Anagrafe dei conti correnti: come funziona e a cosa serve

 Il Decreto Salva-Italia voluto dal Governo Monti ha portato anche alla predisposizione di un nuovo strumento per la lotta all’evasione. Si tratta dell’anagrafe dei conti correnti, ossia tutta una serie di informazioni che banche, Poste, società di gestione del risparmio e altri intermediari finanziari dovranno inviare al fisco entro i termini stabiliti.

► Anagrafe dei conti correnti, la nuova arma del fisco

I dati che dovranno essere inviati riguardano, nello specifico, i conti correnti (saldi di inizio e fine anno e del totale dei movimenti distinti per dare e avere, quindi il loro valore complessivo), i depositi titoli (saldi tra il totale degli acquisti e quello dei disinvestimenti), le carte di debito e di credito (utilizzo del plafond di spesa a inizio e a fine periodo, valore degli acquisti e, solo per le carte ricaricabili l’importo delle ricariche effettuate nel corso dell’anno) e le cassette di sicurezza (numero degli accessi dei proprietari).

Il Fisco, quindi, avrà a disposizione una grande mole di dati. Come verranno utilizzati?

Ovviamente il provvedimento che ha dato vita all’anagrafe dei conti correnti rispetta le norme italiane sulla privacy, e le informazioni che le banche e gli altri istituti sono chiamate a comunicare al Fisco verranno utilizzati al fine di creare delle liste selettive di contribuenti potenzialmente a rischio di evasione, ossia i contribuenti che presentano dei vistosi scostamenti tra i loro comportamenti bancari e le dichiarazioni dei redditi.

► Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Ma l’anagrafe dei conti correnti potrà essere utilizzata anche per scovare i ‘furbi’ del welfare: infatti questi dati, oltre a semplificare gli adempimenti richiesti ai contribuenti per la dichiarazione sostitutiva unica necessaria all’accesso a prestazioni sociali agevolate, potranno essere utili anche al controllo della veridicità degli stessi da parte delle amministrazioni pubbliche.

 

Più patronati attivi per i disservizi legati al Cud

 Scaricare il CUD dal sito INPS è stato più difficile del previsto, tanto che l’Istituto nazionale di previdenza sociale, con il messaggio 5024 del 22 marzio 2013, ha deciso di allargare gli sportelli dai quali i pensionati possono scaricare la certificazione unica. Adesso, quindi, i pensionati possono ritirare gratis il CUD anche nei patronati.

Come funziona il CUD online

Molti pensionati che non hanno a disposizione un computer e non possono scaricare per via telematica la certificazione unica, adesso hanno una possibilità in più. La grande novità del 2012, infatti, è che la certificazione non arriva per posta ma si riceve soltanto sfruttando la rete. Per chi avesse fiducia negli strumenti telematici, l’indicazione di massima è questa: loggarsi sul sito INPS tramite il PIN d’accesso e poi andare nella sezione “Servizi al cittadino”.

Entro febbraio deve essere pronto il CUD

Le alternative, comunque, per i cittadini che non sono alfabetizzati dal punto di vista informatico, ci sono. Gli altri canali di comunicazione tra l’INPS e i cittadini sono stati esposti brevemente nella circolare numero 32 del 26 febbraio scorso ma ci sono altri due messaggi dedicati allo stesso tema, il numero 4428 del 13 marzo e il 4909 del 21 marzo.

In questi ultimi due documenti si spiega da un lato l’iter da seguire per ottenere l’invio del CUD tramite posta elettronica e dall’altro si enuncia il percorso per avvalersi invece dell’aiuto dei Caf e dei professionisti abilitati al servizio.

La comunicazione all’anagrafe dei conti correnti

 L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione è stata messa a punto dall’Agenzia delle Entrate che nel presentare lo strumento ha anche spiegato che i primi dati sulle relazioni finanziarie attive nel 2011, ci sarà a partire dall’ottobre di quest’anno.

Ma il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, firmato dal direttore dell’Erario il 25 marzo, dà anche molte altre informazioni interessanti riguardo le modalità per la “comunicazione integrativa” all’anagrafe in questione. La prima informazione è un riepilogo per gli operatori finanziari, che dal primo gennaio hanno l’obbligo di comunicare tutte le movimentazioni bancarie utili ai controlli fiscali.

Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Ma cosa dovranno comunicare nel dettaglio gli operatori finanziari? Con cadenza annuale dovranno trasmettere all’Agenzia delle Entrate, sia i dati identificativi dei correntisti, sia due saldi, quello al primo gennaio dell’anno di riferimento e quello relativo al 31 dicembre. Sarà poi fondamentale avere un rendiconto di tutte le movimentazioni fatte sui conti, divise per tipologia.

Per quanto riguarda i tempi si specifica che la comunicazione integrativa da parte degli operatori finanziari, deve essere fornita sempre entro il 20 aprile dell’anno successivo rispetto a quello cui si riferiscono le informazioni. Siccome la raccolta dei dati è iniziata adesso, i dati del 2011 saranno comunicati entro l’ottobre del 2013, mentre quelli del 2012 saranno raccolti entro il 31 marzo 2014.

L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione

 I conti correnti sono al centro di numerose discussioni in questi giorni. Se ne sente parlare soprattutto in relazione a Cipro dove per salvare l’isola si è deciso di fare un prelievo forzoso sui conti deposito che superano la soglia dei 100 mila euro.

La negazione del codice IVA deve essere provata

Adesso, anche il nostro paese sembra interessato all’argomento visto che Attilio Befera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha detto che per combattere con maggiore efficacia contro l’evasione fiscale, si andrà a scavare anche tra i conti correnti disponibili nel nostro paese. In pratica sarà generata una sorta di anagrafe in cui saranno schedati i rapporti finanziari degli italiani.

I Comuni partecipano agli accertamenti fiscali

Lo strumento in questione, oltre che servire una causa “analitica” sarà un modo per tenere sotto controllo la ricchezza del paese, infatti si andranno a tenere a mente conti correnti, conti depositi, contratti derivati, ma anche fondi pensione, investimenti su metalli preziosi e materie prime, uso di carte di credito e possesso di cassette di sicurezza.

I dati che andranno a popolare questa anagrafe saranno raccolti a partire di ottobre 2013 e saranno relativi ai servizi finanziari attivi nel 2011. L’anno prossimo, invece, a marzo 2014, si raccoglieranno i dati relativi al 2012 e così via, cercando di rendere il flusso il prima possibile simultaneo.

Qualche consiglio per spese mediche e spese funebri

 Due domande poste all’Agenzia delle Entrate ci danno la possibilità di approfondire due argomenti interessanti in merito alla dichiarazione dei redditi: le spese funebri e le spese mediche. In relazione al primo argomento il quesito posto da un contribuente è relativo alle spese sostenute per una zia morta nell’agosto del 2012. Il contribuente in questione cerca di avere la certezza riguarda la deducibilità delle spese inserite nel 730.

 I modelli 730-4 per le dichiarazioni

La normativa, spiega l’Erario, prevede che si possano detrarre dall’IRPEF le spese funebri, per un importo che non supera i 1549,37 euro, fino al 19 per cento per una certa categoria di parenti tra cui non rientrano gli zii. È tutto scritto nel TUIR dove si prendono in esame i benefici fiscali collegati alle spese sostenute per i famigliari non fiscalmente a carico, oppure affidati o ancora affiliati. Si possono quindi detrarre solo le sostenute per il coniuge, i figli legittimi e quelli legittimati, naturali o adottivi, ma anche le spese dei discendenti prossimi, dei genitori, degli ascendenti prossimi e naturali, dei fratelli e delle sorelle germani o unilaterali, dei generi e delle nuore e dei suoceri.

Le agevolazioni fiscali per i disabili

Sulle spese mediche la domanda invece riguarda la detraibilità dei costi medici sostenuti e rimborsati da un’assicurazione privata. L’Erario a tal proposito risponde come segue:

“Possono fruire per intero della detrazione Irpef del 19%, sulla parte eccedente la franchigia di 129,11 euro, le spese sanitarie rimborsate per effetto di premi di assicurazioni private o contributi versati dal contribuente, per i quali non spetta la detrazione d’imposta o che non sono deducibili dal reddito complessivo (articolo 15, lettera c, del Tuir).”

Scegliere tra i diversi modelli di dichiarazione

 Le dichiarazioni dei redditi, ahinoi, sono alle porte eppure ci sono molti contribuenti che ancora non hanno scelto che modello usare per rendere conto al fisco di quello che hanno guadagnato nell’anno d’imposta 2012. Quelle che maggiormente possono incontrare delle difficoltà sono le persone fisiche, chiamate a scegliere, in base al tipo di redditi, sull’uso del modello 730, oppure del modello UNICO, oppure del modello UNICO Mini.

I modelli 730-4 per le dichiarazioni

Il modello 730/2013 è quello riferito all’anno d’imposta 2012 ed è rivolto in particolare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che vogliono dichiarare redditi da lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente, i redditi da fabbricati o da terreni, i redditi di capitale, i redditi da lavoro autonomo senza partita IVA, i redditi diversi e i redditi soggetti a tassazione separata.

Qualche elemento importante sull’UNICO Mini 2013

Il modello UNICO 2013 PF, invece, è un  modello unificato che consente di dichiarare sia i redditi che l’IVA e per questo è consigliato a chi ha avuto nel 2012 redditi d’impresa o redditi da lavoro autonomo tramite partita IVA, ai contribuenti che non sono residenti in Italia, ai contribuenti che hanno percepito redditi da lavoro dipendente erogati da datori di lavoro non tenuti al versamento della ritenuta d’acconto, ai contribuenti che devono dichiarare anche IRAP, IVA e Modello 770, ai contribuenti che devono fare la dichiarazione per i contribuenti deceduti nel 2012 e ai contribuenti che hanno un lavoro a tempo indeterminato cessato al momento della dichiarazione.

Aumento del 5 per cento le tasse locali

 Le tasse locali, in appena un anno, sono aumentate del 5 per cento. A riportarlo non sono le sensazioni dei consumatori che hanno visto assottigliarsi il loro budget famigliare, quanto piuttosto delle recenti indagini dell’Istat.

Inizia la stagione del 5 per mille

L’Istituto nazionale di statistica ha messo sotto la lente d’ingrandimento le imposte tributarie delle regioni, dei comuni e delle provincie, quelle tasse che hanno praticamente impoverito i contribuenti ed ha notato che in dieci anni sono aumentate del 32,2 per cento.

Il fatto è che tutti gli enti locali, siano essi regioni, comuni o province, partono tutti dai contribuenti per far sì che i bilanci non vadano in rosso. E se l’aumento nel corso in decennio sembra esagerato, non è da meno quel che è successo nell’ultimo anno: le tasse richieste ai cittadini dalle amministrazioni, infatti, sono cresciute del 5 per cento, pari a 9,2 miliardi di euro. Non si assisteva ad un aumento delle imposte locali dal 2008, anno segnato tra l’altro da un’inversione di tendenza nella tassazione di questo tipo.

Il successo del fisco italiano in Vaticano

Se si entra maggiormente nel dettaglio si scopre che le imposte comunali, dal 2010 al 2011 sono cresciute del 5%, vale a dire di 4,8 miliardi di euro; le imposte regionali sono aumentate di 4 miliardi che corrispondono ad una crescita percentuale di 5,4 punti. Le province, infine, hanno aumentato le tasse dell’11,1 per cento, vale a dire quasi mezzo miliardo.

Il fisco si accorda con le imprese internazionali

 Il fisco ha la necessità di battere cassa e lo fa sia recuperando le somme non pagate dagli evasori, sia provando a stanare quelli recidivi, ma lo fa anche predisponendo un contenzioso “pacifico” con  le aziende che hanno operato in modo fraudolento.

In pratica il fisco opera una specie di condono che gli consente di entrare in possesso di un gruzzoletto interessante che, com’è facile immaginare, è sempre meglio di niente.  Il condono, però, è una cosa tipicamente italiana e successiva all’evasione. Adesso invece, per gli accordi internazionali “, esiste un altro istituto: il ruling.

Cos’è l’IVA di gruppo e chi può usarla

Le imprese che hanno un’attività internazionale e possono vantare ricavi che superano i 100 milioni di euro, possono decidere di accordarsi in maniera preventiva con il fisco definendo la loro posizione riguarda il transfer pricing, gli interessi, i dividendi e le cosiddette royalties.

La negazione del codice IVA deve essere provata

Questo accordo preventivo, chiamato appunto ruling, è stato istituito nel 2004 e da allora a fronte di 135 istanze presentate dalle aziende, sono stati stipulati ben 56 accordi. A raccontare l’ascesa del numero delle istanze, aumentate del 137,5 per cento negli ultimi 3 anni, ci pensa il Bollettino dell’Agenzia delle Entrate che prova a fare il punto sulla situazione.

Quando l’IVA è indetraibile

 Chi periodicamente paga l’IVA sa che può detrarne una parte, a patto che gli acquisti effettuati riguardino beni strumentali inerenti l’attività professionale del professionista e strumentali alo sviluppo della stessa. In tutti gli altri casi, precisa l’Erario, l’IVA è indetraibile.

L’imprecisione autorizza il risarcimento del consulente

La precisazione nasce chiaramente da un fatto che ha portato la Corte di Cassazione a pronunciarsi più volte sull’argomento. L’ultima sentenza è del 10 gennaio 2013. In pratica si spiega che il diritto alla detrazione dell’imposta che riguarda i costi di costruzione di un immobile ritenuto strumentale all’attività professionale, devono essere provati con un titolo giuridico giustificativo che metta in chiaro l’uso del bene e spieghi l’inerenza dei costi sostenuti.

Le novità dell’IVA per cassa

Tempo fa un soggetto aveva detratto indebitamente l’IVA delle spese di ristrutturazione e costruzione di un immobile. Durante un accertamento l’Agenzia delle Entrate ha avuto modo di constatare che mancavano i presupposti soggettivi ed oggettivi per la detrazione ed ha chiesto indietro le somme scontate.  La mancanza di presupposti era legata al fatto gli immobili cui erano riferiti i costi non erano di proprietà di un’azienda ma del suo amministratore unico che, da parte sua, aveva provveduto a “promettere” di venderli alla società.

Come si chiede il rimborso IVA

La “promessa” era stata anche sostanziata con un preliminare di compravendita ma l’atto non era stato registrato e non riportava la data, per questo è stato giudicato inattendibile.

Inizia la stagione del 5 per mille

 L’equinozio del 21 marzo non segna soltanto l’avvio della primavera che, tra l’altro, non è sbocciata in tutte le regioni del nostro paese, ma segna anche l’inizio dell’ottava edizione della campagna d’iscrizioni al 5 per mille. Come molti contribuenti sanno, nel firmare la dichiarazione dei redditi, sia essa redatta in forma autografa o con l’ausilio di un Caf o di un commercialista, si deve sempre indicare la destinazione dell’8 per mille o del 5 per mille delle proprie tasse.

Il CUD avvia la stagione dichiarativa

Dal 22 marzo al 7 maggio, quindi, gli enti di volontariato e le associazioni dilettantistiche, possono chiedere all’Agenzia delle Entrate di essere ammesse alla ripartizione del 5 per mille. Vi sarà capitato infatti di leggere sui siti internet delle associazioni di volontariato, l’invito a devolvere questa percentuale minima alle attività dell’ente. Per farlo occorre indicare il codice fiscale dell’associazione.

5 per 1000 solo 15 candidati

Non tutte le associazioni però, possono ottenere il 5 per mille. Le richieste devono essere vagliate dall’Erario che nella circolare numero 6/E pubblicata sul sito dell’Agenzia delle Entrate, spiega quali sono le modalità, le scadenze e gli adempimenti da compiere.

Complessivamente, nel 2013, ci saranno circa 400 milioni di euro da ripartire tra le associazioni iscritte negli elenchi del 5 per mille. Questo fondo è stato definito nell’articolo numero 23 comma 2 del decreto legge del 2012 numero 95, meglio conosciuto come decreto sulla spending review.