P&G fa progressi anche in borsa

 Tutte le notizie dell’ultimo periodo, quanto ad azioni, mercato ed evoluzioni dell’economia in generale, arrivano dall’America dove le corporate sono chiamate a presentare i conti trimestrali. Abbiamo già considerato la situazione di Amazon tra bilanci deludenti e ottimi rendimenti ed abbiamo dato uno sguardo d’insieme alla borsa americana, spiegando che è Wall Street a spingere Milano in alto.

Adesso, invece, parliamo di Procter&Gamble che si conferma di nuovo come il primo produttore di beni di consumo, siano essi detersivi, profumi o il classico e comunissimo Dash. I dati sono a dir poco entusiasmanti, almeno in riferimento al secondo trimestre fiscale che si è chiuso per l’azienda a dicembre.

Le attese e le stime degli analisti sono state abbondantemente superate, sia per quel che riguarda i profitti, sia in termini di fatturato. Alla fine l’effetto sul titolo in borsa si è sentito e Wall Street ha ricompensato gli investitori. Prima ci sono stati i dati interessanti di Unilever, che hanno spianato la strada a P&G.

I profitti di quest’ultima, netti, sono stati di 4,06 miliardi di dollari, che vuol dire praticamente 1,39 dollari per azione che sono anche il 140% in più di quello che si era visto nello stesso periodo dell’anno scorso. Per l’anno fiscale 2013 le stime sono state incrementate.

E’ Wall Street a spingere Milano in alto

 Wall Street è trainata dall’entusiasmo verso volumi di scambio che non si vedevano da cinque anni. Le borse europee, di riflesso, vivono un momento di gloria ma Milano resta sotto i riflettori per via dei crolli di alcuni titoli storici e soprattutto per l’affare Monte dei Paschi di Siena.

L’avvio di settimana di Wall Street e Tokyo

E’ vero che qualche giorno fa Monte dei Paschi crolla ma non trascina Piazza Affari  era uno dei temi che campeggiava nelle pagine di economia dei giornali, ma adesso le cose stanno cambiando. Andiamo con ordine.

In America le Corporate hanno iniziato a pubblicare i dati trimestrali e questi conti contribuiscono a tenere alto il volume degli scambi. Il fatto è che i trimestrali non erano così buoni dal 2007 e in più l’America vive una situazione di attesa rispetto alla politica monetaria che deve essere definita dalla Fomc.

In Asia, intanto, la borsa torna ai livelli del 2010 ed attende di conoscere i dettagli della politica di espansione monetaria messa a punto dalla Bank of Japan. Le scelte della BoJ fanno arrabbiare la Germania, ma la guerra valutaria non ferma l’impero orientale.

In tutto questo giro, Piazza Affari non riesce ad andare oltre il +0,4 per cento e guarda con sospetto a quel che sta succedendo all’istituto di credito senese. Il ministro dell’Economia ha provato a rassicurare gli investitori ma poi, nel frattempo, hanno perso terreno Eni e Saipem e per la borsa di Milano la giornata è diventata molto più complicata.

Lavazza sfida Starbucks in Inghilterra

 Starbucks, come anche Amazon che si barcamena tra bilanci deludenti ed ottimi rendimenti, ha avuto problemi con il fisco, ma i guai, per l’azienda contro la quale si è scagliato anche Cameron, non sono ancora finiti.

Cameron contro Starbucks

Stavolta però, parliamo di competizione e lo facciamo con una nota di orgoglio tricolore visto che sta per sbarcare in Inghilterra anche Lavazza. Il marchio italiano del caffé ha deciso che aprirà più di 400 punti vendita nei prossimi 10 anni. Al momento tra Londra e dintorni si aggirano gli esperti della Cushman & Wakefield che devono trovare le location più adatte all’impresa.

La concorrenza sul territorio inglese, per Lavazza, sarà molto dura visto che oltre alla tradizione di Starbucks dovrà farsi largo con l’esperienza e la qualità del prodotto tra gli affezzionatissimi di Costa e Caffé Nero. Di certo c’è che l’azienda ha intenzione di ampliare il business e per gli investitori, questa progettualità, è molto confortante.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal Regno Unito

Concretamente, nei prossimi mesi, si aprirà sicuramente saranno inaugurate le prime cinque caffetterie a marchio Lavazza, due a Londra e le altre tre, probabilmente, a Leeds, Derby e Newbury. In tre anni, l’obiettivo, è di aprirne circa 50, sempre in centro città, nei punti turistici o nei centri commerciali.

Amazon tra bilanci deludenti e ottimi rendimenti

 La storia di Amazon è un caso particolare nel panorama finanziario odierno visto che a fronte di continui bilanci che deludono le aspettative, il titolo continua a correre, anzi a trottare in borsa. La conferma che ci sia “qualcosa di strano” è arrivata anche questa settimana.

Amanzon è uno dei titoli che nel mare magnum delle aziende di internet che occupano un posto a Wall Street, si è sempre tenuto a galla durante la crisi economica ed editoriale. Se fosse stato un editore tradizionale, dopo i dati trimestrali sarebbe immediatamente crollato, invece, stavolta, è successo il contrario.

 Elusione fiscale: colpiti Google, Amazon e Starbucks

Martedì sera, alla chiusura degli scambi, Amazon ha presentato il suo bilancio trimestrale e i dati riportati nel documento possono considerarsi soltanto deludenti. Gli investitori, però, non la pensano alle stesso modo e con i loro movimenti hanno fatto crescere il titolo, che ha raggiungo l’11 per cento.

 La lotta all’evasione colpisce la tecnologia

In pratica, Amazon, da circa un anno, ha portato a casa un ottimo +30% ma i consumi sono diminuiti, i costi che l’azienda deve sostenere sono in crescita e gli investimenti continuano a tenere Amazon dentro il recinto delle società in attivo, veramente a malapena. Eppure l’azienda, in un trimestre riesce a macinare volumi d’affari per più di 20 miliardi di dollari.

Secondo gli analisti il segreto di Amazon è in due ingredienti: sa tenere alto l’ottimismo degli investitori e sposta sempre l’attenzione sugli utili operativi e sui margini di profitto, piuttosto che sui profitti netti e sulle vendite.

Arriva Huawei dopo Samsung ed Apple

 Le certezze del mondo della tecnologia sembrano sbriciolarsi sotto i colpi dell’ennesimo colpo di scena che vede RIM uscire dalla terna delle “migliori” aziende produttrici di telefoni cellulari e smartphone, per lasciare il posto alla cinese Huawei. Un successo costruito comunque nel tempo.

Apple vende meno iPhone

Adesso, dietro a Samsung ed Apple, che sono in prima e in seconda posizione nella classifica dei produttori mondiali di smartphone, spunta a sorpresa l’azienda cinese Huawei che supera abilmente le mire “espansionistiche” della Nokia e della Research In Motion. 

► Perché Apple punta sulla Cina

Ma com’è successo? Sembra che negli ultimi tre mesi, stando alle rilevazioni IDC, ci sia stata un’ascesa importante dell’azienda cinese che ha trovato la formula per fare breccia tra i colossi degli smartphone: la proposta di cellulari di ultima generazione, di qualità media a prezzi molto bassi.

 Novità dal mercato degli smartphone

Per chi investe in borsa e nelle opzioni binarie, adesso, c’è soltanto da scoprire quanto durerà questa nuova stella del firmamento tecnologico. Certo è che di tradizione alle spalle ne ha parecchia Huawei. Non si tratta certo dell’ultima azienda sulla piazza internazionale. Anzi. Da più di 20 anni è attiva anche se la produzione di cellulari è iniziata molto tempo dopo la fondazione della società.

Dopo il lancio sullo scacchiere internazionale, il successo è stato inevitabile.

A Yahoo! piacciono le donne

 Yahoo! a luglio dell’anno scorso, dopo aver tentato di risollevarsi dando le redini dell’azienda ad alcuni manager di successo, ha deciso di lasciare la poltrona di amministratore delegato ad una donna: Melissa Mayer che dalla sua aveva una grande e proficua esperienza con Google.

 La lotta all’evasione colpisce la tecnologia

Dal gigante dei motori di ricerca, evidentemente ha portato via la forma mentis ed ha regalato un successo insperato alla nuova azienda. Basta pensare che per la prima volta dopo quattro anni poco lieti per i bilanci di Yahoo!, l’azienda ha potuto mettere a segno una bella serie positiva che ha consentito di chiudere l’ultimo trimestre del 2012 con degli utili.

 Aumento profitti Google 2012

Non si gioiva in tal modo da 4 anni in azienda e sembra che il segreto della Mayer non sia poi così taciuto: ha potuto beneficiare degli sconti applicati dagli inserzionisti pubblicitari. A quel punto, nel trimestre che si è concluso a dicembre, gli utili registrati dall’azienda sono stati di 272,3 milioni di dollari, che sono sicuramente meno dei 295,6 milioni di dollari del 2011, ma comunque al di sopra delle attese.

E’ stata provvidenziale, dicono gli analisti, anche la vendita delle azioni del colosso internet cinese Alibaba e la volontà di stringere al massimo le spese di ristrutturazione. Alla fine dei conti le azioni di Yahoo! hanno guadagnato 23 centesimi l’una.

Mediaset svolta e mette a segno due rialzi incredibili

 Mediaset sta diventando croce e delizia del mercato italiano. Dall’inizio dell’anno il titolo è sull’otto volante e a perdite improvvise ripara subito dopo con incrementi record. Per esempio, l’ultimo saliscendi degno di nota è stato proprio la settima scorsa.

 Nonostante la crisi a Piazza Affari c’è ottimismo

Mediaset ha prima messo a segno un incremento del 9,03%, poi ha toccato una nuova punta massima con il +13 per cento, per poi portare a casa anche un ottimo +6%. Una corsa inarrestabile che l’ha fatta entrare subito nell’indice DJ Stoxx che censisce le migliori società del momento.

 Saltata l’asta per le frequenze televisive, persi 1,2 miliardi di euro

Alla fine dei conti c’è stato uno scambio di capitale pari al 12 per cento che ha fatto riversare tutte le attenzione della borsa verso il gruppo della famiglia Berlusconi. Adesso, per avere un’idea del futuro del titolo Mediaset, bisogna soltanto scoprire chi sta comprando le azioni in questione.

 Trimestrali: crolla Mediaset

Qualche analisti cerca una correlazione tra i rialzi in borsa del titolo Mediaset e la ridiscesa in campo di Berlusconi. Peccato che fino a questo momento non ci siano grosse prove di questo andamento, quanto piuttosto ci si chiede degli hedge fund, visto che le stime di crescita del titolo Mediaset sono nell’aria.

La commissione Borsa ha comunque avviato un’indagine per scoprire la radice di queste oscillazioni.

Piazza Affari si prepara per Moleskine, Moncler e Versace

  Piazza Affari, da qualche tempo, è tirata avanti dalle performance dei titoli legati ai beni di lusso, quindi non stupisce che ci sia molto fermento riguardo l’ingresso tra i titoli tricolore di Moleskine e Moncler prima e di Versace poi.

La borsa di Milano, da poco, ha salutato due new entry di tutto rispetto: Ferragamo e Brunello Cucinelli che lo scorso anno sono entrati nel mercato azionario. Un debutto che ha convinto molti investitori, soprattutto gli stranieri che adesso guardano con fascino e attesa le agendine che hanno reso famosi Chatwin ed Hemingway, nonché quei vestiti di lusso che fanno la moda con Moncler.

 Il Made in Italy non conosce crisi

Riguardo Moleskine, il debutto in borsa è sempre più vicino visto che l’azienda ha ottenuto il via libera per la quotazione dalla Consob. Sul mercato dovrà essere piazzata una quota consistente dell’azienda, il 40 per cento circa, tramite una Opvs.

 Si prepara l’IPO per Moleskine

Moleskine, tanto per fare un quadro chiaro ai possibili investitori, fa capo ai fondi Syntegra Capitale che detengono il 67,7 per cento della società. A seguire si deve fare i conti con un 15,2 per cento di Index Ventures e con il 10,6 per cento nelle mani del fondatore Francesco Franceschi. Infine c’è un 6,5 per cento delle quote che è nelle mani del management. In termini di fatturato Moleskine parla di 66 milioni di euro grazie alle vendite nel Stati Uniti, in Italia, in Germania e in Inghilterra.

Alitalia di nuovo pronta per la vendita

 Ci si aspetta un incontro definitivo per Alitalia che con la messa a punto del programma Millemiglia sta tirando a lucido i gioielli di famiglia prima della decisiva quotazione. In questo momento la nostra compagnia di bandiera ha un problema: recuperare i soldi che hanno determinato un buco nel bilancio dell’azienda, rivalutare il patrimonio annullato dalle perdite sostenute e trovare un acquirente, così da evitare la ricapitalizzazione della società.

 Carta Intesa Sanpaolo Alitalia nella filiale dell’Adriatico

Tutti argomenti molto, troppo importanti, che devono essere discussi da Colaninno con gli altri soci italiani, quelli che furono coinvolti nell’affare, nel 2008, per opera di Silvio Berlusconi. Il fatto che si parli tanto di Air France,dipende dal fatto che questa compagnia detiene il 25% del capitale Alitalia-Cai. Il restante 75%, invece, è diviso tra alcuni soci: Intesa Sanpaolo ad esempio, che ne detiene il 10 per cent del capitale, oppure Benetton che ne detiene l’8,85% tramite Atlantia, oppure ancora la Fire di Emilio Riva e figli, gli stessi proprietari dell’Ilva di Taranto.

 Scopri perché si parla tanto di Alitalia e AirFrance

La questione delle Millemiglia serve soltanto a rivalutare l’azienda. Il fine pratico dell’azione è scorporare Millemiglia in una società completamente nuova. Ernst&Young, in questo momento, stanno stimando economicamente l’operazione e sembra che il volume dell’affare si aggiri intorno ai 180 milioni di euro.

La possibile espansione di Geox

 Ci sono molte aziende nel nostro paese che stanno scegliendo la delocalizzazione per ridurre i costi e mantenere un certo standard di produttività. Una vicenda emblematica in questo senso è quella della Geox che ha volto il suo sguardo imprenditoriale verso i lidi d’Oriente.

 Otto motivi per investire nelle azioni Tod’s

 

Un movimento che oltre ad essere interessante per il portafoglio dei manager, è cruciale per quello degli azionisti.

L’azionista a presidente della Geox, Mario Moretti Polegato, da tempo ha deciso di far parte del World economic forum di Davos e da qualche giorno tenta di fare il punto sulla situazione della sua azienda, la società che si occupa di produrre e vendere le famose “scarpe che respirano”.

L’azienda ha intenzione di continuare ad espandersi, ma per farlo deve andare oltre i confini europei. La meta definita dal presidente è la Cina oppure Hong Kong. In entrambi questi territori, da qui a tre anni, Geox intende aprire 400 nuovi negozi. Un quantitativo enorme di punti vendita, soprattutto se si considera che i negozi Geox nel mondo, oggi, sono 1200 in tutto.

Il mercato cinese rappresenta un’opportunità enorme per l’azienda che non vuole certo posizionarsi come l’azienda che produce scarpe di lusso, ma come portavoce dell’urban style, produttrice, insomma, delle scarpe “da tutti i giorni”.