Attesa per l’ultima riunione della FED

 La Federal Reserve, in questo momento, è l’istituto più atteso dai mercati. Nella serata di oggi si dovrebbero avere le trascrizioni dell’ultima riunione che potrebbero indirizzare i mercati in modo nuovo, visto che ci sarà qualche dettaglio in più sul modo in cui si pensa di gestire la riduzione degli stimoli monetari.

Lo spread e le attese per la FED

Nel frattempo le borse asiatiche appaiono molto contrastate con un piccolissimo guadagno di Tokyo che avanza dello 0,2 per cento. Sul versante europeo, invece, colpisce il passo falso di Piazza Affari che non riesce a rimbalzare come previsto e torna ad osservare con ansia l’aumento dello spread. Il differenziale tra Bund e BTp, infatti, è salito di nuovo sopra i 250 punti.

Le news dalla FED arriveranno soltanto quando le Borse del Vecchio Continente avranno chiuso. Saranno quindi gli altri mercati del mondo ad aggiudicarsi la “primissima” reazione ai verbali. Si parla della trascrizione della riunione del FOMC che è quell’organismo che, essendo parte della Federal Reserve, decide la politica monetaria americana.

Cambio in corsa della BoE

Le notizie sono molto attese perché è già stato annunciato l’abbandono progressivo del quantitative easing ma si cerca di capire l’entità del restringimento degli stimoli. Molti prevedono comunque un allentamento della presenza della FED sul mercato valutario a stelle strisce.

La rupia torna ai minimi storici

 Troppo poco spesso parliamo delle evoluzioni economiche e finanziarie dei paesi in via di sviluppo senza considerare che i paesi dei BRICS hanno anche una moneta che vive degli scambi sui mercati valutari. L’ultima notizia, in tal senso, riguarda l’andamento della rupia, la moneta del Subcontinente indiano.

OCSE preoccupata per le economie BRIC

La rupia, dicono i titoloni finanziari, ha raggiunto i minimi storici rispetto al dollaro ed è andata di pari passo con il crollo della borsa di Mumbai. Questo mercato ha perso più del 3 per cento del suo valore, mentre la rupia raggiungeva i minimi storici. Ma a far pensare che ci sia da investire al più presto in India, ci sono le decisioni della FED che tengono in tensione tutti i mercati internazionali.

La Federal Reserve, infatti, ha annunciato che, visto l’andamento del mercato del lavoro, ci sarà presto, prima del previsto, una riduzione degli stimoli monetari. Il mercato locale potrebbe “accusare” questa scelta. Gli analisti però, mettono in relazione il crollo della borsa di Mumbai con i segnali negativi che arrivano dalle altre borse asiatiche che hanno senz’altro contribuito alla definizione della situazione indiana.

L’ascesa dei paesi emergenti è imbarazzante

L’andamento negativo della rupia, adesso, sembra inarrestabile. La Reserve Bank of India e il governo hanno fatto delle scelte molto importanti per l’andamento della moneta locale e gli analisti della Ndtv dicono che il tracollo è ormai inarrestabile.

Qualche ragguaglio per gli investitori

 In questo momento, iniziare a fare trading online, può essere rischioso anche se si limitano i propri investimenti al settore del Forex. Per questo è importante, con l’aiuto di qualche esperto, ripassare alcune nozioni di macroeconomia che possano essere d’aiuto per individuare il trend corretto.

La ripresa è vicina secondo la BCE

I soldi, oggi, sono considerati un bene indispensabile nell’acquisto e nella vendita di beni e servizi ma il denaro ha almeno tre tipologie d’uso differenti che dipendono dalla sua natura composita. Quindi, prima di avviarsi verso il Forex che sembra tanto rassicurante, è bene ricordare che esiste un denaro commodity, una moneta legate e un denaro cosiddetto bancario.

I rischi delle valute dei paesi emergenti

Il denaro inteso come commodity è quello che viene usato per designare il prezzo di un’altra materia prima, per esempio l’oro o l’argento. La moneta legale, invece è il denaro che ha un valore inferiore al valore monetario che rappresenta. Si pensi, in tal senso al ruolo ricoperto dalle banconote. E abbiamo infine il denaro bancario che è quello a disposizione dei correnti degli istituti di credito.

Il denaro, quindi, non è soltanto la valuta da scambiare ma è uno strumento di pagamento che sostituisce l’antico baratto, è comodo, è veloce e durerà ancora a lungo, nonostante le ipotesi catastrofiste sul ritorno alla società d’un tempo.

La ripresa è vicina secondo la BCE

 Dopo lo spread, il tormentone del mondo della finanza è cambiato: adesso si parla soltanto di ripresa economica. Il fatto è che si cercano segnali del miglioramento delle condizioni economiche globali e dei singoli paesi, in continuazione, in ogni settore.

Il bollettino mensile della Banca Centrale Europea, uno dei documenti più attesi del momento per la scelta del trading estivo, parla di segnali positivi legati al prolungamento dei tassi d’interesse molto bassi. C’è sicuramente un taglio riguardo le stime di crescita di qui al 2015, si parla ancora di aumento del numero dei disoccupati, ma è anche vero che si vocifera di una ripresa del Vecchio Continente entro i 6 mesi.

La BCE secondo Hetzel sbaglia tutto

Entriamo nel dettaglio delle dichiarazioni dell’istituto europeo. La BCE, nel secondo semestre del 2013 e all’inizio del 2014, è convinta che ci sia un miglioramento delle condizioni economiche dell’area euro. I rischi legati all’aggravarsi della crisi, sono sempre di meno.

Le banche centrali si sfidano a parole

A dimostrazione del fatto che la finanza prosegue spedita e si basa anche su dati reali, trascurando le valutazioni generali, si rileva che il downgrade operato dalle agenzie di rating per la Francia e l’Italia, non hanno avuto impatto sui mercati obbligazionari.

Adesso, più che mai, la BCE sembra intenzionata a proseguire con la politica monetaria definita in tempi di crisi.

Cambio in corsa della BoE

 La Bank of England in questo momento rappresenta uno degli istituti di credito maggiormente attesi per le scelte di politica monetaria che intende compiere. Come la BCE, nei giorni scorsi, ha cercato di dare una svolta alla situazione del suo paese e dell’Europa in generale.

Adesso però, gli analisti parlano di colpo di coda visto che tramite il governatore della BoE Mark Carney, abbiamo assistito ad un cambio netto nella politica monetaria. Quello che succedeva dal 2009, nell’anno in corso, può essere archiviato come “passato.

BCE e BoE protagoniste del mercato

La Bank of England ha piuttosto deciso di allinearsi alla strategia della Fed ed ha annunciato che i tassi d’interesse e gli acquisti inseriti nel piano inglese di quantitative easing, andranno avanti fino a quando non ci sarà una riduzione del tasso di disoccupazione fino nel Regno Unito fino alla soglia del 7 per cento.

PIL del Regno Unito e sterlina

Quest non vuol dire che è stato dato un tempo massimo alla strategia dei tassi bassi attuata in questo momento, visto che la MPC ha specificato che la politica monetaria della BoE potrebbe andare anche più in là e prolungarsi nonostante il raggiungimento della soglia.

Il tasso di disoccupazione sostenibile, infatti, è inferiore al 6,5 per cento. Per quanto riguarda l’inflazione si prevede una salita verso il 2 per cento.

I market mover di agosto

 Agosto, trading mio, io ti conosco! Potremmo inaugurare con questa parafrasi dell’antico proverbio, la rassegna dei market mover del mese caldo dell’estate, quello in cui le borse e il mercato valutario in particolare, si colorano di volatilità. Anche se il mese di agosto, infatti, è generalmente associato alle ferie, il mercato valutario non va in vacanza, anzi.

Tutto è iniziato il primo agosto, giorno in cui la cronaca finanziaria ha avuto un appuntamento privilegiato con la Banca centrale europea e con la Bank of England. Le indicazioni fornite da queste due istituzioni infatti, avrebbero condizionato l’andamento dell’euro e della sterlina almeno fino a settembre.

Sale ancora l’Aussie

Poi è stata la volta della pubblicazione dei dati sul lavoro americani che hanno mostrato un tasso di disoccupazione USA in calo. Cosa ci si aspetta adesso? L’8 agosto, ci sarà un appuntamento con la Bank of Japan che dovrebbe confermare l’andamento dell’attuale politica monetaria.

La BCE secondo Hetzel sbaglia tutto

Poi l’attenzione si sposterà in Europa dove il 13 agosto sarà pubblicato l’indice ZEW che riassume il sentiment economico della Germania. Il market mover in questione dovrebbe influenzare i cambi dell’euro, ma non in modo decisivo.

Sicuramente sarà considerato più interessante l’indice PMI della zona euro. Con questo dato si dovrà capire come si muoveranno il settore manifatturiero e quello dei servizi, soprattutto in Germania a in Francia.

Sale ancora l’Aussie

 Il mercato valutario è in grande fermento e sembra prepararsi con dovizia al periodo più volatile dell’anno. In questo momento a dominare il palcoscenico c’è l’andamento del dollaro australiano dopo la decisione di mantenere i tassi al 2,5 per cento.

Il trend che colpisce immediatamente è quello del dollaro americano che ha iniziato di nuovo a muoversi in modo poco prevedibile, colpendo al cuore le altre valute. I movimenti sono così poco prevedibili che non è possibile tracciare delle correlazioni interpretative.

L’Australia pensa ad un nuovo taglio dei tassi

Le borse americane, tra l’altro, stanno facendo di tutto per correggere i mercati ma non possono contrastare l’indice di liquidità ancora molto alto e la ricerca d’investimenti redditizi da parte degli operatori del mercato. Per quanto riguarda l’altro dollaro, quello australiano, detto anche Aussie, si parla di crescita, nonostante i tassi siano dati al 2,50 per cento.

Per il dollaro c’è una nuova vita

L’Aussie è stato spinto al ribasso contro il dollaro americano. Gli analisti hanno pensato che ci potesse essere un’ottima occasione per speculare dopo la decisione della RBA di tagliare i tassi d’interesse. Invece i trader hanno mantenuto le loro posizioni rispetto all’Aussie cercando di allertare tutti sulla possibile volatilità della moneta in questione.

Insomma, tutto faceva pensare, anche prima del meeting dell’RBA che ci sarebbe stato un taglio dei tassi.

La BCE secondo Hetzel sbaglia tutto

 Le banche centrali si sfidano a parole nel senso che dal discorso di Londra di Mario Draghi in poi, tutti gli istituti hanno iniziato ad annunciare quello che avrebbero fatto in merito ai tassi d’interesse in modo da dare indicazioni sempre più precise sulle forward guidance agli investitori.

La BCE, però, con il suo modo di fare e con il crescendo della sua politica di tassi ai minimi, secondo Robert L. Hetzel, sta sbagliando tutto. Chi è Hetzel? Si tratta di un economista che ha lavorato alla Federal Reserve e che ha già scritto un saggio per dimostrare che anche la crisi americana, non ha avuto certo inizio dal crollo della Lehman Brothers, quanto piuttosto dalle scelte della banca centrale.

BCE e BoE protagoniste del mercato

Insomma Hetzel se l’è presa con la FED ed ha usato il modello matematico monetarista, che in molti definiscono new-keynesiano, per spiegare gli errori della banca centrale. Errori che in realtà hanno una radice profonda e prendono il via dal 2006, anno in cui l’offerta monetaria in generale ha iniziato a rallentare.

La BCE, nel 2011, quando c’erano dei timidi segnali di ripresa, ha tenuto i tassi troppo alti ed ha tarpato le ali alle imprese creditizie e non che avevano bisogno di prestiti ingenti per dare una mano alla produzione.

Le banche centrali si sfidano a parole

 Il discorso di Mario Draghi, quello in cui è stato detto che la Banca Centrale avrebbe fatto tutto il necessario, è stata pronunciata appena un anno fa ed è diventata la base di un crescendo. L’istituto europeo e poi anche i suoi omologhi americani, hanno iniziato ad abbassare i tassi.

Cosa è successo dopo il discorso di Draghi

Quello che è cambiato in modo deciso, comunque, non sono i tassi ma la strategia di comunicazione delle banche centrali che hanno iniziato ad annunciare con largo anticipo le loro scelte di politica monetaria fino a delineare gli investimenti di breve e lungo periodo.

Siccome in alcuni casi gli annunci potevano avere un’incidenza sproporzionata rispetto ai provvedimenti reali, si è deciso di monitorare le comunicazioni e quindi, dal prossimo trimestre, o meglio, da ottobre, occorrerà valutare se è necessario fornire agli investitori e al pubblico, delle nuove indicazioni, ade esempio i riassunti dei verbali del board.

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In questo modo gli analisti e gli investitori dovrebbero avere la possibilità di mettere un occhio e un orecchio nella sala riunioni della Banca Centrale. Quello che succede con la BCE, tra l’altro, è molto simile a quello che succede alla FED e a quello che succede anche alla Riksbank.

Quelle che in gergo si chiamano forward guidance stanno diventando cruciali.

BCE e BoE protagoniste del mercato

 Il mercato valutario sarà interessato dai movimenti di due banche, quella Centrale Europea e quella nazionale inglese, la BCE e la Bank of England. Questi due enti determinano i market mover di giornata e sembra che tutti i mercati siano in attesa di conoscere il responso delle loro decisioni.

Per quanto riguarda la Banca Centrale Europea ci sarà la conferenza stampa di Mario Draghi che già il mese scorso, nel consueto appuntamento con gli investitori, ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse per un tempo più ampio del previsto.

Borse UE spinte dalla FED e dalla Cina

L’attesa è relativa quindi alle prossime mosse della BCE visto che Draghi potrebbe scegliere sia di ribadire la cosiddetta “forward guidance“, sia si tagliare ancora i tassi d’interesse per il mese di luglio. Gli investitori non si aspettano alcuna variazione dalla politica monetaria della BCE, si pensa infatti che sia probabile un’insistenza sulla linea della forward guidance.

La BCE conferma il calo dei prestiti a giugno 2013

Sul versante inglese, invece, si conosceranno le intenzioni del Governatore della Bank of England che potrebbe annunciare un prossimo cambiamento nella politica monetaria del paese. In realtà gli analisti sono convinti che Mark Carney parlerà al contrario del recupero economico del suo paese per il quale da più parti si nutre un sincero ottimismo.