Vicino l’accordo sul fiscal cliff?

 I giornali, in questa settimana, si sono spesi molto sulla questione del fiscal cliff guardando con entusiasmo al clima disteso del Congresso dove sembrava che fosse stata raggiunta l’intesa. Molti i titoli dedicati alle dichiarazioni ottimistiche di Obama.

Nella giornata di giovedì, ad esempio, era stato annotato un gesto di “apertura” da parte di John Boehner, tanto che Obama aveva rinunciato alla sua “conditio sine qua non” ed aveva accettato di aumentare le aliquote dei redditi al di sopra dei 250 mila dollari l’anno, fino alla nuova soglia di 400.000.

Alzare questa soglia, in termini economici, vuol dire che nelle casse dello stato entrerebbero 1.200 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni. Una decisione da prendere alla svelta considerando che le agevolazioni volute di Bush Jr stanno volgendo al termine.

Lo spirito costruttivo che ha animato il dialogo tra Obama e le varie anime del Congresso, aveva dato fiducia anche ai mercati. Il Dow Jones, per esempio, ha chiuso con un aumento dello 0,75%, a quota 13.235,39. Un rialzo lieve, forse giustificato dal fatto che non era stato ancora dato nulla per cento.

Gli investitori avevano ragione: a distanza di 24 ore la situazione è di nuovo precipitata, nel senso che il piano di Boehner non è stato votato alla Camera perché ci si è resi conto che mancavano i voti necessari per l’approvazione del documento. Tutto è rimandato a dopo Natale.

Dalle borse arriva l’ottimismo

 E’ iniziato il rally di Natale? Sembra di sì a considerare soltanto le oscillazioni della borsa nei primi due giorni della settimana. L’inizio è stato assolutamente negativo. Quasi tutti gli indici hanno aperto in ribasso e anzi, in Europa, è stata notata la performance di Piazza Affari.

Martedì, invece, per le borse è stata una giornata molto interessante con un volume di scambi adeguato alle aspettative degli investitori. Insomma tutte le borse si sono rimesse in piedi dopo la caduta in basso dell’avvio della settimana che precede il Natale.

A far bene agli indici, soprattutto quelli americani, è stata l’intesa che sembra essere stata raggiunta tra la Casa Bianca e il Congresso americano che fanno sperare per una soluzione molto veloce del tanto vituperato fiscal cliff.

Wall Street ha apprezzato molto questa distensione politica ed ha infuso una nuova linfa ai mercati, trainandoli in territorio positivo.

Sul versante europeo il contraccolpo è stato praticamente immediato e Piazza Affari ha aperto in rialzo ed ha viaggiato in territorio positivo per tutta la giornata, anche se poi la miglior borsa europea è stata quella di Madrid. In Europa, a dire la verità, i rialzi molto contenuti sono dovuti allo spostamento della prospettiva di ripresa effettuato da Draghi: si ripartirà dal 2014 in poi.

Bauli pronta per rilevare la Bistefani

 Immaginate di essere in un supermercato in questo periodo e di avere davanti a voi un’ampia gamma di prodotti dolciari dedicati al Natale. Non avrete difficoltà a scorgere tra gli altri anche i prodotti della Bauli.

Bene, proprio quest’azienda, la Bauli, è protagonista di una vicenda aziendale e finanziaria molto interessante, visto che sta cercando di consolidare l’impero dolciario accostandosi alla Bistefani. In pratica sembra che ci siano delle trattative esclusive tra il principale produttore di panettoni e l’azienda dolciaria che ha la sua sede a Casale Monferrato.

Tutta l’operazione potrebbe concludersi entro Natale, anzi dovremmo avere delle risposte già entro domani. A parlare dell’affare è il presidente della Bauli, Alberto Bauli che spiega come, dopo aver chiuso il bilancio 2011-2012 con 412 milioni di ricavi netti, l’azienda sia adesso pronta a fare il grande passo.

La Bistefani è d’accordo con l’interessamento visto che non se la passa poi così bene ed ha un debito accumulato negli anni pari a 45 milioni di euro che sono 35 milioni di euro accumulati nei confronti delle banche e ben 10 milioni di euro da restituire alla parte alta della catena societaria.

Che la Bistefani fosse in difficoltà era emerso dai bilanci d’ottobre. Positivo il fatto che si sia trovata una soluzione in appena due mesi.

Titolo MPS vola a Piazza Affari

 Buone notizie per il Monte dei Paschi di Siena dopo che sono stati approvati i cosiddetti Monti Bond da parte della Commissione europea. In pratica il Monte dei Paschi che in borsa ha recuperato in avvio di settimana oltre 6 punti percentuali, potrà beneficiare della ricapitalizzazione dei 3,9 miliardi di euro.

Questa operazione potrà essere conclusa a patto che l’istituto di credito presenti entro sei mesi un piano di ristrutturazione. Questo è quanto scritto dalla Commissione Europea che ad ogni modo offrirà un aiuto finanziario alla banca, anche sotto forma di strumenti cosiddetti ibridi di capitale che prenderanno il posto dei Tremonti Bond del valore complessivo di 1,9 miliardi di euro.

In cosa consistono i Monti bond. In pratica aumenta fino al 9% degli attivi il coefficiente di patrimonializzazione dei base e Monte dei Paschi, in questo modo, si mette sul solco definito per tutti gli istituti di credito dall’European banking authority.

L’operazione è possibile per via di un piccolo patrimonio di scorta che impedisce che la banca si esponga troppo sul debito sovrano mantenendo una certa distanza dalla crisi economica. La ricapitalizzazione dei Monte dei Paschi è considerata necessaria da parte della Commissione Europea per far sì che resti in piedi tutto il sistema finanziario italiano.

 

L’avvio di settimana di Piazza Affari

 L’avvio di settimana delle borse è stato molto positivo in tutto il mondo. In America gli indici hanno reagito bene all’ennesimo mancato accordo sul fiscal cliff guadagnando anche più dell’1 per cento. Tokyo, reduce da una tornata elettorale che ha riportato al potere i liberaldemocratici, ha visto schizzare alle stelle in Nikkey con il conseguente indebolimento dello yen.

Giusto in Europa l’entusiasmo non è stato del tutto palese, nel senso che le maggiori piazze del Vecchi Continente hanno chiuso in modo debole e contrastato. In Europa il fiscal cliff fa ancora paura. Parigi perde lo 0,14%, Londra diminuisce dello 0,16 per cento. Madrid invece chiude in terreno positivo guadagnando lo 0,2 per cento e sale anche Francoforte che recupera lo 0,11%.

Maglia nera d’Europa di conferma Atene che brucia il 2,8% del suo valore. Sul versante opposto la migliore performance è quella di piazza Affari dove si riduce lo spread tra Btp e Bund decennali fino a raggiungere quota 320 punti.

Zoomando sui titoli si prende atto dell’ottima chiusura del titolo della Banca Monte dei Paschi di Siena che guadagna il 6,09 per cento. Vanno bene anche le altre banche come la Popolare dell’Emilia Romagna che guadagna il 3,22 per cento, come il Banco Popolare che è in rialzo del 2,60 per cento e come Mediobanca che recupera il 2,28 per cento. Bene anche FIAT mentre chiude in rosso con il -1,13 per cento il titolo Telecom Italia.

L’avvio di settimana di Wall Street e Tokyo

 Com’è iniziata la settimana borsistica di New York? In rialzo ed è un’ottima notizia perché generalmente, prima della pausa natalizia, il mercato è caratterizzato da un’elevata volatilità. Piazza Affari, invece, ha incrementato i guadagni dopo che dopo l’avvio in grande forma delle contrattazioni di Wall Street e dopo aver registrato il rialzo della borsa di Tokyo.

Insomma l’entusiasmo delle borse asiatiche e di quella americana hanno traghettato piazza Affari in un terreno positivo.

Cos’ha inciso su Tokyo. La borsa giapponese è stata spinta al rialzo dal successo dei Liberaldemocratici di Shinzo Abe che è tornato al potere ed è stato nominato nuovo premier del Giappone. A livello pratico l’indice Nikkey è salito fino a quota 9.829 punti con un incremento dello 0,94%. Si tratta ad ogni modo del punto massimo raggiunto negli ultimi 8 mesi. In realtà l’incremento del Nikkey (+12%) delle ultime settimane, unito alla perdita di terreno dello yen (-5%), fanno immaginare che gli analisti avevano previsto il risultato delle elezioni.

Wall Street ancora stretta nella morsa del fiscal cliff.  Ancora una volta il mercato finanziario americano è chiamato a reagire con decisione al mancato accordo sul fiscal cliff e la reazione è sicuramente buona viso che l’indice Nasdaq e il Dow Jones stesso tengono il passo guadagnando rispettivamente l’1,04 e lo 0,67 per cento.

Immatricolazioni in calo a novembre

 Il mercato dell’auto è ancora in una fase discendente, anche nel mese di novembre, almeno per quel che riguarda il settore europeo. A dirlo sono le statistiche costruite sulle performance dei 27 paesi che fanno parte dell’EFTA.

I numeri parlano chiaro: sono state immatricolate soltanto 966 mila vetture circa e questo vuol dire che rispetto allo stesso mese dell’anno scorso c’è stato un calo del 10,1 per cento, visto nel nel novembre del 2011 si era saliti anche sopra il milione di macchine immatricolate.

Se invece andiamo a pescare il numero delle registrazioni, ci accorgiamo che nei primi 11 mesi del 2012 c’è stato un calo del 7,2 per cento. Se non siete interessati ad una panoramica sull’Europa ma siete sensibili al mercato interno, allora faremo bene a parlare di quel che accade nel nostro paese.

In particolare nel mercato italiano il calo delle immatricolazioni è stato ancora più pesante visto che si è assestato sul -20,1 per cento. La performance in questione è stata condizionata molto da quel che è accaduto alla FIAT che ha novembre ha immatricolato ben 59 mila auto che rappresentano il 7,2 per cento del mercato.

In generale, da gennaio a novembre del 2012 le registrazioni sono state circa 748 mila che sono il 6,4 per cento del totale. Peccato che sia stato archiviato il 14esimo mese con saldo negativo.

Azioni Faac: il sequestro è fatto!

 Le azioni della SpA Faac, la multinazionale bolognese il cui business è costruito sulla produzione di automatismi per cancelli e parcheggi, sono state sequestrate ma per capire la disposizione del Tribunale di Bologna bisogna andare un po’ indietro nel tempo.

A marzo del 2012, la Faac è diventata una controllata della Curia di Bologna perché questo è stato disposto in testamento da Michelangelo Manini che aveva ereditato l’azienda in modo “universale”, visto che si trattava dell’azienda fondata dal padre nel 1965.

Una tradizione industriale antichissima che non ha messo in difficoltà il tribunale bolognese che ha disposto all’inizio un custode per l’intero patrimonio: Paolo Bastia, un personaggio che è diventato il pomo della discordia tra la Curia e alcuni famigliari di Manini.

La Curia, in particolare, nel vedersi sottratto questo patrimonio, ha fatto ricorso contro il provvedimento del giudice ma il porporato è stato irremovibile e dal processo di sequestro è stata salvata soltanto l’abitazione principale di Manini.

Bastia avrà diversi compiti da svolgere e tutti sono convinti che dopo essere stato consulente della Procura di Parma per l’affare Parmalat, sia la persona adatta ad occuparsi anche della Faac. Il suo obiettivo dovrà essere quello di custodire temporaneamente i beni datigli in affidamento e provvedere alla gestione ordinaria dell’attività tenendo costantemente aggiornato il giudice.

GE vuole Avio

 La General Electric avrebbe le mani su Avio, che in Italia e nel mondo è considerato un colosso dell’aeronautica. In pratica un’azienda nata da una costola della FIAT che operava in Piemonte e poi è passata sotto il controllo del private equity inglese Cinven che in minoranza è anche partecipato da Finmeccanica.

Tutti i grandi dell’industria dunque, sono coinvolti in quest’affare. Ma finora non c’è stato alcun annuncio ufficiale ci si aspetta la vera svolta in settimana.

I fatti. Civen aveva il desiderio di tirarsi indietro e di non investire più denaro in Avio e per questo negli ultimi mesi è andata alla ricerca di un acquirente. All’inizio aveva provato a fare fortuna in Borsa ma il mercato, diciamo così, non è stato all’altezza delle mire di questa società.

Alla fine sembra che si sia fatta avanti la General Electric che ha concluso in modo positivo il primo passo verso l’acquisto, la fase di cosiddetta diligence. Ora manca soltanto il via libera dell’Antitrust che vigila in Europa tanto che tutto il lavoro, in questo periodo, è sulle spalle dei consulenti legati delle società coinvolte.

Secondo il resoconto del Sole 24 Ore ci sarebbero gli advisor di Cinven, Rothschild e JP Morgan e poi sono stati coinvolti anche i banker di Merrill Lynch e Credit Suisse.

Le Borse di ieri

 Cos’è successo alle Borse nella giornata di ieri? Piazza Affari ha chiuso in maniera positiva ed è stata una delle poche chiusure in “attivo” del mercato europeo. Il FTSE MIB ha incrementato il suo valore con uno sprint finale ed ha chiuso al +0,64%.

Sul fronte spread che preoccupa molto anche i cittadini oltre che gli operatori finanziari, c’è stato un rialzo del differenziale tra Btp e Bund decennali con un’affermazione al livello di 330 punti base. Interessante la performance e le oscillazioni dei titoli bancari e in particolar modo delle banche popolari in seguito all’annuncio delle nuove fusioni, delle acquisizioni e dopo la firma dell’accordo sull’unione bancaria europea.

Il titolo della Banca Popolare di Milano guadagna il 4,84 per cento, e va bene anche la Bper che chiude al +4,56%. Interessante anche il +4,55% dell’Ubi Banca.

Tra tutti i titoli spicca comunque quello di Italcementi che guadagna il 15,5 per cento dopo che l’azienda ha annunciato che provvederà alla riorganizzazione dell’attività produttiva in Italia con l’obiettivo di ottenere un risparmio di 40 milioni di euro all’anno.

Il raggiungimento dell’accordo europeo che istituisce nuove regole nella sorveglianza bancaria e la decisione della FED di mantenere i tassi inalterati al fine di dare una mano alle imprese americane, erano nell’aria e quindi hanno impattato leggermente sull’andamento dei titoli.