A Tokyo il Nikkei riprende fiato

 Il recupero dell’economia giapponese è atteso da diversi investitori e dalle aziende che con il rallentamento della Cina sperano di non doversi spostare più di tanto. Gli ultimi indizi a riguardo parlano di un recupero del Giappone legato all’ottimismo delle aziende.

Si tratta del primo segnale positivo rilevato da settembre 2011 ad oggi. I mercati, in realtà, hanno più di un indicatore del quale gioire. A parte la stagnazione cinese e l’indice PMI correlato che è arrivato ai livelli minimi registrati negli ultimi 4 mesi, si registra un incremento dell’indice PMI manifatturiero  europeo. Per quanto riguarda l’Italia si nota una leggera ma importante contrazione dello spread tra BTP e Bund.

Le borse crescono grazie a Draghi

L’avvio della settimana finanziaria, la prima del terzo trimestre, è contraddistinta da segnali di diverso tipo. Da un lato troviamo la preoccupazione degli investitori per quel che sta succedendo in Cina e dall’altra ci sono le preoccupazioni per la situazione della Germania che in futuro potrebbe subire gli strascichi della crisi.

BCE critica sull’atteggiamento tedesco

Intanto la borsa di Tokyo guadagna terreno e il Nikkei risale dell’1,2 per cento. Gli indici sono in rialzo come la fiducia degli imprenditori che intervengono con i capitali in Asia e in questo momento iniziano a pensare che forse, nonostante le critiche, quanto fatto da Shinzo Abe, avvantaggia l’economia giapponese.

Cosa sta cambiando in RCS

 RCS è l’azienda che controlla il Corriere della Sera, tanto per intenderci sulla realtà editoriale italiana. Da diversi mesi è entrata in crisi ed ora si cerca una strategia finanziaria e azionaria per venire fuori da questo vicolo cieco. Nell’ultima settimana di giugno qualcosa è cambiato per RCS, con un maggior coinvolgimento della FIAT e con la morte di Giuseppe Rotelli.

In attesa delle elezioni cosa succede a Piazza Affari

L’azienda automobilistica torinese ha deciso di aumentare la sua quota di partecipazione nella società RCS facendo crescere le azioni fino al 20,1 per cento. Sembra che ci sia già stato l’acquisto di 10,7 milioni di euro di diritti di opzioni sulle azioni RCS. Vuol dire che FIAT si è messa in tasca il diritto di comprare le azioni della società del Corriere della Sera quando le azioni saranno messe in vendita per aumentare il capitale.

10 miliardi per il duo Fiat-Chrysler

Tutto dovrebbe concludersi il 5 luglio, giorno in cui FIAT sarà ufficialmente il primo azionista RCS con il possesso del 20,1 per cento delle azioni. Il costo di questa operazione sarà all’incirca di 90 milioni di euro. Ma l’azienda che controlla il quotidiano milanese e diversi settimana editi dalla Rizzoli, ha ribadito che il movimento “in entrata” della FIAT non è stato l’unico cambiamento in seno alla società.

Nell’ultima settimana di giugno, infatti, è morto Giuseppe Rotelli, il maggiore azionista RCS, imprenditore sanitario che soltanto un anno fa si era imbarcano nell’avventura del San Raffaele.

Facebook e la pubblicità scabrosa

 Il mondo tecnologico, per diversi mesi, ha tenuto a galla le borse. Ecco perchè è importante quello che decidono di fare le imprese che operano nel settore in questione. Più che di mondo tecnologico, però, adesso parliamo di social, visto che stiamo per annunciare l’ultima trovata di Facebook.

L’ad del social network blu, di recente, durante un’assemblea dei soci, ha detto di essere molto deluso dall’esperienza finanziaria. Il debutto a Wall Street è stato disastroso e anche la permanenza nell’azionariato ha comportato sforzi eccessivi per la società in termini economici. Basta pensare che Zuckerberg ha perso la poltrona tra i dieci uomini più ricchi del pianeta.

La delusione di Zuck per la borsa

Certo è che Facebook non ha mai pensato d’interrompere il lavoro per gli utenti e per gli inserzionisti che hanno comunque creduto nell’impresa. L’ultima notizia riguarda proprio la volontà di Facebook di proteggere gli advertiser. La proposta è semplice: saranno rimosse le pubblicità da tutte le pagine considerate controverse.

Facebook tenta la strada dei video

La decisione prende spunto dalla protesta di alcune associazioni femministe che avevano chiesto a Facebook di eliminare pagine e gruppi inneggianti alla violenza contro le donne. Oltre alla rimozione dei contenuti violenti, Facebook ha pensato di togliere le pubblicità dalle sezioni del social network maggiormente controverse.

Un modo per mettersi al riparto dalle critiche ed evitare il danneggiamento dei brand esposti a livello pubblicitario.

Murdoch vuole anche il Financial Times

 Rupert Murdoch è conosciuto nell’ambiente finanziario come “lo squalo” visto che non riesce davvero ad evitare le mosse che possono portare denaro e successo al suo impero finanziario. Chiaramente è soltanto un modo di dire per annunciare l’ultima volontà del magnate australiano:  inserire nella collezione delle sue riviste anche il Financial Times.

51mila abbonati in meno per Sky

Murdoch, proprietario della società News Corps, sta cercando d’ingrandire il suo tesoro editoriale e dopo aver acquistato già il Wall Street Journal, ha intenzione di diventare monopolista dell’informazione finanziaria, acquistando anche il Financial Times. Per arricchire la cordata è necessario concludere l’accordo con gli emirati arabi che non sembrano ancora intenzionati a cedere per poche migliaia di euro il tesoro editoriale.

Sfida Malone-Murdoch

E più la trattativa va avanti, più il Financial Times acquisisce valore. L’emiro di Abu Dhabi sembra aver detto che il patto potrebbe concludersi dopo aver messo sul piatto circa 1,2 miliardi di dollari. Sicuramente si configurerebbe un monopolio dell’informazione finanziaria visto che una volta acquisito il Financial Times, nelle mani di Murdoch ci sarebbe anche il 50 per cento dell’Economist e altri servizi d’informazione.

Abu Dhabi, riguardo il Financial Times, possiede il 75 per cento del capitale mentre Murdoch, che ne detiene già il 25 per cento, sarebbe pronto a salire fino al 50 per cento.

Finmeccanica si accorda per Selex

 Finmeccanica è uno dei capisaldi della nostra economia ma da diverso tempo attraversa, come tutte le aziende italiane, un momento di crisi profonda che ha determinato una riorganizzazione aziendale. Si è andati a toccare quindi anche le aziende “satellite”, per esempio Selex. L’ultima novità, che potrebbe avere una ripercussione anche sul titolo Finmeccanica in borsa, riguarda appunto un accordo sindacale sulla riorganizzazione dell’azienda.

Perché è penalizzata Finmeccanica

E’ stata infatti siglata un’intesa tra Selex ES, Finmeccanica e i sindacati. Finmeccanica, tanto per ricordarlo, è attiva nel settore delle tecnologie elettroniche, nell’IT e nella Difesa. Ad annunciare l’accordo ci ha pensato una nota della Uilm. L’intesa è stata necessaria per trovare gli strumenti tecnici e finanziari per operare il riassetto di Selex.

L’Istat manda a picco Piazza Affari

I sindacati che hanno partecipato al tavolo di discussione – Fim, Fiom e Uilm hanno espresso un parere positivo per l’accordo ma sanno benissimo che non sarà facile raggiungere la meta: tutti i lavoratori dovranno fare dei sacrifici per la riorganizzazione di Selex prima e per il rilancio dell’azienda poi.

Una notizia, questa, che da un lato fa tirare un sospiro di sollievo, ma dall’altro rischia di mettere in difficoltà gli azionisti e gli investitori che potrebbero speculare sul titolo proprio durante l’estate, il periodo finanziariamente più volatile dell’anno azionario.

Le banche centrali continuano a sostenere i mercati

 I mercati sono molto sensibili alle scelte della politica in materia monetaria e finanziaria. Di recente le maggiori piazze su scala globale sono state scosse dai dati relativi alle economie cinese ed americana, nonché dalla perseveranza del Giappone negli stimoli monetari al paese.

In pratica a tenere a galla i maggiori listini, ci hanno pensato le banche centrali. Basta pensare alle reazioni borsistiche a quanto dichiarato dai funzionari della Banca centrale america e della Banca centrale cinese. Dagli USA alla Cina si è deciso di continuare con gli stimoli monetari e con l’iniezione di liquidità nel paese.

Draghi pronto a partire

L’Europa, intanto, più che chiedere aiuto alla BCE che nei giorni scorsi si è detta pronta ad intervenire, ha preferito concentrarsi sul tema lavoro. In questo modo le borse asiatiche hanno tirato il fiato e le notizie in arrivo da Bruxelles sono riuscite a risollevare gli indici del Vecchio Continente. Gli indici nostrani non hanno brillato, anzi, la borsa di Milano è rimasta debole per tutta la giornata nonostante lo spread non abbia mai superato la soglia dei 300 punti aggirandosi intorno ai 280.

Secondo il BRI bisogna tagliare la spesa

Le rassicurazioni che sono arrivate da ogni parte del globo hanno fatto sì che l’indice Nikkei di Tokyo guadagnasse a fine giornata il 3,51% e che salissero leggermente tutte le borse europee.

 

La bella giornata di Impregilo

 Il colosso delle costruzioni nostrano, che è stato di recente acquistato dopo la post integrazione presentata da Salini, ha vissuto una giornata molto interessante a livello azionario. Tanta di questa fortuna azionaria sembra sia dovuta alle acquisizioni europee per le quali è stato dato il via libera.

Alcuni investitori importanti hanno quindi deciso di approfittare dell’occasione ma c’è qualcosa che in questa storia non quadra del tutto. Dopo la presentazione del piano di post integrazione, ad ogni modo, l’andamento del titolo è stato molto positivo. Si prevede infatti che nel 2016, quindi di qui a tre anni, l’azienda torni ad avere un fatturato di 7,4 miliardi di euro, oltre che un miliardo di Ebitda.

Impregilo resta alto e si punta alla rinascita

Il rialzo per il titolo è stato sostanzioso, visto che è cresciuto di cinque punti percentuali portando il costo delle azioni a 3,3 euro. L’amministratore delegato in persona, Pietro Salini, ha presentato agli investitori e al mercato il risultato della fusione tra Impregilo e la Salini.

La ripresa di piazza Affari

Adesso ci si aspetta che la borsa cresca ad un ritmo incessante e raggiunga il prima possibile il rialzo del 25 per cento. Salini ha dichiarato di essere disponibile anche a ridurre la sua quota se si trovassero degli investitori importanti e si studiasse un buon piano di dismissioni.

Il debutto di Italia Independent

 Il più giovane della famiglia Agnelli, il tanto chiacchierato Lapo Elkann ha finalmente raggiunto il suo traguardo finanziario: quotare l’azienda costituita nel 2007 alla borsa di Milano. Il titolo è stato valutato al pari di una start up tanto che il valore della quotazione ha superato quello del fatturato.

Il debutto “lussuoso” di Moleskine

Chi sa rischiare, in fondo, viene premiato. Se si volesse riassumere in qualche modo la benedizione di John Elkann al fratello, potremmo sintetizzarla così. La valutazione del titolo Italian Indipendent è stata di 19,2 volte il guadagno dell’azienda esclusi i costi sostenuti.

Ci si è dati addirittura un obiettivo che è quello di raccogliere fino alla fine dell’anno circa 13,6 milioni di euro al fine di reinvestire tutto nella crescita della nuova realtà industriale. In realtà, i soldi messi da parte con il lancio in borsa dovranno essere usati anche per mettersi al riparo dal rischio liquidità.

Moleskine pronta al ballo finanziario delle debuttanti

Un atteggiamento lungimirante che parte dalla considerazione delle potenzialità di Italian Indipendent, un’azienda che produce occhiali made in Italy e che più che vendere gli accessori in questione, punta a creare uno stile di vista, ad appassionare il popolo tricolore e non solo.

In fondo, l’intuizione di Lapo Elkann non è del tutto campata in aria visto che in un periodo di crisi le uniche aziende a sopravvivere sono state quelle del lusso.