Multe salate per le banche inglesi

 In questi giorni si assiste ad un movimento molto strano dell’oro da Londra alla Svizzera. Gli investitori che finora si erano affidati all’oro di carta, hanno iniziato a comprare lingotti veri e a metterli nei forzieri svizzeri. La capitale inglese, quindi, sta soffrendo un’emorragia del metallo prezioso.

Ma la notizia più importante che riguarda il Regno Unito è senz’altro quella relativa al suo sistema creditizio. Le grandi banche inglesi, infatti, sono state scoperte nel mettere in campo una truffa bella e buona. Gli istituti di credito incriminati hanno venduto dei prodotti assicurativi con i quali ambivano a tutelare il furto d’identità sulle carte di credito. La polizza aggiuntiva, però, era legata ad un reato per il quale i clienti erano già coperti.

PIL del Regno Unito e sterlina

Nella City si sono così accumulati circa quindici miliardi di sterline di rimborsi. La City però non è soltanto cresciuta dal punto di vista finanziario ma ha anche alimentato lo scontro tra le autorità finanziarie e quelle che nella City fanno il bello e il cattivo tempo. Così adesso, ci sono ben 13 banche tra le maggiori del Regno Unito che per via di queste “false” assicurazioni, dovranno pagare una multa da 1,3 miliardi di sterline che in euro sono ben 1,5 miliardi.

Parliamo anche di Barclays, Lloyds, Hsbc e Royal Bank of Scotland.

Confcommercio contro le FS privatizzate

 Privatizzare le Ferrovie dello Stato per rendere il trasporto su rotaia più efficiente e, perché no, meno costoso. E’ sicuramente questo quello che pensano i comuni investitori davanti all’ipotesi che le Ferrovie dello Stato non siano più dello Stato. In realtà una trasformazione della struttura di questa società non è considerata universalmente “la cosa giusta”.

I bond delle FS piacciono agli investitori

L’ultimo parere negativo, a riguardo, è stato fornito da Confcommercio. Il vicepresidente dell’Associazione ha spiegato che l’ingresso di un attore privato nel settore dei trasporti ferroviari, potrebbe tradursi in una colonizzazione di un settore strategico, con la progressiva riduzione della coesione socio economica e della competitività dei territori italiani.

Italia recupera terreno ma i fondi UE sono a rischio

Portare in campo la coesione socio-economica del paese per spiegare quello che succede alle Ferrovie dello Stato è senz’altro ad effetto ma Confcommercio ci tiene a precisare che la rinuncia alla statalità dell’azienda sarebbe un autogol. Confcommercio, si mette così contro lo stesso Mario Moretti, Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato che, invece, dichiara la sua società pronta al cambiamento di stato.

La paura, tra l’altro fondata, di Confcommercio, è che passando nelle mani di un privato, il trasporto su rotaia si concentri sulle tratte più trafficate e remunerative, trascurando quelle meno gettonate, con una riduzione del servizio e delle possibilità di sviluppo dei flussi commerciali.

La birra tedesca è un cartello

 Quanto aumenterà ancora il prezzo della birra? La risposta a questa domanda non è facile visto il movimento dei mastri birrai tedeschi che hanno deciso di fare cartello attorno ad una delle produzioni locali più caratteristiche del paese.

Tutti i principali produttori di birre bionde hanno deciso da circa vent’anni di conservare elevato il prezzo della bevanda in questione. I piccoli birrifici non hanno saputo opporsi e sono stati costretti a fare altrettanto. Adesso, però, è arrivato il momento di cambiare tendenza e sembra che siano pronte delle sanzioni economiche, anche abbastanza elevate per uso di pratica commerciale scorretta.

Cos’è la spending review delle famiglie

La storia che stiamo raccontando è stata illustrata in modo esemplare da Focus online e poi rilanciata da diversi quotidiani italiani e tedeschi. Sotto la lente d’ingrandimento ci sono i diritti dei consumatori che amano bere birra. Consumatori tedeschi, è inteso. In Germania, il grande pubblico degli amanti della bionda e gli intenditori, non vogliono accordi dannosi sui prezzi della loro bevanda preferita.

Lavorare all’estero con Heineken

Le autorità tedesche, quindi, hanno deciso in questo momento di combattere il cartello dei produttori di birra a suon di multe. Si parla anche di centinaia di milioni di euro che dovranno essere scuciti dai grandi produttori, tra cui spiccano i nomi di Veltins e Bitburger.

Italcementi cede alla crisi

 Moltissime aziende, in Italia e nel resto del mondo, hanno scelto di delocalizzare la produzione, al fine di avere un maggior rendimento e di redimersi dalla crisi. Eppure ci sono delle strade che, intraprese in un momento economico profittevole, si rivelano assai accidentate. Basta guardare a quello che sta succedendo ad Italcementi.

Credit crunch? Le imprese rispondono con i Bond

L’azienda in questione si è vista ridurre “il rating” dagli esperti d’investimenti della Crédit Suisse. La banca d’affari elvetica ha definitivamente bocciato questa realtà industriale ed ha dichiarato di aspettarsi il 30 per cento in meno sull’ebitda egiziano. L’ebitda è il margine operativo lordo. La Crédit Suisse pensa anche che ci saranno delle riduzioni del 3 e del 5 per cento sui margini operativi lordi del 2013 e del 2014.

Le Borse di ieri

L’azienda bergamasca non è stata penalizzata per la qualità del lavoro, quanto piuttosto per il deterioramento della situazione politica e sociale in Egitto dove la violenza e l’instabilità politica sono diventate parole d’ordine. L’azienda italiana, rispetto a quello che sta succedendo in Egitto, si è scontrata anche con Moody’s.

L’agenzia di rating, infatti, non appena sono ricominciati gli scontri in Egitto ha tagliato il rating di Italcementi che ha risposto giudicando la scelta dell’agenzia come affrettata. In realtà è vero che Italcementi in questo paese del nord Africa, produce circa il 20 per cento dei suoi margini operativi.

Dalla Cina all’Europa senza Suez

 Le tratte commerciali che dalla Cina portano all’Europa, in genere, transitano per il canale di Suez. Una rotta, con passaggio a sud che sembra molto tranquilla e poco pericolosa per le navi con carichi commerciali molto importanti. Eppure c’è qualcuno che ha deciso di tentare il famoso passaggio a nord-est che per via del riscaldamento globale, non è più pericoloso come una volta.

L’Eurozona è fuori dalla recessione

Si tratta di una “prima volta”. La nave commerciale che dalla Cina sta raggiungendo l’Olanda, senza transitare per il canale di Suez, è una vera novità. Se l’operazione andasse a buon fine e fosse replicata prima dell’inverno, sarebbe senz’altro rivoluzionaria. La nave di cui parliamo è la mercantile Yong Sheng ed è diretta a Rotterdam. E’ partita l’8 agosto da Dalian che si trova a nord della Cina e dovrebbe arrivare l’11 settembre in Europa.

La produzione del petrolio favorisce la Cina

Il passaggio a nord-est consiste nell’attraversamento dello stretto di Bering che si trova tra la Russia e l’Alaska. Questa rotta, finora, è stata poco gettonata perché il territorio è pieno di iceberg, mai l riscaldamento globale ha determinato l’incremento della temperatura delle zone polari con la conseguente assenza di iceberg per alcuni mesi durante l’anno.

Il passaggio a nord-est potrebbe essere la soluzione ideale per le rotte commerciali tra luglio e novembre.

 

Il mercato automobilistico europeo è in ripresa

 Il mercato dell’auto, in Europa, si è distinto per una fase di calo continuo che ha dato numerosi problemi ai produttori di autoveicoli. Immatricolazioni in affanno e vendite molto lente per nuovi e vecchi modelli. Adesso però, almeno per quanto riguarda il Vecchio Continente nel suo complesso, la situazione sta cambiando.

Il settore auto è in ripresa

Ad anticipare l’inversione di tendenza è l’Associazione dei produttori tedeschi che fa riferimento ai dati raccolti nel luglio di quest’anno. Lo scorso mese infatti c’è stato un incremento del 4,9 per cento delle immatricolazioni. Non si può dire che si tratti però di una condizione generale visto che l’Italia è ferma al palo con un decremento del 2 per cento delle immatricolazioni.

In calo i prestiti per auto e moto

Il vero boom, se di questo si può parlare, si ha soprattutto per Spagna, Portogallo, Grecia e Regno Unito. Per questo moltissimi analisti riassumono la situazione spiegando che il mercato automobilistico è in ripresa in tutta Europa eccetto che in Italia e che tutto si deve all’incremento della domanda nei paesi già elencati.

Adesso, dopo i dati dell’Associazione dei produttori tedeschi, si attendono i dati complessivi, riferiti al settore automobilistico, redatti dall?Acea, l’Associazione europea delle case automobilistiche. Per il momento però, il materiale su cui investire è questo. Nuove informazioni ci saranno a partire da settembre.

Perché si assumono stranieri in Italia

 Il mondo del lavoro è in una fase molto particolare: siamo ad un livello di contrazione che lascia poco spazio alla visibilità della ripresa ma la politica rassicura sul fatto che presto saranno escogitati dei rimedi per la disoccupazione ed in particolare per la disoccupazione giovanile.

Il consiglio del NYT agli imprenditori

Scommettere sull’incremento o sul decremento dell’indice di disoccupazione è affare degli opzionaristi ma di sicuro un’analisi più attenta del mercato del lavoro è importante. Nel nostro paese, infatti, secondo Giovanni Pagotto, che ha parlato tramite il microfono di Repubblica.it, è più semplice assumere gli immigrazioni piuttosto che i connazionali, visto che gli italiani si rifiutano spesso di fare turni notturni o di lavorare nel fine settimana.

Giovanni Pagotto, che è un imprenditore veneto molto conosciuto nel suo giro, parla molto francamente di quello che succede in Italia dove i cittadini, almeno per adesso, non sembrano essere così “affamati” da accettare la dura legge dei turni. In più gli italiani fanno cose che secondo Pagotto sono abbastanza strane. Per esempio molti ragazzi si fanno accompagnare dai genitori ai colloqui di lavoro, oppure, quando si parla di disponibilità, rimandano tutto a qualche mese dopo.

Letta parla al Financial Times

Le accuse e le critiche ai danni del fondatore dell’Arredo Plast SPA non sono mancate ma questo non vuol dire che abbia fatto luce su una circostanza molto importante per chi tenta di analizzare il sistema finanziario contemporaneo.

In Italia ci sarà l’allarme precari

 Il mondo del lavoro è praticamente impazzito. Almeno per quel che riguarda l’Italia dove il premier Letta ha ribadito l’importanza di concentrarsi sui giovani. Per questo sono state pensate delle misure urgenti che dovrebbero far dilagare l’uso del contratto a tempo indeterminato.

Il problema è che nel frattempo continua ad aumentare il tasso di disoccupazione e, secondo la CGIL, ci sarà presto l’allarme precari. Entro la fine dell’anno ci saranno 150 mila persone che potrebbero restare senza lavoro. Il grido lanciato dal sindacato riguarda soprattutto coloro che lavorano nella pubblica amministrazione e non sanno se sarà loro rinnovato il contratto a tempo determinato oppure il Co.Co.Co..

► Allarme CNA sui disoccupati italiani

Alla fine del 2013 moltissimi lavoratori potrebbero restare senza impiego. L’unica notizia buona in questa situazione arriva dal settore dei beni culturali dove si annuncia che ci saranno prestissimo delle nuove assunzioni e dove gli enti si sono impegnati a non licenziare nessuno.

In Italia i postini sono in crisi

Il problema è che chi ha un contratto che scade il 31 dicembre ed ha avuto una proroga del contratto per tre anni consecutivi, è probabile che lascerà il servizio ricoperto nella pubblica amministrazione. L’idea è quella di rivedere lo sblocco dei contratti e rilanciare le assunzioni. Ci sono tra l’altro moltissime persone che pur avendo vinto un concorso, non sono state ancora assunte.

 

Allarme CNA sui disoccupati italiani

 Il premier Letta, in una delle sue prime puntate a Bruxelles, ha ribadito la necessità d’intervenire, di concerto con l’Unione Europea, per la soluzione dei problemi legati alla disoccupazione ed in particolare alla disoccupazione giovanile. L’Europa, da parte sua, ha messo nel bilancio e nel preventivo di spesa, degli interventi che dovrebbero favorire l’impiego di giovani e meno giovani.

In Italia ci sarà l’allarme precari

A giugno, però, stando alle ultime statistiche, è calato sensibilmente il numero dei lavoratori. Coloro che hanno un’occupazione, adesso, sono soltanto 22,5 milioni di persone. Un record negativo che non si registrava dall’inizio del secolo. Sicuramente ha influito parecchio l’uso della Cassa Integrazione.

Le richieste di CI sono cresciute e stando ai conti fatti dall’istituto di previdenza sociale e non solo, si parla di una perdita di 322 mila posti di lavoro. L’istituto nazionale di statistica, comunque, ricorda che sono in crescita anche i lavoratori che hanno un’occupazione part time.

In Italia i postini sono in crisi

Le stime, quindi, si fanno preoccupanti. Alla fine del 2013, infatti, i nostri concittadini disoccupati dovrebbero essere circa 3,5 milioni con un incremento di questa “particolare popolazione” di ben 400 mila unità. Attualmente, infatti i disoccupati sono 3 milioni e 100 mila. La statistica è stata realizzata dal CNA che lancia un vero e proprio allarme.

Per il CNA è importante adesso far ripartire lo sviluppo.

 

Lo spread e le attese per la FED

 Il giorno dopo Ferragosto è stato molto interessante, sia per l’apertura delle borse, sia per l’andamento dello spread. Il differenziale tra i Bund tedeschi e gli omologhi italiani è arrivato ai livelli  minimi da due anni a questa parte. La situazione dell’Italia è molto buona visto che scendono anche i rendimenti dei titoli di stato che sul mercato secondario fruttano “soltanto” il 4,2 per cento.

L’Eurozona è fuori dalla recessione

Mentre per il nostro paese le cose si mettono bene, le borse di tutto il mondo sono contraddistinte dall’incertezza. C’è infatti moltissima attesa per le prossime decisione della Federal Reserve. La FED, in questi mesi, si sta rendendo conto che il mercato del lavoro americano è in ripresa e l’uscita dalla crisi potrebbe essere più veloce del previsto visto con il conseguente e subitaneo abbandono del piano d’acquisto dei bond.

Spread e borsa italiana da record

Se in America potremmo dire che tutto tace, non si può dire altrettanto di quello che sta succedendo a Tokyo dove il mercato è arretrato ancora dello 0,75 per cento. Gli analisti sono perplessi dall’andamento degli scambi a Shanghai.

Riassumendo abbiamo da un lato il crollo dei mercati asiatici, dall’altro il mercato americano che avanza in modo molto interessante e nel mezzo i mercati europei un po’ incerti, Italia a parte.