Adesso lo yen è troppo debole?

 I giapponesi, in questo momento, stanno riservando delle incredibili sorprese al mercato valutario. In un primo momento hanno “scatenato il panico” dicendo di voler insistere sulla svalutazione dello yen per far recuperare valore alla moneta locale. Poi, accusati di aver scatenato una guerra tra valute, hanno risposto dicendo che avrebbero insistito con la svalutazione per rilanciare l’economia giapponese, ribadendo il ruolo assegnato da sempre alle banche centrali.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

Peccato che alla lunga, dopo qualche mese a dire il vero, questa svalutazione sia sembrata eccessiva a molti analisti, tanto che anche in Giappone si pensa a fare un piccolo passo indietro. 

Per questo, all’inizio della settimana di scambi, il ministro dell’Economia Akira Amari, ha detto che la forza dello yen, così svalutato, sta diventando un problema per l’economia giapponese. Il tasso della coppia USD/JPY, infatti, è arrivato ai massimi livelli da quattro anni a questa parte.

Quale yen aiuta Toyota

La preoccupazione del ministro giapponese dell’economia nasce dal fatto che mentre ci sono delle aziende che sono avvantaggiate dalla svalutazione dello yen, per esempio la Toyota, ci sono poi settori che da questa situazione non traggono benefici, per esempio quelli che sono orientati all’importazione dei materiali. Si vadano i produttori di acciaio.

Saxo Bank sul cambio euro dollaro

Il mercato Forex è gettonatissimo dagli analisti che in questo momento sono alla ricerca di trend stabili per investire i loro risparmi. Ecco spiegato quindi il copioso effluvio di report da parte degli analisti di Saxo Bank e non solo.

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

Abbiamo visto insieme la fine dell’effetto Draghi sui mercati ed abbiamo approfondito la settimana del dollaro.

Alan Collins, sempre per i clienti di Saxo Bank, ha provato ad illustrare le prospettive del cambio tra euro e dollaro, evidenziando la debolezza espressa nell’ultimo periodo da questo rally.

Da aprile in poi, il cambio tra euro e dollaro sta viaggiando ai minimi e le performance deludenti dell’ultima settimana, ne sono la prova lampante. La fase ribassista sembra si possa attribuire ad almeno quattro motivi. In primo luogo siamo in una fase negativa, dopodiché è necessario ricordare che la price action, la settimana scorsa, ha infranto la media mobile a 200 giorni.

In più, c’è la media mobile a 13 giorni che ostacola un po’ il mercato e infine c’è da valutare il trend ribassista del mercato nella sua interezza. In questa situazione, con entry, stop e target rispettivamente a 1,2825/50 (con balzo a 1,2916), 1,3829 bild e 1,2746, 1,2680 e un 62 per cento di correzione, si prospetta un trend di vendite.

 

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

I mercati stanno vivendo una fase abbastanza tranquilla, quasi entusiasmante rispetto alla crisi dei mesi scorsi ma il miglioramento della situazione non esclude una ricaduta.

► La BCE considerata responsabile unica della crisi

I fondamentali economici, come si dice in gergo, sono stati parecchio infiacchiti dalla crisi, l’instabilità politica è un problema ancora irrisolto e questo potrebbe determinare una nuova ondata di risk-off.

Una previsione molto interessante della situazione dei mercati, l’ha offerta Mike Gallagher di IDEAglobal, un’agenzia che si occupa di analisi e consulenza finanziaria.

► La salvezza dell’Italia dalla BCE

Sotto il profilo obbligazionario, Gallagher spiega che i tassi dei titoli decennali di paesi come l’Italia e la Spagna, potranno iniziare la fase rialzista già nel mese in corso e potrebbero continuare con il trend fino ad ottobre. La direzione individuata, dunque, è quella del rialzo, anche se si assisterà a qualche correzione e a qualche picco.

Il rialzo previsto da qui ad ottobre per le obbligazioni italiane e spagnole è stimato in 100 punti base e di riflesso di potrà assistere ad un declino dei bund tedeschi che entro la fine del secondo trimestre, dovranno iniziare a viaggiare verso i livelli minimi. Poi, ad ottobre, i bund, dovrebbero restare intorno ai 5 punti base.

L’effetto Draghi, quindi, sembra essere scomparso, sarà davvero così?

 

La settimana del dollaro

 Vogliamo aprire la settimana con qualche suggerimento per tutti coloro che sono interessati agli investimenti nel mercato valutario. Il Forex, infatti, nonostante la crisi, resta un terreno appetibile per chi ha un po’ di denaro da parte.

► Quando il dollaro investito frutta davvero

Molti opinionisti ritengono che il mercato forex sia ancora favorevole al dollaro nel senso che il dollaro americano è preponderante negli scambi. Saxo Bank ha tentato di mettere ordine nelle informazioni disponibili per dare qualche dritta agli investitori.

Nel dettaglio gli analisti cercano di capire se il dollaro abbia fatto il passo più lungo della gamba la settimana scorsa tanto che ora si è sul punto d’invertire rotta. Questo accade mentre dal Giappone arriva la notizia che il governo intende supportare ancora lo yen nonostante alcuni ribassi possano diventare dannosi per il paese.

Saxo Bank ha analizzato nel dettaglio il cambio tra euro e dollaro spiegando che dopo il crollo della settimana scorsa, sta forzando le resistenze sui 1.2850 punti. Stare al di sotto dei 1.300, dicono gli analisti, sul medio termine, potrebbe determinare l’esaurimento della forza del sell-off.

Di sicuro in settimana si dovrà tenere d’occhio quello che scelgono la Bank of Japan e la Bank of England, oltre che le decisioni del FOMC.

Il crollo del dollaro australiano continua

 L’Australia era considerata una nazione florida e in buona salute, capace di offrire numerosi posti di lavoro, soprattutto ai giovani. La popolazione di questo paese, infatti, è insufficiente e coprire tutte le offerte del mercato.

Peccato che il mercato sia peggiorato in un batter d’occhio e oggi, a distanza di pochi mesi, si possa parlare di crollo del dollaro australiano. Una caduta senza fine che ha sorpreso tutti gli analisti valutari e gran parte degli investitori del settore Forex. L’Aussie, infatti, ha iniziato la sua fase di ribasso ed è finito sotto gli 0,9730 che è il limite minimo raggiunto da giugno 2012.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

Per capire bene la portata di questa flessione è sufficiente prendere in esame la coppia AUD/USD, dollaro australiano/dollaro americano che ha perso il 6,5 per cento del suo valore. La flessione è stata resa ancora più considerevole dal taglio dei tassi d’interesse della RBA, la cui azione ha portato il costo del denaro fino ai livelli minimi di sempre, fino al livello 2,75%.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

Sembra che ad influire sulla flessione, comunque, sia stata anche la debolezza delle commodities e poi anche il fatto che la crescita economica australiana non ha rispettato le attese degli analisti.

Il mercato forex è ancora favorevole al dollaro

 Il mercato valutario è molto sensibile alle indicazioni sulle variazioni economiche e finanziarie dei vari paesi. Ogni mattina è fatto il punto sui mercati e anche nel Morning Adviser di oggi si spiega che la situazione è invariata rispetto ai mesi scorsi, così come la chiave di lettura del mercato.

Quando il dollaro investito frutta davvero

In pratica, il mercato odierno è tutto sbilanciato a favore del dollaro americano che vince su tutte le altre valute, compreso lo yen. La situazione contingente del Forex si lega alle strategie delle banche centrali che stanno lavorando sugli spread e che pensano a svalutare le monete delle aree economiche di riferimento.

Il piano monetario contro il dollaro

Nella giornata di ieri è stato pubblicato il dato relativo alle Richieste di disoccupazione degli Stati Uniti e si è visto che il dato è in aumento fino a 360 mila unità, mentre ci si aspettava uno stop a 300 mila unità. Il dato superiore alle attese, chiaramente, è un segnale negativo. Un segnale che comunque va nella direzione opposta ai dati macroeconomici riferiti all’America.

Ad ogni modo il sentiment pro-dollaro è ancora preponderante perché nonostante i piccoli cedimenti dell’economia, le borse hanno tenuto bene, non hanno fornito segnali di cedevolezza e anzi sono risultate in una case di accumulazione.

Si pensa all’abolizione delle monete di piccolissimo taglio

 Le monete in circolazione sono emblematiche della situazione finanziaria di un paese e di un continente e i provvedimenti presi a riguardo, che si tratti di politiche espansive o di tutela dalle frodi, indicano che qualcosa sta cambiando.

È recente la notizia relativa alle monete da 500 euro che saranno presto abolite nel Vecchio Continente, così come saranno escluse dalla circolazione mondiale, le monete di taglio più grande. Queste, infatti, non sono usate dai cittadini per pagare beni e servizi, ma sono appannaggio della criminalità organizzata.

Le banconote da 500 euro saranno ritirate dalla BCE

Adesso si scopre che in Europa c’è l’intenzione di stoppare anche la circolazione delle monete da 1 e 2 centesimi, quindi i tagli più piccoli. I cittadini dell’Unione Europea, secondo un sondaggio fatto da Bruxelles, non vedono l’ora di liberarsi di queste monetine che accumulano durante tutto il giorno e che poi si perdono nei meandri delle borse.

Da oggi le nuove banconote da 5 euro

Le monete da 1 e 2 centesimi sono considerate di poco valore, si pensa che non valgano niente e dire la verità. L’opinione espressa dai cittadini è stata condivisa anche dalla Commissione europea che, sollecitata dal Parlamento e dal Consiglio europeo, ha iniziato a chiedersi se non valga la pena abolire queste monete.

Il commissario agli affari monetari, il celeberrimo Olli Rehn ha già affrontato il problema ed ha reso una dichiarazione scritta sull’argomento spiegando che si procederà con il ritiro integrale delle monete, con la loro scomparsa graduale, oppure con l’emissione a costi ridotti.

I market mover del 14 maggio

 Il mercato valutario si muove sulla base di alcune direttrici, rapporti, dati che possono influenzare le quotazioni delle monete che sono in circolazione. Gli elementi che introducono modifiche al trend, sono definiti market mover. Nella giornata di oggi cosa muove il mercato valutario?

I market mover del 9 maggio

Dagli Stati Uniti non dovrebbe arrivare alcun  report e tutta l’attenzione sarà concentrata nel contesto europeo, visto che è iniziato il meeting Ecofin che raduna tutti i ministri delle finanze della zona euro. All’ordine del giorno ci sono i problemi legati alle dichiarazioni d’allarme di alcuni esponenti europei.

Morgan Stanley sul mercato valutario

Nella giornata di oggi, quindi, il primo dato da tenere in considerazione sarà quello delle vendite al dettaglio in Nuova Zelanda: gli investitori si aspettano un valore inferiore a quello rilevato il mese scorso. A marzo l’indice in questione segnava lo 0,9 per cento mentre ad aprile si è assestato sul 2,1 per cento.

Un altro indicatore molto importante è l’indice Zew che serve a valutare il sentiment degli investitori istituzionali in Germania e nell’Eurozona. La crescente preoccupazione per il futuro economico della Germania aveva portato questo indice fino a 36,3 punti mentre ci si aspettava un assestamento intorno ai 42 punti. Adesso si prevede un miglioramento che dovrebbe riportare l’indice fino a quota 39,5 punti.

Il piano monetario contro il dollaro

 Il dollaro è considerato un potere assoluto e questo fa sì che molti analisti e commentatori attendano ansiosamente il suo crollo, visto che la politica espansiva della Fed, in qualche modo, sembra fare da traino e mettere in difficoltà gli altri attori del Forex.

Morgan Stanley sul mercato valutario

Ma il predominio del dollaro è davvero a rischio? Sicuramente la politica espansiva del dollaro e il deprezzamento della moneta, danno una mano alle esportazioni ma è facile che l’atteggiamento della Fed sia inteso come viatico per politiche protezionistiche e per una svalutazione di tipo competitivo.

Crescente il cambio euro dollaro

Lo strapotere del dollaro, comunque, non sembra a rischio per almeno due motivi: in primo luogo perché chi decide le politiche delle principali economie, ha come modello economico quello del “libero scambio” e poi perché non ci sono altre economie abbastanza forti da spodestare il dollaro come moneta di riserva.

Questa situazione, comunque, garantisce una posizione privilegiata agli Stati Uniti che hanno tanti vantaggi rispetto agli altri paesi. Per esempio le commodities sono valutate e poi scambiate in dollari e la maggior parte delle merci sono targate USA.

La Fed, da parte sua, oltre a definire la politica monetaria del paese, può anche esportare inflazione verso gli altri paesi.

Morgan Stanley sul mercato valutario

 Morgan Stanley, come molte altre banche d’affari, hanno capito che il movimento impresso al mercato forex dalle scelte delle banche centrali, può essere usato per individuare i trend relativi alle maggiori valute. Per questo ha proposto un’analisi del rialzo del dollaro che è cresciuto a dispetto dell’euro, dello yen e della stessa sterlina. Un rialzo che sembra essere di lungo periodo.

I market mover del 9 maggio

Secondo Morgan Stanley oggi, rispetto al dollaro, si può parlare di long call, visto che il trend rialzista del dollaro è destinato a continuare per diversi giorni e nonostante l’andamento della moneta, che oggi è positivo, i fondamentali USA continueranno ad attirare dei flussi di capitale.

Crescente il cambio euro dollaro

Vuol dire che sta crescendo la correlazione tra il dollaro e l’andamento dei mercati finanziari perché la cosiddetta propensione al rischio di chi investe nel dollaro, è in continua modifica.  Il dollaro, dunque, non è più una valuta di rifinanziamento, ma ha tutte le caratteristiche di un asset currency.

Secondo Morgan Stanley, il rialzo del dollaro avrà effetto soprattutto sulle altre valute maggiori in circolazione, quindi sull’euro, sullo yen e sulla sterlina. Sulla nostra valuta, infatti, pesa ancora l’incertezza politica e quindi il valore della moneta non può fare da contraltare all’ascesa del dollaro.

Per quanto riguarda yen e sterlina, invece, gli investitori è molto facile che andranno a cercare un terreno fertile altrove, quindi saranno sottoposti ad un’ulteriore flessione.