Per il dollaro oggi c’è appuntamento con Bernanke

 Il mercato valutario, ogni giorno, è mosso sa una serie di elementi, di pubblicazioni, dichiarazioni o eventi che prendono il nome di market mover. Quelli che in un giorno sono più interessanti da monitorare, riguardano specificatamente dollaro ed euro.

Un po’ di calma sul mercato valutario

Partiamo dalla moneta americana per scoprire che il market mover di oggi è un discorso del presidente Ben Bernanke, atteso in serata. Parlerà all’Università del Michigan e parlerà sicuramente della politica monetaria della Fed che vuole colpire alla radice la crisi finanziaria.

L’economia americana in toto sta per affrontare un periodo molto difficile e quindi ci saranno da monitorare in modo privilegiato ed attento, le mosse delle varie banche centrali che hanno un impatto decisivo sui mercati.

► Fed indecisa sul riacquisto dei bond. I mercati reagiscono male

Per quanto riguarda l’euro, invece, saranno determinanti per l’andamento della nostra moneta unica, la pubblicazione dell’indice dei prezzi all’ingrosso della Germania e l’andamento della produzione industriale in Italia e nell’Eurozona.

Il primo indicatore misura la variazione dei prezzi per i fornitori all’ingrosso e può anticipare in quale modo l’andamento dei prezzi al consumo. Per il momento si prevede un indice positivo, al di sopra delle aspettative degli analisti.

Per quanto riguarda la produzione industriale, italiana ed europea, siamo in un momento di recessione ma secondo gli analisti s’intravede un miglioramento all’orizzonte.

Un po’ di calma nel mercato valutario

 Trovata la soluzione al default USA, mentre si prende atto di come la politica è il vero pericolo per l’Italia, il mercato Forex resta calmo. Almeno questo si evince dalle scarse oscillazioni delle ultime ore, poiché ci si aspetta di conoscere l’esito delle decisioni della BCE e della Bank of Japan.

► ForEX: le previsioni shockanti di Saxo Bank

In tal senso potrebbero esserci delle oscillazioni pericolose nel cambio tra dollaro americano e yen giapponese. La moneta asiatica infatti, potrebbe essere presto al centro di un turbine di vendita e il cambio potrebbe assestarsi sul livello 87.74.

La banca centrale giapponese potrebbe decidere per l’allentamento monetario, visto che rientra anche nelle promesse elettorali fatte dal primo ministro giapponese Shinizo Abe. Gli analisti prevedono che ci sarà una linea di resistenza su livello 88.00 anche se molti trader stanno alzando il tiro fino alla soglia di 90.00 visto che la Bank of Japan, come altre banche centrali hanno già fatto, potrebbe decidere di fornire al mercato uno stimolo monetario “infinito”.

► Dollaro/Yen: una settimana complessa

Sul versante europeo gli occhi sono tutti puntati sulla BCE e sulla conferenza di Mario Draghi. Gli analisti si sono spaccati tra coloro che propendono per un nuovo taglio dei tassi d’interesse e coloro che invece si aspettano interventi più efficaci contro la recessione.

Possibili oscillazioni del dollaro alla fine del QE

 Le reazioni del dollaro alla stanchezza della FED che ha vincolato il quantitative easing all’andamento dell’indice di disoccupazione e dell’indice inflazionistico, ormai le sappiano. Ci siamo posti la domanda della necessità di dire basta agli aiuti della Federal Reserve, adesso però è il momento di affrontare altri due quesiti: perché frenare il quantitative easing e con quali effetti sul dollaro.

Tutto nasce dalla spaccatura interna alla FED in considerazione del panorama economico attuale. I membri della Federal Reserve che hanno votato di recente contro l’estensione degli aiuti al dollaro, l’hanno fatto per un motivo molto semplice: non ritengono che con questo strumento si dia davvero una mano all’economia americana. Questo non vuol dire che pensano che il sistema economico americano sia in forma, ma bisogna trovare nuove risorse strumentali.

Iniettare liquidità nell’economia USA, tra l’altro, potrebbe non essere efficace e sul lungo periodo determinare una crisi finanziaria più profonda di quella vissuta pochi mesi fa. Alla domanda sul perché dell’interruzione del QE, allora, si può rispondere che è necessario al fine di trovare nuove soluzioni e strumenti più efficaci.

Il dollaro, dopo lo stop del sistema FED, potrebbe recuperare terreno dopo aver perso appeal configurandosi come valuta rifugio. Nel 2013 ci potrebbe essere la fine del rally del dollaro.

Forex: il primo trimestre del 2013

Reazioni del dollaro alla stanchezza della FED

 La FED potrebbe decidere da un momento all’altro che gli aiuti al dollaro non sono infiniti e quindi porre un limite agli interventi in materia di politica monetaria. Se lo aspettano un po’ tutti dopo la diffusione delle minute FOMC.

La scorsa settimana sono stati diffusi dei documenti in relazione alla politica monetaria da adottare da parte della Federal Reserve e si è scoperto che in seno alla “banca centrale” americana c’è una frattura: da un lato coloro che vorrebbero segnali ancora più netti di sostegno alla moneta americana, dall’altro coloro che invece sperano in un comportamento totalmente diverso della FED.

A questo punto occorre capire come si evolve il mercato valutario e che legame c’è tra ripresa e quantitative easing. La FED, sembrava quasi normale che portasse avanti il QE di lungo o infinito periodo. Una politica che senz’altro fa comodo alle aziende ma che danneggia l’economia dopo un po’. Per cui è stato proposto di mettere un punto al processo già da fine anno.

La FED ha reagito introducendo un legame tra i tassi d’interesse e il dato sull’occupazione e l’inflazione, in modo da non procedere su questa direttrice fino alla fine del 2015 indiscriminatamente. Se il tasso di disoccupazione scendesse al di sotto del 6,5% e se l’inflazione restasse al di sotto del 2,5%, la FED potrebbe stoppare gli aiuti al dollaro.

► Fiscal cliff, operazione Twist e proiezioni FOMC

Dollaro/Yen: una settimana complessa

 L’avvio dell’anno è stato scandito, soprattutto nel settore Forex, dalle prospettive sul dollaro, dato in crescita, nel primo semestre, su tutte le valute più importanti. Si è detto però che una delle monete in grado di stoppare l’ascesa del dollaro, poteva essere lo yen.

I market mover della prossima settimana, quella che va dal 7 all’11 gennaio, infatti, parlano proprio di queste valute, del dollaro e dello yen. Quest’ultimo ha toccato il livello più basso contro l’USD nella settimana scorsa, un livello che non era più raggiunto dal luglio del 2010.

Gli investitori, per il momento, si tengono alla larga dagli investimenti nello yen visto che si aspetta di conoscere quello che deciderà la Banca del Giappone. Le intenzioni dell’istituto nazionale giapponese sono quelle di allentare la pressione sullo yen e poi sostenere una politica di crescita contro la deflazione.

Il 7 gennaio sarà molto importante per la coppia dollaro/yen perché saranno rilasciati i dati sulla base monetaria, legata ai tassi d’interesse. L’8 gennaio, invece, sempre dagli Stati Uniti arriveranno i dati sul settore privato che danno un’idea della spesa dei consumatori.

Si procederà il 9 gennaio con la pubblicazione dei dati sulle scorte di Greccio e poi con il report settimanale sui sussidi di disoccupazione USA il 10 gennaio.

La settimana del Forex si concluderà con la pubblicazione dei dati sul conto corrente giapponese e dei dati sulla bilancia commerciale.

 

Forex: il primo trimestre del 2013

 Il mercato Forex del primo trimestre del 2013 vede protagonista il dollaro che in relazione alle altre valute, per esempio l’euro o lo yen, è in crescita. A fare questa previsione sono le maggiori banche mondiali, parliamo di Goldman Sachs, HSBC e BNP Paribas.

Una tabella molto interessante pubblicata dal blog economico Babypips riporta le previsioni sul comportamento del dollaro rispetto alle maggiori valute – euro, sterlina, franco e yen – e dimostra che il dollaro americano è in crescendo su tutte le altre monete.

Rispetto al versante europeo si nota che il dollaro è dato in crescita sull’euro, sulla sterlina e sul franco, rispettivamente del 2,6, dell’1,4 e del 2,1 per cento. Ma spaziando oltre si nota che il dollaro è in crescita anche contro l’Aussie o il Kiwi mentre potrebbero determinare una battuta d’arresto della valuta americana soltanto lo Yen e il Loonie.

I trader sono in attesa di comprendere i maggiori movimenti, ma vogliono anche scoprire, come tutti gli investitori, se le banche che hanno diramato queste previsioni, hanno qualche informazione che attualmente sfugge alla finanza. Per esempio non è ancora chiaro se le banche conoscano il futuro degli Stati Uniti e se prevedono una vortice d’acquisti nei confronti del dollaro come conseguenza della risoluzione del fiscal cliff.

Come si muovono i dollari

 Il dollaro canadese e quello statunitense, così come la sterlina e l’euro, oggi potrebbero essere condizionati dalle pubblicazioni di alcuni dati molto importanti per le valute in questione.

Sul mercato canadese dovrebbe avere un buon impatto il report legato al mondo del lavoro. In giornata, infatti, sono diffusi i dati sull’occupazione che possono illustrare i cambiamenti del settore. Gli analisti, purtroppo, prevedono un calo degli occupati dalle 59,6 mila unità positive del mese precedente ad un valore prossimo allo zero per l’ultimo mese dell’anno. Un dato che preoccupa un po’ la platea canadese perché si accompagna alla pubblicazione dei dati sul tasso di disoccupazione previsto in leggero aumento con il passaggio dal 7,2 al 7,3 per cento.

Per quanto riguarda il dollaro americano, i market mover da tenere d’occhio sono sostanzialmente tre: i dati relativi all’occupazione nei settori che non sono quello agricolo. Si prevede un calo ma visto che il passaggio da 146 mila a 135 mila unità è considerato comunque positivo, si sospetta che questo dato abbia un effetto rialzista sul dollaro.

Il tasso di disoccupazione americano, invece, dovrebbe restare al 7,7 per cento. L’ultima pubblicazione che potrebbe influire sulle quotazioni del dollaro è quella sul PMI non-manifatturiero ISM che dovrebbe restare al di sopra della soglia 50.0 ma con un leggerissimo calo.

Le monete europee all’inizio di gennaio

 All’inizio dell’anno ci sono numerose pubblicazioni che possono incidere sulle valutazioni dell’euro e della sterlina, così come del dollaro canadese e di quello americano. In questa prima parte prendiamo in esame gli elementi che incidono sul versante valutario europeo.

L’euro sarà condizionato dalla pubblicazione oggi dei dati relativi alla produzione delle imprese e dalla versione flash dei prezzi al consumo. Mentre i dati PMI dei servizi sono alla base delle oscillazioni della sterlina, moneta che nell’area euro, può essere considerata l’alter ego della moneta del Vecchio Continente.

Per quanto riguarda la quotazione dell’euro, sarà molto importante quel che emergerà dai dati relativi al settore dei servizi, sia in Spagna che in Italia, oltre che nell’Eurozona. Il dato spagnolo sarà leggermente in rialzo ma per l’Italia ci si aspetta qualcosa di più: si passerà dal 44,6 al 45,1 per cento. Il PMI dell’Eurozona, invece, resta invariato sul livello 47,8.

L’ultimo dato impattante sull’euro riguarda la pubblicazione dei prezzi al consumo in versione flash. L’indice dovrebbe subire una piccola variazione flettendosi dal 2,2 al 2,1 per cento.

Archiviata la questione euro passiamo all’analisi della condizione della sterlina. Sulla moneta inglese avrà un forte impatto la pubblicazione del dato relativo al PMI dei servizi che dovrebbe subire un incremento passando dal livello 50,2 al livello 50,4.

Dollaro americano: come si muove

 Se le borse europee sono volate sull’onda del fiscal cliff, figuriamoci quello che è accaduto a Wall Street, protagonista indiscusso, anche soltanto per una questione di territorialità, delle incertezze finanziarie legate all’accordo sul bilancio americano.

La situazione dell’America, adesso cambierà e c’è chi pensa già che i rischi per l’economica, così come i tagli alla spesa, sono stati soltanto rimandati. Nel frattempo, però possiamo considerare quel che sta accadendo anche sul versante valutario, dove il dollaro potrebbe essere mosso anche da altri elementi.

Sulle quotazioni del dollaro influiscono tre elementi: i dati sull’occupazione, quelli sui sussidi di disoccupazione e la pubblicazione delle minute del FOMC.

L’America si appresta a conoscere i dati relativi alle persone che nell’ultimo mese di riferimento hanno trovato un impiego, senza considerare le nuove occupazioni del settore agrario o governativo. L’indice sintetico che esprime questo dato è il Non-Farm Payrolls ADP (Automatic Data Processing).

Per quanto riguarda i sussidi di disoccupazione, sembra che ci sarà un incremento delle richieste ma la lettura sarà sempre al di sotto delle previsioni e questo potrebbe avere effetti rialzisti sul dollaro.

Infine le minute FOMC che parlano delle misure che intende mettere in campo la FED e gli effetti che queste possono realmente avere sull’economia USA.

Cosa condiziona la valutazione dell’Euro

 L’avvio dell’anno valutario è stato condito da una serie di pubblicazioni molto importanti, nonché dal movimento concitato degli indici di borsa che si sono entusiasmati sulla scia del raggiungimento dell’accordo sul fiscal cliff.

Abbiamo già preso in considerazione ciò che probabilmente inciderà sulle valutazioni della sterlina, legata in questo avvio di anno, soprattutto al mercato immobiliare e al settore delle costruzioni.

Cosa ben diversa è quello che accade all’euro. La moneta unica del Vecchio Continente, infatti, è segnata soprattutto dai dati che riguardano il mondo del lavoro e dalle decisioni della Banca Centrale Europea in relazione alle scorte di valuta domestica.

Andiamo con ordine analizzando questi due market mover di giornata. Il primo è appunto il mondo del lavoro, perché oggi saranno pubblicati i dati riferiti alla Spagna e alla Germania, ad un paese considerato tra gli anelli deboli dell’UE e uno considerato il motore dell’euro.

Il problema è che i ruoli potrebbero essere invertiti visto che si aspetta una diminuzione del numero dei disoccupati in Spagna con un passaggio da 74,3 mila unità fino a 50,3 mila unità ed un contestuale aumento del numero degli inoccupati in Germania con il passaggio della platea dei senza lavoro tedeschi da 5 mila ad 11 mila unità.

L’ultimo dato da tenere in considerazione è quello legato alla Banca Centrale Europea che dovrebbe pubblicare i dati relativi agli euro in circolazione e nei depositi bancari. Se il valore sarà superiore alle attese ci potrebbe essere un movimento rialzista dell’euro.