Come abbiamo visto anche in un post pubblicato prima di questo, proprio nella giornata di oggi il popolare sito di microblogging, Twitter, più noto al mondo come il social network dal caratteristico cinguettio, è stato quotato oggi in borsa a Wall Street attraverso un’IPO – initial public offering – da 18 miliardi di dollari.
Azioni
I titoli di Google volano in borsa e superano i 1000 dollari
Sono più che brillanti i risultati di Google, sia sotto il profilo societario che sotto quello finanziario. Nel terzo trimestre del 2013 il colosso di Mountain View ha infatti ottenuto utili netti pari a 2,97 miliardi di dollari su ricavi per 14,89 miliardi di dollari. Un risultato ancora più entusiasmante di quello conseguito l’anno precedente.
Agli spagnoli di Telefonica il 70% del controllo di Telecom attraverso Telco
Dopo lunghi giorni di trattative, l’annuncio è arrivato questa mattina, quando si è finalmente conosciuto il destino di uno di quei “pezzi d’Italia” ancora rimasti in mano al Paese. Ancora, ma non per molto. A quanto pare, infatti, gli spagnoli di Telefonica si aggiudicheranno il controllo del 70% di Telecom, in seguito all’accordo che Generali, Intesa e Mediobanca hanno concluso con la società telefonica iberica, che già ne deteneva una quota pari al 22,4% attraverso la holding Telco.
Twitter annuncia con un tweet il suo sbarco in borsa
Twitter, il social network di micro blogging, sta preparando il suo sbarco in borsa. L’inizio delle pratiche legali che porteranno il social network ad essere quotato è stata annunciata poche ore fa, ovviamente con un tweet:
We’ve confidentially submitted an S-1 to the SEC for a planned IPO. This Tweet does not constitute an offer of any securities for sale.
Quindi, stando a quanto detto da Twitter, ancora si tratta di una pratica confidenziale, dei cui particolari, al momento, sono a conoscenza solo i funzionari della Securities and Exchange Commission (Sec), l’authority di controllo di Borsa, e le varie banche che sono state scelte come consulenti per la pianificazione dell’Ipo di Twitter, tra le quali spicca ovviamente il nome della Goldman Sachs.
Dal social network di micro bloggingin specificano infatti che:
Questo tweet non costituisce una sollecitazione d’investimento né un prospetto di offerta di titoli.
L’annuncio era atteso da tempo, soprattutto dopo che Facebook è stato quotato in borsa. I due, infatti, si contendono il podio di social network più amato dagli internauti e non sarebbe potuto essere altrimenti visto che Zuckemberg ha già fatto questo passo.
► La delusione di Zuck per la borsa
Quindi, ora gli analisti sono in attesa di ulteriori informazioni circa il quando il social network sbarcherà sul mercato e, soprattutto, a quanto. Twitter era stata già valutato circa 10 miliardi di dollari qualche tempo fa in occasione di una transazione “privata” con il gigante del private equity BlackRock per la cessione di un pacchetto di azioni.
Oggi il suo valore però potrebbe essere diverso: secondo numerosi analisti, sulla base degli scambi sul mercato secondario e sul valore delle azioni di riferimento (quelle di Facebook) Twitter potrebbe avere un valore compreso tra i 14 e i 16 miliardi di dollari.
Dow Jones cambia faccia: fuori Alcoa, dentro Goldman Sachs
► Gli Usa scommettono sull’Europa: mai così tanti capitali dal 1977
La rivoluzione del Dow Jones: chi esce e chi entra
Il difetto principale del Dow Jones è che la sua composizione è limitata a soli 30 titoli (in gergo sono chiamati Blue Chips) che, anche se nel corso del tempo sono variati, non riescono a riflettere l’intero andamento del listino azionario americano.
Per questo la S&P Dow Jones Indices, la società che gestisce l’indice controllata da Mcgraw Hill Financial, ha deciso di rivoluzionare la sua composizione per dare nuovo smalto a questo indice, eliminando dei titoli storici che, però, non sono più rappresentativi dell’industria americana.
Dal 20 settembre, giorno in cui debutterà il nuovo Dow Jones, i 30 titoli azionari del Dow Jones non comprenderanno più: Alcoa, il colosso dell’allumino presente sul listino da ben 54 anni, Hewlett-Packard, il produttore di pc sul listino dal 1997, e la Bank of America.
► A Wall Street non piacciono i nuovi iPhone e il titolo affonda
Al loro posto subentreranno, rispettivamente, il marchio dell’abbigliamento sportivo Nike, il gruppo di carte di credito Visa e, dopo 5 anni, Bank of America verrà sostituita da Goldman Sachs.
A Wall Street non piacciono i nuovi iPhone e il titolo affonda
► Microsoft acquista Nokia: l’Europa è fuori dal mercato della telefonia mobile
Tim Cook e soci puntavano tutta sull’iPhone 5C, l’iPhone low cost che avrebbe dovuto spalancare le porte dei mercati emergenti, ma il prezzo proposto, 99 dollari negli States, dai 500 ai 600 nel resto del mondo, non ha convinto nessuno. Tanto meno Wall Street che ha punito la Apple con un forte ribasso del suo titolo.
Il problema non l’iPhone 5 s, la nuova e potentissima versione del modello 5 da poco uscito, ma l’iPhone 5c che doveva essere il volano per l’arrivo in massa dei melafonini nei mercati emergenti e che, invece, molto probabilmente rimarrà invenduto. La differenza con il prezzo base dell’iPhone 5s, infatti, è di circa 100 dollari, una differenza che ha ben poco senso dato il costo proibitivo di questi smartphone.
Apple potrebbe non vincere la sfida ingaggiata con Google e i suo Android, che riesce a piazzare sul mercato smartphone dello stesso livello qualitativo, se non anche più alto, a prezzi che facilmente scendono sotto ai 500 dollari.
► Record di utili e calo delle vendite per Samsung
Gli analisti non hanno visto di buon occhio questa strategia e sono state tagliate le stime di vendita del titolo Apple: Ubs e Bank of America Merrill Lynch hanno rivisto al ribasso la valutazione da “buy” a “neutral”, Crédit Suisse ha tagliato il rating da “outperform” a “neutral”. Solo Oppenheimer va controtendenza, confermando la valutazione del titolo Apple come “outperform”, con un ‘obiettivo di prezzo da 460 a 540 dollari per azione.
Gli Usa scommettono sull’Europa: mai così tanti capitali dal 1977
Nei primi sei mesi del 2013 in Europa sono arrivati ben 65 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, sotto forma di investimenti da parte dei principali fondi pensione americani e da varie istituzioni.
Una cifra del genere non si registrava dal 1977 e questo trend ha una sola spiegazione: gli Stati Uniti credono nelle capacità dell’Europa, e delle sue aziende, di uscire dalla crisi e di tornare competitive sui mercati e, a giudicare dal flusso costante di denaro affluito sui mercati europei, gli States credono in una ripresa molto veloce, che dovrebbe arrivare entro la fine di quest’anno.
► Cambio Euro/Dollaro – Le previsioni per settembre 2013
I primi segnali della ripresa, che purtroppo non interessano l’Italia, è stata già tracciata dll’Eurostat, così come anche la rinnovata fiducia dei consumatori. Fattori che piacciono ai grandi investitori americani che, con le loro immissioni di denari, stanno ulteriormente rafforzando i titoli azionari delle imprese del vecchio continente.
Le prospettive, quindi, sembrano essere ottime per l’Europa, grazie anche all’azione diretta ed incisiva di Mario Draghi: dal giugno 2012 le azioni europee sono risalite del 27 per cento; da inizio 2013 il Ftse Mib è salito del 7,4%, il Dax dell’8,5%, il Cac 40 di oltre 13 punti percentuali.
Secondo Hsbc, inoltre, in futuro la situazione potrebbe volgere ulteriormente al meglio, dato che al momento le azioni della zona euro sono ancora sottovalutate del 15% rispetto al loro reale valore nel lungo periodo, discrepanza che si risolverà presto grazie alla ritrovata fiducia degli investitori.
► La Siria fa crescere il prezzo del petrolio
L’Europa, però, se vuole davvero tornare ad essere un attore economico e finanziario importante deve fare attenzione ad alcune variabili fondamentali: la direzione degli investimenti americani e le sue conseguenze e, soprattutto ora, la possibilità di un attacco Usa in Siria.
Microsoft punta su Foursquare
Microsoft, tenuto conto del crollo del mercato dei personal computer, è adesso alla ricerca di una nuova fonte di guadagno che potrebbe essere già stata individuata dal management di Redmond. Si tratta di Foursquare, la celebre applicazione che consente a tutti di fare il check-in in ristoranti, negozi e pub. Foursquare ha trovato un modo molto intelligente di fare soldi e Microsoft non vuole perdere l’occasione di partecipare all’impresa.
Foursquare s’interessa soprattutto dei dispositivi mobili tramite i quali è possibile condividere con il grande pubblico la propria posizione. Il capitale di quest’azienda, adesso, potrebbe essere venduto al miglior offerente. Tutte le imprese che hanno dovuto fare i conti con il crollo del mercato dei computer desktop legato anche alla concorrenza degli smartphone dei tablet, adesso guardano affascinate le evoluzioni dell’ambito mobile.
►Microsoft e la zavorra di Surface
Il mercato dei PC si è allontanato da realtà importanti come Apple e Google ed ora cerca d’invertire la sua tendenza. Le esperienze di Dell e HP non sono molto positive, ma Microsoft sta facendo davvero di tutto per mettere in cantina il suo passato tecnologico recuperando il background utile a rispondere ai mutamenti del mercato tecnologico. Microsoft, tra l’altro, come annunciato qualche settimana fa, dovrà presto trovare un sostituto per Steve Ballmer che entro un anno lascerà l’azienda.
Autogrill di nuovo a Piazza Affari
La famiglia Benetton, proprietaria della catena e del marchio Autogrill, ha deciso tempo fa di scindere la società principale in due rami ed ora, dopo aver costituito la World Duty Free, con la consulenza della Banca IMU, ha pensato di entrare in borsa anche con questo nuovo gruppo. Una quotazione che si affaccia nel panorama finanziario milanese.
►Sorpresa nei dividendi di Piazza Affari
L’operazione è salutata come il raddoppio della presenza dei Benetton in borsa. Il gruppo Autogrill, da loro controllato, ha chiesto che sia ammessa in borsa anche la Wdf, World Duty Free. Questa società ha raccolto sotto un unico cappello tutte le attività commerciali che sono svolte all’interno del settore aeroportuale. Le attività che invece interessano il ramo autostradale restano separate.
►Autogrill ha ancora dubbi sulla cedola
Di fatto la World Duty Free non è una società nuova ma è il risultato di un’operazione di scissione, definitivamente deliberata dalle assemblee delle due società, lo scorso sei giugno. La quotazione è soltanto un altro passo in avanti compiuto da Wdf che ha deciso di affidarsi comunque alla consulenza della Banca IMU che fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo.
La famiglia Benetton, di recente impegnata nel restyling della società principale attiva nel ramo dell’abbigliamento, ha deciso di fare un rientro a Piazza Affari nella speranza di valorizzare l’attività aeroportuale e ritrovare i livelli massimi nelle quotazioni che non si registrano dal 2008.