Piazza Affari e il dopo Monti che spaventa

 Il fine settimana della politica italiana è stato segnato dall’annuncio del premier Monti: dopo la palese sfiducia dimostratagli da Alfano in aula, il Professore alla guida del gabinetto tecnico incaricato di traghettarci fuori dalla crisi, ha deciso di gettare la spugna.

Monti, applaudito da molti cittadini, dice di dimettersi dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. Il documento è ancora in fase di discussione e approvazione ma si preannuncia una tornata elettorale per la fine di febbraio o nella prima settimana di marzo.

Il fatto che Monti abbia deciso di andare via non piace affatto alle borse che temono il peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie del Belpaese. Il Ftse Mib risente molto della crisi di governo e chiude al -2,2% dopo una giornata molto altalenante in cui l’indice ha perso anche il 3,8 per cento.

In rialzo il Dax di Francoforte che cresce lievemente e va bene anche il Cac 40 di Parigi. Resta invece molto esposta al debito la Spagna che quindi perde terreno, registrando il -0,56%.

L’unico titolo che a Piazza Affari si tiene a galla è quello Mediaset che guadagna il 2 per cento e sembra che l’entusiasmo legato alla nuova discesa in campo di Berlusconi. Male, poi, tutti i bancari che perdono oltre cinque punti.

Riguardo allo spread c’è da registrare il ritorno del differenziale sopra la quota limite di 350 punti.

Le azioni aumentano il valore dell’investimento

 Secondo alcuni analisti, per il 2013, avere un portafogli ricco di azioni è l’unica soluzione per garantirsi un reddito di una qualche entità. Tommaso Federici, per esempio, che è il Responsabile Gestioni di Banca Ifigest, intervistato dal Sole 24 Ore dice:

Nel 2013 aumenterà la volatilità dei portafogli, ma l’unico modo per avere un reddito interessante sarà puntare sull’azionario.

In base alla soluzione scelta, aggressiva, bilanciata o prudente, deve variare il contributo del pacchetto azionario. L’ideale è raggiungere il 18% per i portafogli prudenti, il 27% per quelli bilanciati e anche l’84% per i portafogli più aggressivi.

La percentuale annunciata comprende sia le azioni, sia i fondi, sia gli Etf. Per quanto riguarda il terreno “fisico” dell’investimento, ancora una volta torna il ritornello per cui l’Eurozona sarà più redditizia e che l’Italia, addirittura, potrebbe essere il paese maggiormente esplosivo, in grado di trainare tutti gli altri.

La situazione finanziaria, infatti, sta cambiando: la stretta creditizia è giunta alla sua fase finale e sono ricominciati gli investimenti. Molte aziende riprenderanno a funzionare e questo farà sì che la spesa aumenti.

E per chi del Vecchio Continente non si fida, non resta che sperare nell’America dove potrebbe essere risolta la questione del fiscal cliff entro l’anno, oppure sarà necessario puntare tutto sul miglioramento delle condizioni in Cina e in Brasile.

Su Piazza Affari pesa la politica

 La politica italiana ha finito con il condizionare l’andamento della Borsa. Piazza Affari nella giornata di ieri ha risentito molto delle notizie relative al possibile cambio in corsa del premier. La fine dell’era Monti non piace e lo spread vola di nuovo sopra i 300 punti fino a quota 333.

I fatti. Nella giornata di ieri gli scambi della Borsa di Milano sono stati condizionati dal fatto che il Governo ha presentato in parlamento il maxiemendamento al Decreto Sviluppo e il PdL non ha dato l’appoggio al documento. Con l’uscita del PdL dalla maggioranza, adesso, Monti deve decidere se dimettersi ed andare al Quirinale. 

L’ipotesi delle elezioni spaventa i mercati e così lo spread risale di circa 5 punti percentuali. Si capisce allora che nei giorni passati, il calo dello spread era legato alla fiducia riposta nell’esecutivo tecnico che guida l’Italia. E’ bastata una piccola dose d’incertezza per mandare tutto all’aria.

Il Ftse Mib ha perso lo 0,75 per cento e la gran parte dei titoli ha reagito molto male a questa “inversione di tendenza” del mercato. Per esempio il titolo Saipem ha perso il 6,70 per cento. Perde quota anche A2A e vanno male i bancari, soprattutto Ubi Banca e MPS che perdono rispettivamente il 2,77 e il 2,44 per cento.

STM supera ancora i 5 euro

 All’interno di un mercato azionario sono da tenere in considerazione le performance delle aziende che vanno in controtendenza rispetto agli indici generali di riferimento. Nella giornata di ieri ha colpito molto, ad esempio, la performance del titolo STM.

La STM è riuscita infatti a guadagnare diversi punti percentuali fino a che il tuo titolo ha riguadagnato la quota dei cinque euro che aveva toccato, come record positivo, soltanto a settembre 2012. Nella stessa sessione di scambi il Ftse Mib è stato caratterizzato dall’alta volatilità.

STM si è spinta parecchio in avanti nonostante la zavorra dell’indice sintetico. Due giorni fa aveva ottenuto rialzi pari a 3 punti percentuali ma la sua ascesa non è finita, quindi l’apprezzamento del titolo ha ripreso anche ieri, fino a che STM non si è posizionata al secondo posto tra le blue chips.

I titoli della società italo-francese hanno raggiunto il picco massimo di 5,09 euro per poi terminare la giornata a 5,06 euro con un rialzo rispetto al giorno precedente pari all’1,98 per cento. Questo incremento è legato anche al volume di titoli scambiati. Sembra infatti che di mano in mano, tra gli investitori, siano passati circa 7,7 milioni di azioni.

La media giornaliera degli scambi degli ultimi tre mesi è pari a 6,2 milioni di pezzi.

Buy su Telecom Italia: il titolo piace

 Tra ieri ed oggi sono passate all’attenzione degli investitori almeno tre titoli italiani: Enel, Mediaset e Telecom Italia. Le prime due hanno visto incrementare il valore delle azioni mantenendosi sulla scia positiva tracciata dal Ftse Mib, mentre per Telecom Italia i guadagni sono anche più consistenti.

Tutto parte dalla considerazione delle borse europee dei dati positivi giunti da Wall Street. Una scia positiva che ha visto poi divergere i risultati dei due mercati, quello americano che ha chiuso in rosso, e quello europeo che al contrario ha visto un aumento debole, ma comunque aumento, di tutti i titoli maggiori.

Passiamo quindi alla considerazione di quel che è successo a Telecom Italia. Si sono scatenati gli acquisti su questi titoli. L’avvio della giornata di contrattazioni di oggi, tutto sommato, può essere considerato debole ma in pochissimo tempo sono arrivati i guadagni.

Il titolo è giunto ai massimi livelli intraday, è aumentato dell’1,93% e si sono registrati scambi per circa 16 milioni di azioni. La tensione sul titolo Telecom Italia è tenuta alta dall’appuntamento di giovedì prossimo, giorno in cui si riunirà il Cda per discutere dello scorporo della rete.

In pratica Telecom ha in mente il lancio di nuovi servizi tutti legati alla banda larga e questa opportunità piace anche agli investitori. 

 

Dalla Spagna all’Italia, Mediaset vola

 Piazza Affari, nella giornata di ieri, si è entusiasmata con i dati che sono arrivati in riferimento al PMI cinese e alla decisione della Grecia che intende riacquistare i bond emessi per ottenere gli aiuti europei. Lo stesso “colpaccio” non è riuscito a Wall Street, affaticata dal mancato accordo sul fiscal cliff.

Nel frattempo in Europa quasi tutte le borse chiudono in positivo anche se il leggero aumento degli indici di ieri non è paragonabile alle buone performance della scorsa settimana. Piazza Affari vede scendere lo spread sotto i 300 punti e assiste anche al calo dei rendimenti dei Btp.

Gli analisti parlando di un Ftse Mib trainato dai bancari ma anche altri titoli hanno fatto sorridere di soddisfazione gli investitori. Si tratta ad esempio delle azioni Enel che grazie alla considerazione di Santander hanno guadagnato terreno.

E’ andata bene anche la giornata di Mediaset su cui è pronta a scommettere la JP Morgan, riservando uno sguardo particolare a quello che sta succedendo in Spagna. Cosa c’entra il Biscione con Madrid?

Sembra che a scatenere gli acquisti sui titoli Mediaset sia stata una notizia relativa alla controllata Mediaset Espana che dovrebbe iniziare a breve la vendita di pubblicità soltanto per internet, offrendo spazi multipli per contenuti di marca, giochi, trailers e altro ancora.

Enel guadagna il 2 per cento

 L’avvio della settimana di contrattazioni è stata molto interessante per il versante europeo dove tutti i mercati, tranne quello spagnolo, hanno chiuso in terreno positivo. Parecchie le azioni che hanno seguito la scia del Ftse Mib e sono riuscite ad ottenere buoni risultati. Tra queste c’è anche Enel.

Piazza Affari parte bene forse seguendo l’entusiasmo di Wall Street (che a fine giornata però chiuderà in negativo) e con l’incedere del Ftse Mib, spicca il volo anche il titolo Enel che aveva chiuso la scorsa settimana di contrattazioni perdendo un punto percentuale.

Ieri, invece, Enel ha recuperato terreno portandosi al +2% con azioni vendute per 2,968 euro, prezzi in rialzo dell’1,85%. Nel primo pomeriggio, dunque, Enel aveva assistito allo scambio di circa 21 milioni di sue azioni.

Enel, nel suo recupero di valore è stata aiutata molto anche dalle indicazioni della banca Santander. L’istituto di credito in question, infatti, ha migliorato la cosiddetta raccomandazione sul titolo Enel che dall’essere considerato “hold” ha finito la giornata con lo status di “buy”. Anche il cosiddetto prezzo obiettivo è aumentato passando da 2,85 a 3,85 euro.

Il cambio di giudizio di Santander si lega alla valutazione data di Endesa che si è basa sul target prince e non sui prezzi di mercato. Nel futuro prossimo Enel dovrà prender una decisione su Endesa.

Uno sguardo alle borse di ieri

 La giornata di ieri è stata molto interessante per le borse e soprattutto per Piazza Affari che ha assistito ad un incoraggiante calo dello spread sotto i 300 punti. La borsa di Milano ha poi chiuso la giornata di contrattazioni con in leggero rialzo, al +0,43% trainata dalle performance dei titoli bancari. Andiamo con ordine.

Partiamo dalla borsa di Wall Street che ha chiuso in negativo e non è riuscita ad approfittare dei dati sul PMI cinese e della decisione di Atene di avviare il buy-back sui titoli. Il Dow Jones, dunque, dopo aver aperto in rialzo ha iniziato la sua caduta che lo ho portato a fine giornata in territorio negativo con il -0,46%.

Il fatto che Wall Street abbia comunque aperto la seduca in modo entusiasmante, ha infuso una buona dose di coraggio alle borse europee che – con la sola eccezione di Madrid – hanno chiuso tutte in positivo. I dati sulla lenta ripresa cinese fanno piacere agli indici ma sono controbilanciati dalla preoccupazione per l’America che nel Congresso non è riuscita ancora a trovare un accordo sul fiscal cliff. 

Interessante anche l’effetto ottenuto da Angela Merkel con la sua dichiarazione riguardo la possibilità di estinguere in futuro il debito greco. 

A Piazza Affari vanno molto bene le azioni di Mediaset, Mediobanca e va bene anche Telecom Italia anche se il margine di guadagno è contenuto.

Francia: Londra non è una “piazza” UE

 Il mercato azionario non è al riparo dalla politica e questo sembra scontato visto che le decisioni prese dai Governi e dai Parlamenti, in genere, incidono sulla politica monetaria e sulle scelte economiche di un paese, con riflessi sulle quotazioni azionarie.

Il mercato, però, non sembra al riparo nemmeno dalle polemiche che generalmente sono racchiuse nella cornice della politica. Stavolta il fattore scatenante è stata una dichiarazione del governatore della Banca di Francia, Christian Noyer che è anche membro del direttivo della BCE.

Noyer ha chiesto che la Gran Bretagna rinunci allo status di “prima piazza finanziaria europea”, non tanto per il fatto che non ha meriti in questo senso, ma perché la Gran Bretagna non fa parte della zona Euro. Questo vuol dire che deve esserci una corrispondenza, secondo Noyer, tra Europa ed Eurozona.

Noyer, nello spiegare la questione al Financial Times, ha spiegato che il grosso degli affari della zona euro, sono fatti in euro quindi non è logico inglobare la City in questo meccanismo. Tutti i traffici, poi, sono monitorati dalla BCE quindi Noyer parla con cognizione di causa.

Oggi, a livello statistico, si rileva che il 40 per cento degli affari finanziari europei si concentra a Londra. In tutti gli altri paesi dell’area euro, presi insieme, non si raggiunge la stessa quota. Questo particolare marginalizza il monitoraggio e la supervisione della BCE.

Cosa ha fatto scendere lo spread

 Nella giornata di ieri gli analisti e soprattutto chi fa investimenti mirati con le opzioni binarie su tempi ridotti, si è accorto del crollo dello spread. Il differenziale è calato sotto i 300 punti, un risultato che non si otteneva da diversi mesi. La stessa cosa è successa anche al rendimento dei Btp decennali che hanno raggiunto i livelli minimi da due anni a questa parte.

Le borse si sono entusiasmate dunque e lo spread è sceso sotto i 300 punti oscillando tra i 295 e i 292 punti base. Il rendimento dei Btp a 10 anni, invece, è scivolato al 4,38 per cento. Questa situazione è stata determinata soprattutto dalle notizie arrivate dalla Cina e dalla Grecia.

In Cina, a novembre, l’attività manifatturiera è stata caratterizzata da una leggerissima espansione. Niente di ragguardevole ma un segnale del genere non si percepiva ormai da 13 mesi. Con i dati raccolti la Cina è finalmente passata dal recinto dei paesi classificati in recessione a quello dei paesi che possono dirsi avviati verso una nuova fase espansiva.

La Grecia ha risollevato i mercati, invece, annunciato una nuova operazione di buy-back, vale a dire che ha deciso di ricomprare i bond in circolazione per avere più garanzie nella richiesta di aiuti all’Europa.