Schäuble vuole aiutare ancora Atene

 Il ministro delle finanze tedesco, dopo le numerose perplessità mostrate nei mesi scorsi, ha deciso di aprirsi al futuro, considerando che potrebbe non essere roseo per tutti. A tal proposito Schäuble ha confermato di voler dare il suo sostegno al governo di Atene anche dopo la scadenza fissata del 2014.

Il ministro delle finanze tedesco parla dal vertice di Roma

Le perplessità a riguardo nascevano dal fatto che l’Europa ha dimostrato di essere ancora in crisi anche se, a conti fatti, l’indebitamento del Vecchio Continente si è dimezzato rispetto a tre anni fa. Il ministro delle finanze tedesco, poi, per rendere il suo intervento completo, ha menzionato anche il Papa approvando l’operato del Pontefice.

A livello finanziario, quindi, si prende atto della volontà tedesca ed europea d’inviare ancora aiuti comunitari alla Grecia, fermo restando che non ci sarà assolutamente un taglio del debito di Atene. Dopo il 2014, comunque, questo stato in crisi potrà ancora contare sugli stati membri ma dovrà rispettare gli impegni presi con la comunità europea.

La crisi francese e le altre fratture europee

Il Vecchio Continente, da parte sua, non deve pensare si essere fuori dalla crisi anche se la situazione del debito è migliorata, al contrario deve lavorare ancora per mettere a punto le riforme economiche e sociali che possono stimolare la crescita del territorio. Schäuble ha voluto dimostrare di essere cruciale nella definizione delle politiche comunitarie del suo paese.

Nasce il top dei gruppi pubblicitari

 Senza pubblicità non si va da nessuna parte ma soprattutto bisogna essere parte di un gruppo ampio e consolidato. Lo sanno bene gli amministratori delegati della francese Omnicom e dell’americana Publicis che hanno deciso di fondersi per mettere al tappeto la concorrenza.

Mediaset cresce e pensa alla paytv

E’ forse la notizia più interessante del fine settimana. Omnicom e Publicis sono convolati a nozze al fine di recuperare il terreno perso sui mercati emergenti rispetto a Wpp. Una battaglia che, combattuta sul terreno della pubblicità, ha come obiettivo quello di dare nuova linfa a tutto il settore dell’advertising.

Quanto valgono i dati personali per il marketing?

Omnicom e Publicis, infatti, sono le principali agenzie mondiali di pubblicità che si sono fuse per la modica cifra di 30 miliardi di dollari. Adesso rappresentano il maggior gruppo pubblicitario del mondo. Le trattative per la fusione non sono finite sui giornali di settore, ma sono state condotte con molta riservatezza.

L’obiettivo dell’accordo è quello di sfruttare i lati positivi del business di entrambi per accumulare competitività rispetto al Wpp che opera sui mercati emergenti. E’ proprio qui, infatti che gira la maggior parte del denaro e quindi è necessario consolidare il proprio potere. A trarne vantaggio, da tutta la storia della fusione, potrebbe essere il business asiatico che rappresenta il maggior terreno d’azione dell’azienda americana.

Declassate 18 banche italiane

 La scure del rating colpisce ancora e lo fa minando alla base il sistema creditizio del nostro paese dove sono state sottoposte ad un downgrade molto importante ben 18 banche. Entriamo del dettaglio del report dell’agenzia Standard&Poor’s che ha salvato comunque Intesa Sanpaolo ed Unicredit.

S&P’s ha pensato che il downgrade dell’Italia dovesse trovare origine nei conti delle realtà economiche e creditizie del paese, per questo, quasi a giustificare il declassamento dello Stivale, non ha tardato nel declassamento di 18 banche tricolore, mettendo al sicuro soltanto gli istituti più stabili.

Aumentano i rialzisti tra gli hedge funds

I motivi del declassamento sono abbastanza semplici da individuare, infatti in Italia prima e in Europa poi, la crisi si è prolungata per troppo tempo e quindi anche gli effetti sulla stabilità economica della Penisola sono indiscutibili. I conti poco in ordine delle banche, tra l’altro, aprono la strada a lacerazioni più profonde del tessuto finanziario e fanno ipotizzare una recessione ancora più profonda per il nostro paese.

Retrocesso anche il Fondo Salva Stati

Le previsioni sul PIL del 2013, tra l’altro, non vanno in una direzione diversa. L’anno scorso si pensava che ci fosse una contrazione pari all’1,3 per cento, poi la previsione è stata rivista al rialzo e si è iniziato a pensare ad un calo del prodotto interno lordo più vicino all’1,9 per cento.

In che situazione è la zona euro

 La zona Euro è cruciale nell’equilibrio mondiale, per questo è importante che non crolli sotto il peso della crisi. Purtroppo da qualche settimana a questa parte, quella che sembrava calma piatta sul fronte finanziario, si è rivelata un’autentica preparazione ad un nuovo stadio.

Che vuol dire? Che la recessione è agli sgoccioli ma è molto difficile prevedere ciò che avverrà in un secondo momento. I dati sulle piccole e medie imprese sono emblematici da questo punto di vista. In Europa, infatti, sono aumentate più del previsto le attività economiche e si pensa perciò che presto il paese crescerà di nuovo.

PIL del Regno Unito e sterlina

Gli indici PMI sono riferiti nel dettaglio all’occupazione, alla produzione, ai nuovi ordini, agli inventari e alle consegne. Si capisce allora che l’andamento delle imprese va di pari passo alla fluttuazione del PIL e ne rappresenta una parte importante.

Dov’è arrivato il debito italiano

L’analisi accurata dei report dimostra che la situazione è meno rosea del previsto e di fronte ad una domanda interna europea ancora debole, come accade ad esempio in Francia dove gli ordinativi sono addirittura in calo, c’è un aumento importante dei magazzini. Un dato che unito a quello sulla disoccupazione giovanile, non lascia scampo all’ottimismo.

Si spiega adesso perché il rally dell’euro sulla divisa statunitense non ha avuto l’effetto ipotizzato.

Dov’è arrivato il debito italiano

 L’Italia, in questo momento, non è un paese per grandi investitori. Infatti nonostante le raccomandazioni del premier che invita tutti a riportare i soldi in patria, non ci sono degli asset davvero convenienti per chi in borsa vuole ottenere bei rendimenti.

Il governo portoghese resiste alle pressioni

Nonostante le agenzie di rating provvedano periodicamente a declassarci e nonostante dalla BCE arrivi puntualmente il sostegno monetario all’economia, c’è ancora qualcosa che non va. L’Eurostat, per esempio, illustra una crescita incredibile del debito italiano che è arrivato ad essere il 130 per cento del PIL. 

Se in tal senso fosse stilata una classifica europea, potremmo trovare l’Italia al secondo posto subito dopo la Grecia che nel primo trimestre dell’anno in corso aveva un debito pari al 160,5 per cento del PIL. Il debito nell’Eurozona, così, continua ad aumentare e se si considerano i 17 paesi che fanno parte dell’unione monetaria si scopre che hanno un debito complessivo pari al 92,2 per cento del PIL mentre l’Europa a 27 arriva addirittura ad un debito dell’85,2 per cento.

Previsioni e borse legate alla Cina

I dati di cui parliamo, anche per l’Italia, sono stati rilevati nel primo trimestre dell’anno. Se si fa un confronto tra l’ultimo trimestre del 2012 e il primo del 2013 si nota un incremento dell’indebitamento visto che il rapporto precedente era fermo al 127 per cento.

In crescita la fiducia dei consumatori

 L’Italia non sembra più un Belpaese, almeno dal punto di vista finanziario e i dati che arrivano dagli analisti economici, testimoniano che ci sono dei problemi strutturali da risolvere, delle riforme cui dare seguito al fine di tornare ad essere competitivi.

Risale lo spread e cala la borsa di Milano

I consumatori, invece, sono impermeabili a queste analisi poco ottimistiche della situazione dello Stivale e tornano ad essere fiduciosi per il futuro. L’Istat ha spiegato che l’indice che misura la fiducia dei consumatori italiani è passato nell’ultimo mese da 95.8 a quota 97.3 e questo miglioramento nasce dalla ricostruzione del quadro economico e dalla sensazione rispetto alla situazione personale.

Insomma, i consumatori sentono che qualcosa cambiare per loro in prima persona e poi anche per il resto dell’Italia. Intanto però, la crisi non accenna a diminuire e quello che più preoccupa è la disoccupazione che amplia le fila delle persona in cerca di un lavoro e s’infoltisce di giovani e meno giovani che da troppo tempo sono a braccia incrociate.

Per Squinzi andiamo peggio del previsto

In generale si pensa che migliorerà in primo luogo la situazione economica dell’Italia, si pensa poi che la piaga della disoccupazione sarà sanata a stretto giro e che ci sarà un miglioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro.

 

In Italia si parla ancora di calo delle vendite

 L’Italia è sul viale della ripresa? A quanto pare il viale della ripresa si è allontanato ancora nel primo semestre dell’anno che è stato archiviato con molta delusione dai consumatori, dalla politica e dall’economia. Adesso gli euroscettici presenti nel nostro paese sono aumentati in linea con il trend europeo ma quello che più preoccupa è la risposta ad una serie di stimoli che arrivano dal mercato e dall’economia in generale.

Undicesimo calo delle vendite a maggio 2013

Sono stati lanciati i saldi, ad esempio, e il boom di vendite registrato l’anno scorso, è subito apparso un ricordo lontano e sfocato. Più in generale, ed è questa la notizia di oggi, c’è stato un calo delle vendite. Il raffronto è stato fatto su un anno e si è visto chiaramente che c’è stato un calo dell’1 per cento nonostante qualche piccolo miglioramento da un mese all’altro.

Negli USA vendite al dettaglio sotto tono

Sembra che a fare la differenza sia stato soprattutto il comparto non alimentare dove le vendite sono diminuite sensibilmente. A tenere banco restano soltanto l’informatica e la profumeria. Al contrario, nel settore alimentare proliferano i profitti dei discount. I dati sono stati organizzati e riassunti in un report dell’ISTAT che nota come nel trimestre marzo-maggio 2013 ci sia stato un calo delle vendite dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.

La liberalizzazione delle banche cinesi

 La Cina è per moltissimi aspetti sotto i riflettori finanziari. Sicuramente colpisce il rallentamento produttivo del colosso asiatico ma di recente la discussione si è infiammata riguardo la liberalizzazione che ha coinvolto gli istituti di credito cinesi.

La banca più potente in Europa

Riassumendo: fino alla settimana scorsa le banche cinesi non potevo oltrepassare una soglia minima nella definizione dei tassi d’interesse, adesso invece, potranno scegliere il tasso che vogliono. La liberalizzazione del sistema dei tassi delle banche cinesi dovrebbe così aumentare la competizione tra gli istituti di credito, con il conseguente aumento della domanda di mutui e prestiti. Un movimento che è esattamente opposto a quello che si verifica nel nostro paese dove nonostante il credit crunch, la pressione sul sistema creditizio tricolore non diminuisce.

La liberalizzazione delle banche cinesi è da considerarsi un ulteriore passo avanti verso la decostruzione dello statalismo orientale. I vantaggi ricadranno sia sulle banche che potranno tornare ad essere competitive, sia sulle famiglie e sulle imprese che vedranno i costi di mutui e prestiti notevolmente ribassati.

Il credit crunch cinese non piace all’Europa

L’Italia non è ancora pronta per seguire il modello cinese perché la stretta del credito è troppo pesante. Basta far riferimento all’ultimo rapporto ABI in cui si spiega che a giugno c’è stato un altro calo del 3 per cento circa dei prestiti concessi dalle banche.

Pechino ridona fiducia alle borse europee

 Dalla Cina arriva una dichiarazione del primo ministro che sembra ridare fiducia agli investitori facendo schizzare in alto gli indici del Vecchio Continente. Il primo ministro cinese, infatti, ha spiegato che per il suo paese, nonostante il rallentamento dell’economia, non è accettabile una crescita del prodotto interno lordo inferiore al 7 per cento.

E’ bastata questa dichiarazione per dare fiducia alle borse. La piazza di Tokyo, per esempio, ha recuperato lo 0,8 per cento e anche le borse europee hanno avviato la settimana di contrattazioni in terreno positivo. A far ben sperare per il mese in corso c’è la performance dei titoli Tlc. Un po’ di movimento, infatti, si registra attorno a Telefonica e Vivendi.

Per quanto riguarda l’Italia – e così si completa il giro – lo spread resta intorno ai 275 punti. L’allontanamento dalla pericolosa quota 300 si deve in modo particolare all’alleggerimento della tensione sul Portogallo. La crisi politica, infatti, aveva messo in allarme i mercati ma adesso tutto è tornato entro i ranghi: il governo portoghese resiste alle pressioni.

Qualche novità arriva anche dal mercato valutario dove si nota che il dollaro perde quota nonostante l’andamento positivo di Wall Street. L’euro resta stabile al di sotto dell’1,32. Per quanto riguarda le materie prime, petrolio e oro vanno molto bene e sono ai livelli massimi degli ultimi giorni.

Scende ancora il numero dei posti di lavoro

 L’Italia si sta concentrando sui temi etici, quasi a preparare un’estate calda dal punto di vista delle discussioni ma un po’ povera dal punto di vista delle riforme. In fondo, al di là di quello che si sceglierà riguardo la legge sull’omofobia, l’eutanasia e quant’altro, in autunno il nostro paese dovrà fare i conti con 250 mila posti di lavoro in meno.

Rispetto al 2012 le statistiche parlano di 112 mila contratti in meno. Siamo quindi molto distanti da quanto profetizzato all’inizio dell’anno sulla ripresa economica. Il recupero dell’Italia, infatti, dovrebbe iniziare alla fine del 2013 ma non sembra possibile uno scenario di questo tipo.

Entro domani la ricezione delle linee guida per gli stage

Basta dare un’occhiata ai consumi, all’andamento del prodotto interno lordo, ai livelli della produzione industriale e ai famosi dati sul lavoro. La preoccupazione per come stanno andando le cose, tra l’altro, è stata espressa da più attori.

L’ INPS raddoppia la spesa per la disoccupazione

Casaleggio, il guru del Movimento 5 Stelle ha detto che presto ci saranno delle rivoluzioni nel nostro paese. Lo stesso Graziano Delrio ha sottolineato che tra qualche mese la situazione del Belpaese potrebbe peggiorare ancora. Secondo la CISL, infatti, la crisi economica non è mai finita e le conseguenze per tutte le categorie di lavoratori, sono indiscutibili.

Resta quindi da capire in cosa consistono le 750 mila assunzioni previste per il 2013.