Questione siriana sospesa e mercati deboli

 La situazione in Siria sembra arrivata ad un momento di stallo visto che Cameron, riferendo in Parlamento delle scelte del Presidente americano si è visto negare il sostegno. Hollande, in Francia, promuove una soluzione politica piuttosto che l’intervento militare. Barack Obama sembra così perdere due degli alleati su cui aveva potuto contare finora.

La Siria fa crescere il prezzo del petrolio

I listini europei hanno reagito alla situazione chiudendo in terreno negativo. L’attesa di quello che accadrà in Medioriente sta condizionando molto gli sviluppi della Borsa ma la cosa più interessante è l’incremento della fiducia registrato nel Vecchio Continente. Il quadro generale non c’impedisce di zoomare sulla situazione italiane e scoprire che Piazza Affari ha perso l’1,3 per cento e lo spread è risalito fino a 253 punti.

I mercati spaventati dalla Siria

Ma torniamo per un attimo alla Siria che ha mandato nel caos i Paesi Occidentali. Molti stati si sono dimostrati sulla carta interventisti, salvo poi lasciare spazio alla cautela che precede ogni attacco. Il Regno Unito è stato il primo a negare l’impegno in Siria, la Francia è rimasta più tiepida davanti alle richieste americane. L’incertezza sul possibile attacco non fa bene ai listini azionari ma condiziona anche il prezzo delle materie prime.

Il prezzo del petrolio ha perso mezzo punto percentuale ed è dato in calo dell’1,2 per cento anche l’oro.

JP Morgan multata a Wall Street

 JP Morgan è un punto di riferimento del sistema creditizio statunitense ma questo non vuol dire che la banca d’affari abbia sempre giocato in modo trasparente. Adesso, però, le autorità americane sono intervenute per chiedere di saldare i conti, quelli legati agli “errori” del passato, ai mutui subprime per esempio o al trading londinese.

JP Morgan, quindi, da un momento all’altro potrebbe vedersi recapitare una multa da 6 miliardi di dollari. Un risarcimento che andrebbe a coprire le spese sostenute per gli avvocati e per i ricorsi. I mutui subprime sono stati considerati il punto di partenza del tracollo finanziario degli States. Il reato connesso all’attività della banca americana è quello di frode sui titoli garantiti da mutui subprime.

I rischi delle valute dei paesi emergenti

L’inchiesta che ha coinvolto JP Morgan, in realtà, va avanti da parecchio, dal 2011, anno in cui la banca d’affari è stata sottoposto alle indagini della magistratura americana insieme ad altre sei banche che avevano venduto dei titoli rischiosi alle aziende come Fannie Mae e Freddie Mac che si occupavano del rifinanziamento immobiliare.

Quali sono le banche più potenti al mondo?

Le aziende in questione poi, sono fallite e sono state salvate dallo stato americano. La multa che adesso è stata indirizzata a JP Morgan supera di molto la somma di tutti i profitti registrati nel 2013 dalle banche incriminate nel loro insieme.

Apple ci prova con il sottocosto

 I titoli tecnologici che a lungo hanno tenuto a galla i mercati internazionali, iniziano a vacillare. Il caso di Facebook è stato eclatante anche se in questi giorni si certifica che il social network raggiunge il suo massimo storico quanto a valore delle azioni e dell’azienda. Molto importante è anche l’esperienza di Delle e HP che invece sono crollate per via della concorrenza dopo aver puntato molto del loro business sui computer desktop.

Insomma, a farla da padrone, anche per i rumors e le indiscrezioni, sono le aziende che producono smartphone e tablet. Due su tutte la Apple e la Samsung. L’azienda di Cupertino ha dovuto fare i conti con un calo delle vendite ed ora sta cercando una nuova strategia per riprendersi: la vendita sottocosto.

La brutta avventura di Apple in Italia

I mercati sono curiosi di conoscere il risultato della nuova impresa di marketing e prendono nota dell’operato Apple. Lo chiamano Trade In Program e doveva partire già a giugno. Adesso, per settembre, tutto sembra pronto: i negozi stanno per ottenere tutte le istruzioni necessarie.

Sembra che portando negli Apple Store un vecchio modello di iPhone si possa avere il nuovo con lo sconto. Gli iPhone rigenerati, come si dice in gergo, potrebbero essere venduti nei paesi in via di sviluppo. Se poi si è pratici di aste online, allora è utile sapere che su alcuni siti sarà possibile acquistare il nuovo iPad ad un prezzo davvero irrisorio: circa 34 dollari.

Facebook raggiunge il suo massimo storico

 Facebook era diventato talmente grande ed importante nel panorama tecnologico che il suo debutto in borsa sembrava scontato. Peccato che poi le cose non siano andate come dovevano e il titolo è rapidamente precipitato davanti agli sguardi attoniti degli investitori. Nell’ultima assemblea pubblica, Mark Zuckerberg, che in questa storia aveva perso il posto tra i 10 uomini più ricchi del pianeta, ha ammesso che l’esperienza finanziaria non è stata delle migliori.

Adesso conviene puntare su Facebook

Un’ammissione di colpa che, pur non riconoscendo nello specifico il merito dei lavoratori legati al social network, ha determinato una svolta nelle quotazioni di Facebook. Oggi, infatti, si apprende che è stato raggiunto il massimo storico e Facebook vale addirittura 100 miliardi di dollari.

FB spinta dalla pubblicità mobile

Le azioni valgono tantissimo, ben 42 dollari a titolo che è un nuovo record e non è una bolla. I conti trimestrali dell’azienda, infatti, lasciano ben sperare e l’ottimismo è di casa tanto che Facebook pensa già a testare nuovi canali di business in grado d’incrementare i ricavi dell’azienda.

I dati trimestrali sono stati pubblicati il 24 luglio scorso e da allora è iniziata l’ascesa del titolo. Proprio ieri le azioni di Facebook hanno chiuso con l’ennesimo rialzo di 1,9 punti percentuali che ha portato le azioni al massimo valore. Dalla pubblicazione dei dati trimestrali fino ad oggi, il guadagno di Facebook è stato del 60 per cento.

In discesa l’utile netto di Ubi

  I mercati spaventati dalla Siria fanno fatica ad entrare in terreno positivo. La decisione dell’America di entrare in conflitto con la Siria, da un momento all’altro, lascia nello sconcerto gli investitori del mercato globale. Crollano le borse da Tokyo all’Italia. Nel nostro paese a zavorrare piazza Affari ci pensano le banche e nell’asta del Tesoro cala anche la domanda di Ctz.

Le banche attraversano di nuovo un periodo di flessione e il caso emblematico che fa il giro di tutte le testate nazionali è quello di Ubi banca. L’istituto di credito in questione, infatti, annuncia un calo del profitto fino a 52,9 milioni di euro. Nella giornata di ieri il titolo aveva subito delle correzioni molto nette e nella giornata di oggi subisce un piccolo rimbalzo prima di allinearsi alla performance delle altre banche.

L’usura torna di moda soprattutto a Sud

Il problema è che i crediti vantati dalle banche stanno peggiorando in qualità e Ubi non è da meno nonostante poi la situazione siano meno grave che per altre banche vista la partecipazione di Intesa Sanpaolo. Ubi soffre non tanto per i risparmiatori che stavolta sembrano tenere a galla la banca, quanto piuttosto per i 153 milioni di euro di sofferenze legate all’IDI, l’ospedale romano in pieno dissesto finanziario.

 

I mercati spaventati dalla Siria

 Dopo il Nord Africa con la questione egiziana a tenere in apprensione la politica internazionale, interviene il Medioriente. La situazione in Siria si sta facendo sempre più tesa e gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler intervenire il più presto possibile. Questa volontà non ancora tradotta in un ordine ufficiale, ha mandato il tilt i mercati, sia quelli orientali, sia quelli europei.

In discesa l’utile netto di Ubi

L’Italia ha assistito alla débacle di Piazza Affari legata soprattutto al rendimento delle banche. In realtà, il Belpaese soffre anche la situazione politica dove è difficile capire se il governo Letta riesca a resistere alle pressioni in atto. La riforma del fisco con i nodi da sciogliere riguardo IMU e IVA stanno mettendo a dura prova la tenuta del Gabinetto.

Tetto del debito USA raggiunto ad ottobre

Ne fanno le spese i rendimenti dei titoli decennali italiani che salgono di nuovo al 4,4 per cento. Non solo, il nostro paese appare meno affidabile che qualche mese fa e nell’ultima asta del Tesoro, la domanda di titoli tricolore è in calo con i rendimenti dei Ctz che restano praticamente inchiodati ai livelli di giugno.

L’indecisione americana è comunque quella che preoccupa maggiormente visto che gli States hanno già detto di avere intenzione di raggiungere un certo tetto con il debito pubblico.

Cosa ha fatto impazzire il Nasdaq

 La volatilità agostana, proverbiale nel settore finanziario, si è fatta aspettare per un bel po’ ma alla fine è arrivata. La considerazione è fatta partendo da quel che è successo al Nasdaq che ha vissuto una tempesta di tre ore che gli analisti hanno provato ad analizzare con lucidità.

Mercati emergenti non più appetibili

La tempesta, la pazzia del Nasdaq, non è legata agli indici o alle azioni quotate nel mercato americano. Per tre ore, infatti, non sono stati reperibili i prezzi sui monitor dei trader. Questo vuol dire che la tempesta si è legata soprattutto al cattivo rapporto tra tecnologia e mercati finanziari. Adesso tocca alla Securities and exchange commission, la Sec, fare un’indagine accurata.

Record a Wall Street ma crolla l’Asia

Il presidente della Sec ha comunque commentato a caldo l’accaduto spiegando che questo problema tecnico deve stimolare ancora di più l’impegno della collettività alla risoluzione dei problemi finanziari legati al malfunzionamento delle tecnologie. Il problema è molto sentito. Anche a marzo, per esempio, tutti gli attori del mercato, sono stati obbligati a rispettare una policy e delle procedure precise, finalizzate a migliorare la sicurezza e l’affidabilità dei sistemi tecnologici.

In pratica software e hardware di cui la borsa si serve per gestire i suoi traffici, saranno sottoposti a standard per l’installazione, la gestione, ma anche per i test e per la supervisione.

 

Microsoft cambia strategia

 Le aziende che si occupano d’informatica, in questo ultimo periodo, sono state caratterizzate da perdite improvvise, spesso legate al loro business principale. E’ il caso di Dell o di HP che hanno fatto una fortuna in passato vendendo computer desktop ma che adesso si trovano a combattere con l’ascesa di tablet e smartphone.

Deludono i ricavi dell’HP

La reazione classica a questo stato di cose è l’abbandono del mercato, nel senso di mercato finanziario. Sommare la perdita legata alle vendite, alla perdita legata alle decisioni degli investitori, è davvero troppo per tutti, anche per realtà consolidate e conosciute come Microsoft.

L’amministratore delegato dell’azienda in questione, per via dell’andamento di Microsoft nell’ultimo anno, ha deciso che lascerà le redini dell’azienda entro 12 mesi. Steve Ballmer si ritirerà dall’incarico nel giro di un anno. Un lasso di tempo giudicato necessario e sufficiente per trovare un degno erede.

Microsoft e la zavorra di Surface

L’individuazione del successore di Ballmer potrebbe richiedere anche più tempo. Fatto sta che l’attuale Ad resterà ancora un po’ alla guida di Microsoft e guiderà in parte la trasformazione dell’azienda in società di servizi e dispositivi. Una conversione necessaria per la sopravvivenza e per rispondere in modo più adeguato alle richieste dei consumatori.

La decisione piace a Wall Street dove il titolo Microsoft cresce subito dell’8 per cento.

Crescono i mercati europei grazie alla FED

 Non è ancora chiaro in che modo e soprattutto con quali scadenze sarà abbandonato il piano di Quantitative Easing, ma si sa che la FED è decisa a percorrere questa strada. In pratica la banca centrale americana, anche senza definire i tempi in modo definitivo, ha già detto che ci sarà una riduzione degli stimoli monetari già dal 2013.

Attesa per l’ultima riunione della FED

L’Europa ha reagito molto bene a questa notizia e i dati sula produzione PMI hanno confermato le buone sensazioni dei mercati del Vecchio Continente. L’Europa è in una fase di ripresa economica generale e viaggia sui livelli maggiori mai registrati da due anni a questa parte.

Nello stesso tempo arrivano delle notizia interessanti anche dalla Cina dove si apprende che l’indice manifatturiero è cresciuto anche più di quanto si aspettavano gli investitori. Con riferimento alla situazione italiana, in particolare, diciamo che lo spread è in calo anche se la flessione è molto lieve, mentre cresce il volume d’affari della borsa di Milano che va avanti insieme alle altre piazze UE.

Lo spread e le attese per la FED

Tutto il contesto che abbiamo descritto è stato determinato dalla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione FOMC per la quale c’era stata molta attesa da parte degli investitori. Non che siano state introdotte delle novità ma anche la conferma del trend è piaciuta molto.

Ambani nei guai col crollo della rupia

  La rupia torna ai minimi storici e questa notizia non interessa soltanto coloro che si dedicano al Forex. Ad essere preoccupati del crollo della moneta indiana rispetto al dollaro, sono soprattutto i Paperoni del Subcontinente, tra cui, ad esempio, figura Ambani. E’ lui l’uomo più ricco dell’India e in questi giorni ha visto polverizzarsi circa 5,6 miliardi di dollari. Adesso, per spadroneggiare tra i magnati connazionali, ha a disposizione soltanto 17,5 miliardi di dollari.

La moneta indiana, tanto per riepilogare la situazione, viaggia intorno ai valori minimi storici da diverse settimane. Gli investitori, per evitare perdite consistenti, stanno spostando i loro capitali dalle società quotate in India, verso altri lidi più remunerativi e in questo modo stanno affossando la borsa di Mumbai e le società in essa quotate.

OCSE preoccupata per le economie BRIC

L’indiano più ricco del paese, Ambani, che deve la sua fortuna alla raffinazione del petrolio, ha dovuto rinunciare già a 5,6 miliardi di dollari e potrebbe perdere ancora terreno erodendo il suo tesoretto ormai formato soltanto da 17,5 miliardi di dollari. La svalutazione della rupia è stata determinante in questa flessione.

La rupia ha accusato le decisioni prese della Fed che vuole ridurre gli stimoli all’economia americana interrompendo progressivamente l’acquisto di bond. Come la rupia sono in flessione tutte le monete dei paesi emergenti. Il dollaro, parallelamente si rafforza e il rendimento dei titoli a stelle e strisce continua.