Atteso il tonfo in borsa dell’AS Roma

 L’AS Roma, in campionato, ha dovuto incassare una sonora batosta. L’ultima partita in casa, giocata con il Cagliari, è stata persa per 4 a 2. Il goal del capitano ha infiammato l’Olimpico, poi è calato il sipario e a niente è riuscito a risollevare le sorti di una squadra che è “casualmente” anche quotata in borsa.

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La sconfitta ha convinto il management giallo rosso ad esonerare il tecnico boemo. Zeman lascia così la panchina della Roma e al suo posto, a Trigoria, ci sarà Aurelio Andreazzoli, promosso a capo dello staff tecnico. Una scelta che secondo tanti fan della squadra capitolina è molto discutibile e questo potrebbe determinare il tracollo della Roma anche in borsa.

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La sconfitta contro il Cagliari è avvenuta a borse ormai chiuse, quindi sarà necessario attendere l’apertura di oggi per avere la conferma del fatto che Zeman ha sempre portato fortuna al titolo dell’AS Roma. Andando a ritroso nel percorso altalenante della Roma in borsa, si è visto che le azioni della squadra hanno raggiunto e tenuto il valore di circa 20 euro da novembre in poi.

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In generale, però, è stato l’arrivo di Zeman a Roma a riportare a galla un titolo che, l’anno scorso, era finito sull’ottovolante, influenzato dalle performance poco costanti della squadra. Staremo a vedere.

Le borse di Milano ed Madrid sono dei gamberi

 Gennaio è stato un mese incredibile per le borse, condito da diversi colpi di scena che hanno creato oscillazioni interessanti degli indici, fino a far considerare l’arretramento dei panieri di Milano e di Atene. Per Piazza Affari, basta considerare quel che è successo con il Monte dei Paschi di Siena e con SAIPEM.

a Milano affonda SAIPEM e la borsa va in panne. Sono le due notizie che vanno per la maggiore dalla metà di gennaio ad oggi. A questi particolari trend di alcuni titoli, si sono aggiunte le stime relative all’economia americana. 

Tutti speravano che l’America fosse ormai lontana dalla crisi ma negli ultimi 3 mesi del 2012, sembra che gli USA abbiano compiuto un passo indietro e infatti è stata registrata una contrazione del PIL dello 0,1 per cento. Gli investitori, a questo punto, hanno pensato bene di vendere i titoli dei paesi maggiormente rischiosi per salvaguardare i profitti del portafoglio d’investimenti. 

Si sono allora scatenate le vendite dei titoli italiani e spagnoli. La borsa di Milano e quella di Madrid sono arretrate rispettivamente del 2,3 e del 5,6 per cento. Hanno reagito con freddezza Francoforte, Parigi e Londra che hanno perso poco o, in alcuni casi, guadagnato leggermente.

Profitti in crescita per Exxon e Chevron

Apple lascia lo scettro ad Exxon sancendo da un lato la decrescita dei profitti delle aziende tecnologiche e dall’altra l’incremento delle aziende che si occupano di petrolio.

In effetti, stando alle numerose previsioni in circolazione, gli Stati Uniti verso l’autonomia petrolifera sono già in cammino. E così non stupisce la crescita dei profitti di Exxon, che arriva proprio nel momento in cui in Europa, le raffinerie, chiudono una dopo l’altra perché i margini di guadagno sono sempre più sottili e perché la domanda stessa di carburanti è diminuita.

In questo periodo in cui sono pubblicati i dati trimestrali delle corporate e stelle e strisce, si apprende che vanno molto bene i risultati ottenuti da ExxonMobil e Chevron che, grazie alla lavorazione del petrolio grezzo sono riuscite ad andare oltre le previsioni degli analisti.

I bilanci di queste aziende fanno tirare un sospiro di sollievo all’America, ancora in tensione per il baratro fiscale, infatti, anche l’Agenzia internazionale per l’energia ritiene che una crescita USA nel settore petrolifero, potrebbe consentire all’America di superare l’Arabia Saudita nella produzione del petrolio nel mondo.

Le aziende in questione, rispetto ad estrazione, produzione e distribuzione dell’oro nero, si sono mosse in modo eccellente.

A Milano affonda SAIPEM

 La settimana scorsa a far crollare la borsa di Milano non ci ha pensato tanto il Monte dei Paschi di Siena, ancora nell’occhio del ciclone, quanto piuttosto una controllata dal gruppo ENI che è arrivata a perdere il 34% del suo valore in un solo giorno di contrattazioni: la SAIPEM.

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Tutto è iniziato mercoledì scorso quando Piazza Affari ha archiviato una giornata negativa con una flessione del 3,36 per cento che l’ha etichettata come maglia nera d’Europa.

Il Monte dei Paschi di Siena, ha perso qualcosa come il 9,46% ma non è stato il titolo peggiore, basta guardare infatti alla SAIPEM che alla fine della giornata era riuscita a collezionare perdite prossime al 35 per cento. Ogni azione SAIPEM valeva appena 20 euro, una performance che non si vedeva dal lontano 2009.

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In generale il calo SAIPEM ha scucito dalle tasche dei soci qualcosa come 4,5 miliardi di euro che hanno messo in bilico la stabilità proverbiale del titolo ENI che della SAIPEM controlla il 43 per cento.

Tanto per dare qualche indicazione sull’azienda, basta dire che si tratta di una società con sede a San Donato Milanese impegnata nel business degli oleodotti, dei gasdotti e delle perforazioni petrolifere. In tutto impiega 40 mila dipendenti in tutto il mondo.

RIM prova a rifarsi il trucco

 E’ finalmente arrivato al capolinea il diretto della RIM verso l’innovazione. L’azienda ha deciso infatti di presentare il nuovo prodotto che sarà anche il veicolo del riposizionamento della RIM.

Si tratta del BlackBerry 10 che qualora dovesse trasformarsi in un flop, comporterebbe lo smantellamento della divisione Research in Motoion. Ma siamo fiduciosi perché stando ai preparativi, la festa sarà parecchio grande. RIM, infatti, ha deciso di fare un hangout con il resto dell’azienda sparso per il mondo, a New York,  a Parigi, a Toronto, a Dubai, a Johannesburg, Jakarta e Delhi.

  Novità dal mercato degli smartphone

Il BlackBerry 10 nelle sue due versioni London e Nevada, è contornato da tanto scetticismo. L’azienda, invece, punta molto sulla confidenza acquisita con i clienti e sulla sua capacità di attirare nuovi investimenti visto che presenta due smartphone, diversi tra loro, che in comune hanno la voglia di andare incontro alle esigenze del cliente.

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Il BlackBerry 10 Nevada ha una tastiera fisica e sembra uno dei primi device della RIM. L’altro smartphone, invece, è touchscreen. Quello che in entrambi i casi gli analisti hanno provato a sottolineare, è che non ci sono paragoni con i vari Galaxy e iPhone ma ci sono anche tantissime funzionalità che uno “smartphone” vecchio stile non riuscirebbe a fare.

Per esempio è stata molto ben curata tutta la parte audiovisiva.

La questione del 5% in MPS

 Il caso del Monte dei Paschi di Siena sta tenendo con il fiato sospeso la borsa di Milano e non solo. Adesso, nella faccenda, si fa largo la “questione del 5 per cento“. Di cosa si tratta?

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E’ tutto merito della Guardia di Finanza che è riuscita a portare alla luce uno scandalo legato al Monte dei Paschi, indagando su Lutifin. Indagati, adesso, ci sono Gianluca Baldassarri come ex capo delle finanze e Matteo Pontone come responsabile della filiale londinese del Monte dei Paschi di Sienza.

Entrambi, secondo la testimonianza di Antonio Rizzo, facevano parte della banda del 5 per cento: in pratica era la percentuale che questi manager intascavano come indebita commissione. Monte dei Paschi di Siena, poi, attraverso la finanziaria svizzera Lutifin, destinava i soldi a Baldassarri e Pontone. Rizzo che all’epoca dei fatti era funzionario della banca tedesca Dresdner, ha partecipato con essa all’attiva di consulenza per la ricerca di nuovi investitori, commissionata proprio dalla Lutifin.

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Sempre tramite la finanziaria, venivano pagate delle commissioni per l’intermediazione in altri affari, ad esempio il riacquisto di titoli inseriti in un pacchetto ristrutturato proprio dalla banca Monte dei Paschi di Siena di Londra. Alcune incongruenza nella registrazione dei movimenti finanziari hanno insospettito le Fiamme Gialle ed è partita un’indagine approfondita che ha portato al patatrack adesso in corso.

Uno sguardo alle borse del 31 dicembre

vola in borsa dopo l’annuncio dello Statuto, intanto Piazza Affari cerca di capire come reagire alle notizie che arrivano dall’Oriente. Tokyo, per esempio, ha chiuso la sua dodicesima settimana di rialzi ed ha provveduto all’indebolimento della moneta nazionale.

In questo momento i paesi esportatori che confinano con il Giappone, si chiedono quanto spazio ci sia per una “guerra commerciale”. Peccato che i dati sulla svalutazione dello yen procedano di pari passo alla presa di coscienza di un aumento della disoccupazione nel Paese. Il tasso è cresciuto ed ora è al 4,2%, ma la borsa chiude comunque in leggero rialzo.

I listini europei hanno reagito con entusiasmo a quel che sta succedendo sul versante asiatico e ci sono diversi dati macroeconomici che fanno pensare che le contrattazioni siano in una fase crescente.

L’attenzione degli investitori, però, è tutta concentrata sulle notizie relative all’occupazione che arrivano dal nostro Paese e dall’America. L’Italia, anche per il fatto che Il contributo all’UE cresce sempre si piazza in una postazione d’onore rispetto all’Eurozona.

Sicuramente, rispetto all’UE, i mercati cercano di avere qualche indicazione sui trend che riguardano anche il mercato automobilistico, le immatricolazioni, i dati manifatturieri e quant’altro sia utile ad avere il quadro completo dell’economia nazionale e sovranazionale.

 

BPM vuole diventare una SPA

 Siamo tra le società per azioni, tra quelle che esistono già e tra quelle che devono ancora debuttare nel mercato italiano ed internazionale. Ma stavolta sotto i riflettori c’è una banca: la Banca Popolare di Milano.

Il presidente del consiglio di gestione dell’istituto di credito, che  anche il principale azionista della banca, Andrea Bonomi, ha annunciato a tutti i sindacati di essere pronto per trasformare la sua “realtà creditizia” in una società per azioni. Un progetto che è già sulle scrivanie degli analisti della Banca d’Italia.

 Bpm: avanti con i licenziamenti

Una trasformazione radicale, un progetto che però, in questo momento, non è stato ancora consolidato. Devono dare il placet i consigli di sorveglianza e di gestione e questo particolare potrebbe allungare i tempi di realizzazione dell’impresa. Qualcuno interessato all’investimento, però, sta cercando di capire se le promesse fatte in questo momento ancora di crisi  saranno poi mantenute e se, effettivamente ci saranno tempi migliori.

 Conto be 1 di Bipiemme

Il primo passo, comunque, verso la trasformazione, è quella di riscrivere lo Statuto e ci sta già pensando qualcuno. Andrea Bonomi in persona ha iniziato una proficua collaborazione con Piergaetano Marchetti che conosce molto bene le realtà sindacali.

 La carta Je@ns della Banca Popolare di Milano

Il periodo di sovrapposizione tra la vecchia e la nuova realtà sarà molto complesso da gestire e non è detto che sia senza danni.

Gli utili di Facebook in crescita ma il titolo affonda

 Tutte le corporate americane stanno pubblicando in questi giorni i dati relativi al quarto trimestre del 2012 e si può dire che nonostante l’apprensione generata dal pericolo del fiscal cliff, le aziende hanno reagito abbastanza bene.

Per esempio, Amazon tra bilanci deludenti e ottimi rendimenti si barcamena, svelando le carte: ci si può presentare anche puntando su argomenti diversi da quelli che usano tutti.

Twitter vale 9 miliardi di dollariinfatti, e potrebbe arrivare sul mercato americano tra pochissimi mesi.

E Facebook, che fine ha fatto il social network blu? Nel quarto trimestre del 2012 ha visto incrementare i ricavi che sono arrivati a 1,59 miliardi di dollari, con un aumento del 40 per cento. L’utile netto, invece, dell’azienda di Zuckerberg ha subito una flessione importante, ha perso il 79%, pari a 64 milioni di dollari.

Sicuramente sta riconquistando l’amicizia degli investitori, spingendo molto il settore mobile, ma tutti i buoni propositi si stanno infrangendo contro il muro dei rendimenti: il titolo in borsa non decolla affatto. Le azioni, nell’after-hour perdono il 5%.

Philips si abbandona al rosso

 Sorti alterne per le grandi aziende americane e non, che in questo periodo sono costrette a presentare i conti trimestrali. I bilanci mettono a nudo la salute delle società ma sono anche una bussola per gli investitori che adesso conoscono meglio dove inviare i loro risparmi.

Abbiamo già parlato di Amazon tra bilanci deludenti e ottimi rendimenti, oppure di P&G che fa progressi anche in borsa. Sul fronte italiano, invece, brilla l’esperienza di Lavazza pronta a sfidare Starbucks in Inghilterra.

Adesso vogliamo conoscere un po’ meglio quel che accade invece alla Philips, la società olandese che è tornata in terreno positivo soltanto alla fine dell’anno scorso. Un bilancio in realtà macchiato da una sanzione da record, di 509 milioni di euro che è stata imposta dalla Commissione UE che ha deciso di punirla per i prezzi applicati ai tubi catodici.

Quindi, l’ultimo trimestre dell’anno passato i conti Philips sono in rosso per questa ammenda ma poi la società, che si occupa di elettronica ed elettrodomestici, può fare affidamento su un utile netto di 231 milioni di euro. Il fatturato è cresciuto comunque fino a 7,16 miliardi che in termini percentuali si traducono in un incremento del 6,7%.

A livello programmatico l’azienda ha deciso di cedere per 150 milioni di euro il suo settore dedicato all’intrattenimento.