Pronto il “redditest”

 L’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con le strutture governative e di vigilanza, ha deciso di fare un giro di vite attorno all’evasione fiscale, per questo ha predisposto degli strumenti che saranno operativi tra pochi giorni e serviranno a valutare la conformità tra reddito e spese.

Chi dichiara un certo reddito, non può sostenere alcune spese, o meglio il tenore di vita di un cittadino deve essere confermato dal suo profilo di contribuente. L’Agenzia delle Entrate, per questo, ha revisionato il redditometro, al fine di evitare le nuove “Cortina d’Ampezzo” ed ha proposto il Redditest.

Questo strumento entra nella sua fase operativa a partire dal 20 novembre. Stando alla definizione data da Befera durante l’Audizione in Parlamento, si tratta di uno strumento volto ad “aumentare la compliance e agire con la prevenzione contro l’evasione e l’elusione fiscale”.

Nella pratica è un software, accessibile tramite internet, che consente anche ai contribuenti di fare l’autodiagnosi dei prorio redditi. Il risultato della disamina è gestito in autonomia nel rispetto della riservatezza del contribuente, il quale, prima ancora di presentarsi alla porta dell’Erario può sapere se i dati inseriti sono più o meno coerenti.

Nel caso in cui si accenda la spia “rossa”, sarà opportuno ricalibrare la dichiarazione dei redditi. Il software compara due dati: il reddito inserito nel redditometro e il reddito desunto dalla dichiarazione delle spese.

 

Incentivi per famiglie e PA sui riscaldamenti

 Il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, ha presentato il nuovo conto termico, che prevede incentivi per le famiglie e per le pubbliche amministrazioni che spendono soldi per l’acquisto di caldaie e stufe ecologiche. Si tratta di un fondo abbastanza sostanzioso di ben 900 milioni di euro annui che devono coprire le spese volte al miglioramento dell’efficienza energetica.

Corrado Passera parla di conto termico e spiega che chi investe in strumenti ecologici ha la possibilità di finanziarsi fino al 40% della spesa con questi incentivi. Il fondo sarà erogato in due anni, ma se l’intervento dei cittadini è molto ingente, ci sarà un erogazione spalmata in cinque anni.

Lo schema del decreto di cui stiamo illustrando gli effetti, adesso, dovrà essere esaminato dalla Conferenza Unificata. Il ministro dello Sviluppo Economico, in accordo con il dicastero presieduto da Corrado Clini, quello dell’Ambiente, punta a rilanciare con gli incentivi il tema delle energie rinnovabili.

Per reperire il denaro messo a disposizione di chi scegli la strada dell’ecologia, si useranno le bollette del gas, ma non s’interverrà sulla bolletta elettrica.

Il decreto ministeriale prevede anche un capitolo ad hoc per le Pubbliche Amministrazioni che saranno sostenute nelle spese per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. In questo modo dovrebbero essere superate le restrizioni fiscali e di bilancio che fino a questo momento hanno bloccato gli investimenti.

Gli errori da evitare nell’F24

 Il modello F24 è uno strumento di pagamento delle imposte famigliare ai contribuenti che hanno la partita Iva ma deve essere conosciuto da ogni cittadino che voglia avere in regola il rapporto con l’Erario.

L’Agenzia delle Entrate propone un’interessante scheda riepilogativa degli elementi principali dell’F24 che abbiamo provato a semplificare, approfondendo anche il momento della compilazione del documento.

Adesso proviamo ad indicare gli errori più frequenti che il contribuente deve sforzarsi di evitare. Un’analisi degli F24 trasmessi all’Agenzia delle Entrate, ha dimostrato che gli errori più comuni sono quelli relativi alla specificazione del codice tributo, all’indicazione del periodo di riferimento, alla trascrizione del codice fiscale.

Gli altri errori, anche se commessi nelle sezioni Erario e Regioni possono essere rettificati con unan specifica richiesta agli Uffici dell’Agenzia delle Entrate che però illustra due modalità di regolarizzazione delle violazioni: quella per omessa presentazione del modello F24 con saldo zero e quella per omesso o parziale pagamento dei tributi.

Nel primo caso occorre presentare il modello F24, versare una sazione ridotta pari a 6 euro se il ritardo non è superiore a 5 giorni lavorativi ed è pari a 19 euro se il modello è presentato entro un anno.

Nel caso di omesso o parziale pagamento dei contributi, è ncessario calcolare la sanzione che è pari al 30% ma è ridotta al 3% se si paga entro i 30 giorni dalla scadenza ed è pari al 3,75% se il pagamento è presentato entro l’anno in cui è commessa la violazione.

F24: la compilazione nei casi più frequenti

 Il modello F24 è diviso in Sezioni, alcune delle quali sono sempre presenti e devono essere compilate con i dati anagrafici del contribuente. Poi, per ogni tipo di versamento, esiste una sezione specifica. Andiamo con ordine.

Per i versamenti Irpef, Ires, Iva e ritenute varie, si usa la sezione Erario, mentre per le imposte regionali come l’Irap e gli addizionali regionali, si usa le sezione Regioni. La sezione Imu e altri tributi locali è riservata invece al pagamento delle imposte comunali.

I campi principali da compilare sono quelli relativi al “contribuente“, dove devono essere indicati i dati anagrifici, quelli del domicilio fiscale e il codice fiscale. Se a compilare il modello F24 è un erede del contribuente, il genitore, il tutore o il curatore fallimentare, deve essere compilata anche la sezione relativa al “coobbligato“.

Il tipo di imposta da pagare deve essere indicato con i “codici tributo” e deve essere riportato anche l’anno o il periodo di riferimento per i pagamenti. Le imposte regionali hanno anche un codice specifico che individua i destinatari. Per l’Imu deve essere indicato il codice comunale. Per le regioni e le province a statuto speciale devono essere inseriti i “codici enti“.

Gli importi da pagare devono essere indicati sempre con le prime due cifre decimali e se ce ne sono di più si deve operare un arrotondamento della seconda cifra con il metodo indicato dall’Agenzia delle Entrate.

Il modello F24: la scheda informativa

 Il modello F24 è uno strumento di pagamento molto ben conosciuto dai titolari di partita Iva che lo usano per le pratiche di versamento dei tributi e dei contributi e per l’autoliquidazione, ma è spesso estraneo a chi deve usare questo modello soltanto per versamenti una tantum.

Il modello F24, spiega l’Agenzia delle Entrate, è uno strumento per tutti contribuenti, siano essi titolari di partita Iva o meno, visto che serve per il pagamento di tributi, dei contributi e dei premi.

Esiste un modello unificato per i pagamenti, all’interno del quale possono essere inserite tutte le somme dovute all’Erario e al sistema previdenziale, con le compensazioni di eventuali crediti. L’F24, ad aprile, è stato nuovamente modificato, al fine di essere pronto per il pagamento dell’Imu.

Oltre all’Imposta municipale in questione, con l’F24 si possono pagare, Irpef, Ires, ritenute sui redditi da lavoro e sui redditi da capitale, Iva, Imposte sostitutive delle imposte sui redditi dell’Irap e dell’Iva, l’imposta sostitutiva sulle vendite immobiliari, le altre imposte sostitutive, l’Irap, gli addizionali Irpef, le accise, le imposte di consumo e di fabbricazione, i contributi e premi  Inps, Inail, Enpals e Inpgi, i diritti camerali, gli interessi, l’Imu, l’Ici, i tributi catastali, la Tarsu, i canoni di locazione Inpdap, le sanzioni, alcuni proventi derivanti dall’uso dei beni del Demanio. Con il modello F24 si pagano anche le somme dovute in base ad autoliquidazione da dichiarazioni, ravvedimento, controllo automatizzato e documentale della dichiarazione, avviso di accertamento, avviso di sanzioni, istituti conciliativi.

La politica di sviluppo rurale 2007-2013

 L’Unione Europea è molto attenta allo sviluppo del territorio degli stati membri dell’Unione ed insiste in particolar modo su alcuni settori economici. Uno degli ambiti che maggiormente accoglie forme di finanziamento economico è quello agricolo.

Tutto parte da una considerazione che è riportata come preambolo alla definizione della Politica di sviluppo rurale 2007-2013.  Più della metà della popolazione dei 27 Stati membri dell’UE, il 56% dei cittadini, abita nelle zone rurali che compongono il 91 per cento del territorio comunitario.

E’ chiaro che l’attività agricola rappresenta per queste persone e per questi stati, un settore importantissimo, ma per la salvaguardia dei terreni sul lungo periodo è necessario che allo sfruttamento intensivo con la monocoltura, sia sostituito un sistema accurato di “diversificazione delle attività economiche“.

La campagna europea è considerata territorialmente importante ma è riconosciuta anche come base di un’identità comune che affonda le sue radici nella lavorazione della terra. Per questo l’UE ha deciso di portare avanti una politica di sviluppo rurale che, partita nel 2007, troverà il suo compimento l’anno possimo.

Tutte le misure sono comprese nel regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio che ha definito tre assi tematici: il miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale, il miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale, il miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e la diversificazione dell’economia rurale.

Per approfondire gli strumenti UE a sostegno dell’agricoltura e dell’acquacoltura vi rinviamo ai nostri articoli.

I pagamenti diretti UE per gli agricoltori

 La politica agricola comune, dove per comune s’intende “comunitaria” dell’UE, ha definito uno strumento molto importante per chi si occupa d’agricoltura in uno degli Stati membri.

Si tratta dei cosiddetti pagamenti diretti che hanno come obbiettivo quello di sostenere il reddito degli agricoltori, i quali, in cambio, devono impegnarsi nel rispetto di alcune norme di tutela ambientale, benessere degli animali, sicurezza alimentare e mantenimento dei terreni in buone condizioni.

Questo tipo di finanziamenti hanno come effetto quello di aumentare la competitività del settore agricolo e forestale, oltre che migliorare la tutela del paeseggio e migliorare la qualità della vita di chi se ne occupa.

I pagamenti diretti, dunque, sono da considerare come la principale forma di finanziamenti comunitari per il settore agricolo, definiti già nel 2003. Ci sono poi i cosiddetti regimi di sostegno specifici per alcune tipologie di prodotto che elenchiamo di seguito: frumento duro, colture proteiche, riso, noci, colture energetiche, patate da fecola, latte, latticini, sementi, cotone, tabatto, oliveti, legumi da granella.

Produzione di questi elementi e trasformazione delle colture per ottenere i prodotti elencati, sono finanziati dall’UE. Il programma d’investimenti previsto per i sette anni che vanno dal 2007 al 2013 era corposo: più di 96 miliardi di euro per gli Stati membri.

Se non siete interessati all’agricoltura ma all’acquacoltura, qui trovate altre informazioni interessanti.

Finanziamenti UE per l’acquacoltura

 L’Unione Europea eroga dei finanziamenti o delle sovvenzioni per numerosi progetti. Sul sito è disponibile una guida in tedesco, inglese e francese con l’introduzione, le domande e risposte su come chiedere una sovvenzione, le sovvenzioni divese per temi.

Abbiamo scelto di presentare oggi i programmi di finanziamento per le varie politiche dell’UE con le sovvenzioni erogate da servizi, uffici ed agenzia della Commissione in tutta Europa, ed abbiamo cercato di capire che fondi ci sono per chi s’interessa di Acquacoltura.

Ci si candida rispondendo all’invito della Commissione europea a presnetare proposte oppure a manifestare interesse per l’acquisto di beni e servizi. I bandi di gara per gli affari marittimi sono stati tutti chiusi a luglio e ad agosto sono stati chiusi gli inviti a presentare proposte.

Ogni anno, però, è pubblicato un programma di lavoro per appalti pubblici e sovvenzioni, da consultare a questo indirizzo.

In generale per il settore “affari marittimi”, l’UE offre dei finanziamenti che premiano le priorità strategiche della politica marittima integrata fissate dalla Commissione, dal Consiglioe dal Parlamento nel regolamento 1255/2011. Per il biennio 2011-2012 erano a disposizione 40 milioni di euro.

Per il settore “pesca”, invece, l’UE fornisce dei finanziamenti specifici all’industria della pesca e alle comunità costiere tramite il Fondo europeo della pesca. Per informazioni sulla gestione del fondo o sui beneficiari, ci sono dei link specifici che trovate in questa pagina.

Ogni paese può sovvenzionare poi l’industria ittica locale purché non ci siano concorrenza e distorsioni tra i paesi dell’UE.

Crea lavoro della Regione Veneto

 La Regione Veneto offre l’opportunità ai giovani veneti di trovare spazio e riconoscimenti sul territorio attraverso la creazione di programmi particolari che intervengano a sostegno della creatività dei giovani e li aiutino a trasformarsi in imprenditori di successo.

Il bando Crea lavoro della Regione Veneto è rivolto ai giovani tra 15 e 35 anni che siano cittadini italiani e risiedano in Veneto da almeno 5 anni e posseggano questi requisiti alla data di scadenza del bando che è il 23 dicembre prossimo.

I partecipanti al bando devono godere di diritti civili e politici e non aver riportato condanne penali, non devono inoltre essere titolari di un impresa o avere quote e partecipazioni in società superiori al 10 per cento.

Il bando, dopo aver selezionato le migliori idee imprenditoriali, si propone di completare lo studio di fattibilità dell’idea permettendo ai giovani di creare una nuova impresa o di arricchire con il proprio know how imprese già attive nel settore economico di riferimento.

Il terzo passo, indipendentemente dalla soluzione scelta è quello di sviluppare il progetto in un arco temporale di due anni, periodo considerato necessario per testare la tenuta dell’idea sul medio periodo. La Regione in questo periodo affianca il sistema impresa attivato.

Ogni progetto può essere finanziato con un importo pari a 50.000 euro e deve essere cofinanziato almeno al 10 per cento del finanziamento richiesto.

Il bollettino delle entrate tributarie

 A dicembre, tutti gli italiani che possiedono una o più case, sono chiamati a pagare l’imposta municipale per il possesso dell’immobile, l’IMU. Al di là della scadenza di pagamento, apprendiamo che proprio grazie all’Imu le entrate tributarie del nostro paese hanno subito un incremento.

Sul sito del Dipartimento delle Finanze è stato pubblicato il bollettino sulle entrate tributarie nel periodo tra gennaio e settembre 2012 e si è notata una crescita complessiva degli introiti pari al 3,8 per cento che equivalgono ad entrate pari a 292.526 milioni di euro.

Questo incremento delle entrate tributarie può essere portato fino al +4,2 per cento se si considera anche l’imposta sostitutiva sul leasing di aprile 2012. Il gettito fiscale, infatti è cresciuto soprattutto dopo le misure correttive varate dal governo nella seconda metà del 2011.

All’incremento degli introiti vanno aggiunti anche il contributo dell’acconto Imu e dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi ed altri redditi di capitale, sull’imposta di bollo e sul quella di fabbricazione sugli oli minerali.

Nel dettaglio, sul fronte delle imposte dirette si assiste ad un saldo negativo dell’Ire che si ferma al -0,4 per cento e sembra legato alle minori ritenute dei lavoratori autonomi. In aumento del 3,2 per cento le imposte indirette, mentre ha un saldo negativo dell’1,4 per cento l’Iva. Perdono quota anche i giochi.