173 milioni di euro dalle liti fiscali pendenti

 La storia delle liti fiscali pendenti non è certo una novità visto che tutto, almeno a livello normativo, è iniziato nel 2011. Nell’articolo numero 39 del Decreto Legge numero 98 del 2011, è stato stabilito che tutte le controversie fiscali che non superavano il valore di 20 mila euro, potessero essere chiuse con il pagamento di una somma percentuale inferiore alla “multa” stabilita.

Una specie di “condono” che in effetti ha avuto una ricaduta pratica molto importante, riportando nelle casse dello stato ben 173 milioni di euro.

Banca Mondiale chiede riforme e certezze

L’attività di liquidazione delle domande di definizione delle liti fiscali minori pendenti, comprendeva il pagamento di una percentuale diversa della somma dovuta, in base allo stato del giudizio e in base alla pretesa in contestazione. L’impegno profuso dall’Agenzia delle Entrate è stato enorme poiché sotto l’esame dell’Erario ci sono finite ben 130 mila domande.

In seguito al primo controllo sono risultate regolari soltanto 119 mila istanze di cui 4500 pendenti in corte di Cassazione, 77.000 pendenti in Commissione tributaria provinciale, 33.000 pendenti in Commissione tributaria regionale e 4.500 pendenti in Commissione tributaria centrale.

Gli accordi fiscali con la Svizzera

A livello geografico l’Erario ha riportato che la Regione con il più alto numero di contenziosi aperti da esaminare è stata la Sicilia, seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Lombardia. Per le 11 mila domande scartate è stata inviata la motivazione dello scarto ai richiedenti.

Il cyberdiritto ha fatto passi da gigante

 Il 2012 è stato archiviato, almeno a livello di giurisprudenza tributaria, come un anno cruciale, visto che tutte le Commissioni tributarie del Belpaese, adesso, possono inviare comunicazioni soltanto tramite PEC, cioè sfruttando il canale della Posta Elettronica Certificata che, nella prassi, sostituisce la canonica posta raccomandata.

Legge fallimentare: PEC creditori, domande di ammissione al passivo

A livello normativo, il riferimento, è il decreto del direttore generale delle Finanze del 26 aprile 2012, un documento in cui sono inserite le regole tecniche delle nuove comunicazioni: tutte gli attori del processo tributario, quindi, possono ricevere la comunicazione delle date delle udienze e dei dispositivi delle sentenze stesse, in tempo reale, ovunque, tramite l’indirizzo di posta elettronica certificata.

La PEC è obbligatoria per tutti i professionisti iscritti ad un albo professionale, per le società e per le Pubbliche Amministrazioni,  ma può essere usata anche dai privati cittadini e ci si aspetta una diffusione capillare di questo strumento con il coinvolgimento anche dei dipendenti pubblici.

Attive le comunicazioni tributarie via PEC

Al di là del risparmio di tempo e della semplicità dello strumento, molti hanno fatto i conti in tasca allo Stato, dimostrando che, quand’anche la riforma non era ancora stata compiuta, si poteva far riferimento a ben 800 mila euro risparmiati dallo Stato Italiano. 

Sul quotidiano FiscoOggi sono analizzati tutti gli aspetti tecnici della notifica.

Parametri, spese e spia del Redditometro

per gli anziani non c’è redditometro che tenga, nel senso che il Fisco vuol smascherare soltanto i finti poveri e analizzare gli scostamenti tra spese e reddito, superiori ai 12 mila euro.

Per tutti gli altri contribuenti, che del Redditometro sentono parlare in ogni arena che accolga i protagonisti della campagna elettorale, restano insoluti dei quesiti. Ne abbiamo enucleati tre, seguendo una guida per punti elaborata dal Corriere della Sera. Vogliamo quindi parlare dei parametri, delle spese e della spia del Redditometro.

Parametri. Il Fisco ha individuato 11 tipologie di famiglie e si propone di studiare le entrate dei contribuenti singoli, che facciano parte di un determinato nucleo famigliare e che abitino una zona geografica precisa: il Nord Ovest, il Nord Est, il Centro, il Sud e le Isole).

Tabella B del nuovo redditometro

Spesesi fa riferimento ai consumi sì, ma anche ai risparmi e agli investimenti.

Spia. Ogni anno l’Erario deciderà di controllare accuratamente una certa lista di contribuenti, quelli cui sarà applicato lo schema delle 100 voci. La tolleranza massima sarà riservata agli scostamenti che non superano il 20%.

Per gli anziani non c’è redditometro che tenga

 Se il Redditometro è stato studiato per stanare gli evasori, sembra che tra i pensionati, questa categoria di furbetti, non sia presente. E’ questa la ratio che sottosta alla decisione dell’Erario di non applicare lo strumento appena messo a puntino, a chi percepisce un assegno pensionistico.

Il redditometro deve considerare anche le famiglie

Entriamo nel merito della questione attraverso la guida di un articolo del Sole 24 Ore che, come molti altri giornali, fa riferimento ad un comunicato stampa delle Entrate, in cui si parla dell’esclusione dei pensionati dal redditometro. Le parole dell’Erario sono le seguenti:

“I pensionati, titolari della sola pensione, non saranno mai selezionati dal nuovo redditometro, che è uno strumento che verrà utilizzato per individuare i finti poveri e, quindi, l’evasione “spudorata”, ossia quella ritenuta maggiormente deplorevole dal comune sentire.”

I pensionati, quindi, non possono essere considerati dei finti poveri e il Redditometro (comprensivo di Tabella A e Tabella B per spese e nucleo famigliare) deve scartabellare soltanto i dati più eclatanti di scostamento tra i redditi percepiti da un contribuente e il tenore di vita mantenuto. In pratica si andrà a verificare perché ci sono casi in cui ad una elevata capacità di spesa corrisponde un reddito esiguo, al punto che si ottengono anche agevolazioni dello Stato ed altri sconti.

Praticamente non saranno quasi mai presi in considerazione gli scostamenti al di sotto dei 12 mila euro.

I terremotati hanno tempo fino al 30 aprile

 Il sisma che l’anno scorso ha colpito l’Emilia Romagna ha messo in netta difficoltà tutte le aziende del territorio che hanno subito diversi danni alle strutture e al patrimonio vedendo precipitare i loro introiti. Il Governo ha immediatamente studiato un modo per posticipare almeno gli adempimenti fiscali.

► Aiuto garantito ai terremotati danneggiati

In pratica molti dei versamenti e degli adempimenti che erano stati sospesi l’anno scorso con riferimento alle dichiarazioni del 2011, sono tornate e riguardano le imprese di Emilia, Veneto e Lombardia.

► Sisma maggio 2012: lavoratori mai soli

Le istruzioni per gli adempimenti erano contenute nel decreto del 21 dicembre del 2012, a cura del Ministero dell?Economia e delle Finanze. Si parla di adempienti tributari e versamenti sospesi l’anno scorso fino al 30 novembre 2012.

Adesso qualcosa dovrà essere fatta entro il 30 aprile 2013: dovranno essere “regolarizzati” gli adempimenti che inizialmente erano stati sospesi fino al 30 settembre del 2012 e che poi hanno ottenuto un prolungamento della sospensione fino al 30 novembre.

► Il contenzioso tributario per i terremotati

L’ultimo provvedimento parla del pagamento dei tributi, del pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali, del pagamento dei premi di assicurazione obbligatoria. Le dichiarazioni, sospese e non presentate, dovranno pervenire al Fisco in via telematica, da parte dei contribuenti o attraverso gli intermediari abilitati, usando il modello relativo al periodo d’imposta di riferimento.

Siccome ci si riferisce al periodo d’imposta 2011, andranno usati i modelli 730/2012 ed Unico 2012, indicando nella casella Eventi eccezionali il codice 4.

 

A chi spettano le ritenute certificate

 Quando un contribuente si rivolge ad un sostituto d’imposta, in genere, sa che deve sempre controllarne l’operato perché la responsabilità dei documenti che il sostituto trasmette, resta a carico del contribuente. Eppure ci sono dei casi in cui questa specie di “scarica barile” non funzione.

► Con i registri introvabili è bancarotta fraudolenta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha spiegato infatti che il liquidatore di una Srl che non versa le imposte risponde al reato di dichiarazione fraudolenta, come reato imputato al liquidatore e non alla società. Questo accade anche nel caso in cui del versamento delle imposte sia stato incaricato il commercialista.

► Se la fattura è falsa non c’è alcuno sconto di pena

L’ordinanza che contiene questa spiegazione è del 7 gennaio 2013 e nasce da una sentenza in cui un liquidatore di una Srl è stato condannato alla reclusione. Il reato a lui imputato è quello di non aver versato le imposte risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti, entro il termine ultimo della dichiarazione annuale dei sostituti d’imposta.

La Corte d’Appello ha confermato la prima sentenza ma l’accusato ha deciso di ricorrere alla Cassazione per due motivi: primo perché la sentenza sarebbe stata emessa contro di lui e non a carico dello stesso in qualità di liquidatore della società e secondo perchè non ci sarebbero responsabilità riguardo al reato da parte del sostituto d’imposta.

La Cassazione ha esattamente smontato queste due convinzioni.

Il pacchetto IVA è pronto

Ogni anno la prassi vuole che l’Agenzia delle Entrate, dopo aver presentato i modelli dichiarativi in bozza, passi alla pubblicazione dei modelli definitivi che raramente presentano delle differenze sostanziali dalle loro anticipazioni.

Il 2013 si è aperto con la nuova compilazione fatture 2013.

Finito il collaudo e trascorso qualche tempo nel web, è l’Erario stesso ad annunciare il passaggio. In questi ultimi giorni è finito il periodo di limbo per il pacchetto IVA che comprende sia i modelli che le istruzioni per IVA/2013, IVA base/2013 e IVA 26Lp/2013.

Per quanto riguarda la Comunicazione annuale dati IVA e l’IVA 74-bis sono state approvate soltanto le istruzioni perché sia i modelli che le specifiche tecniche restano quelli della versione 2012. Anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha ribadito che i modelle definitivi non presentano novità essenziali con riferimento alle bozze.

► Tenete a mente le scadenze IVA

Per quanto riguarda l’IVA/2013, si specifica che deve essere usato dai soggetti passivi che autonomamente presentano la dichiarazione annuale, sia da coloro che decidono di presentarla obbligatoriamente, insieme all’UNICO 2013. In tutti e due i casi, comunque, per semplificare la dichiarazione si può anche usare il modello base, mentre il modello 26Lp è per le liquidazioni periodiche delle società controllate del gruppo.

In un secondo provvedimento si parla della Comunicazione annuale dati IVA e si specifica che serve allo Stato per capire quanto versare al bilancio comunitario e deve essere quindi presentata entro febbraio da tutti i contribuenti che fanno la dichiarazione annuale IVA.

Notizie dell’ultimo minuto per gli ex minimi

 Il nuovo regime dei minimi studiato dal governo per aiutare i lavoratori giovani o in mobilità, ha subito delle restrizioni che hanno rilegato moltissimi possessori di partita IVA in un regime fiscale che a tanti appare con un limbo: il regime degli ex minimi per il quale sono previsti benefici e agevolazioni ridotte.

Rinfreschiamoci le idee sui superminimi

Chi non ha i requisiti per aderire al nuovo regime dei minimi, dal 2012, è rientrato nei ranghi del regime agevolato. Si tratta di coloro che hanno aperto la partita IVA prima dell’inizio del 2008, di coloro che da almeno tre anni hanno iniziato l’esercizio dell’attività artistica, professionale e d’impresa, di coloro che già in precedenza svolgevano l’attività in forma di lavoro autonomo o dipendente, di coloro che hanno comunque un bilancio che supera i 30 mila euro all’anno.

Tenete a mente le scadenze IVA

Chi aderisce al regime degli ex minimi non deve più tenere le scritture contabili, è esonerato dalle liquidazioni e dai versamenti periodici dell’IVA e non deve pagare l’Irap. In questo nuovo contesto tributario ci sono però degli obblighi da rispettare: la conservazione dei documenti ricevuti ed emessi, la fatturazione e la certificazione dei corrispettivi, la comunicazione dati IVA, la dichiarazione Irpef ed IVA, il versamento annuale IVA, l’acconto e il saldo dell’addizionale Irpef, lo spesometro, gli studi di settore e la comunicazione delle operazioni black list.

Con i registri introvabili è bancarotta fraudolenta

 La normativa fiscale è stata aggiornata con una nuova sentenza della Corte di Cassazione, la numero 769 dell’8 gennaio del 2013, dove si parla del reato di bancarotta fraudolenta.

Bancarotta

I porporati hanno ribadito che nel caso in cui il titolare di una ditta individuale sopprima il libro giornale il libro degli inventari obbligatori, oppure faccia in modo che la curatela non possa ricostruire la situazione patrimoniale del contribuente, allora non si parla di bancarotta documentale semplice ma di bancarotta fraudolenta documentale.

La vicenda che sta alla base del pronunciamento risale al 2010 circa, quando è stata la Corte d’Appello di Palermo a confermare la conclusione del giudice per le indagini preliminari che aveva accusato la titolare di una ditta individuale, fallita nel 2004, per bancarotta fraudolenta.

Piano Alitalia per evitare la bancarotta

L’imputata aveva fatto ricorso chiedendo di essere giudicata per bancarotta documentale semplice, spiegando che non aveva commesso il reato che la corte le imputava, quello di falsificazione, distruzione o occultamento dei registri contabili obbligatori, perché nei tre anni precedenti al fallimento aveva operato nel regime di contabilità semplificata e per questo non aveva tenute le scritture contabili.

Nei primi due gradi di giudizio era stata giudicata colpevole nonostante le argomentazioni, per cui si è fatto ricorso alla Cassazione che però ha confermato i pronunciamenti precedenti.

Il canone RAI è un appuntamento per tutti

 Gennaio è un mese molto interessante dal punto di vista fiscale perché ci sono alcune scadenze, come il pagamento del canone RAI che interessano tutti i contribuenti, o almeno quelli che in casa hanno un apparecchio radiotelevisivo.

L’abbonamento alla radiotelevisione italiana deve essere effettuato entro il 31 gennaio 2013 e quest’anno, l’importo da scrivere sul bollettino, sarà di 113,50 euro. Le televisioni stanno spingendo molto sull’argomento, ribadendo che indipendentemente dall’uso della televisione, l’imposta è legata al possesso dell’apparecchio e va pagata.

► Fisco: le prime otto scadenze dell’anno

In pratica si fa riferimento ad una sentenza della Corte Europea di Strasburgo che nel 2009 ha ribadito che l’abbonamento RAI è una tassa che va pagata anche se poi il contribuente non guarda mai i programmi della RAI. La sintonizzazione, infatti, non influisce sul possesso.

Il costo dell’abbonamento è stato definito dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che ha ritoccato leggermente al rialzo questa tassa. Per il 2013, infatti, si pagherà 1,5 euro in più rispetto all’anno scorso. I contribuenti potranno decidere di pagare tutto in un’unica soluzione, oppure possono optare per la rateizzazione, che è trimestrale o semestrale.

► Tutti i rincari del 2013

Sbirciando sul sito della RAI si scopre inoltre che nel DL è spiegato anche come l’abbonamento debba essere pagato per tutti gli “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”. E per chi paga in ritardo? Se il bollettino è effettuato entro 30 giorni dalla scadenza il sovrapprezzo è di 4,47 euro, ma la penale può arrivare anche a 8,94 euro dopo sei mesi, oppure all’1 per cento dopo il compimento del semestre di ritardo.