Debiti Pa, Italia fanalino di coda in Europa

Malgrado i tempi di pagamento siano scesi di 10 giorni (ora sono necessari 170 giorni per pagare i fornitori ad un’amministrazione locale), il nostro Paese è ancora annoverato all’ultimo posto per quanto riguarda la contrazione del debito nel Vecchio Continente.

Dodici mesi fa, le fatture erano saldate mediamente dopo 180 giorni. Nel 2013, secondo l’elaborazione rilasciata dalla Cgia di Mestre, i fornitori devono aspettare 170 giorni.

Solo la Grecia, situata nella graduatoria generale al penultimo posto, ha fatto meglio: per l’anno in corso ha accorciato i tempi di pagamento di 15 giorni.

La lieve diminuzione dei tempi per il pagamento dei debiti della Pa è data, secondo la Cgia, dagli effetti della nuova legge nazionale entrata in vigore dal primo gennaio di quest’anno che ha metabolizzato la direttiva europea contro i ritardi dei pagamenti, e al fatto che nel Paese è cresciuta di gran lunga la sensibilità nei confronti di questo problema.

Ad oggi, dunque, c’è una maggiore celerità nel pagamento dei propri fornitori da parte delle Pubbliche amministrazioni. Secondo Giuseppe Bortolussi “Questa è un’inversione di tendenza importante, ma non ancora sufficiente, visto che rimaniamo fanalino di coda a livello europeo. Se in questo ambito le Pubbliche amministrazioni di Grecia e di Cipro continuano ad essere più efficienti della nostra, vuol dire che il lavoro da fare è ancora molto”.

Il distacco con il resto dell’Ue è tuttavia ancora abissale. Se la nostra Pa salda le fatture mediamente dopo 170 giorni, la media europea è di soli due mesi.

Come si calcola e come si paga la Tares

 La Tares, il contributo voluto con la Manovra Salva Italia predisposta dal Governo Monti, sostituisce tutte le vecchie imposte comunali sui rifiuti. Dopo tanti rinvii questo nuovo contributo è entrato in vigore con il D.L. n. 35 del 2013, ossia il decreto resosi necessario per lo sblocco del pagamento dei debiti delle Pubbliche amministrazioni.

Cerchiamo di analizzarla per capire come si calcola, quando si dovrà pagare e come effettuare il versamento.

► Chiarimenti sulla Tares del Dipartimento delle Finanze

Come si calcola la Tares

La Tares si calcola in base alla dimensione dell’immobile di riferimento e in base ai dati statistici riguardo al valore medio di produzione di rifiuti. La dimensione dell’immobile – inteso come immobile con destinazione ordinaria ed iscritto al Catasto edilizio urbano – si calcola in metri quadrati. A questa superficie deve essere applicato un coefficiente dell’80%.

I comuni possono applicare una maggiore di 0,30 centesimi a metro quadro.

Quando si paga la Tares?

Per il 2013 sarà ogni singolo comune, potrà definire la scadenza e il numero delle rate di versamento, che dovranno essere comunque pubblicate sul sito Internet dell’istituzione entro e non oltre 30 giorni dalla scadenza prevista.

Per il 2014, invece, il pagamento avverrà in quattro rate trimestrali  scadenti nei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre.

► Le esenzioni per la TARES

Come si paga la Tares

Per il pagamento della Tares relativo alle prime due rate del 2013 i Comuni hanno l’obbligo di inviare al contribuente i modelli di pagamento precompilati già predisposti per il pagamento della TARSU o della TIA 1 o della TIA 2 o indicare le modalità alternative di pagamento.

Imu: chi paga e chi no

 Oggi il governo ha approvato il decreto che sospende il pagamento della rata dell’Imu prevista per giugno.

► Ecco il decreto per la sospensione dell’IMU

La prossima data di scadenza nell’agenda del Governo è il 16 settembre, giorno in cui scadrebbe anche il termine ultimo per il pagamento della rata successiva. La partita è ancora aperta, quindi, e il premier ha sottolineato che se entro il 31 agosto prossimo non si sarà arrivati ad una revisione totale e coerente di questa imposta, gli italiani dovranno versare la rata entro i termini previsti.

Ma la sospensione dell’Imu non è per tutti. Vediamo nel dettaglio chi la pagherà e chi no.

Chi ha diritto alla sospensione dell’Imu

Non si pagherà la rata di giugno dell’Imu su:

abitazioni principali e pertinenze;

– immobili “appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale e relative pertinenze dei soci assegnatari”;

– alloggi assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica;

terreni agricoli e i fabbricati rurali.

Chi pagherà la rata di Imu di giugno?

Il decreto firmato oggi dal governo prevede che l’Imu dovrà essere pagata da chi possiede immobili signorili, le ville, i castelli e i palazzi di pregio artistico o storico, cioè quelli classificati in catasto con le categorie A/1, A/8 e A/9.

Lo stop Imu solo sulla prima casa anche se…

 A livello economico e finanziario sentiamo ripetere su più fronti che il nostro paese ha bisogno di maggiore respiro per le imprese oggi ossessionate dal pagamento di tantissime imposte che le zavorrano senza consentire loro una ripartenza adeguata.

Il governo Letta fa i conti per il paese

Il Consiglio dei Ministri di domani, però, deciderà soltanto sulla sospensione dell’IMU per la prima casa, un punto fermo sul quale il governo di larghe intese PD-PdL non intende fare passi indietro. Se viene sospesa questa imposta, però, non ci sarà spazio per discutere delle altre manovre altrettanto importanti e forse più legate alla salute del tessuto economico.

Sembra infatti caduto nel dimenticatoio il rifinanziamento della cassa integrazione straordinaria per il 2013. I tecnici, tuttavia, continuano a lavorare per trovare la copertura finanziaria adeguata agli altri aggiustamenti necessari per l’economia del Belpaese. In programma, per esempio, ci sarebbe la sospensione del pagamento dell’IMU anche sui capannoni delle imprese. Questo “desiderio” non potrà essere esaudito nel breve periodo visto che per la manovra servirebbero circa 1,5 miliardi di euro.

Crolla l’immobiliare ma sui prezzi è battaglia

Procrastinato anche lo stop all’aumento dell’IVA. La data fissata per il passaggio dell’imposta sul valore aggiunto da 21 a 22 punti percentuali, resta la stessa. Qualche analista più malizioso, prendendo spunto anche dai dati Istat sul PIL italiano, sostiene che il governo Letta non ha ancora compreso la sofferenza delle imprese, ma preferisce dedicarsi a manovre che gli assicurano il consenso dell’elettorato.

Chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate per le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie

 Chiunque abbia sostenuto dei costi per gli interventi di recupero del patrimonio abitativo e per la riqualificazione energetica degli edifici può usufruire di agevolazione e detrazioni fiscali.

Lo scorso 9 maggio l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una Circolare con la quale fornisce dei chiarimenti sulle agevolazioni per gli interventi di recupero del patrimonio abitativo e per la riqualificazione energetica degli edifici. La Circolare, inoltre, fornisce chiarimenti anche in merito alla questione della cedolare secca.

► Denunciare l’affitto in nero per pagare meno

Vediamoli nel dettaglio.

Quanto si può detrarre per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica ?

1. Interventi di recupero edilizio

La circolare in esame chiarisce che per le spese documentate sostenute per interventi di recupero edilizio nel periodo compreso tra il 26 giugno 2012 e il 30 giugno 2013, la detrazione spettante dell’imposta lorda è pari al 50% per spese non superiori a 96.000 euro per ogni immobile.

Quindi, rispetto alla precedente normativa, il limite di spesa del 36% è stato elevato al 50% e non sussiste più il limite di spesa di 46.000 euro.

2. Interventi di riqualificazione energetica

La circolare chiarisce, in merito agli interventi di riqualificazione energetica eseguiti a cavallo del periodo di imposta 2013/2013, per l’ottenimento delle detrazioni il termine ultimo per la comunicazione delle spese sostenute all’ENEA, sulle quali si può ottenere una detrazione del 55%, non è il 30 giugno 2013, ma 90 giorni dalla data di fine dei lavori.

La data del 30 giugno 2013 si riferisce al periodo entro il quale devono essere state sostenute le spese per gli interventi di riqualificazione energetica.

► I prestiti più convenienti per le ristrutturazioni

Chi e quanto si può detrarre in caso di decesso del conduttore (affittuario)?

In caso di decesso del conduttore dell’immobile sul quale sono stati eseguiti i lavori di ristrutturazione edilizia sono permesse detrazioni Irpef, per spese  documentate rimaste a carico dei contribuenti che hanno, sulla base di un titolo idoneo, il possesso dell’immobile.

In questo caso la detrazione e del 36%.

Se, però, al conduttore dell’immobile subentra un erede che ha piena titolarità del contratto di locazione, il beneficio fiscale si trasmette, per intero, all’erede.

► Il rimborso per i bonus di ristrutturazione

Chi e quanto si può detrarre in caso di separazione legale?

In caso di separazione legale dei coniugi, come prevedel’art. 16-bis, comma 1, del TUIR: 

la detrazione Irpef per interventi di recupero del patrimonio edilizio in relazione alle spese documentate, sostenute ed effettivamente rimaste a carico dei contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi. Hanno diritto alla detrazione in questione, se hanno sostenuto le spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e queste sono rimaste a loro carico, il proprietario o il nudo proprietario dell’immobile, il titolare di un diritto reale sullo stesso (uso, usufrutto, abitazione), ma anche l’inquilino e il comodatario

La circolare chiarifica che la detrazione Irpef sarà a beneficio del coniuge al quale l’atto legale della separazione ha assegnato, attraverso idonei titolo, la titolarità dell’immobile sul quale sono stati effettuati interventi di ristrutturazione.

► I bonus sulla ristrutturazione edilizia nel modello 730

Cedolare secca

In merito all’applicazione del regime transitorio della cedolare secca sui contratti di locazione, la circolare dell’Agenzia delle entrate esplica che per le cedolari riferite nel modello 730/2012 o UNICO 2012 (redditi 2011), ma non confermate per gli anni successivi attraverso l’apposito modello 69, e in mancanza di revoca, il regime transitorio è applicabile per il residuo periodo di durata del contratto.

Denunciare l’affitto in nero per pagare meno

 L’Agenzia delle Entrate è consapevole che molti appartamenti, oggi diffusi nel nostro paese, sono affittati in nero ma la legge mette a disposizione degli inquilini degli strumenti per denunciare la situazione illegale e iniziare a risparmiare sull’affitto.

Il fallimento della cedolare secca

Si parla di affitto in nero quando il contratto di locazione non è registrato all’Agenzia delle Entrate. I proprietari di un immobile da affittare, in genere, offrono un contratto in nero per evitare di pagare le tasse di registrazione e rendita e dicono di applicare uno sconto sul canone d’affitto.

E’ stata però lanciata una normativa, quella della cedolare secca, che consente ai proprietari irregolari di denunciare la situazione. Per usufruire della cedolare secca è necessario rivolgersi agli avvocati dell’Unione Inquilini e denunciare il proprietario. È necessario inoltre avere dei documenti particolari a disposizione, documenti capaci di attestare il domicilio dell’inquilino “irregolare” nell’immobile.

Scegliere tra cedolare secca e remissione in bonis

In pratica è necessario provare il pagamento dell’affitto con una copia del bonifico mensile del canone corrisposto al proprietario e una copia delle bollette con le utenze  intestate all’inquilino.

Denunciato il proprietario dell’appartamento si può ottenere di essere inseriti in un regime fiscale agevolato che prevede il pagamento di un canone di locazione annuo pari a tre volte la rendita catastale per quattro anni dalla data di registrazione e prorogabili per altri quattro anni.

Detrazioni per spese mediche nell’Unico PF

 Il modello Unico 2013 per le persone fisiche deve essere presentato entro il 30 settembre 2013 per via telematica ma per chi scegliesse un altro tipo d’invio, quindi quello in formato cartaceo, le scadenze per la presentazione sono fissate al 2 maggio e al 30 giugno.

 Online i modelli di dichiarazione semplificati

Come per tutte le categorie di contribuenti, esiste una sezione del modello di dichiarazione da usare per la detrazione degli oneri e delle spese. Si tratta del quadro RP che è diviso in ben sei sezioni: la prima sezione è riservata alle spese per cui è riconosciuta la detrazione del 19 per cento; la seconda sezione è riservata agli oneri e alle spese deducibili dal reddito complessivo; la terza sezione è dedicata nel quadro A agli interventi di recupero del patrimonio edilizio per cui sono previste detrazioni del 36, del 41 e del 50 per cento e nel quadro B ai dati catastali per l’identificazione dell’immobile. La quarta sezione è riservata agli oneri per cui vale la detrazione al 55 per cento, la quinta sezione è dedicata al beneficio di detrazioni per canoni di locazione e la sesta sezione è dedicata ai dati per beneficiare delle altre detrazioni.

 Assistenza sanitaria e spese mediche nel 730

Per quanto riguarda le spese mediche generiche o specialistiche, si ha una detrazione d’imposta del 19 per cento sull’importo che eccede la franchigia di 129,11 euro. Possono essere detratte le spese mediche per l’assistenza specifica di un paramedico, le spese mediche legate a patologie esenti dalla spesa sanitaria pubblica. La detrazione è calcolata su un massimo di spesa di 6197,48 euro.

Per chi sarà l’acconto IMU

 L’Italia sta vivendo una forte contraddizione messa in evidenza da alcuni analisti che hanno notato la partecipazione del nostro paese al fondo Salva Stati ed hanno notato anche la difficoltà del governo Letta nel trovare i soldi necessari per l’abolizione dell’IMU.

Italia tra IMU ed ESM

In pratica non ci sono soldi per mettere in atto tutte le proposte del governo Letta che oltre ad abrogare l’IMU vorrebbe anche rifinanziare la cassa integrazione e offrire un nuovo stimolo alle imprese. Sono proprio queste ultime, invece, a subire il primo salasso.

Infatti l’acconto IMU sarà valido per le seconde case e per le attività produttive. In pratica, chi ha una prima casa, non deve preoccuparsi: l’acconto IMU di giugno è stato congelato. Per gli altri, però, si prepara una stagione di rincari. per esempio i rincari potrebbero costare molto alle imprese che si troveranno a pagare il 50 per cento in più di quello che hanno pagato l’anno scorso.

L’Ocse contraria alle modifiche all’IMU

La media del rincaro è stata calcolata tenendo conto di quello che succede in alcune grandi città, per esempio Torino, Milano, Bologna, roma, Napoli o Lecce. Tutti gli aumenti dipendono dal fatto che l’incremento delle aliquote locali, stavolta, si possono far valere anche nel primo acconto di giugno.

Equitalia porta il limite a 50 mila euro

 I debiti che si contraggono con il Fisco possono essere rateizzati. Prima era sufficiente una semplice richiesta soltanto per i debiti fino a 5000 euro. Adesso, invece, questo “limite” è stato innalzato fino a 50 mila euro e per 72 rate. Si tratta della seconda agevolazione importante ottenuta dai contribuenti.

Equitalia è meno cara

Le agevolazioni di cui si parla spesso in relazione ad Equitalia sono l’innalzamento della soglia di rateizzazione ottenibile tramite una domanda in carta semplice, prima da 5.000 a 20.000 euro e poi da 20.000 a 50.000 euro. Il limite dei 5.000 euro era stato fissato fino a marzo del 2012. Quindi nel giro di un anno c’è stata una bella modifica di Equitalia!

Meno riscossioni per Equitalia, colpa della crisi

Qual è la novità contenuta nell’ultima disposizione? La novità consiste nel fatto che soltanto con una richiesta motivata, senza la documentazione solitamente richiesta da Equitalia, si può chiedere una rateizzazione del debito fino a 6 anni, quindi 72 rate.

Fino a questo momento era possibile l’accesso semplificato a questa rateizzazione soltanto per debiti rateizzabili in 4 anni, vale a dire 48 rate.

Secondo l’Ad di Equitalia, la rateizzazione è lo strumento più efficace per andare incontro ai contribuenti e per regolarizzare le posizioni di debito con il fisco. Per gli importi superiori a 50 mila euro, è necessario presentare anche documenti aggiuntivi.