Come si calcola l’Ivafe

 L’Ivafe, l’imposta sul valore dei conti correnti, depositi, partecipazioni e azioni che il soggetto possiede all’estero. Per il pagamento dell’Ivafe occorre applicare al valore di ciò che è posseduto all’estero un’aliquota base pari all’1,5 per mille all’anno. Vediamo nello specifico come si calcola l’Ivafe per le differenti categorie di reddito estero.

► Chi deve pagare l’Ivafe?

Conto correnti e libretti di risparmio all’estero

Per questo tipo di prodotti finanziari – per i quali c’è l’esenzione dall’Ivafe se il valore della giacenza annua è inferiore a 5.000 euro – si deve pagare un’imposta fissa pari a 34,20 euro per ogni libretto o conto corrente detenuto.

In caso di conti all’estero cointestati, l’Ivafe viene calcolata in base alle quote riferibili al contribuente.

Attività finanziarie

Per le attività finanziarie scambiate nei mercati regolamentati, l’aliquota base dell’1,5 per mille viene applicata al valore di mercato delle attività nel paese dove sono detenute.

In caso, invece, di attività non partecipanti ai mercati finanziari regolamentati – ad esempio le azioni e le obbligazioni –  l’aliquota si applica al valore nominale delle stesse o, in mancanza, al valore di rimborso, anche se rideterminato ufficialmente.

In presenza di titoli che hanno sia valore nominale sia di rimborso, la base imponibile è costituita dal valore nominale; in mancanza di entrambi, invece, si fa riferimento al valore di acquisto dei titoli.

Le sanzioni in caso di mancato pagamento vanno dal 100% al 200% dell’importo dovuto al Fisco più una maggiorazione di un terzo perché operazioni effettuate all’estero.

Chi deve pagare l’Ivafe?

 Il termine Ivafe richiama quello di un’altra tassa, l’Iva, della quale si sta parlando moto in questi ultimi tempi. Come l’Iva, anche l’Ivafe è un’imposta sul valore, ma si applica alle persone fisiche – non beni e servizi – che sono in possesso di una fonte di reddito all’estero, come conti correnti, libretti di risparmio e tutte le attività a sfondo finanziario.

L’importo dell’Ivafe varia in modo proporzionale alle quote possedute e al periodo di detenzione, secondo un’aliquota, a partire dal 2013, pari all’1,5 per mille ogni anno.

► Come si calcola l’Ivafe

Chi deve pagare l’Ivafe?

Sono tenute al pagamento dell’Ivafe tutte le persone fisiche che siano in possesso o partecipino di attività finanziarie come:

partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti residenti o non residenti,

obbligazioni e titoli italiani o esteri,

titoli pubblici italiani e i titoli equiparati emessi in Italia o all’estero,

titoli non rappresentativi di merce e certificati di massa,

valute estere,

depositi e conti correnti bancari all’estero che non derivino da accredito di stipendi, pensione o altro tipo di compensi;

finanziamenti, riporti, pronti contro termine e prestito titoli con controparti non residenti,

polizze di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione stipulate con compagnie estere,

metalli preziosi.

L’esenzione del canone RAI per over75

 Ci sono tantissime esenzioni attive nel nostro paese, una in particolare avviene per criteri anagrafici ed è relativa al Canone RAI, una delle imposte maggiormente odiate dai nostri connazionali. La legge dice che chi ha compiuto 75 anni prima della scadenza della seconda rata dell’abbonamento alla radiotelevisione italiana, può chiedere l’esonero dalla tassa e pertanto sospenderne il pagamento.

Lo sconto sul canone RAI

L’esenzione per gli over75 del Canone RAI è attiva fin dal 2008 e riguarda la possibilità di chiedere l’interruzione del pagamento delle rate, sia quella annuale, sia quella semestrale una volta raggiunto il traguardo anagrafico indicato nella Finanziaria del 2008.

A partire dalla legge 244/2007, infatti, è stata inserita l’agevolazione, con una serie di requisiti da rispettare per rientrare nell’esonero: sicuramente è importante non convivere con altre persone oltre il coniuge. In più è necessario essere titolari di un reddito proprio che, anche sommato a quello del coniuge, non deve superare la soglia dei 6714 euro, quindi 516,46 euro per tredici mensilità.

Il canone RAI è un appuntamento per tutti

Il reddito deve essere calcolato tenendo conto dei dati inseriti nella dichiarazione del redditi, quindi nel modello UNICO, nel 730 oppure nel CUD. Non devono essere considerati tra i redditi, quelli esenti, i TFR e le anticipazioni degli stessi, il reddito che deriva dall’abitazione principale e dalle sue pertinenze, i redditi che sono sottoposti ad una tassazione separata.

 

Istruzioni INPS sulla tassa d’imbarco

 I passeggeri degli aeromobili devono versare un’addizionale comunale sul prezzo del biglietto a partire dal primo luglio del 2013, la scadenza che originariamente era stata associata all’aumento di un punto percentuale dell’IVA. Adesso, però, l’INPS, in una circolare, chiarisce la questione della tassa d’imbarco.

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Tutti i gestori dei servizi aeroportuali, entro un mese dalla riscossione, devono comunicare all’INPS quanto le singole compagnie aeree hanno versato a titolo di addizionale comunale, in relazione ai diritti d’imbarco dei passeggeri. La circolare in cui si chiarisce questa pratica è la numero 112 del 25 luglio.

Nel documento che si spiega che tutti i passeggeri degli aeromobili dovranno pagare due euro in più sul biglietto in qualità di addizionale comunale sui diritti d’imbarco. Prima la gabella corrisposta era di 3 euro, adesso la quota è salita a 5 euro.

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Quindi le compagnie aeree dovranno versare entro tre mesi dalla fine del mese in cui si ha l’obbligo di versamento, gli imporsi ai gestori dei servizi aeroportuali. Questi dovranno a loro volta occuparsi di versare le quote ottenute all’INPS inviando una comunicazione all’Istituto. Infine i gestori dei servizi aeroportuali dovranno comunicare all’INPS entro un mese dalla riscossione delle addizionali, gli importi versati dalle singole compagnie.

Regolamento definitivo dell’Inps per gli incentivi all’assunzione di disoccupati over 50

 La Legge Fornero (legge 92/2012) ha introdotto delle agevolazioni, che sono entrate in vigore all’inizio dell’anno, per le aziende e le imprese che assumono disoccupati oltre i 50 anni di età.

In questi ultimi giorni si è  discusso molto per cercare di comprendere come funziona l’accesso alle agevolazioni previste – sconto del 50% del carico contributivo del datore di lavoro per gli assunti over 50 – e chi sono i beneficiari di questo provvedimento.

► Come usufruire degli incentivi Inps per l’assunzione di disoccupati over 50

Qualche giorno fa, con la Circolare 111/2013, l’Inps ha fornito tutti i dettagli relativi.

Nella circolare si legge che potranno accedere al beneficio tutti i datori di lavoro, ivi comprese anche le cooperative che instaurano con soci lavoratori un rapporto di lavoro in forma subordinata e le imprese di somministrazione.

L’Inps ha fissato in 18 mesi la durata massima dell’agevolazione in caso di assunzioni con contratto a tempo indeterminato e in 12 mesi quella per i contratti a termine, sia full time che part time.

 Chi può usufruire degli incentivi Inps per l’assunzione di disoccupati over 50

Rimangono fuori dall’accesso alle agevolazioni per l’assunzione di disoccupati over 50, come precisa la Circolare dell’Inps, i rapporti di lavoro domestico, intermittente, ripartito e accessorio.

La richiesta dell’incentivo va fatta per via telematica attraverso il modulo 92-2012 che sarà a breve disponibile sul sito dell’Inps e può essere fatta per tutti i rapporti di lavoro iniziati dopo il 1 gennaio 2013.

Come si calcola il nuovo Isee

 Il nuovo Isee predisposto dal Governo per limitare la possibilità di evasione fiscale e, nel caso specifico, impedire a chi non ha i requisiti di usufruire ugualmente di agevolazioni ed incentivi, ha le stesse modalità di calcolo della Situazione Economica Equivalente del precedente modello –  combinazione di Indicatore della situazione reddituale, Indicatore della situazione patrimoniale e Indicatore della situazione Economica – ma ha subito delle modificazioni riguardo alle entrate che concorrono al computo della situazione  economica del contribuente.

► Il contenuto del decreto sul potenziamento dei controlli ISEE

Il nuovo Isee, infatti, calcola la situazione economica equivalente attraverso la somma dei redditi e dal 20% dei patrimoni mobiliari e immobiliari dei componenti il nucleo familiare.

Per il calcolo del nuovo Isee si prende in considerazione un indicatore mobile, ossia il riferimento è al reddito corrente, e non a quello dell’anno precedente.

Come si calcola il nuovo Isee

Immobili e valore Imu

Quindi, per il calcolo del nuovo Isee sarà necessario notificare la presenza di immobili, anche senza mutuo, di proprietà del dichiarante. Le novità sono in relazione al valore Imu dell’immobile, che, se nel vecchio Isee era considerato per un quinto del valore Ici, con il nuovo Isee il valore di riferimento è quello Imu, che viene abbattuto di un terzo e considerato per un quinto, sottraendo una franchigia proporzionale al numero dei familiari o l’eventuale mutuo residuo.

I risparmi

La novità più importante del nuovo Isee sono i risparmi, che verranno conteggiati, sia che posseduti in Italia o all’estero, ai fini del computo della Situazione Economica Equivalente.

Devono essere indicati, oltre ai risparmi all’estero, Bot, azioni, conti concorrenti, obbligazioni, certificati di deposito e del precedente Isee è stata eliminata con l’introduzione di uno sconto da 6 a 10 mila euro in base al numero dei figli.

► Le novità dell’Isee: uno strumento più equo

I figli a carico

i figli a carico nel nuovo Isee sono considerati in base ai precedenti parametri, ma sono previste maggiorazioni crescenti per famiglie numerose, da 3 a 5 figli, e per famiglie con bambini sotto ai 3 anni, elevata per nuclei con figli minori e genitori entrambi lavoratori.

Ricordiamo che l’Isee è il documento che deve essere prodotto se si vuole fare richiesta per l’accesso alle agevolazioni previste per assistenza domiciliare, trasporti pubblici e per alunni, rette per le scuole comunali, mense scolastiche, tasse di iscrizione all’università, borse di studio, integrazioni per le rette nelle case di riposo e anche sconti per le tasse comunali.

La prostituzione va tassata

 Dedicarsi alla prostituzione, come “lavoratori e lavoratrici” e non come consumatori occasionali o abituali, può essere molto redditizio. Fino a questo momento, però, le leggi in vigore nel nostro paese hanno puntato più che altro alla definizione dei reati invece che prevedere una forma di tassazione per l’attività in questione.

Qualcosa è cambiato il 24 luglio con l’ordinanza numero 18030 che ha deciso di qualificare la prostituzione come un’attività in grado di generare reddito e quindi come un’attività da sottoporre al sistema di tassazione in vigore nel paese. La sentenza citata della Cassazione prende le mosse da un’altra sentenza, emanata dalla Commissione tributaria della Regione Liguria. Ecco i termini della questione.

L’IVA deve essere saldata prima di Natale

Tutto è iniziato quando l’Agenzia delle Entrate ha notato dei conti correnti molto consistenti, attribuiti ad una donna rumena. La donna sembrava vivere al di sopra delle proprie possibilità, ma aveva un cospicuo conto in banca che non faceva il paio con le dichiarazioni rese al fisco.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Alla la Commissione tributaria ligure ha spiegato che l’attività della donna, occasionale o illegale, doveva comunque essere tassata. In questo momento, dunque, ci si muove sul filo del rasoio perché da un lato c’è la prostituzione come reato e dall’altro la prostituzione considerata prestazione di servizi retribuita.

Anche il diritto di rettifica nel nuovo ddl sulla riforma del catasto

 Proprio in questi ultimi giorni il Parlamento ha accelerato il ritmo di lavoro sul disegno di legge che andrà a sostanziare la futura riforma del catasto, che vedrà la luce nel 2014 e sarà uno degli assi portanti della parallela riforma della tassazione sugli immobili, alla quale spetterà il compito di risolvere una volta per tutte la complessa vicenda dell’ IMU – l’ Imposta Municipale Unica.

Le agevolazioni alternative al Conto Termico 2013

 Le agevolazioni previste dal Conto Termico – rimborso del 40% della spesa sostenuta per le Pubbliche Amministrazioni e rimborso proporzionale alla potenza dell’impianto per i privati – non possono essere cumulate con altre agevolazioni statali.

Quindi, non sempre il Conto Termico è conveniente: ci sono altre forme di agevolazione che, in base al reddito del richiedente, possono essere più convenienti. Tra queste, ci sono l’ecobonus sull’Irpef-Ires e l’agevolazione del 50% sulle ristrutturazioni.

Ecobonus sull’Irpef-Ires come alternativa al Conto Termico

Con il DL 63/2013 la detrazione riconducibile all’utilizzo dell’ecobonus sull’Irpef-Ires – che consente di detrarre dalla quota Irpef dovuta sui singoli anni un importo che può arrivare anche fino a 30 mila euro – è stata incrementata e dal 55 al 65%, ma solo fino al 31 dicembre 2013.

La convenienza dell’utilizzo dell’ecobonus sull’Irpef-Ires dipende dal reddito del contribuente in quanto non c’è rimborso se le somme eccedenti l’imposta.

Agevolazione del 50% sulle ristrutturazioni come alternativa al Conto Termico

Questa agevolazione è stata prorogata fino al 31 dicembre 2013 con limite di spesa pari a 96mila euro e comprende anche interventi previsti dal Conto Termico come l’ installazione di condizionatori e riscaldamento a pompa di calore anche su impianti già esistenti.

Anche per l’agevolazione sulle ristrutturazioni la convenienza dipende dalla capacità contributiva del richiedente.

Guida al Conto Termico 2013

Gli interventi incentivati dal Conto Termico 2013

Quando e come presentare la richiesta per gli incentivi del Conto Termico 2013

I lavori di riqualificazione energetica agevolati dal Conto Termico 2013 per le Pubbliche Amministrazioni

I lavori di riqualificazione energetica agevolati dal Conto Termico 2013 per i privati

Quali agevolazioni si possono cumulare al Conto Termico?

Le agevolazioni alternative al Conto Termico 2013

Quali agevolazioni si possono cumulare al Conto Termico?

 Il Conto Termico dà la possibilità di usufruire di incentivi alla riqualificazione energetica degli edifici per un valore totale di 900 milioni di euro per il 2013, suddivisi tra Pubbliche Amministrazioni e privati cittadini.

Ne può usufruire chi ne faccia richiesta entro 60 giorni dalla fine dei lavori stessi attraverso il PortalTermico del sito della GES.

Se si hanno i necessari requisiti si accede ad un rimborso del 40% per le pubbliche amministrazioni e proporzionale alla potenza dell’impianto per i privati.

Ma, se si usufruisce del Conto Termico non si può beneficiare di nessun altro incentivo statale. Quindi, ad esempio, non si potrà accedere al Quinto Conto Energia per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Dal Conto Termico è esclusa anche la possibilità di recuperare le detrazioni fiscali Irpef.

Quali agevolazioni si possono cumulare al Conto Termico 2013

In caso di ottenimento delle agevolazioni del Conto Termico sarà possibile, invece, accedere alle forme di finanziamento messe a disposizione da fondi di garanzia, fondi di rotazione o contributi in conto interesse e fino a un finanziamento massimo del 100% delle spese ammissibili.

È inoltre possibile sommare gli inventivi del Conto Termico con aiuti derivanti da misure non statali, entro il limite stabilito per legge del 60%.

È prevista la possibilità di cumulo del Conto Termico con incentivi in conto capitale solo, però, in caso di edifici di proprietà della Pubblica Amministrazione adibiti ad uso pubblico.

Guida al Conto Termico 2013

Gli interventi incentivati dal Conto Termico 2013

Quando e come presentare la richiesta per gli incentivi del Conto Termico 2013

I lavori di riqualificazione energetica agevolati dal Conto Termico 2013 per le Pubbliche Amministrazioni

I lavori di riqualificazione energetica agevolati dal Conto Termico 2013 per i privati

Quali agevolazioni si possono cumulare al Conto Termico?

Le agevolazioni alternative al Conto Termico 2013