La vendita in stock nasconde i ricavi in nero?

 Il fisco si sta interrogando su quello che succede nel settore del commercio al fine d’individuare delle situazioni che possono mascherare atteggiamenti fraudolenti. Nel mirino sono fine le cosiddette vendite a stock che spesso possono nascondere una serie di ricavi in nero.

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Tutto nasce da una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 7693 del 27 marzo, con cui i giudici hanno accolto il ricorso dell’Amministrazione finanziaria che riteneva la vendita in stock di un commerciante d’abbigliamento, un modo per eludere il fisco. L’amministrazione finanziaria aveva per questo chiesto di recuperare le tasse sui maggiori ricavi del commerciante, non dichiarati al fisco.

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Il sospetto sull’attività commerciale è arrivato osservando il comportamento del venditore che anziché usare i saldi di fine stagione che sono vantaggiosi sia per chi compra sia per chi vende, ha preferito vendere in stock, la merce acquistata da poco tempo, ad un prezzo molto più basso di quello d’acquisto.

I saldi di fine stagione, secondo il fisco, sono uno strumento importante nelle mani dei commercianti che possono ribassare i prezzi ma evitare di mandare in cantina le vecchie collezioni. Mentre il commerciante “pizzicato” dall’Erario rifiutava di fare i saldi, usando le vendite in stock, considerate dai più antieconomiche per chi vende.

La Scia e la Dia non prevedono il bollo

 La Scia e la Dia sono considerate delle dichiarazioni di inizio attività che si presentano in sostituzione delle denunce e non possono essere considerate delle istanze, quanto piuttosto un dei semplici avvisi. Per questo, in tali dichiarazioni, non deve essere pagata l’imposta di bollo.

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Le imprese che devono per legge comunicare l’inizio, la cessazione o la modifica di un’attività produttiva attraverso la Scia, se non uniscono alla dichiarazione anche un provvedimento o una certificazione, non devono pagare l’imposta di bollo.

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Al contrario il bollo da 14,62 euro a foglio serve nel caso della richiesta di nulla osta di fattibilità, documento che i titolari di un’impresa devono chiedere al comando dei Vigili del Fuoco.

A fare chiarezza sull’argomento ci ha pensato la risoluzione 24/E dell’Agenzia delle Entrate che ha spiegato i casi in cui l’imposta di bollo deve essere applicata e quelli in cui invece non è necessaria.

Siccome la richiesta di nulla osta per i lavori, inviata ai Vigili del Fuoco, prevede poi il rilascio di un certificato, l’emanazione di un atto amministrativo, allora è necessario pagare l’imposta di bollo. Cosa che non può essere valida quando invece la risoluzione non comporta alcun atto amministrativo.

Il fisco alle prese con le insalate miste

 Il fisco classifica gli alimenti e poi applica un certo carico d’Iva alle diverse categorie. Talvolta, però incontra delle difficoltà nella classificazione dei cibi e tra queste difficoltà c’è anche quella d’inquadrare correttamente le “insalate miste”.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

FiscOggi spiega che stanno prendendo piede nel nostro paese i pranzi pronti, quelli che mescolano il gusto, con il colore, la genuinità e la comodità. In pratica le vaschette con ortaggi e verdura pronti da mangiare o pronti da cuocere. La conservazione dei vegetali, in tal senso, ha fatto davvero progressi. Eppure non è quello che interessa al fisco, quanto piuttosto la classificazione dei prodotti in questione.

Per questi generi alimentari, dice il fisco, è necessario applicare l’Iva agevolata al 4 per cento. E’ tutto scritto nella risoluzione 23/E dell’8 aprile 2013. In generale possiamo classificare queste “vaschette” miste come prodotti ortofrutticoli di IV gamma, classificabili difficilmente sia dal punto di vista merceologico, sia dal punto di vista fiscale.

Le spese mediche detraibili dal 730

Fino a qualche anno fa il problema non si poneva perché esistevano in commercio prodotti alimentari che appartenevano a generi diversi, erano venduti insieme, ma nel contenitore erano separati tra prodotti freschi e prodotti cotti. Adesso, invece le insalate sono diventate miste e assortite, per cui contengono sia l’insalata vera e propria, sia altri prodotti vegetali, sia prodotti non freschi e secchi come noci ed olive, sia prodotti di natura non vegetale, per esempio salumi, formaggi, tonno o pollo.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

 Non abbiamo il prelievo forzoso sui conti correnti che sembra essere la soluzione all’orizzonte per i paesi che desiderano o sono costretti ad uscire in poco tempo dall’alveo dell’euro, però abbiamo l’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie.

Una mini guida all’IVAFE

Nel nostro paese, chi ha acquistato dei beni finanziari e li detiene nel nostro paese o all’estero, deve pagare la nuova tassa IVAFE. Si tratta di un’imposta di bollo per i prodotti finanziari che non sono soggetti ad obbligo di deposito, quindi l’IVAFE si paga anche per depositi postali e bancari.

Questa nuova tassa non è uguale all’imposta di bollo per diversi motvi. in primo luogo l’IVAFE colpisce tutte le attività finanziarie, anche quelle detenute all’estero e poi l’IVAFE riguarda i soggetti passivi, cioè chi detiene le attività finanziarie.

In rete i modelli Unico, Cnm e Irap 2013

In questa attività di tassazione, quindi, sono coinvolti i clienti e gli enti gestori, cioè coloro che su un territorio esercitano un’attività bancaria, finanziaria o assicurativa. E’ l’ente gestore che deve occuparsi dell’applicazione dell’imposta di bollo il 31 dicembre oppure al termine del periodo rendicontato, oppure alla data di fine rapporto se si tratta di periodo infrannuale. L’ente gestore deve occuparsi anche dell’applicazione dell’imposta di bollo, tranne che per le polizze assicurative di cui si occupa l’impresa di assicurazione e tranne i buoni fruttiferi postali, la cui imposta di bollo è applicata da Poste Italiane Spa.

Quanta Tares si pagherà in più

 La Tares, quella con la nuova aliquota, scatta soltanto a dicembre, quindi, secondo molti, il salasso arriverà soltanto sotto l’albero di Natale. Questo però non vuol dire che i contribuenti non possano organizzarsi i pagamenti.

Per esempio a maggio s’inizia a pagare la tassa sui rifiuti con il sistema attualmente in vigore, quello dove sono separate la Tia dalla Tarsu. Poi a dicembre arriva l’imposta calcolata con una maggiorazione dello 0,30 per cento su ogni metro quadro. A prevederlo è stato il decreto Salva Italia.

Ancora un rinvio per la TARES

Molti esperti, in questo periodo, cercano di capire quanto sarà il rincaro e il Sole 24 Ore ha addirittura abbozzato un calcolo approssimativo. In pratica la Tarsu riusciva a coprire i costi dell’80 per cento del servizio, quindi a dicembre, con la maggiorazione prevista, la rata da considerare sarà almeno il doppio di quelle “vecchie”. L’ultima rata della tassa sui rifiuti, quindi la TARES, costerà quasi il doppio della rata della Tarsu. Se invece quest’ultima riusciva a coprire interamente i costi del servizio di nettezza urbana, allora il rincaro da considerare sarà lievemente più basso ma sarà comunque consistente.

Aumento delle tasse, chi ci salverà dalla stangata estiva?

Un discorso sicuramente valido per i contribuenti che devono pagare la Tarsu per l’immobile di proprietà. Per quanto riguarda le imprese, il conto potrebbe essere più salato e si stima che la rata di dicembre sia 10 o anche 20 volte superiore a quella precedente.

Le spese mediche detraibili dal 730

 Molti contribuenti, in questi giorni, si stanno “armando” per la compilazione del modello di dichiarazione dei redditi 730. Una delle spese detraibili in questo genere di dichiarazione, sono quelle mediche, ma come funziona la detrazione? Proviamo a riepilogarlo insieme.

Qualche consiglio per spese mediche e spese funebri

Tutte le spese mediche detraibili, insieme agli altri oneri e spese detraibili e deducibili, devono essere inserite nel quadro E della dichiarazione. Il fisco garantisce uno sconto del 19 per cento sulle spese mediche che superano la franchigia dei 129,11 euro. Tra le spese detraibili rientrano: le spese per l’assistenza medica specifica, le spese chirurgiche, le spese per le prestazioni specialistiche e quelle per le protesi dentarie e sanitarie, le spese per i medicinali che corrispondano ad uno scontrino parlante, i prodotti fitoterapici approvati dall’Aifa, analisi e test di laboratorio. Rientrano tra le spese mediche detraibili anche l’acquisto e il noleggio di protesi sanitarie, della strumentazione medico sanitaria e delle perizie medico-legali.

Le spese di ricovero dei famigliari portatori di handicap

Tutte le spese, abbiamo detto, devono essere inserite nel quadro E, in particolare tra il rigo E1 e il rigo E4. Nel rigo E1 sono inserite le spese sanitarie per determinate patologie, nel rigo E2 vanno inserite le spese sanitarie per i familiari non a carico e per un importo che complessivamente non può superare i 6197,48 euro. Infine sul rigo E3 e sul rigo E4 devono essere inserite le spese sanitarie per i disabili, comprese le spese per i veicoli.

Fiscalmente a carico ma solo con un certo reddito

 E’ stata avviata la stagione delle dichiarazioni dei redditi e come tutti sapete le prima pagine dei modelli sono da dedicare ai dati anagrafici, ai quadri che s’intende compilare, alle dichiarazioni del 5 e dell’8 per mille e infine c’è un quadro dedicato alla composizione del nucleo famigliare del contribuente.

Detassare i premi di produttività

In questo ultimo spazio si deve indicare sempre ogni componente della famiglia, prima il coniuge e poi i figli. Per questi ultimi e per il partner si può chiedere che sia considerato un “famigliare a carico”.

La validità della dichiarazione resa dipende dalla condizione patrimoniale della persona che si considera a carico. Una delucidazione in merito è arrivata dall’Agenzia delle Entrate grazie alla sollecitazione di un contribuente a Fisco Oggi.

In pratica è stato chiesto all’Erario quali sono i limiti reddituali per essere considerati famigliari a carico. In particolare l’interrogativo chiedeva se nel limite di 2840,51 euro dovessero essere considerati anche i redditi dominicali di terreni non affittati e soggetti ad IMU e poi il reddito catastale dell’abitazione principale.

L’anagrafe si ma con la protezione dei dati

La legge prevede che possano essere considerati a carico i famigliari che hanno un reddito complessivo di 2840,51 euro. Nella soglia indicata rientrano anche le retribuzioni da parte di enti ed organismi internazionali, i redditi corrisposti dal Vaticano o da enti gestiti dalla Chiesa, i redditi da lavoro dipendente frontaliero, i redditi da lavoro autonomo, i redditi impresa e i redditi assoggettati ai regimi dei nuovi minimi. Rientrano nei redditi anche i fabbricati tassati con la cedolare secca.

Detassare i premi di produttività

 I premi di produttività, tipici dei contratti da dipendente, possono essere detassati. Nella Gazzetta Ufficiale del 2013 sono state inserite le modalità attuative della nuova normativa.

Strategie per uscire dalla crisi

I lavoratori dipendenti del settore privato che hanno avuto dei premi di produttività possono ottenere uno sconto sulla dichiarazione dei redditi in virtù del Dl 93/2008 dedicato all’incremento della produttività del lavoro. L’agevolazione, quindi, ha come obiettivo quello di dare una spinta propulsiva alla produttività delle imprese e fa riferimento ai premi di produttività percepiti in esecuzione di accordi e contratti.

Per il 2013 – dal primo gennaio al 31 dicembre – le modalità attuative dello sconto sui premi di produttività, sono state inserite nel Dpcm del 22 gennaio che è stato pubblicato sull’ultima Gazzetta Ufficiale di Marzo.

Le sfide economiche per l’Italia

La detassazione prevede che si applichi un’imposta sostitutiva al 10 per cento dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali fino a quando finirà il budget definito dalla legge di stabilità equivalente a 950 milioni di euro.

Il decreto ha anche fissato a 2500 euro lordi il limite per i premi di produttività che una persona può percepire a livello individuale e su questo importo va calcolata l’imposta sostitutiva, ma sempre a patto che nel 2012 il reddito da lavoro dipendente non abbia superato i 40 mila euro.

Più esteso lo sconto IRPEF per l’energia solare

 Chi fa opere edilizie che incrementano il risparmio energetico dell’unità immobiliare e ne migliorano al tempo stesso l’efficienza energetica, può contare su uno sconto del 36% sull’IRPEF, ma adesso sembra che anche in assenza di un’opera edilizia vera e propria si possa ottenere una detrazione.

Gli sconti sull’IRPEF dell’affitto degli studenti

Per costruire un impianto fotovoltaico direcco che sia responsabile della produzione di energia elettrica per un immobile, si sostengono delle spese d’acquisto dei materiali che non sono da trascurare. Queste spese, secondo quanto riportato dal Tuir, sono detraibili al 36 per cento.

Lo sconto massimo sui veicoli ecologici

Questa detrazione, infatti, è valida per gli interventi:

“relativi alla realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici con particolare riguardo all’installazione di impianti basati sull’impiego delle fonti rinnovabili di energia”.

L’Agenzia delle Entrate, però, ha recentemente precisato sull’argomento, con la risoluzione n. 22/E del 2 aprile che per l’individuazione degli interventi di risparmio energetico si deve far riferimento agli impianti fotovoltaici per la produzione di energia.

Ha chiesto chiarimenti all’Erario anche il ministero dello Sviluppo Economico che nel dettaglio ha domandato se possano essere considerate risparmio energetico tutte le operazioni di riduzione dei consumi oppure se rientri nella definizione anche il minor assorbimento di energia elettrica per effetto dell’istallazione dei pannelli fotovoltaici.

Le prossime scadenze fiscali

 Le vacanze di Pasqua sono state gestite all’insegna del risparmio. Lo hanno detto gli albergatori, i ristoratori e tutti gli operatori delle strutture ricettive. Eppure non basta questo a dare sollievo al portafoglio delle famiglie visto che dopo le vacanze ci saranno da gestire molte scadenze. Ecco i principali adempimenti fiscali.

Per Visco le tasse sono ancora troppo alte

In linea generale si dovranno mettere a posto i conti sull’IMU 2012, i guadagni relativi agli investimenti, la stabilizzazione dei precari, il lavoro notturno e i lavori usuranti. Il primo appuntamento è senz’altro l’UMU per il 2012 per chi è necessario inviare la dichiarazione. Il punto di riferimento normativo è la Risoluzione numero 6 del DF del Ministero dell’Economia e delle finanze. Chi ha già pagato queste scadenze l’anno scorso e non ha ricevuto i moduli deve provvedere alla dichiarazione. Mentre scade il 31 marzo 2014 il termine ultimo per la dichiarazione IMU 2013 per i fabbricati del gruppo catastale D senza attribuzione di rendita catastale.

Tenete a mente le scadenze IVA

I sostituti d’imposta, poi, entro il 31 marzo dovevano presentare in via telematica i dati relativi al 730-4 e quindi adesso devono comunicare i risultati ai loro clienti. Sempre in tema di comunicazioni entro il 2 aprile deve essere inviata la comunicazione telematica all’anagrafe tributaria dei dati che riguardano le concessioni delle aree demaniali e marittime.