Puntare al ribasso non conviene

 Il mercato ha iniziato a punire in modo esemplare tutti gli investitori che speculano sulle puntate al ribasso. I finanzieri che finora si sono arricchiti sulla crisi degli altri, dovranno pagare per la loro audacia. E a punirli è il mercato stesso.

Il riferimento è ai cento titoli che sono stati colpiti maggiormente dalla pratica di short selling nell’ultimo periodo e che sono inseriti nel listino Russell 2000. Il loro ritorno ha superato quello medio degli altri titoli dell’indice. Adesso i titoli cosiddetti shorted figurano in rialzo e l’incremento, in termini percentuali, è parti al 33,8 per cento. Gli altri titolo crescono molto più lentamente e il loro balzo in avanti si sostanzia in un +18,3 per cento.

Rizzani de Eccher fa affari in Algeria

Insomma, scommettere contro un titolo, scommettere sul fatto che una certa azione sarà presto in caduta libera, dà vantaggi nell’immediato se il trend negativo è confermato ma può lasciare delle belle cicatrici nel portafoglio degli investitori. Questi, in un periodo di forte crisi, hanno dimostrato di prediligere le vendite allo scoperto causando le perdite peggiori mai registrate in dieci anni, per moltissimi titoli.

Adesso conviene puntare su Facebook

L’analisi della situazione è stata fatta dal Wall Street Journal. In particolare si fa notare che sono in crescita nonostante le vendite allo scoperto, titoli importanti come Tesla Motors, Zillow e Green Mountain che in parte è nelle mani del gruppo italiano Lavazza.

Mediaset di nuovo brillante in borsa

 Il gruppo televisivo legato al nome di Silvio Berlusconi, dopo due giorni di vuoto e di mancanza di richieste sul titolo, torna a crescere. Riprendono gli acquisti sul biscione e sembra che ormai l’obiettivo dell’azienda sia quello di raggiungere nel 2013, un anno considerato ancora di crisi, il livello massimo quanto a valore delle azioni. Si punta cioè a far lievitare il titolo Mediaset fino a portarlo a 3,5 euro.

Una meta praticamente a portata di mano visto che dall’inizio dell’anno il titolo Mediaset è cresciuto addirittura del 120 per cento. E la corsa non è ancora finita visto che tra pochissimo tempo si dovrà definire anche la questione dei diritti sul calcio. Insomma, l’allontanamento dal Biscione è durato pochissimo, appena due giorni.

Del Vecchio tra gli uomini più ricchi d’Italia

Nella giornata di oggi, invece, il titolo Mediaset, detenuto al 41,29 per cento da Silvio Berlusconi, ha guadagnato il 3% così che le azioni valgono circa 3,4 euro. Il record annuo è praticamente bissato visto che si era fermato a 3,48 euro il 6 agosto. Per avere una performance uguale si deve andare indietro nel tempo fino al 2011, al mese di giugno.

Piazza Affari ha dimenticato il Cavaliere

In quel periodo il titolo Mediaset è cresciuto molto prima che la BCE decidesse di gestire il crollo del potere politico e finanziario di Silvio Berlusconi.

Deludono i ricavi dell’HP

 L’utile trimestrale di Dell testimonia il crollo dell’azienda americana e non va meglio per un altro colosso dei computer, la società HP. I tablet, ormai, insieme agli smartphone, hanno colonizzato il mercato e chi produce computer desktop e accessori ad essi collegati, non ha vita facile.

L’HP, in realtà, soffre anche per tutti i competitor che ha trovato nel mercato server. E’ così che nel terzo trimestre fiscale si chiude con ricavi che non rispettano le attese degli analisti e del mercato. Certo è che si torna a parlare di utili, ma non basta per tenere a galla il titolo che alla fine subisce un crollo importante in borsa.

HP cerca giovani laureati

I computer tradizionali non tirano più il mercato e così dopo il crollo di Dell, gli investitori iniziano a percepire il crollo dell’HP. Nel terzo trimestre fiscale, come già accennato, si torna a parlare di utili ma i ricavi sono ancora in calo, anzi si assiste all’ottava flessione consecutiva. La ripercussione in borsa è immediata e si assiste ad una perdita del 7 per cento del valore del titolo.

Il management non si giustifica e non cerca scappatoie per rassicurare gli investitori, anzi, con molta franchezza, l’amministratore delegato dell’HP dice in una conference call che la ripresa del fatturato non ci sarà prima del 2014.

La Carige e la sua Fondazione

 Dall’inizio della crisi economica, il sistema bancario ha iniziato a scricchiolare e i titoli bancari hanno preso a fare il buono e il cattivo tempo nel mercato nostrano. In questo momento gli occhi sono puntati soprattutto sulla Carige e sui movimenti che sta facendo la Fondazione collegata alla banca.

I conti correnti italiani costano troppo

La data che tutti gli investitori hanno già registrato nel loro taccuino è quella del 30 settembre, giorno in cui l’assemblea dei soci dell’istituto di credito dovrà eleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione della Banca Carige. Nelle prossime settimane, quelle che ci conducono fino al 30 settembre, ci potrebbero essere diversi cambiamenti di fronte.

Perdono quota Meridiana Fly e la Carige

Le riflessioni principali riguardano la quota di azioni Carige che detiene l’omonima fondazione. Tutto, adesso, scorre come previsto ma la Fondazione potrebbe farsi da parte e rinunciare ad un po’ di azioni, a patto che ad entrare in quota sia un socio “amico”, come lo definiscono alcuni giornalisti finanziari.

Non tutti sono d’accordo con questo “movimento” tanto che anche Bankitalia ha iniziato ad opporti all’eventualità di un passaggio di azioni di mano in mano. Al momento la Fondazione Carige detiene il 46,9 per cento delle azioni della banca omonima e una riduzione di questa percentuale è malvista.

L’operazione, però, si potrebbe sempre concretizzare.

Del Vecchio tra gli uomini più ricchi d’Italia

 In base all’andamento della borsa e delle azioni è possibile rintracciare nel panorama di Piazza Affari, gli uomini più ricchi d’Italia. A sorpresa il nome che svetta in cima alle classifiche non è quello di Silvio Berlusconi ma è quello del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio.

Ferragamo e Tod’s trascinano in alto le borse

E’ lui il vero Paperon de’ Paperoni. Silvio Berlusconi, però, che tutti avremmo pensato di vedere in questa classifica tricolore dei super ricchi, è tornato nella top ten. Il tutto grazie al governo di larghe intese che a questo punto, il patron di Mediaset non ha alcun interesse a far cadere.

Mediaset, tra l’altro, da aprile, continua la sua ascesa nonostante i guai giudiziari. A parlare della nuova classifica ci ha pensato il quotidiano Milano Finanza che è partito nelle sue considerazioni, proprio da quello che hanno combinato i vari titoli nostrani nel contesto di Piazza Affari che nel suo complesso è cresciuta del 26 per cento da un anno a questa parte.

Piazza Affari ha dimenticato il Cavaliere

Mediaset è andata meglio della borsa se si pensa che un anno fa il coso delle sue azioni era i 1,17 euro ed ora siamo arrivati addirittura a 3,4 euro per azione. Per quanto riguarda Luxottica, invece, basta dire che le partecipazioni di Del Vecchio sono state rivalutate del 40 per cento.

Tornano gli acquisti su MPS

 La banca Monte dei Paschi di Siena è stata colpita da uno scandalo finanziario che ha mietuto vittime nel management ma ha anche atterrato i conti della società. In questo momento, che sembra più tranquillo dal punto di vista giudiziario e amministrativo, sul mercato riprendono gli acquisti sul titolo.

La Bundesbank prende tempo su MPS

Le azioni di Monte dei Paschi di Siena sono risultate tra le migliori del Ftse MIB. A dare una spinta positiva al titolo bancario ci ha pensato l’ex ministro Profumo che ha parlato sia degli sviluppi futuri dell’istituto di credito, sia del socio di riferimento che è sotto il 20 per cento del capitale.

Sicuramente, ad influire in modo positivo sul titolo, è stato anche il ribasso del differenziale che ha raggiunto in queste settimane il livello minimo mai registrato da due anni a questa parte. Lo spread, in questo momento, ha raggiunto i 235 punti base.

Tuttofare Una del Monte dei Paschi

Per Monte dei Paschi di Siena, però, bisogna anche accennare all’idea della Fondazione che ha deciso di ridurre la sua partecipazione ad MPS portandosi sotto la quota del 10 per cento. Una decisione che piace ad azionisti ed investitori che hanno ripreso con l’acquisto del titolo a Piazza Affari.

I dati semestrali sulla vendita parlano di un valore di bilancio di MPS di 23,4 miliardi di euro.

L’utile trimestrale di Dell testimonia il crollo

 Avete mai pensato a quante cose si possono fare con un tablet o con uno smartphone? Si può telefonare, quello è normale, ma si possono anche realizzare foto e video di alta qualità. si possono leggere i giornali, archiviare documenti, ascoltare la musica, accedere al proprio archivio digitale. In fondo, nonostante le dimensioni ridotte dello schermo e qualche problema legato alla connessione internet, i tablet e gli smartphone possono essere sufficienti per la gestione dell’identità digitale e qualche sono anche ottimi strumenti di lavoro.

In crisi tutta l’industria degli elettrodomestici

Si capisce allora che le imprese che hanno concentrato sforzi ed energie nella produzione esclusiva di notebook e computer desktop, per quanto possano mettere in commercio prodotti raffinati e interessanti, iniziano a subire una discreta concorrenza. Potrebbe essere il solito luogo comune, ma a guardare i risultati di Dell si ottengono le prove giuste.

Acer vuole il mercato dei mini tablet

L’azienda americana in questione, infatti, ha annunciato ai mercati, con sette giorni d’anticipo, la contrazione dei conti trimestrali. E’ stato certificato infatti un crollo del 72 per cento degli utili che sono stati contabilizzati in 204 milioni di dollari. Gli analisti avevano quasi centrato la performance aspettandosi un guadagno di 24 centesimi per azione. Adesso, a conti fatti, ogni azione della Dell costa 25 centesimi.

I soci di Dell stanno valutando l’ipotesi di delistare il gruppo da Wall Street.

Rizzani de Eccher fa affari in Algeria

 Un po’ di tempo fa abbiamo spiegato che per fare affari, al giorno d’oggi, non è più sufficiente puntare sui paesi in via di sviluppo. E’ molto più utile, al contrario, andare ad investire capitali in Africa. Una recente notizia finanziaria che arriva dall’Italia, sembra giustificare questo nuovo “trend”.

C’è infatti una società nostrana, specializzata in grandi costruzioni, che ha ottenuto un appalto per la realizzazione di un tratto autostradale in Algeria. Questa nuova arteria servirà a collegare l’interno del paese con la costa. Il fatturato dell’azienda arriverà a 2,5 miliardi di euro. 1,65 miliardi saranno intascati direttamente dalla friulana Rizzani de Eccher.

Valute e materie prime legate verso il ribasso

Perché abbiamo parlato di “parte dei soldi”? Perché l’impresa friulana di costruzioni è a capo di una join venture costituita assieme a due imprese algerine, la Etrhb e la Sapta. Il progetto non è certo una grande opera all’italiana, ma c’è già un disegno molto importante. L’autostrada dovrà essere realizzata prevedendo tre corsie per ogni senso di marcia.

Il futuro degli investimenti è in Africa

L’interno del paese, molto vicino al deserto, dovrà avere un punto d’accesso alla costa mediterranea. La posa della prima pietra, l’inaugurazione dei lavori, c’ stata alla presenza delle autorità locali. Ha partecipato infatti il primo ministro algerino Abdel Malek Sellal.

La Rizzani de Eccher, in questo momento, ha 1600 dipendenti, nel 2012 ha fatturato 423 milioni di euro, ma il suo fatturato per l’anno in corso dovrebbe salire fino a 2,5 miliardi di euro.

Problemi per Samsung in Brasile

 La Samsung è un’azienda che sta dando del filo da torcere alla Apple e a tutti coloro che decidono di avviare un business nel settore della tecnologia. Nonostante la crisi delle vendite di smartphone e tablet, infatti, la Samsung si tiene a galla ed ha praticamente vinto una serie di guerre di brevetti contro Apple che ne hanno accresciuto il rating.

Record di utili e calo delle vendite per Samsung

Adesso, però, anche Samsung vacilla come la Mela Morsicata, sotto gli attacchi dei lavoratori. Per l’azienda di Cupertino, ad esempio, è stata fondamentale la storia della Foxconn, per Samsung i guai arrivano invece dal Brasile. Questo paese sudamericano, inserito tra i BRICS, ha accusato i coreani di trattare molto male i lavoratori.

Apple contro Samsung ma vince la seconda

Sotto la lente d’ingrandimento ci sono finiti gli operai della fabbrica brasiliana di Manaus dove i lavoratori sono costretti a fare turni di 15 ore per 27 giorni di fila. In alcuni casi, per la mansione che ricoprono, questi lavoratori devono stare anche 10 ore in piedi. La Samsung non ha reagito negando questo disagio ma si è detta disposta a collaborare con chi ha denunciato la situazione.

Sicuramente non ci sarà una rinuncia agli stabilimenti in Brasile visto che dalla delocalizzazione delle attività produttive è stato ottenuto un buon vantaggio economico nel corso degli anni. E’ necessario, però, non entrare in collisione con il governo brasiliano e per questo si andrà verso l’accordo nel più breve tempo possibile.

I problemi di Giochi Preziosi

 La storica azienda di giocattoli, Giochi Preziosi, è riuscita a dare una svolta all’assetto societario. E’ stato infatti raggiunto nei giorni scorsi l’accordo tra gli azionisti che si sono dovuti mettere allineare riguardo il rilancio della società. A parlare è stato proprio Enrico Preziosi che ha detto, per il bene dell’azienda, di rinunciare ad un credito di 55 milioni di euro che saranno usati per la riconversione del capitale.

Toys Center cerca addetti alle vendite

I soci dell’azienda hanno deciso di sottoscrivere questa operazione che, complessivamente, avrà un valore di 30 milioni di euro. Oltre all’aumento di capitale gli azionisti hanno deciso anche di convertire una parte del debito in azioni e di accendere un nuovo finanziamento. Questa manovra economica combinata dovrebbe portare nelle casse dell’azienda circa 140 milioni di euro.

Italia, bilancia in attivo per 2,5 miliardi

Il fallimento, a questo punto, potremmo dire che sia stato scongiurato e sia pronto il piano di rilancio della società. Il problema economico più rilevante era nel debito di 320 milioni di euro, rilevato a giugno. Questa notizia, però, era stata accompagnata da quella relativa alla decisione di Enrico Preziosi di chiedere un accordo con il fondo Clessidra, con Intesa Sanpaolo e con Unicredit. Questi istituti di credito avrebbero consentito di dimezzare il debito, con l’obiettivo di un nuovo impegno finanziario da parte dei soci dell’azienda.