Amazon è in perdita

 Il mondo della borsa è stato scosso dalle notizie e dai risultati messi a segno, o meglio, non raggiunti da Amazon che per star dietro alla concorrenza nel settore dell’e-commerce, ha in effetti chiuso l’ultimo trimestre con un rosso. Una campagna promozionale andata male o dei guai strutturali da riparare al più presto?

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Il dilemma è difficile e per sbrogliarlo è opportuno riferirsi ai dati disponibili. Il secondo trimestre di Amazon si è chiuso in rosso, un buco da 7 milioni di dollari che è diametralmente opposto ai 7 milioni di dollari di profitti dello stesso periodo del 2012.

Se si considerano gli utili per azione si nota che c’è stata una perdita di 2 centesimi a titolo contro il centesimo di guadagno del trimestre aprile-giugno del 2012. I ricavi, invece, sono cresciuti passando da 12,83 a 15,70 miliardi di dollari.

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Quello che delude maggiormente di Amazon è l’outlook negativo e la previsione dei risultati operativi con una perdita di circa 100 milioni di euro e un profitto che sarà pari a 275 milioni di euro, ben distante dai 390 milioni attesi dagli analisti.

Molto dipende dalle aspirazioni di Amazon che dall’essere un negozio online si sta trasformando in una vera realtà tecnologica, offrendo dispositivi e servizi di cloud computing. La concorrenza nel settore, però, è spietata.

 

Record di utili e calo delle vendite per Samsung

 Samsung continua ad essere un’impresa da record soprattutto per quanto riguarda gli utili, perché poi, a ben considerare gli altri dati, si nota che c’è stata una battuta d’arresto nella vendita degli smartphone. Ecco cosa si teme per il gigante della tecnologia.

Gli ultimi dati disponibili riguardano il periodo che va da aprile a giugno del 2013, tre mesi in cui Samsung ha chiuso portando a casa un vero e proprio record di profitti con le vendite dei cellulari Galaxi S4 leggermente sottotono a dimostrare che anche sul fronte tecnologico qualcosa non fila per il verso giusto.

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I record, quando poi non si traducono in un incremento di utili, lasciano il tempo che trovano. Apple, per esempio, da considerarsi alter ego di Samsung, è riuscita a far fronte ai piccoli intoppi societari mantenendo un volume alto di vendite di iPhone.

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Il gigante coreano, invece, non ha saputo fare lo stesso ed ora si trova a considerare con maggiore lucidità il rallentamento nelle vendite degli smartphone. I profitti netti trimestrali di Samsung, infatti sono cresciuti fino a 7770 miliardi di won che equivalgono a circa 6,96 miliardi di dollari.

Le consegne del Galaxy sono state determinanti in tale senso ed hanno determinato una crescita anche nei profitti operativi e nel fatturato. Tutto secondo le attese. Eppure le vendite di smartphone, Galaxy incluse, dovevano raggiungere i 75 milioni di unità e si sono fermate soltanto a 70 milioni. Il mondo rallenta.

FB spinta dalla pubblicità mobile

 La pubblicità che viene portata sui dispositivi mobile, in questo momento, sta mandando in orbita il titolo di Facebook che finalmente riprende fiato dopo un bel po’ di ribassi. In realtà, nonostante la popolarità di questo social network, il titolo in borsa non ha mai portato grossi incassi e grosse soddisfazioni a Zuckerberg. Di recente, però qualcosa deve essere cambiato.

Facebook e la pubblicità scabrosa

I ricavi trimestrali di Facebook, quindi, hanno avuto un incremento importante del 53 per cento e sono arrivati a quota 1,18 miliardi dollari. Il 41 per cento di questo ottimo introito è stato dato dalla pubblicità mobile. Adesso, come già accaduto anche ad Apple, Facebook prova a rimettere ordine tra i conti dell’azienda. Un’impresa, questa, che non è riuscita nemmeno a Google.

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Facebook non va soltanto bene per i ricavi ma va davvero oltre le attese degli investitori che si aspettavano davvero il peggio. In fondo la pubblicità sui dispositivi mobile si è dimostrata il tallone d’Achille della maggior parte delle aziende digitali. 

Invece il gioiellino creato da Zuckerberg ha portato a casa un incremento del 20 per cento nell’after-hours, ancora prima della diffusione dei dati trimestrali che hanno raggiunto la stampa soltanto dopo la chiusura di Wall Street.

Apple cresce nei ricavi ma non è al top

 Apple è da troppo tempo associata insieme a Google al reato di elusione fiscale. Il problema è che l’azienda di Cupertino ha subito un calo delle vendite dopo la morte di Steve Jobs che ha avuto come effetto la depressione del titolo in borsa.

L’ultima notizia diffusa dalla cronaca finanziaria, però, non è così negativa, visto che si parla di vendite superiori alle previsioni per il prodotto di punta della Mela Morsicata: l’iPhone. Sono stati vendute infatti ben 31,2 milioni di esemplari nell’ultimo periodo.

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Questa ottima performance ha fatto sì che crescessero anche i ricavi della Apple che sono aumentati dello 0,9 per cento fino a 35,3 miliardi di dollari. Gli analisti, di fronte a questo risultato, hanno reagito positivamente, come non erano riusciti a fare con i risultati di Google e di Microsoft.

Il cartello Apple sugli eBook

L’unica nota stonata nella ricognizione documentata riguarda il calo degli utili che adesso sono arrivati a 6,9 miliardi di dollari. La reazione è stata comunque positiva perché di tutti i dati trimestrali delle aziende, quello di Google era quello che destava maggiore preoccupazione.

Il fatto è che aziende grandi ed importanti come Apple, Google e Microsoft riescono ad influire anche sul Nasdaq. Questo è stato il listino più penalizzato, ad esempio, dopo che sono stati diffusi i dati deludenti di Google e Microsoft.

Risale Nintendo grazie ad Animal Crossing

 Il mondo delle telecomunicazioni sta ripartendo grazie alle performance di alcuni titoli in borsa. In questi giorni il faro è puntato sull’azienda Nintendo che sembra aver trovato nuova linfa con il lancio del nuovo capitolo del gioco Animal Crossing.

Un videogioco, che sembra anche molto semplice, è sufficiente per riportare il titolo di un’azienda in corsa. Le quotazioni della Nintendo, che hanno raggiunto il livello massimo mai registrato da due anni a questa parte, riescono ad essere una prova valida della nostra affermazione.

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Il gioco che ha ridonato vita all’azienda è Animal Crossing per cui è stato previsto un nuovo capitolo. Adesso al centro della storia c’è il sindaco di una città di animali. Il videogame è distribuito in esclusiva per Nintendo 3DS ed ha registrato un interessante record di vendite già nel primo mese di lancio.

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Il gioco, infatti, è uscito proprio a giugno e in poche settimane è riuscito a piazzare sul mercato ben più di 500 mila copie. I negozi hanno dovuto mandare indietro più di un richiedente. La casa di produzione giapponese è riuscita con altri due titoli molto seguiti, Donkey Kong Country Returns e Luigi’s Mansion a determinare il sorpasso del Nintendo 3DS su Xbox360 e Ps3.

 

Cresce ancora Yahoo ma meno del previsto

 Yahoo! è una delle aziende che, attive nel ramo digitale, va incontro ad una progressione senza fine, rallentata per via della crisi ma sempre importante. Eppure, nonostante gli utili siano in aumento, l’azienda capitanata da una donna ha dovuto tagliare le stime per il 2013. Visto che non si tratta dell’unica azienda che si occupa di tecnologia ad accusare il contraccolpo della crisi, potremmo giudicare il 2013 come l’anno nero per il settore tecnologico.

Di fatto sembra che siano stati registrati un numero maggiore di click ed una contemporanea riduzione della pubblicità. Nel secondo trimestre del 2013, quindi, gli utili di Yahoo! sono stati di 331,2 milioni di dollari, con ricavi in diminuzione di 4,5 miliardi di euro.

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Il titolo dell’azienda, alla luce di questi risultati, è stato altalenante in borsa ed ha assistito quasi incredulo alla progressione del suo alter ego asiatico: il portale cinese Alibaba che potrebbe avere ricavi maggiori di Yahoo!. Alter ego si fa per dire visto che la società americana controlla il 24 per cento di quella cinese.

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Intanto Yahoo! taglia anche l’outlook dell’azienda per il 2013. A livello azionario, invece, si deve prendere atto di un incremento dell’utile per azione che era prima di 18 centesimi di dollaro ed ora è salito fino a 30 centesimi. I profitti, rispetto all’anno scorso, sono invece saliti da 30 a 35 centesimi per azione.

Condannati i Ligresti e non solo

 La storia della famiglia Ligresti è emblematica del tessuto industriale e finanziario del nostro paese. In queste ore abbiamo appreso la notizia dell’arresto di alcuni esponenti della famiglia Ligresti ma sicuramente è stata molto importante anche la notizia della condanna per Tronchetti Provera. Concentriamoci su questo secondo affare.

Marco Tronchetti Provera, il leader della Pirelli, è stato condannato dal Tribunale di Milano. La sua condanna è stata definita all’interno di un processo sull’hackeraggio che era stato effettuato ai danni del Kroll, l’agenzia di investigazione internazionale.

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Il manager, in questo caso Tronchetti Provera, sarebbe stato informato dei fatti da Giuliano Tavaroli. La condanna per il numero uno di Pirelli è stata di un anno e otto mesi e l’accusa precisa è quella di ricettazione. Il periodo in cui sarebbero stati commessi i reati, sono quelli in cui Tronchetti Provera era a capo di Telecom Italia.

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All’epoca il manager in questione era entrato in possesso di un cd di dati, utili ed utilizzati nella battaglia commerciale finalizzata al controllo di Brasil Telecom. Siamo nel 2004. Tavaroli, che si occupava nello stesso anno della security dell’azienda telefonica, avrebbe informato il suo responsabile.

La condanna però è stata alleggerita, visto che il procuratore aggiunto aveva chiesto per Tronchetti Provera ben due anni e una multa da 5 mila euro.

Ancora problemi per RCS

 Il gruppo editoriale cui fa capo il Corriere della Sera doveva vedere l’ingresso di FIAT tra gli azionisti principali, per questo nonostante le premesse critiche a livello aziendale, il titolo in borsa aveva respirato un po’. Dopodiché si è iniziato a parlare dell’intervento di Della Valle ma il patron di Tod’s non ha sciolto il riserbo sulla sua discesa in campo. A distanza di qualche settimana, però, si torna a parlare di RCS.

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Questo nuovo protagonismo sui listini è determinato dalla decisione di Urbano Cairo che forte del suo patrimonio editoriale, ha deciso d’incrementare la presenza in questo settore di mercato acquistando il 2,8 per cento delle azioni di RCS.

La notizia è rimbalzata immediatamente a Piazza Affari dove il titolo editoriale ha guadagnato velocemente il 6 per cento con le azioni che sono arrivate a costare 1,2 euro.

Cosa sta cambiando in RCS

La buona performance del titolo è stata accompagnata da una nuova fiducia mostrata nei confronti di RCS e della decisione di Cario, già proprietario di La7, di rafforzare il suo patrimonio. In futuro si pensa a nuovi scenari ma soprattutto a nuovi equilibri nel capitale del gruppo RCS.

Cairo è legato da sempre a RCS visto che tutta la sua carriera è iniziata proprio 187 anni fa con la raccolta pubblicitaria di Io Donna e TV7.

La Coca Cola non va bene come previsto

 La campagna marketing della Coca-Cola molto spinta nel canale social, non ha convinto moltissimo gli acquirenti, stando ai dati diffusi per il secondo trimestre. Si è notata infatti che Coca-Cola ha venduto meno di quanto ci si aspettasse facendo sopraggiungere tra gli investitori lo spettro della crisi. Entriamo nel dettaglio della questione.

Classifica dei brand che valgono di più al mondo

Le vendite della Coca-Cola hanno deluso. La flessione maggiore degli ordinativi si è registrata inaspettatamente in Nord America e in Europa, territori considerati capisaldi del business di questa azienda. Questa condizione, con riferimento al primo semestre dell’anno, sembra da imputare alla crisi economica globale e alle condizioni meteo che hanno caratterizzato la primavera.

Coca Cola – Stage per neolaureati

Il fatto è che quando la crisi colpisce la prima società produttrice di bevande analcoliche nel mondo, tutti gli investitori e gli azionisti iniziano a preoccuparsi seriamente. Sono pochi quelli che vedono nel meteo la principale causa della riduzione degli ordini.

Ad ogni modo, a livello globale, si registra una crescita nella vendita di Coca-Cola ma questo incremento è lieve, appena l’1 per cento e ci si aspettava molto di più. Le vendite, come abbiamo detto, sono diminuite nelle zone chiave: la flessione in Nord America è stata dell’1 per cento, mentre in Europa si parla addirittura di un -4 per cento.

Report sul mercato europeo dell’auto

 Le auto non piacciono più agli europei che con la loro ostinazione nel disertare il mercato automobilistico, stanno mandando in crisi molte aziende, tra cui anche la FIAT. Il crollo delle vendite, in questo caso, si traduce immediatamente in un crollo dei titoli in borsa.

In calo i prestiti per auto e moto

Il dato di fatto è che in Europa sono crollate in modo netto le vendite delle macchine. Questa consapevolezza ha mandato nel pallone gli investitori che si sono affrettati con le vendite dei titoli automobilistici del loro portafoglio. L’effetto è stato la perdita di valore dei titoli.

Ancora aumenti per le assicurazioni

Andiamo a dare qualche numero riferendoci alle performance di giugno. Il mercato europeo dell’auto ha chiuso i battenti del primo semestre dell’anno con un calo del 6,3 per cento delle vendite. Sono state infatti vendute soltanto 1.175.363 vetture, rispetto al 1.254,022 del 2012. Non solo, questo dato è il più basso mai registrato dal 1996, indice del fatto che le esigenze della popolazione stanno cambiando notevolmente.

Tanto per capire la gravità della situazione FIAT diremo che il Lingotto ha piazzato sul mercato soltanto 69.027 vetture a giugno, contro le 79.892 del 2012. A livello geografico, le riduzioni delle vendite più ampie ci sono state in Francia, in Italia e in Germania. L’unico paese in crescita è stata la Gran Bretagna dove le vendite di auto sono aumentate del 13,4 per cento.