L’Italia esce dalla procedura di deficit

 Forse ha ragione Enrico Letta: la giornata economica dell’Italia è iniziata molto meglio del previsto. Le conclusioni finali del vertice europeo infatti, hanno finalmente liberato il nostro paese dalla procedura di deficit. La parole con cui è stato archiviato il meeting sono le seguenti:

“Il Consiglio europeo accoglie con favore l’abrogazione della procedura di disavanzo eccessivo per vari stati membri”.

Come saranno usati i soldi per i giovani europei

L’Italia, dunque, esce così dalla procedura di deficit eccessivo e in fondo, quella che hanno ben presente davanti agli occhi gli investitori è una decisione politico-formale su un tema molto importante e già anticipato dall’Ecofin. Letta è molto speranzoso sulle conclusioni del vertice europeo visto che si è parlato anche di occupazione.

La BCE punta il dito sull’Italia

L’Europa, infatti, si è impegnata a dedicare delle risorse finanziarie, circa 6 miliardi di euro, all’occupazione giovanile. Il finanziamento dovrà essere usato per nel prossimo biennio, poi ci potrebbe essere un rifinanziamento del programma per altri due o tre anni fino ad un totale di 9 miliardi di euro investiti per i giovani.

Il debutto di questo programma non può andare oltre il prossimo gennaio. Dal 2014 ci devono essere delle misure pronte e devono soprattutto essere disponibili i soldi per le regioni UE con la disoccupazione che supera il livello del 25 per cento.

L’economista greco Varoufakis sulla crisi

 L’economista greco Yanis Varoufakis, rispondendo alle domande di un quotidiano portoghese ha provato ad illustrare in modo chiaro e conciso la situazione dei PIIGS. Adesso tentiamo di mettere ordine nell’immagine che in Europa si dovrebbe avere della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda. L’Italia, in questa particolare ricognizione, non è considerata, soprattutto adesso che in Europa hanno detto che siamo fuori dalla procedura di deficit eccessivo.

Come saranno usati i soldi per i giovani europei

Partiamo dalla Grecia che adesso sta cercando di orientarsi in una seconda o meglio in una terza ristrutturazione del debito. Secondo il Fondo Monetario Interazionale che ha ribadito la scarsità di ortodossia nel metodo di salvataggio applicato ad Atene, questa ristrutturazione del deibto doveva essere fatta prima dell’aggiustamento fiscale.

Aiuti greci a rischio per via del FMI

Secondo Yanis Varoufakis sarebbe stata questa la successione “regolare” delle cose da fare perché un paese in bancarotta non ha bisogno di un prestito ingente con gli interessi ma deve prioritariamente ristrutturare la società e l’economia del paese.

In una situazione di questo tipo quante sono le probabilità che un governo sopravviva e in particolare che sopravviva quello di Samaras? In fondo è molto difficile che un governo esca indenne da una procedura di ristrutturazione ma l’avvicendamento al potere potrebbe non essere così traumatico come s’immagina.

Per quanto riguarda la situazione del Portogallo e dell’Irlanda, l’economista greco non ritiene che ci siano oggi le condizioni per tornare sul mercato a partire dal 2014. L’esistenza autonoma di tali paesi nel contesto finanziario potrebbe essere compromessa ma l’ultima parola sullo spostamento dei paesi in questione da un programma all’altro spetta sicuramente alla BCE.

Per FT l’Italia sta toccando il fondo

 Il Financial Times che dedica sempre ampio spazio alla situazione europea ed italiana, ha spiegato ai suoi lettori che il nostro paese sta toccando il fondo, o almeno questo appare dalla lettura dei dati a disposizione sull’Italia, soprattutto quelli forniti di recente da Confindustria.

In genere, anche a livello teorico, quando un paese riesce a toccare il fondo, è sempre pronto alla ripartenza. Una specie di rimbalzo che interessa anche i titoli in borsa e che può considerarsi per molti versi provvidenziale. Oggi scopriamo che la recessione nel nostro paese è più lunga e feroce del previsto e quindi il recupero, semmai ci sarà, non si può certo mettere nel terzo trimestre dell’anno.

Per Confindustria la ripresa da fine 2013

Il PIL è stato rivisto al ribasso e forse, una ripresa, molto timida, ci sarà soltanto alla fine del 2013. Se Confindustria avesse sbagliato di gran lunga le previsioni, non sarebbero certo in linea con quanto offerto a livello euristico anche dall’OCSE. L’organizzazione economica in questione, infatti, spiega che c’è molta incertezza sulla situazione del Belpaese perché gli indicatori a disposizione degli analisti non si stanno comportando come dovrebbero.

Quanto pesano le tasse sulle bollette

Insomma, l’Italia è sul punto di toccare il fondo e questo potrebbe voler dire che nell’immediato ci sarà il raschiamento del fondo o il tanto atteso rimbalzo. Purtroppo molti propendono per la prima delle sue soluzioni.

Per Confindustria la ripresa da fine 2013

 All’inizio dell’anno tutte le realtà nazionali ed europee erano concordi nell’inserire la fase della ripresa già nel terzo trimestre dell’anno, quindi a partire da luglio, poi, dopo aver preso coscienza dei primi risultati trimestrali, tutto è stato rimandato non a settembre ma alla fine dell’anno. Nello stesso tempo le aziende, ormai soffocate dalla crisi, chiedono interventi strutturali immediati al governo.

Anche l’economia USA pronta al rallentamento

L’ultimo appello in tal senso arriva direttamente da Confindustria preoccupata dall’allontanamento della ripresa. La recessione è molto più prolungata del previsto e per questo il momento positivo si allontana ancora. Il centro studi dell’unione industriale ha spiegato che prima della fine dell’anno non si potranno avere risultati positivi per l’economia tricolore.

Anche nell’ultimo trimestre dell’anno, tra l’altro, non ci si aspetta certo un miracolo. Le stime più ottimistiche parlano di una ripresa pari allo 0,2 per cento. Il PIL, infatti, scenderà addirittura più del previsto. Si pensava ad un calo dell’1,1 per cento ma ci sarà un abbassamento più sostanzioso dell’1,9 per cento.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED

Nel 2014, tanto per continuare con le statistiche di Confindustria, la ripresa non sarà inizialmente dello 0,6 per cento ma soltanto dello 0,5 per cento. Una variazione che in termini percentuali sembra irrisoria ma che al contrario comporta danni alle industrie e alle famiglie. Queste, dal punto di vista dei consumi, ridurranno le spese nel 2013 del 3% e nel 2014 dello 0,3%.

Come saranno usati i soldi per i giovani europei

 Il mercato del lavoro sta attraversando una fase di contrazione molto importante che potrebbe mettere in seria difficoltà molti paesi dell’Unione. Per questo motivo è importante che a livello politico si prendano delle decisioni forti riguardo l’occupazione dei ragazzi, soprattutto nei paesi che hanno un tasso di disoccupazione giovanile che va oltre il 25 per cento.

Nel vertice UE dedicato anche a tale argomento, le risposte che cercava l’Italia sono arrivate, anzi, è andato tutto meglio del previsto. La prima cosa di cui si prende atto, infatti, è che L’Italia esce dalla procedura di deficit dopo diversi mesi di sacrifici che hanno impegnato anche la popolazione.

Il nostro premier si è detto molto soddisfatto ma il riferimento era soprattutto all’accordo sui 9 miliardi da destinare nei prossimi anni, a partire da gennaio 2014, all’occupazione giovanile. C’era lo scoglio Cameron da superare. L’Inghilterra, infatti, non aveva intenzione di dare il via libera a cuor leggero all’approvazione del bilancio 2014-2020.

Draghi pronto a partire

In questo “gioco” europeo, l’Italia avrà più soldi del previsto. Un risultato importante per il nostro paese anche se spuntarla è stato difficile visto che il rimborso britannico si è configurato come una vera “gatta da pelare”. Van Rompuy, presidente del Consiglio UE, ha comunque specificato che per i primi due anni, per il 2014 e per il 2015 saranno disponibili soltanto 6 miliardi di euro che andranno a coprire le spese di Spagna, Grecia, Italia e Francia. Poi gli altri soldi e gli altri stati membri.

Per le tasse crolla la domanda di energia

 Nella relazione annuale dedicata alla richiesta di energia, il presidente dell’Aeeg ha rendicontato alla Camera un calo vertiginoso delle richieste nel periodo che va dal 1998 ad oggi. La richiesta, oggi che è sceso anche il divario nel costo del gas rispetto agli altri paesi europei, è quella d’investire nella gestione dell’acqua.

Scatta dal 1° aprile la diminuzione delle bollette

Il calo delle richieste energetiche si lega in questo momento all’aumento in bolletta delle tasse. L’autorità per l’energia, infatti, ha visto che per una famiglia tipo residente nel nostro paese, un terzo della quota della bolletta dell’energia elettrica è fatta di oneri e tasse. E questi componenti sono aumentati in quattro anni, del 10 per cento.

Più esteso lo sconto IRPEF per l’energia solare

Il presidente dell’Autorità, Guido Bortoni, ha mostrato preoccupazione per la situazione energetica del nostro paese, spiegando anche che oltre alle tasse, il 50 per cento del costo dell’energia è regolato in base all’andamento del bene richiesto sul mercato. Soltanto la restante quota è effettivamente relativa al servizio erogato, al trasporto e ai consumi.

Sempre più urgente, dunque, fare in modo che le bollette dei diversi operatori siano trasparenti, che siano chiari gli incentivi usati per alleggerire i costi a carico delle famiglie. L’ideale sarebbe incentivare l’uso delle fonti di energia rinnovabili ma il programma deve essere studiato attentamente a livello governativo.

Anche l’economia USA pronta al rallentamento

 Wall Street teme la stretta cineseDopo l’annuncio di un rallentamento dell’economia asiatica, adesso, si cerca di capire quanto questa situazione contingente e grave possa influire sulle altre economie mondiali. Saxo Bank, in questo momento, teme soprattutto per quel che sta succedendo negli USA.

A Krugman non piace l’atteggiamento della FED perché secondo il premio Nobel americano, in questo momento, l’economia americana non è affatto sul viale della ripresa. E la pensa così anche Saxo Bank che prova a fornire una visione più ampia sulla condizione statunitense.

L’indice CFNAI, che sta per Chicago Fed National Activity Index, soltanto nel mese di maggio ha registrato una flessione di 0,30 punti mentre nel mese precedente c’era stata una flessione dello 0,52 per cento. Ad ogni modo, analizzando l’andamento trimestrale dell’indice si scopre che l’economia USA non crescerà come previsto, anzi resterà al di sotto delle aspettative.

Il fatto che l’indice CFNAI sia salito è sicuramente un segnale positivo ma questo non vuol dire che sia riuscito a soddisfare le aspettative degli analisti e degli investitori che invece si aspettavano una decrescita pari soltanto a 0,10 punti. Il miglioramento è reale ma in prospettiva la tendenza alla crescita dell’economia americana è molto ridotta.

Anche l’occupazione cresce sotto le attese, mandando nel panico le borse. Si preannuncia una settimana molto contrastata.

Decontribuzione e riforma della Legge Fornero

 L’Italia ha intenzione di recuperare terreno e credibilità a livello internazionale per questo, dopo aver scelto un premier, esponente della compagine di centro sinistra, si appresta a fare le riforme strutturali necessarie al paese. E non parliamo certo della sospensione del pagamento della prima rata dell’IMU perché, in effetti, pur avendo fatto tirare un sospiro di sollievo alle famiglie, non ha contribuito alla rimessa in ordine dei conti dello Stato.

I giovani credono nel lavoro in Italia

Il pacchetto lavoro, quello sì che è da considerare il grimaldello della ripresa. Abbiamo già visto Cosa ha pensato Letta per i giovani disoccupatiper coloro che non hanno ancora compiuto 30 anni ma se volessimo riassumere in due parole la proposta del governo dovremmo parlare di decontribuzione e di riforma della Legge Fornero. 

Per quanto riguarda la decontribuzione si fa riferimento agli sgravi previsti per le aziende che assumono giovani. In via sperimentale e nel documento in bozza, è previsto un aiuto di 650 euro per ogni lavoratore impiegato dall’azienda. Ci saranno però dei soldi anche per rifinanziare la social card, per aumentare i tirocini al Sud e per iniziare un’attività di stampo imprenditoriale.

Se invece si parla della riforma Fornero, sembra che si voglia tornare al limite di 10 giorni d’intervallo tra un contratto a termine un altro, al potenziamento della formazione tramite l’apprendistato e alla modifica dei contratti a chiamata.