Guida all’APE Attestato di Prestazione Energetica

 Cos’è l’APE?

L’APE è l’Attestato di Prestazione Energetica, ossia un documento che certifica le prestazioni energetiche di un immobile. Questo documento sostituisce l’ACE (Attestato di Certificazione Energetica) al fine di equiparare la legislazione italiana in materia a quella europea.

► Via alla vera certificazione energetica

Quanto dura l’APE?

L’Attestato di Prestazione Energetica ha una durata di 10 anni. Nel caso di interventi sull’immobile fatti prima della scadenza che abbiano comportato una modifica delle prestazioni energetiche dell’immobile, il proprietario deve produrre un nuovo documento.

Da chi e quando viene rilasciato l’APE?

L’ACE deve essere rilasciato in caso di nuovi edifici o di interventi di ristrutturazione su immobili esistenti che abbiano comportato un intervento su più del 25% della superficie totale dell’involucro dell’immobile stesso dal soggetto che ha eseguito i lavoro una volta che questi sono terminati.

Chi rilascia l’APE?

Nel caso si tratti di una vendita, locazione o cessione a titolo gratuito di un immobile è il proprietario dello stesso che deve provvedere al rilascio dell’attestato in concomitanza con la stipula del contratto preliminare.

Per immobili di nuova costruzione l’APE deve essere rilasciato quando viene richiesto il certificato di agibilità dell’immobile.

► L’IVA al 22% incide sulle spese di casa

Cosa fare se si è già in possesso di un ACE in corso di validità?

Se si è in possesso di un ACE valido prodotto prima del 5 giugno 2013, questo è da ritenersi valido per i successi 10 anni,  a meno di modifiche sull’immobile che ne modifichino le prestazioni energetiche.

Come funziona il regime delle nuove iniziative produttive per l’apertura di una Partita Iva?

 Quando si decide di mettersi in proprio e di iniziare a lavorare percependo i propri compensi tramite Partita Iva è necessario fare molta attenzione alla scelta del regime fiscale.

Infatti, il Governo, per andare incontro a tutti coloro che hanno volontà imprenditoriale anche in questa difficile situazione economica, ha messo a punto diversi regimi fiscali per i possessori di una Partita Iva. Tra questi ci sono il regime dei minimi e il regime delle nuove iniziative produttive.

► Come si apre la Partita Iva?

Se il primo regime è dedicato a persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni che iniziano una nuova attività, il regime delle nuove iniziative produttive è quello migliore nel caso in cui si rientri nella categoria delle persone fisiche che iniziano una nuova attività d’impresa (incluse anche le imprese familiari) per la prestazione di servizi o per attività industriali o commerciali.

Questo regime – la cui scelta deve essere indicata nel modello AA9/11 necessario alla richiesta dell’apertura della Partita Iva – prevede il pagamento di una tassa unica del 10% che sostituisce l’Irpef e le altre addizionali regionali, ma chi sceglie questo regime deve poi provvedere autonomamente alla regolarizzazione delle posizioni Inps e Inail e agli obblighi amministrativi relativi alla Camera di Commercio.

Per usufruire del regime delle nuove iniziative produttive è necessario essere in possesso di tutti i requisiti necessari per l’adesione al regime dei nuovi minimi, ai quali si aggiunge il limite di 30.987,41 euro per i compensi derivanti da attività di prestazione di servizi e di 61.974,83 euro  se si tratta di attività industriali o commerciali.

► Chi può avvalersi del regime dei minimi per l’apertura di una Partita Iva?

Non è prevista ritenuta d’acconto, ma chi sceglie il regime delle nuove attività produttive, differentemente da quanto accade per il regime dei minimi, ha l’obbligo di conservare i documenti contabili e di fatturare le operazioni attive.

 

Chi può avvalersi del regime dei minimi per l’apertura di una Partita Iva?

 Sempre più spesso le aziende richiedono ai giovani il possesso di una Partita Iva. In questo modo le aziende non hanno particolari carichi fiscali, in quanto questi sono riversati sul lavoratore stesso che dovrà provvedere al pagamento delle tasse e delle imposte relative ai redditi percepiti, alla previdenza e alle varie addizionali regionali.

► Come si apre la Partita Iva?

Con una normale Partita Iva queste imposizioni fiscali sono piuttosto proibitive, soprattutto per chi si accinge a iniziare una nuova attività: per questo è stato studiato il regime dei minimi – trasformatosi nel 2011 in regime dei nuovi minimi – che prevede una minore imposizione fiscale e meno oneri burocratici.

La Partita Iva con il regime dei nuovi minimi (scelta che deve essere indicata nella compilazione del modello AA9/11 necessario per l’apertura della stessa) è destinata a nuovi imprenditori, giovani e lavoratori in mobilità che hanno aperto un’impresa o un’attività autonoma a partire dall’1 gennaio del 2012, ma per potersi avvalere dei suoi benefici è necessario essere in possesso anche dei seguenti requisiti:

1. Età non superiore ai 35 anni;

2. Non aver esercitato attività artistiche o professionali nei tre anni precedenti;

3. L’attività per la quale si apre la Partita Iva con il regime dei minimi non deve essere la prosecuzione dell’attività svolta precedentemente;

4. Il compenso percepito nell’anno precedente all’apertura della Partita Iva non deve essere superiore ai 30.000 euro.

Il regime dei minimi vale per cinque dalla prima richiesta ed è rinnovabile fino al compimento del 35° anno di età.

► Come funziona il regime delle nuove iniziative produttive per l’apertura di una Partita Iva?

Va ricordato, inoltre, che chi decide di aprire una Partita Iva con il regime dei nuovi minimi non è sottoposto alla registrazione e alla tenuta scritture contabili per imposte dirette ed è anche esonerato dal versamento e dagli obblighi IVA.

Le scadenze fiscali del prossimo autunno

 Imu rinviata. Aumento dell’Iva rinviato. Prorogate le scadenze per il pagamento delle tasse relative ai redditi percepiti nello scorso anno.

Ma si tratta di rinvii, non di cancellazioni e, quindi, il conto prima o poi arriva. Passata l’estate, infatti, come sottolinea la CGIA di Mestre, dovremmo essere pronti a mettere mano al conto in banca per provvedere al pagamento di tutte le tasse e le imposte che fino adesso non abbiamo pagato.

 Rinviato l’aumento dell’IVA

Secondo la CGIA l’autunno 2013 si preannuncia particolarmente ricco di scadenze: 24 in tutto, tutte concentrate tra ottobre e dicembre, senza distinzione tra contribuenti privati ed imprese.

Le scadenze fiscali dell’autunno 2013

Il I ottobre 2013 scatterà l’aumento dell’Iva – inizialmente previsto per il I luglio – che passerà dal 21% al 22% con conseguenti aumenti su molti generi di largo consumo e anche sulle altre imposte.

Il 16 ottobre, invece, chi ha dei capitali investiti dovrà pagare la prima rata della Tobin Tax, pagamento che interessa anche l’acconto del 110% delle ritenute sugli interessi di conti correnti e depositi.

A gravare su questa situazione ci sono anche l’aumento previsto per gli acconti fiscali di Irpef (dal 99 al 100%) e Irap(dal 100 al 101% ma solo per l’anno 2013). Per le persone fisiche e le società di persone l’Irap l’acconto Irap sarà pagato al 100%, mentre chi è soggetto ad Ires il 101%.

► Possibili aumenti per Irpef, Ires e Irap entro fine anno

Poi la CGIA di Mestre evidenzia le difficoltà che potrebbe nascere per l’Imu e la Tares, sulle quali il Governo sta ancora lavorando.

Calendario delle scadenze per il pagamento delle imposte relative all’Unico 2013

 Il 31 maggio il Governo ha annunciato una proroga per quanto riguarda le scadenze relative alla presentazione dei modelli per la dichiarazione dei redditi, sia, quindi, per il modello 730 che per il modello Unico.

► Proroga ufficiale per il Modello Unico 2013

Lo slittamento delle scadenze si è reso necessario dopo la cancellazione del pagamento della prima rata dell’Imu che ha creato parecchi problemi ai Caf e ai contribuenti stessi, soprattutto per coloro che avevano già effettuato il pagamento.

Per l’Unico si è trattato di una doppia proroga che ha previsto uno slittamento all’8 luglio del pagamento delle somme dovute a saldo e a titolo di primo acconto (senza maggiorazione) e al 9 luglio la scadenza per i versamenti a titolo di interesse corrispettivo, per i quali, però, è stata prevista una maggiorazione dello 0,40%.

Queste somme possono essere pagate sia in un’unica soluzione che a rate. Se si sceglie il pagamento rateizzato, che non per forza deve riguardare tutte imposte risultanti dal Modello Unico 2013, il termine di pagamento dell’importo totale slitta al mese di novembre e l’importo è soggetto ad una maggiorazione per interessi pari al 4% annuo.

► Detrazioni per spese mediche nell’Unico PF

Inoltre, sono previste delle differenze per il pagamento delle imposte per i soggetti che possiedono una partita Iva o per coloro che non ne hanno. Vediamole nel dettaglio.

Il calendario della scadenze per il pagamento delle rate delle imposte relativo all’Unico 2013

Titolari di partita Iva

I rata – scadenza 8 luglio – nessun interesse

II rata – scadenza 16 luglio – interessi 0,09%

III rata – scadenza 20 agosto – interessi 0,42%

IV rata – scadenza 16 settembre – interessi 0,75%

V rata – scadenza16 ottobre – interessi 1,08%

VI rata – scadenza 18 novembre – interessi 1,08%

Soggetti non in possesso di partita Iva

I rata – scadenza 8 luglio – nessun interesse

II rata – scadenza 31 luglio – interessi 0,24%

III rata – scadenza 2 settembre – interessi 0,57%

IV rata – scadenza 30 settembre – interessi 0,90%

V rata – scadenza 31 ottobre – interessi 1,23%

VI rata – scadenza 2 dicembre – interessi 1,56%

Ricordiamo inoltre che il pagamento delle rate delle imposte derivanti dal Modello Unico 2013 (quindi riferito all’anno di imposta 2012) devono essere effettuati con il modello F24 con i seguenti codici tributo:

1668 per le imposte erariali (IRPEF, IRES, IVA, cedolare secca);

3805 per i tributi regionali (addizionale regionale all’IRPEF, IRAP);

3857 per i tributi locali (addizionale comunale all’IRPEF).

Che cosa sono gli assegni familiari – ANF

 In questo e nei successivi post cercheremo di fornire un approfondimento su una realtà che ogni lavoratore dipendente o assimilato potrebbe voler conoscere meglio: quella degli assegni familiari.

Bonus asilo nido e baby sitter: come presentare la domanda

 La maggior parte delle madri lavoratrici potranno, a partire dal primo di luglio e fino al 10 dello stesso mese, presentare la domanda per ricevere l’ erogazione di un Bonus asilo nido e baby sitter, di cui abbiamo discusso anche in una serie di altri post che potrete trovare all’ interno di questo sito.

Befera annuncia le semplificazioni

 Attilio Befera, presidente dell’Agenzia delle Entrate, annuncia l’arrivo di una lenzuolata di semplificazioni che dovrebbero alleggerire e rendere più sereno il rapporto dei contribuenti con il fisco, parallelamente all’intensificarsi della lotta contro l’evasione fiscale. Le semplificazioni di cui parla Befera sono volte ad eliminare gli elementi più burocratici che regolano il rapporto tra i contribuenti, le imprese e l’Erario.

Letta parla al Financial Times

Non si tratta soltanto di una dichiarazione d’intenti ma di una vera svolta operativa visto che nel mirino del piano Befera ci sono già 108 adempimenti fiscali che dopo una ricognizione tecnica possono tranquillamente essere archiviati come obsoleti. Il che vuol dire che il fisco vuole presentarsi al pubblico come un amico.

Cos’è il bonus mobilità per gli studenti

La semplificazione riguarderà principalmente e in via prioritaria 4 ambiti: gli studi di settore, tutte le informazioni che sono chieste ai contribuenti tramite i modelli dichiarativi, le comunicazioni anti evasione e antielusione e poi i servizi online tra cui rientrano Vies, Civis e i pagamenti con delega F24.

Facciamo un esempio pratico per capire come andranno ad impattare le semplificazioni sulla vita delle imprese e dei cittadini. Le imprese che sono in fallimento non dovranno più compilare il modello per i dati sugli studi di settore. Per quanto riguarda la tassa di successione, dovrà essere presentata la dichiarazione soltanto se l’attivo supera i 75 mila euro.

 

Per il FMI l’Italia ha ancora molto da fare

 Abbiamo appena archiviato la campagna elettorale, condita di una serie di promesse riguardo la tassa municipale sugli immobili, e si torna immediatamente sull’argomento. Il governo Letta, per aumentare anche temporaneamente il potere d’acquisto delle famiglie, ha deciso di sospendere il pagamento della prima rata dell’IMU ma non ha ritenuto possibile abolire l’imposta e contemporaneamente annullare l’incremento dell’IVA. L’imposta sul valore aggiunto salirà al 22 per cento (quindi +1%) a partire da settembre.

Aiuti greci a rischio per via del FMI

Le scelte operate dal governo Letta su IMU e IVA dimostrano che c’è una chiara intenzione politica rispetto a questi argomenti ma il giudizio internazionale sulla condizione italiana, oggi che il governo di larghe intese restituisce l’immagine di un paese più equilibrato, è sempre cauto.

L’economista greco Varoufakis sulla crisi

Il Fondo monetario internazionale, per esempio, ha concluso la missione annuale in Italia ed ha tagliato le stime sul PIL per l’anno in corso. Nel 2013, quindi , le stime sull’incremento del PIL sono state ridimensionate di -1,8 punti percentuali, poi dal 2014 si parlerà di un timido aumento della produzione pari allo 0,7 per cento.

Allarmante resta il problema della disoccupazione che sembra strutturale e legata alla difficoltà di gestione dei contratti di lavoro. Le imprese, infatti, secondo il FMI dovrebbero avere a disposizione soltanto un contratto unico e flessibile per tutti coloro che sono assunti per la prima volta.

In più restano da sanare la situazione del debito e i bilanci che con la riduzione delle tasse e l’aumento delle spese, quadrano con molta, moltissima difficoltà. Secondo Saccomanni il FMI è stato comunque in grado di riconoscere gli sforzi effettuati dagli italiani.