I tempi dettati da Bipiemme

 BPM ha deciso di fare sul serio e di accorciare i tempi per il tanto agognato debutto in borsa. In questo momento, infatti, dopo che è stata deliberata la presentazione dell’istanza di autorizzazione a Bankitalia, la banca aspetta il sì dell’assemblea.

La cessione del quinto fatta con Bipiemme

Bipiemme recupera terreno in borsa e i tempi sembrano ormai maturi per “completare l’opera”. Lo scadenziario inizialmente previsto per la trasformazione in società per azioni, ha subito un’importante accelerazione. La BPM, infatti, ha convocato un’assemblea straordinaria di tutti gli azionisti per il 21 e il 22 giugno prossimi. Le cose da votare, all’ordine del giorno, sono diverse: in primo luogo si discuterà dell’aumento di capitale da 500 milioni di euro e poi si attende il placet per la trasformazione in SPA.

A far credito alle aziende ci pensa Bipiemme

Il progetto di passaggio dallo status di banca popolare a quello di società per azioni è già stato presentato alla Banca d’Italia. Non si tratta di uno smacco all’assemblea dei soci ma soltanto di un passaggio obbligato, visto che da via Nazionale potrebbe arrivare anche l’invito a fare degli aggiustamenti.

Preoccupazioni che rispecchiano un atteggiamento prudente, anche troppo, visto che in genere, quando si decide di compiere un passo così importante, si ha sempre il benestare delle autorità.

Cipro porta in alto i listini europei

 Cipro ha tenuto in tensione i mercati e le istituzioni europee ma non ha bloccato l’attività diplomatica nell’isola che questa notte ha raggiunto finalmente un accordo con l’Europa per il salvataggio.

Cipro contro l’Europa e contro la Germania

In pratica l’Eurogruppo ha dovuto accettare una versione revisionata e corretta del piano di salvataggio, riscritta dal management cipriota: ci sarà una chiusura cosiddetta controllata della Popolar Bank of Cyprus, meglio conosciuta come Laiki.

Sembra che questa decisione soddisfi la maggior parte degli investitori che sono stati trainati dall’entusiasmo in tutti i listini del Vecchio Continente. Così Londra ha guadagnato lo 0,64%, Milano più o meno è cresciuta allo stesso modo con il +0,6%. Sono andate meglio Madrid che cresce di un punto percentuale, Francoforte con il +1,07% e poi anche Parigi con il +1,4%.

Chi c’è dopo Cipro?

La notizia di Cipro fa diminuire anche lo spread. Il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi, in apertura di contrattazioni, è tornato a 308 punti, dopo che, venerdì sera, si era arrivati a 314 punti ad un rendimento del 4,46 per cento.

Oltre alla chiusura della Laiki, il nuovo accordo su Cipro prevede anche che i depositi sotto i 100 mila euro vadano a finire nella Bank of Cyprus, mentre quelli superiori alla soglia indicati e non assicurati subiranno un prelievo record. Con questo prelievo nelle casse dell’isola stato dovrebbero arrivare ben 4,2 miliardi di euro, sufficienti ad evitare il collasso del sistema bancario cipriota.

L’incredibile ascesa di Yalla Yalla

 Si chiama Yalla Yalla e per chi non lo sapesse è una delle agenzie di viaggi online più conosciute del web. L’anno scorso, l’anno che è passato alla storia come quello più critico per il Vecchio Continente, l’agenzia ha chiuso con un fatturato da 28 milioni di euro. Per il 2013, quindi, non ci si aspetta certo di fare un passo indietro, anzi, la crisi non dovrebbe rallentare la crescita a due cifre. Questa la dichiarazione d’intenti del fondatore di Yalla Yalla.

V.me è vera rivoluzione?

L’agenzia, per tenersi a galla e restare comunque un punto di riferimento, ha deciso di puntare molto sull’e-commerce che anche nel nostro paese sta vivendo una fase di crescita. Nel 2012, per esempio, c’è stato un incremento delle transazioni commerciali su internet del 25,5 per cento che equivalgono a circa 12,8 miliardi di euro.

Carta Viva Web di Compass

Il Politecnico di Milano che periodicamente fa delle analisi del pubblico della rete, spiega che nel 2012 gli utenti italiani della rete che hanno deciso di fare acquisti su internet sono soltanto il 15 per cento del totale. Ben al di sotto della media europea fissa al 44 per cento, ma Yalla Yalla, evidentemente, ha informazioni differenti.

In più sembra che ad accusare le maggiori sofferenze siano sempre i siti che offrono beni immateriali, quindi anche i pacchetti vacanze. Che si prepari l’inversione di tendenza?

 

Lufthansa ci prova con Brussels Airlines

 Grandi manovre nel settore aereo dopo la dichiarazione d’intenti della compagnia aerea Lufthansa: diventare la maggiore azionista, nonché l’unica proprietaria di Brussels Airlines.

 Tagli ed esuberi per Lufthansa

Si chiama Christoph Franz ed è il CEO della Lufthansa. In una recente intervista al Suddeutsche Zeitung ha detto di voler mettere le mani sulla Brussels Airlines nel momento in cui la compagnia tornerà ad essere “conveniente” dal punto di vista commerciale. Sarà sufficiente, infatti, acquisire il 55% del capitale dell’azienda belga per controllarla praticamente in modo “totale”. La convenienza ci sarà soltanto quando la società avrà completato la ristrutturazione.

Lufthansa, tra l’altro, conosce molto bene la realtà della Brussels Airlines visto che dal 2008 ne detiene il 45% del capitale. Dal 2011 è in corso una valutazione sull’opportunità di ampliare il possesso della Brussels Airlines ma fino a questo momento la possibilità di riscattare la quota restante è passata in secondo piano. Lufthansa, infatti, ha dovuto prima sistemare i conti con Bmi British e con Austrian Airlines.

Effetti della fusione tra American Airlines e US Airways

Poi la società tedesca ha anche approvato una linea di credito di 100 milioni di euro a Brussels Airlines che non è riuscita però a usare a dovere questo piccolo gruzzoletto tanto che anche il 2012 è stato chiuso con una perdita netta di 60,7 milioni di euro. Meglio del 2011 ma sicuramente ancora “preoccupante”.

 

Facebook dovrà rimborsare 62 milioni agli azionisti

 Il giorno del debutto di Facebook in borsa è stato praticamente traumatico visto che tantissimi azionisti che hanno creduto nel titolo del social network di Zuckerberg, si sono trovati davanti ad alcuni errori che ne hanno determinato immediatamente delle perdite.

Possibili trend del titolo Facebook

La SEC che ha analizzato la situazione, ha deciso quindi di autorizzare il piano del Nasdaq che consiste adesso nel rimborsare tutti coloro che hanno subito delle perdite il giorno del debutto di Facebook. Tutto è da attribuire al ritardo con cui sono partite le contrattazioni, un ritardo di 30 minuti che costerà a Facebook ben 62 milioni di dollari. Il titolo di Zuckerberg, tra l’altro, non è anche andato così bene, visto che ha sofferto a lungo per i problemi legati alla sua quotazione.

Gli utili di Facebook in crescita ma il titolo affonda

Gli azionisti che ritengono di aver subito delle perdite in relazione all’avvio ritardato delle contrattazioni, devono inviare una richiesta di rimborso alla Finra che deve valutare la validità della domanda. Il Nasdaq, da parte sua, sembra che rimborserà soltanto le vendite che non sono state eseguite e parti a 42 dollari o meno, le vendite a 42 dollari o meno che sono state eseguite a prezzi inferiori e anche gli acquisti a 42 dollari che non sono stati confermati subito.

Anche per Unipol c’è la cedola per gli azionisti

 In un anno di crisi erano davvero pochi gli azionisti che, investendo nel mercato italiano, pensavano di ottenere un risultato positivo, soprattutto se il terreno d’azione era quello del credito. Le banche, infatti, più volte sostenute dalla BCE, sono sopravvissute con difficoltà al rifinanziamento imposto anche dalle leggi europee.

Assicurazioni nel mirino dell’Antitrust

Eppure qualche istituto di credito con le finanze maggiormente in ordine, è riuscito a sorprendere gli scettici e offrirà una piccola cedola ai suoi azionisti. Dopo le notizie legate a Terna ed Enel Power, stavolta prendiamo atto del successo Unipol. La banca in questione, infatti, prevede di pagare una cedola di 0,15 euro a tutti gli azionisti.

La compagnia bolognese è stata in grado di rispettare le previsioni degli analisti e di superare talvolta le mete definite. Il 2013, per questo motivo, sembra offrire ancora un terreno d’investimento positivo. Molto del successo dell’azienda si deve anche all’integrazione del gruppo Fondiaria-Sai.

Il Gruppo Unipol assume a tempo indeterminato

Il 2012, tanto per dare qualche numero, per Unipol è stato segnato da un utile netto di 441 milioni di euro. Ad  inficiare i risultati però, ci sono gli 889 milioni di perdite legate a Premafin. Alla fine l’utile netto del gruppo Unipol stand alone è stato di 241 milioni di euro con la previsione di una cedola di 0,15 euro per azione e 0,17 euro per le cosiddette risparmio.

Ferragamo vede bene anche il 2013

 Mentre l’Italia si popola di imprese attanagliate dal pessimismo e mentre si prende atto che anche Suntech Power è pronta a chiedere il fallimento nonostante sia leader nel settore delle energie rinnovabili, in Italia il mercato del lusso continua a girare.

L’ultima azienda a far sapere che non se la passa poi così male è quella di Ferragamo, la nota marca di moda che in un anno di crisi come il 2012, è riuscita ad incrementare del 17 per cento il suo giro di affari portando nelle casse dell’azienda ben più di un miliardo di euro. L’utile netto inserito nel bilancio 2012, è stato addirittura superiore alle attese degli analisti. Molto di questo successo, comunque, è legato allo scioglimento della join venture con Zegna che ha determinato un incremento dei dividenti della società.

Il lusso non tramonta, dunque, anzi, continua a crescere. Il 2012 è stato segnato dalla crescita come anche l’anno precedente. Il fatturato è salito a quota 1.153 milioni di euro con un risultato operativo lordo in aumento del 24 per cento, superiore anche alle previsioni.

L’utile previsto era di 98,2 milioni di euro, mentre anche in questo caso sono state superate le attese con un utile di 106 milioni di euro. Molto, in questo caso, dipende da un’operazione commerciale messa a segno nel Sud Est asiatico e in Corea.

Suntech Power pronta a chiedere il fallimento

 Suntech Power è un’azienda cinese molto conosciuta anche nel nostro paese perché si occupa del settore emergente dei pannelli solari. È l’azienda leader di questa porzione di mercato eppure negli ultimi mesi ha subito gli effetti della crisi.

Non ci sono soltanto perdite di denaro, la crisi è tale che l’azienda sembra pronta a chiedere il fallimento. Il gigante asiatico dell’energia pulita, infatti, ha accumulato 1,14 miliardi di dollari di debiti con le banche ed ha anche un bond da 541 milioni di euro che  non riesce a ripagare.

Energicamente Gran Prestito

Questi debiti, messi sotto la lente d’ingrandimento degli analisti, hanno dimostrato di legarsi alla concorrenza che si è generata nel settore, alle imposte che ha applicato a questo tipo di prodotti l’America e soprattutto all’evoluzione tecnologica che, combinata con la concorrenza di cui sopra, ha contribuito all’abbassamento dei prezzi.

Il bonus IRPEF sulle ristrutturazioni “solari”

La Suntech Power è in crisi e con essa anche tante altre aziende. Molti produttori di pannelli fotovoltaici e strumenti per l’accumulo di energia rinnovabile, hanno chiuso già in Europa, in Giappone e negli Stati Uniti. Il leader mondiale non poteva restare escluso da questo tonfo del mercato.

La crisi dell’immobiliare e i pannelli solari

Il ricorso al “fallimento”, adesso, dipende dal fatto che otto banche hanno fatto una petizione contro l’insolvenza di una succursale della Suntech Power, la Wuxi.

Il progetto Bpm per avere dividendi

 Il presidente della Banca Popolare di Milano ha presentato i risultati dello scorso anno finanziario spiegando che la banca ha sì chiuso con un rosso di oltre 429 milioni di euro, ma adesso sono pronte forze fresche, un’iniezione di liquidità di 500 milioni di euro.

Banche in crisi si torna a parlare di esuberi

Con questo bel gruzzoletto la banca ha in mente soprattutto di ripagare i famosi Tremonti bond. In più l’anno scorso c’è stata la trasformazione dell’istituto di credito in SpA. Il calendario degli appuntamenti s’infittisce e sembra siano già state programmate due assemblee nel mese di luglio. Dalla BCE, infine, arriveranno altri finanziamenti, un bel tesoretto di 1,5 miliardi di euro.

BPM vola in borsa dopo l’annuncio dello Statuto

A spiegare quello che sta succedendo alla Banca Popolare di Milano ci ha pensato il presidente del Consiglio di gestione dell’istituto di credito, Andrea Bonomi che ha è anche il principale azionista della banca. Il  rosso registrato nel 2012 non deve sorprendere visto che è stato causato dall’accantonamento dei crediti promosso da Bankitalia e dalla creazione del Fondo di Solidarietà. Quest’ultimo consentirà l’uscita senza traumi dal mondo del lavoro di circa 900 persone con il conseguente abbassamento dell’età media dei lavoratori in banca fino a 42 anni.

Una rivoluzione, quindi, che ha i suoi costi ma potrebbe essere di riferimento per il panorama creditizio tricolore.

Marchionne e lo stipendio nel periodo di crisi

 La Fiat, la prima grande industria automobilistica del paese, da mesi e da anni arranca perché le aziende per risparmiare hanno deciso di delocalizzare la produzione o di fondersi con altre aziende per rilanciarsi sul mercato.

Quanto la Fiat era in crisi nera, si è pensato che la soluzione fosse nell’affidare la gestione dell’azienda ad un uomo esperto del settore delle automotive, Sergio Marchionne, legato a doppio filo con l’America, da dove è arrivata subito la prima proposta per la Fiat: la fusione con Chrysler.

Fiat vola in borsa dopo l’accordo sindacale

Tutte queste manovre non sono state “provvidenziali” per l’azienda italiana, soprattutto perché il settore automobilistico sta affrontando un calo strutturale delle vendite e delle immatricolazioni in tutta Europa. Si vende meno e si continua a produrre tanto.

Ma non è l’unica cosa che non va. Si apprende in fatti che in un momento di crisi Sergio Marchionne non ha comunque rinunciato al suo super stipendio, anzi, ha deciso di aumentarselo. Una notizia che ha fatto il giro di tutti i giornali e potrebbe influire anche sull’andamento del titolo in borsa.

Marchionne minaccia l’Italia

Anche con l’impatto positivo della Chrysler, la Fiat, nel 2012, ha chiuso con un buco di 1 miliardo di euro, speculari al miliardo di euro di profitti accumulati nel 2011. Eppure il salario di Marchionne è passato dai 5 milioni di euro del 2011 ai 7,4 milioni di euro del 2012 con un incremento del 47,7 per cento.