Gangnam Style: ci vogliono fare una vodka

 Gangnam Style è un motivo sudcoreano che un po’ di tempo fa, caricato su Youtube, ha ottenuto in pochissimo tempo un record di visualizzazioni: più un miliardo di volte. Il mercato è stato coinvolto e galvanizzato dal rapper Psy che oggi risulta l’unico a poter decidere dei diritti del marchio.

Gangnam Style è diventato così famoso che in Russia voglio usare questo marchio per una nuova linea di prodotti, a partire dalla Vodka che dovrebbe chiamarsi appunto “Oppah, Gangnam Style”. L’azienda che ha chiesto di registrare il marchio, in realtà, sta già pensando ad una linea di bevande che comprende anche cocktail e succhi di frutta.

I diritti spettano al rapper che deve però fare i conti anche con altre richieste che arrivano da altre compagnie, per esempio dalla sudcoreana YG Entertanment INC che vorrebbe registrare il marchio per l’America e legarlo ad una serie di prodotti da distribuire nel mercato a Stelle e Strisce.

Lo stesso marchio è nel mirino della Woobo International che ha chiesto di usarlo per le bibite sempre distribuite in america.

Anche l’agenzia di marchi russa Rospatent ha ricevuto delle richieste per la registrazione del marchio dalla City, un’azienda che si occupa della distribuzione.

In base alla soluzione che sarà scelta si potranno osservare distribuzioni diverse dei carichi anche nel mercato azionario.

L’EDF francese ha problemi con i cinesi

 La EDF, il colosso francese dell’energia, chiuderà con diverse difficoltà quest’anno visti i problemi rilevati ultimamente e legati alla figura di Henri Proglio. Quest’ultimo, molto amico di Nicolas Sarkozy deve fare i conti con un cambio ai vertici dell’Eliseo.

Non è certo la poca affinità politica con Hollande ad averlo messo in crisi, quanto piuttosto dei rapporti poco chiari con le autorità cinesi. La faccenda è stata illustrata molto bene da Le Canard Enchainé. La rivista in questione accusa Proglio di aver passato una serie di segreti tecnologici al partner cinese. 

L’indiscrezione sarà approfondita da un’inchiesta da parte del Ministero delle Finanze francese.

L’EDF, in effetti, non attraverso un buon periodo. Le sue relazioni con l’Italia sono poche nel senso che una decina d’anni fa, il colosso francese dell’energia si è affacciato sul mercato tricolore rilevando la maggioranza di Edison dalla FIAT, ma le redini dell’azienda sono state recuperate soltanto recentemente dopo l’uscita di scena dell’A2A.

In generale EDF soffre della crisi del settore nucleare e sembra che avesse trovato la luce soltanto dopo l’accordo con la China Guandong Nuclear Power Company per la costruzione di un reattore di ultima generazione. Peccato che Proglio abbia valicato in modo spudorato i recinti del suo mandato. 

Ferragamo e Tod’s trascinano in alto le borse

Il lusso non conosce crisi tanto che tra i migliori titoli dell’anno si confermano molte aziende, tra cui quelle di cui parleremo approfonditamente: Salvatore Ferragamo e Tod’s. Molto buoni anche i rialzi siglati da Luxottica.

Nel dettaglio Salvatore Ferragamo, dall’inizio dell’anno alla “fine del mondo”, cioè fino al 21 dicembre 2012, ha guadagnato il 65,52 per cento del suo valore. Tod’s invece, ha fatto un salto molto importante, anche se meno consistente ed ha incrementato il suo valore del 52,6 per cento.

Infine dobbiamo registrare la performance del titolo Luxottica che è cresciuto del 44,47 per cento ma non è tra le blue chip di Piazza Affari.

Per quanto riguarda Ferragamo e Tod’s non è sorprendente la sua performance, visto che in questi mesi si è preso atto dell’aumento dei ricavi che sono sati per il primo di 832,6 milioni di euro con un incremento dell’utile dell’8,1 per cento. Tod’s, invece, ha aumentato del 7,3 per cento il suo business, facendo salire fino a 199,5 milioni di euro l’ebitda.

Tutto il settore del lusso è comunque in positivo. I tecnici, infatti, dicono che si tratta di un settore anticiclico che non subisce la crisi. In più Ferragamo e Tod’s ci hanno messo del loro, spingendo molto sull’internazionalizzazione della loro attività.

Piazza Affari: fine anno e si parla di rally

 È arrivato il momento di tirare le somme e fare l’elenco delle azioni che dall’inizio dell’anno ad oggi hanno ottenuto i maggiori ricavi, le cosiddette blue chip e poi le azioni che al contrario hanno fatto registrare il record negativo di performance.

C’è molto interesse nella scoperta delle azioni che hanno ottenuto il maggior numero di rincari dall’inizio dell’anno ad oggi. Il bello è che le blue chip appartengono a settori molto diversi tra loro, per esempio quello biomedicale, l’immancabile hi-tech, il cemento e la difesa. Stiamo chiaramente parlando di Diasorin , Prysmian, Buzzi Unicem e Finmeccanica.

Il bello è che tra i titoli migliori ci sono anche due titoli del mondo del credito che sono la Banca Popolare di Milano e Azimut. Non manca certo l’incremento del valore dei titoli di Lottomatica ma a trainare la Borsa di Milano sono soprattutto i titoli del lusso.

Il mercato in questione, infatti, non subisce crisi. Spiccano in tal senso le performance di Salvatore Ferragamo e Tod’s.

Sul versante che possiamo chiamare “negativo”, invece, si deve ricordare che alle peggiori azioni, quelle di Mediaset e di A2A, seguono quelle delle banche più grandi del nostro paese. Tutti i titoli, comunque, si sono ripresi molto dopo il discorso di Draghi il 26 luglio.

Con Intesa Sanpaolo si vola in Messico

 Non è l’ultima trovata pubblicitaria di una banca che ha deciso d’investire nel settore aeroportuale, anzi, Intesa Sanpaolo si dedica ai prodotti finanziari e non intende tornare sui suoi passi.

Di fatto però i prodotti finanziari venduti possono ampliare l’orizzonte dei clienti e così si scopre che la banca in questione fa da sponda alle piccole e medie imprese italiane che decidono d’investire nel mercato emergente messicano.

Illustrare il funzionamento di questo “passaggio” è sufficiente per capire le prospettive di crescita del titolo azionario.

Intesa Sanpaolo, insieme ad altre banche ha sostenuto la realizzazione del progetto Etileno XXI portato avanti dalla Braskem Idesa, una join venture brasiliano-messicana. L’obiettivo del progetto Etileno XXI è quello di trasformare lo stato di Veracruz in un impianto petrolchimico di riferimento per tutto il continente.

In quest’opera, grazie alla presenza di Intesa Sanpaolo, sono state coinvolte anche 25 aziende italiane che hanno ottenuto ben 40 contratti finalizzati all’esportazione per lavori di progettazione e per la fornitura dei macchinari.

Nell’impianto petrolchimico di Veracruz ci sarà un cracker per la trasformazione di etano in etilene ed è prevista la realizzazione di un secondo polo con tre unità dedicate alla produzione di polietilene. In termini di denaro l’investimento previsto supera i 13 miliardi di dollari. L’impianto inizierà a funzionare nel 2015.

edere sei filiali europee alla GM al fine di ripagare un mutuo al proprio azionista. Opel deve  rimborsare 2,5 miliardi di euro entro la fine del 2014.

Opel e Deutsche Bank: l’emblema della crisi tedesca

 Anche la Germania sta attraversando un periodo di forte crisi al punto che anche colossi del settore industriale e finanziario come Opel e Deutsche Bank, sono stati colpiti dalla sorte avversa. Certo non è un caso ma una situazione che si è prodotta negli anni.

Partiamo dal caso Deutsche Bank che è il più semplice da illustrare visto che nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di parlare della condanna dell’istituto di credito nel processo sui derivati stipulati dal Comune di Milano.

Questo imbarazzo giudiziario arriva al termine di alcuni anni di turbolenze il cui teatro è stato proprio la Germania. Per esempio l’inchiesta sul fallimento di Leo Kirch, passato alla storia come il magnate delle tv private tedesche, oppure la frode sulle emissioni di CO2.

In questo secondo caso pare che la banca abbia ottenuto indebitamente dei rimborsi pubblici, soldi che il governo tedesco assegna ai soggetti privati che inquinano meno. Nonostante su questa inchiesta non sia ancora stato messo il punto, la banca è comunque sotto pressione.

Per quanto riguarda Opel si apprende che il marchio automobilistico tedesco, controllato ormai dalla General Motors americana, ha dovuto cedere sei filiali europee alla GM al fine di ripagare un mutuo al proprio azionista. Opel deve  rimborsare 2,5 miliardi di euro entro la fine del 2014.

Come cambia la borsa americana

 Sempre più concentrati sugli scambi, i nostri mercati fanno fatica a riconoscere in alcuni eventi dei cambiamenti epocali. Quel che sta succedendo alla borsa di New York, in realtà, è molto interessante ed ha una valenza storica.

Wall Street è nata il 17 maggio del 1792, quando 24 agenti di compravendita di titoli di borsa si sono riuniti davanti al civico 68 di Wall Street per firmare l’accordo per la nascita del The New York Stock Exchange and Board. Da quel momento l’evoluzione della borsa di New York, l’evoluzione di Wall Street, è stata molto lenta.

Firmato l’accordo, in un secondo momento ci si dedicò alla ricerca dei locali per svolgere l’attività di scambio dei titoli. Dopo circa 70 anni si procedette con il cambio del nome e si arrivò al NYSE, poi dopo un secolo, gli analisti, hanno iniziato a parlare d’incremento importante del volume d’affari. Gli scambi erano sei volte più consistenti che in passato, era il 1901 e si doveva cercare una sede più grande per la borsa, quella che fu inaugurata nel 1903.

Più di un secolo dopo, la borsa emblema del capitalismo americano, ha iniziato a cedere qualche pezzo: il crollo del 2008 è stato emblematico ma ha lasciato dei segni anche il caso Madoff.

Il cambiamento più epocale è sicuramente la capacità dell’ICE, nato appena 12 anni fa, di comprare la storica Wall Street. Tutto è dipeso dal cambiamento del mercato dove le materie prime hanno avuto performance più interessanti rispetto alle azioni.

Le riforme e i futuri mercati

 L’acquisto della NYSE da parte dell’ICE ha dato vita ad una delle più grandi fusioni finanziarie di tutti i tempi. Abbiamo già dato l’annuncio della conclusione della trattativa, accennando al fatto che ci sono molte implicazioni anche sul mercato europeo. Perché?

Il mercato azionario sta cambiando e quella che potrebbe sembrare una trattativa tutta americana, tra l’ICE e il NYSE, in realtà, trova il suo cuore pulsante in Europa dove si sviluppa uno dei più importanti mercati di derivati.

Il gruppo NYSE, infatti, oltre a controllare le borse nell’UE le borse di Amsterdam, Lisbona e Parigi, ha tra i suoi possedimenti anche il Liffe che è il secondo maggiore listino dei derivati del Vecchio Continente. L’ICE, quindi, secondo tanti analisti, vuole arrivare al Liffe, passando dall’acquisizione del gruppo NYSE.

Quanto pesa il Liffe nel gruppo di riferimento? Molto se si ritengono attendibili le stime della Berenberg Bank secondo cui il Liffe produce il 22 per cento dei ricavi, una quota di fatturato piuttosto piccola in grado di produrre a sua volta il 40 per cento degli utili complessivi.

In Europa, attualmente, il mercato dei derivati è capitanato dal listino Eurex ma, in vista dell’entrata in vigore della direttiva Mifid2, ispirata all’open access, si potrebbe scatenare la concorrenza. In pratica ogni listino potrà creare contratti derivati uguali a quelli di altri mercati, generando una vera concorrenza.

In conclusione l’acquisto del gruppo NYSE, Liffe incluso, da parte dell’ICE, garantirebbe al neonato dalla fusione, di competere ad armi pari con l’Eurex.

La fine dell’indipendenza del NYSE

 Le borse di tutto il mondo sono sempre più intrecciate tra loro per i traffici e per le reciproche influenze. Adesso dopo 200 anni, il New York Stock Exchange, noto anche con l’acronimo NYSE, ha rinunciato alla sua indipendenza e ha operato in vista del consolidamento delle borse cosiddette globali. 

In poche parole, l’agenzia che gestisce li scambi di Wall Street è stata comprata dall’InterContinentaExchange, che è il colosso dei mercati future che aveva provato anche negli anni passati a fare la stessa operazione. Il costo di questa operazione è stato di 8,2 miliardi di dollari.

A questo punto a scegliere dovranno essere gli azionisti del NYSE che potranno decidere di avere i solo soldi in contanti oppure potranno scegliere di averli sotto forma di titoli, oppure ancora una parte in denaro e una parte in titoli.

Ma chi guiderà questo nuovo colosso della finanza? Sulla poltrona più prestigiosa di questa borsa globale, si siederà il presidente e CEO dell’ICE, Jeffey Sprecher.

L’operazione non è stata ancora definita nei dettagli, soprattutto per quel che riguarda l’Europa dove l’ICE conserverà sicuramente il NYSE Liffe a Londra per i derivati e il marchio NYSE Euronxt, ma ci potrebbe essere uno scorporo dei mercati azionari nell’Europa continentale attraverso un collocamento.

Il costo dell’operazione di aggira sugli 8,2 miliardi di dollari.

La crisi fa sempre meno paura

 La crisi economica, in questo momento, fa meno paura, forse perché gli investitori e i cittadini sono convinti che migliorerà tutto all’inizio del nuovo anno. Ma c’è motivo di essere così speranzosi? Le parole dei leader politici, in qualche modo, aprono uno spiraglio e i mercati non sono più così ballerini.

Guardiamo quello che è successo: lo spread tra i Bund tedeschi e i nostro Btp decennali è tornato sotto i 300 punti base, nonostante a livello politico ci sia molto da chiarire sulla candidatura di Monti alle prossime elezioni. Restando sempre in Europa si apprende con piacere della decisione dell’agenzia di rating Standard&Poor’s di alzare il rating della Grecia.

Se poi si lancia uno sguardo verso le altre borse si scopre che Wall Street è piena d’entusiasmo perché è stato sfiorato l’accordo sul fiscal cliff, anche se poi la votazione è stata rimandata a dopo Natale. Gli indici americani si sono dimostrati prudenti ma in rialzo.

Tokyo, po ha superato i 10 mila punti con un rialzo di 2,39% un paio di giorni fa, un record che ormai non si vedeva dal marzo scorso. Insomma tutte le borse sono speranzose nella soluzione delle questioni più urgenti. Lo stesso Monti, in Asia, dichiara che l’Europa è quasi fuori dalla crisi.