Attive le comunicazioni tributarie via PEC

 PEC è l’acronimo che indica la Posta Elettronica Certificata, uno strumento di comunicazione che dovrebbe aumentare la chiarezza dei bilanci e degli affari delle aziende, ormai obbligate a dotarsi di un indirizzo certificato. All’inizio la registrazione era corrisposta gratuitamente, adesso, ottenere un indirizzo PEC è diventato oneroso, nel senso che occorre pagare un abbonamento.

Le aziende interessante, che non hanno ancora provveduto a dotarsi di una PEC, possono far riferimento ai maggiori gestori di posta elettronica per ottenerla e magari optare anche per il servizio di firma elettronica. Molto comune è la sottoscrizione dell’abbonamento per la PEC tramite il portale Aruba che fornisce anche questo tra gli altri servizi di hosting, stampa, etc.

Dopo una fase di sperimentazione, dal 4 dicembre 2012, è attivo un provvedimento che rende operative le comunicazioni via PEC, relative ai processi tributari, in tutti i territori della Penisola. In pratica si potrà e si dovrà usare la PEC per l’invio degli atti nei processi tributari.

Questa innovazione comporta un risparmio di tempo sicuramente ma alleggerisce anche la spesa delle amministrazioni. Il decreto che estende l’uso del canale telematico di comunicazione alle Commissioni tributarie regionali e provinciali di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Puglia e Trentino Alto Adige, è stato pubblicato in Gazzetta il 3 dicembre.

Gli accordi fiscali con la Svizzera

 L’Italia sta per firmare un accordo fiscale con la Svizzera che va ad intaccare il patrimonio di chi ha esportato illegalmente dei soldi in questi paradisi fiscali. Se ne discute da tempo anche perché la Svizzera sta provando a raggiungere un accordo anche con la Germania e sembra che la proposta sia stata bloccata dal parlamento tedesco.

In pratica la Svizzera deve trovare un modo per consentire all’Italia e agli altri paesi di tassare i capitali che i loro cittadini portano in Svizzera. Prima della fine dell’anno potrebbe essere raggiunto un accordo nel nostro paese, soprattutto perché il problema è entrato nell’agenda politica dopo essere stato oggetto di un confronto televisivo per le primarie del PD.

Chi ha portato i capitali in Svizzera lo ha fatto per una questione di convenienza, infatti i depositi bancari in questo paese sono sottoposti ad una fiscalità molto appetibile e vantaggiosa. In più è proverbiale il silenzio, la riservatezza degli istituti di credito svizzeri.

Dopo l’ultimo incontro tra Passera e due rappresentanti del Governo svizzero, si sono scatenate le indiscrezioni nel senso che si discute ancora di quanti sono effettivamente i capitali italiani presenti dall’altra parte del confine. Sembra siano circa 100 miliardi di euro. Se fossero accettate le aliquote più alte, si potrebbe ottenere qualcosa come 37 miliardi di euro, ma i più prudenti parlano di un gettito immediato di 10-15 miliardi di euro.

Quando gli eredi sono risarciti dal notaio

 Il tema su cui si è pronunciata questa volta la Corte di Cassazione è la dichiarazione di successione che deve essere inviata dal notaio che ha ottenuto il mandato per farlo dagli attori coinvolti nell’atto. In soldoni, la sentenza numero 21082 del 27 novembre 2012, spiega che il notaio deve risarcire gli eredi in caso di ritardo nella presentazione dell’atto di successione.

Il fatto alla base del pronunciamento. Un contribuente, in proprio e in qualità di legale rappresentante dei suoi figli non ancora maggiorenni, ha portato davanti al Tribunale di Roma il notaio che aveva incaricato di presentare la denuncia di successione.

La richiesta del contribuente era quella di accertare che la responsabilità del ritardo fosse del notaio e al tempo stesso obbligarlo a pagare le sanzioni pecuniarie definite dall’Agenzia dell’Entrate, tenuto conto della rivalutazione e degli interessi.

I porporati hanno accertato che l’incarico dato al notaio era pervenuto nel tempo utile a predisporre la dichiarazione e quindi il ritardo è esattamente responsabilità del notaio. Il Tribunale di Roma ha quindi condannato quest’ultimo al pagamento di un risarcimento al contribuente.

Il risarcimento era equivalente alla pena pecuniaria con gli interessi. Il notaio ha fatto ricorso in appello e spiegando i dettagli della pratica, la quale si è sviluppata in due step successivi, ha ottenuto una riduzione della pena e dovrà corrispondere al contribuente un risarcimento minore rispetto a quello definito dal giudice di primo grado.

Incentivi alla pesca: quali soggetti ottengono quanto

 La Regione Abruzzo ha messo a disposizione un fondo per incentivare lo sviluppo dell’attività della pesca sulle sue coste individuando due zone d’intervento: la Costa Blu e la Costa dei Trabocchi che corrispondono alle zone costiere della provincia di Teramo e delle province di Pescara e Chieti.

Abbiamo già considerato il GAC COSTA BLU spiegando quali sono le finalità del bando e gli interventi ammissibili. Adesso passiamo a considerare quanti soldi ci sono a disposizione per ciascuna azione e con che criteri saranno selezionate le domande.

Gli incentivi a disposizione.  Le risorse pubbliche assegnate complessivamente al GAC COSTA BLU sono 660 mila euro da ripartire in questo modo:

  • 10 interventi per la realizzazione delle microstrutture: max 7.200 euro con un carico di spesa per il beneficiario del 60%;
  • 5 interventi per il sostegno alla commercializzazione integrata: max 7500 euro con il 50% di spesa a carico del beneficiario;
  • 1 intervento per il sostegno alle forme innovative di commercializzazione: max 12000 euro con il 50% di spesa da sostenere da parte del beneficiario;
  • 5 interventi per l’adeguamento delle imbarcazioni all’attività di pesca turismo: max 36782,64 e la spesa del beneficiario cambia in base alla stazza delle imbarcazioni;
  • 3 interventi per il recupero e l’adeguamento delle abitazioni dei pescatori all’attività di B&D;
  • 7 interventi per il la realizzazione dei punti di sosta a fini di ristoro: max 25000 con una spesa a carico del beneficiario del 50%
  • 4 interventi per la realizzazione di poli di attività ricreative in mare: max 15000 euro con una spesa a carico del beneficiario del 50%.

Le domande pervenute per tempo, saranno valutate in base alla congruità e al rispetto dei requisiti, della documentazione e della modulistica. Costituiranno un titolo preferenziale le richieste inviate da piccole e medie imprese, che sfruttano il prodotto locale.

Gli incentivi alla pesca della Regione Abruzzo

 I soggetti pubblici e i privati che lavorano ed hanno intenzione di ampliare il loro business nel settore della pesca in Abruzzo, possono accedere agli incentivi che mette a loro disposizione la Regione.

Sono stati pubblicati alla metà di novembre, precisamente il 13 del mese, due bandi pubblici per le aree dei Gruppi di Azione Costiera, i cosiddetti GAC: COSTA BLU e COSTA DEI TRABOCCHI. La richiesta di benefici e incentivi vanno inviate entro il 13 marzo 2013, attraverso la compilazione della modulistica messa a disposizione sul sito della Regione. 

Prendiamo in esame le finalità e gli interventi ammissibili del GAC COSTA BLU.

L’obiettivo del bando è quello di promuovere azioni di valorizzazione del potenziale produttivo dell’area, migliorare le condizioni di vita degli operatori della pesca e la fruibilità dell’area da parte dei cittadini stessi, valorizzare l’immagine dell’area e offrire assistenza tecnica nella progettazione e nell’implementazione della strategia.

Per quali interventi si ottengono gli incentivi. Per la realizzazione di strutture dedicate alla vendita diretta o alla trasformazione del pescato, per il sostegno alla commercializzazione integrata di prodotti ittici, turistici ed agricoli, per il sostegno di forme innovative di commercializzazione, per l’adeguamento delle imbarcazioni all’attività di pesca turismo, per il recupero delle abitazioni nella disponibilità dei pescatori da dedicare al Bed and dinner, per la realizzazione di punti di sosta attrezzati a fini di ristoro e per la realizzazione di politi di attività ricreative in mare.

Per conoscere l’entità dell’incentivo si consiglia di leggere il bando sul sito della Regione Abruzzo.

Erario: i servizi per gli utenti non registrati

 I cittadini che vogliono avere un rapporto sereno con il fisco possono affidarsi ai servizi offerti dall’Agenzia delle Entrate che nel suo processo di sviluppo più recente ha preso per mano i cittadini, spiegando loro la particolarità della telematizzazione, comune a molte PA.

L’Erario mette a disposizione dei cittadini tre tipologie di servizi: quelli per gli utenti registrati, iscritti all’Entratel, quelli per gli utenti non registrati e poi i servizi per alcuni particolari enti.

Prendiamo adesso in esame i servizi che, per essere fruiti, non necessitano di registrazione. Ecco quello che si può fare:

  • il calcolo del bollo e il controllo dei pagamenti effettuati sulla base dei KW e dei CV,
  • il calcolo dell’addizionale erariale sulle tasse automobilistiche, il famoso superbollo,
  • il calcolo delle rate in seguito al controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni,
  • il calcolo degli importi per la tassazione degli atti giudiziari,
  • il controllo delle partite Iva comunitarie,
  • il controllo dei contrassegni telematici,
  • l’accesso al Redditest,
  • la richiesta del duplicato della tessera sanitaria e del codice fiscale,
  • la verifica del codice fiscale,
  • la verifica della partita Iva.

Ognuno di questi servizi prevede poi delle sfaccettature. Per esempio nella pagina dedicata al calcolo del bollo si può eseguire il calcolo tramite Kw e CV, oppure in base alla targa e ai dati del veicolo, ma nella stessa pagina si può anche controllare l’esattezza dei pagamenti effettuati del bollo auto.

Erario: i servizi online con registrazione

 L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei contribuenti dei servizi di cui si può usufruire soltanto dopo essersi registrati al portale e altri servizi che al contrario possono essere usati anche senza la registrazione.

I servizi con registrazione sono quelli che richiedono l’accesso ai servizi Fisconline ed Entratel. Per usufruirne è necessario effettuare la registrazione ai servizi telematici e, attivando l’opzione, si può anche essere informati sulli aggiornamenti ai servizi tramite email e messaggini.

I servizi con registrazione sono:

  • il cassetto fiscale,
  • il civis, vale a dire l’assistenza sulle comunicazioni di irregolarità e cartelle,
  • le comunicazioni, da inviare attraverso i modelli AA5/6, la fatturazione all’estero, il tutoraggio e i dati del domicilio,
  • l’invio e l’annullamento dell’invio dei documenti, per esempio dichiarazioni e comunicazioni varie,
  • la compilazione e l’invio delladichiarazione dei redditi secondo il modello Unico Pf e Mini web,
  • il pagamento dei versamenti tramite modello F24,
  • la registrazione dei contratti di locazione tramite i sistemi Siria web, Iris web e Locazioni web,
  • inoltrare la richiesta del duplicato della tessera sanitaria e del codice fiscale,
  • conservare le ricevute,
  • chiedere e monitorare i rimborsi web,
  • usare i servizi catastali.

Ciascuno di questi titoli apre un’applicazione, ben descritta sul sito dell’Erario. Il consiglio è quello di registrarsi al portale.

Novità sulle detrazioni per i mutui

 Fino all’anno scorso di potevano detrarre dalle imposte le spese sostenute per il pagamento degli interessi passivi del mutuo, le spese per le assicurazioni e i figli a carico, singolarmente. Con la prima bozza del decreto di stabilità sembra che queste detrazioni siano state messe da parte.

O meglio, la prima versione del documento che ha generato diverse perplessità tra i cittadini, prevedeva che fosse ridotto il tetto massimo di detrazioni e fossero unite tutte le spese, in modo tale che oltre agli interessi passivi del mutuo, non si potesse “scaricare” alcunché.

Oggi si apprende che in tal senso il Governo ha fatto un passo indietro o meglio ha perfezionato la normativa sulle detrazioni relative ai mutui. Il testo non è ancora definitivo, quindi è necessario attendere una conferma ufficiale dei dati che stiamo per elencare.

La buona notizia per i mutuatari è che è stato abolito il tesso massimo sulle detrazioni, che era stato inserito nella prima versione della legge di stabilità. Per cui, chi ha acceso un mutuo, potrà continuare a fare come l’anno scorso, quindi a detrarre il 19 per cento su un importo massimo di 4000 euro che vuol dire avere uno sconto di massimo 760 euro.

E’ stata poi ristretta la base sulla quale calcolare le detrazioni ed ora i mutui fanno di nuovo storia a sé e non sono compresi nell’insieme di assicurazioni, figli a carico e altri costi.

Si può detrarre l’IVA sui terreni “da costruire”

 Se avete acquistato un terreno che aveva inclusi dei fabbricati e poi li avete demoliti per costruire altri edifici che rientravano in un progetto immobiliare, potete ottenere la detrazione IVA sull’acquisto. Il dubbio che partiva da un’interpretazione erronea della direttiva comunitaria numero 12, è stato chiarito dalla Corte Europea.

La normativa. La legge europea che disciplina l’imposta sul valore aggiunto in merito ad una compravendita di terreni e fabbricati (con l’obiettivo di realizzare un progetto immobiliare) è racchiusa negli articoli 167, 168, 182 paragrafo 2 della direttiva 2006/112/CE.

Il fatto. Una società ha comprato un terreno con dei fabbricati annessi ed ha ottenuto il permesso per realizzarvi un complesso residenziale. A quel punto, interpretando la normativa sull’IVA, durante la dichiarazione annuale, ha chiesto il rimborso dell’IVA pagata per l’acquisto del terreno.

L’Amministrazione finanziaria ha giudicato questa operazione come detrazione d’imposta indebita ed ha inviato un avviso di accertamento. La società ha quindi chiesto l’annullamento dell’avviso e, sentendosi rispondere con un rifiuto ha fatto ricorso al giudice nazionale, il quale, sospeso il procedimento, ha rimandato la pratica alla Corte Europea.

Il pronunciamento. Senza entrare nel dettaglio delle valutazioni della Corte, arriviamo alla conclusione. Secondo i giudici europei, per l’acquisto di terreni con fabbricati annessi, da demolire per la costruzione di un complesso residenziale, si ha diritto alla detrazione d’imposta sull’IVA.

Studi di settore: segnalare le anomalie

 L’Agenzia delle Entrate controlla sempre le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti per verificare se le informazioni fornite corrispondono alla realtà. Il Fisco ha in tasca una serie di strumenti per rilevare gli indicatori relativi a tutti i tipi di contribuenti.

Gli studi di settore sono lo strumento cardine per controllare liberi professionisti, lavoratori autonomi e imprese e sono attivi dall’agosto del 1993. Se dagli studi di settore emerge un’anomalia, l’Erario ha la possibilità di chiederne conto ai contribuenti, attraverso le cosiddette cartelle.

Oggi anche i contribuenti hanno la possibilità di dialogare con l’Amministrazione finanziaria attraverso un programma informatico che si chiama “Segnalazioni 2012“. Il software in questione è rivolto a tutti i contribuenti che direttamente o tramite gli intermediari abilitati, intendono motivare e giustificare alcune situazioni.

Se per esempio l’Agenzia delle Entrate rileva un’incongruità in una dichiarazione, relativa ad uno studio di settore per il periodo d’imposta 2011, i contribuenti si collegano a Segnalazioni 2012, e possono predisporre una comunicazione, inviarla telematicamente e spiegare le cause di inapplicabilità o di esclusione dagli studi di settore per il periodo indicato dall’Erario.

La trasmissione delle segnalazioni è stata attivata il 27 novembre 2012 e sarà valida fino al 28 febbraio 2013. Tutte le informazioni si possono trovare sul sito dell’Agenzia delle Entrate.