Se il Regno Unito avesse adottato l’euro

 L’euro, in questo momento, è sicuramente una delle monete più bersagliate del mondo visto che anche la Germania è passata all’attacco rendendo il discorso valutario, lo sfondo “ideale” per la campagna elettorale. Dopo la querelle tra il gigante tedesco e la BCE che con l’acquisto di bond starebbe favorendo i paesi periferici come l’Italia e la Spagna, adesso i salotti della finanza sono interessati alla storia con i “se”.

Qualcosa sull’uscita della GB dall’Europa

Uno dei quesiti più ricorrenti è relativo alla sorte del Regno Unito: ci si chiede cosa sarebbe successo all’economia britannica se avesse soddisfatto i parametri richiesti da Maastricht, all’epoca, per entrare in Europa. L’UE era fortemente interessata a fagocitare la realtà inglese, tanto che avrebbe stiracchiato i requisiti d’ingresso nell’UE per consentire l’accesso inglese.

E se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa?

Ma gli effetti di questa fusione quali sarebbero stati? Sicuramente, al di fuori del Regno Unito, avremmo assistito ad un boom creditizio accelerato che avrebbe portato più rapidamente alla crisi bancaria che comunque c’è stata. La crisi del settore del credito sarebbe stata più acre dell’attuale e sarebbe stata seguita dalla contrazione economica dei paesi Baltici.

I conti pubblici, sottoposti alla politica di austerity, sarebbero sprofondati sotto il peso della crisi e alla fine, in una situazione del genere, il Regno Unito avrebbe comunque lasciato l’euro.

La Germania contro l’euro

 Il mercato forex è molto controverso. Dal punto di vista dell’investitore resta un terreno privilegiato, soprattutto se gli strumenti d’investimento sono le opzioni binarie. In più, comprendere l’andamento di una certa moneta è a dir poco facile rispetto alla considerazione delle oscillazioni di un titolo azionario.

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

Di fatto, però, le variabili che influiscono su alcune monete, possono crescere in base alla valenza “politica” piuttosto che “monetaria in senso stretto” della valuta. Per esempio, sull’euro, influisce la particolarità della struttura politica dell’Eurozona dove hanno un discreto peso tutte le decisioni dei singoli stati membri. Se poi a pronunciarsi è uno dei big come la Germania, allora si capisce bene che l’andamento dell’euro è bello che condizionato.

La più grande sfida è l’occupazione

La Germania, per esempio, in queste ore, sta effettuando un vero e proprio processo all’euro. Ha chiamato in causa la Corte costituzionale tedesca che adesso dovrà giudicare il comportamento tenuto dalla BCE che continua nell’acquisto dei bond privilegiando le economie italiana e spagnola.

Il processo all’euro, che probabilmente condizionerà tutta l’estate, sarà lo sfondo della campagna elettorale tedesca. In Germania, infatti, a settembre, i cittadini tornano alle urne. C’è da capire allora se questa querelle condizionerà l’ascesa del partito europeista o finirà per alimentare il sentimento antieuropeo latente anche in Germania.

Chiuso per riciclaggio Liberty Reserve

 Non soltanto un sistema per lo scambio di soldi ma piuttosto un modo per riciclare denaro sporco. E’ questo cambio di prospettiva sul servizio Liberty Reserve che ha fatto sì che il servizio fosse chiuso gettando un’ombra sulla storia economica degli Stati Uniti.

Non sentirete parlare molto di questo affare anche perché il servizio Liberty Reserve non è certo tra i più diffusi in Occidente e in Europa. In generale si tratta di un servizio online usabile in tutto il mondo per completare le transazioni economiche.

Abbandonate le monete di piccolo taglio

Il fondatore di Liberty Reserve, oggi, è accusato di riciclaggio di denaro sporco da un procuratore degli Stati Uniti di New York. Il servizio, infatti, ha permesso a moltissimi malintenzionati di spostare denaro recuperato in modo illecito per un valore che supera anche i 6 miliardi dollari.

Il Vaticano stoppa le carte di credito

Oltre al suo fondatore, che si chiama Arthur Budovsky, sono finite nel cosiddetto registro degli indagati altre sei persone che avrebbero gestito “fisicamente” le attività illecite censite dal sistema.

Tanto per essere più precisi sulle origini e sul funzionamento di Liberty Reserve, ricordiamo che ha la sua sede in Costa Rica e che consente di trasferire denaro ad altre persone, che sono identificate soltanto tramite nome e cognome, data di nascita ed email.

PIL USA influenzerà il mercato Forex

 Gli analisti, per offrire report credibili agli investitori, cercando d’individuare, anche anticipatamente, i documenti che possono influire sul mercato, specie su quello valutario che resta un terreno d’investimento particolarmente gradito anche ai principianti.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Uno dei documenti che potrebbero essere importanti nel futuro prossimo è certamente la relazione preliminare sul Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti che sarà diffusa a breve dallo statunitense Bureau of Economic Analysis.

Il documento che sarà diffuso praticamente venerdì, è una versione aggiornata, una seconda release di un documento già disponibile per investitori e per il mercato. In pratica l’effetto dirompente da documento shock ce lo possiamo scordare, al contrario l’azione sui prezzi potrebbe essere limitata, soprattutto se il documento rispetterà le previsioni.

Da cosa dipendono i record di Wall Street

Un effetto che ci si aspetta è quello di un’iniezione di volatilità nella sessione di scambi a Wall Street. Per il momento, comunque, non si prevedono dei grossi scostamenti dalla versione originale del documento, quella che illustra una crescita del PIL nel primo trimestre dell’anno al di sotto della soglia del 3,1 per cento. Il dato da confermare sembra essere quello del 2,5 per cento.

Tutta questa situazione appena descritta dovrebbe avere un effetto molto positivo sul dollaro che potrebbe essere avvantaggiato dalla situazione rafforzandosi.

La valuta debole del mese è l’Aussie

 Aussie è il secondo nome del dollaro australiano che in questi mesi sta affrontando delle oscillazioni impreviste. Il fatto è che sull’Australia se ne sono dette di tutti i colori. In primo luogo si è pensato che questo continente fosse uno dei pochi a sopravvivere alla crisi. Poi però si è capito che anche l’Australia stava cedendo il passo alla recessione e in effetti l’andamento dell’Aussie lo dimostra.

Il crollo del dollaro australiano continua

Il dollaro australiano ha sfiorato i livelli minimi da ottobre 2011 ed ha perso ancora molti punti contro il dollaro americano che si conferma come la valuta più significativa del settore Forex. A determinare questa situazione ci ha pensato un report dedicato ai dati economici sugli Stati Uniti che hanno avuto una lettura superiore a quella attesa dagli analisti. Il risultato è stato un rialzo del dollaro contro il resto delle valute presenti sul mercato.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

Gli analisti dicono che il dollaro australiano, dall’essere molto amato e acquistato dagli investitori, ha subito una forte vendita dopo il cambio del sentiment dei trader che si sono interrogati sul ribasso dell’Aussie chiedendosi fino dove potesse arrivare a svalutarsi questa moneta.

Oggi, i dati parlano di un Dollaro australiano calato di 0,9579 punti rispetto al dollaro americano con una perdita dell’8% del suo valore in un solo mese.

 

Come evitare il rischio nei mercati volatili

 Il mondo Forex è sicuramente un terreno molto interessante per chi si occupa d’investimenti ma non può essere considerato privo di rischi, soprattutto in un periodo di crisi che rendere molto volatili i mercati. Gli investitori, in questo panorama, sono molto preoccupati perché devono rivedere la loro strategia d’investimento.

 2013 consacrato anno del Forex

In primo luogo devono capire se la volatilità del mercato è qualcosa di contingente, se si può arginare o se si può evitare. In più è necessario che capiscano se l’oscillazione di indici e valute sia da considerarsi esaurita nel breve termine e, in quel breve lasso di tempo, che tipo di movimenti avranno di fronte.

Come si può superare in modo brillante questa fase di analisi? Prima di tutto bisogna capire cosa s’intende per volatilità. La volatilità dei mercati è data dalla tendenza del mercato ad aumentare e diminuire di valore in un lasso di tempo ridotto. La cosiddetta fluttuazione dei prezzi dipende spesso dall’atteggiamento degli investitori che si affrettano a vendere o comprare una certa moneta, ma si lega anche alle informazioni disponibili sul mercato. 

 Una panoramica sull’andamento dell’euro

Per uscire da questa logica, una soluzione è l’investimento in asset che sono in grado di fruttare sul lungo periodo. In questo modo, nonostante l’impegno profuso, si evitano le fluttuazioni momentanee.

Abbandonate le monete di piccolo taglio

 Le monete di grosso taglio sono uno strumento privilegiato per chi si occupa di riciclaggio di denaro sporco, mentre le monete di piccolo taglio, poco usabili negli scambi quotidiani portano molti commercianti ad arrotondare i prezzi per difetto o per eccesso pur di non mettere in circolazione quelle fastidiose monetine.

Ecco perché è stata depositata a Bruxelles una proposta per l’eliminazione anche delle monetine. Questo passo che sembra essere davvero rivoluzionario, è già stato fatto localmente da alcune nazioni, per esempio la Finlandia e l’Olanda.

A livello monetario saranno eliminati i 500 euro

La considerazione generale che si può fare prendendo in esame le monetine da uno e due centesimi è che queste monete costano più di quello che valgono, almeno tenendo conto dei soldi impiegati per costruirle.

Da oggi le nuove banconote da 5 euro

La Commissione Europea ha quindi accettato con molto interesse la proposta della Germania che, tramite il presidente della Bundesbank, ha introdotto questa ventata di cambiamento. La stima fatta dal Nein tedesco è che ci sono in circolazione ben 46 miliardi di monete da 1 e 2 centesimi, coniate a partire dal 2002. Ipoteticamente ogni europeo dovrebbe avere in tasca o in casa 137 monetine.

La loro circolazione è però compromessa dal fatto che le monete così piccole sono considerate di scarso valore e responsabili anche dell’inflazione. I cosiddetti ramini sono stati aboliti con soddisfazione da Olanda e Finlandia.