti che hanno semplicemente sbagliato i conti dei versamenti, concedendo a questi ultimi la possibilità di correggere i loro errori e di pagare sempre la sanzione più bassa.