La morfologia metropolitana spiega la crisi

 Il nostro paese è ancora in una fase critica, ormai lo sanno tutti ed è sempre più evidente anche a livello morfologico analizzando quello che sta succedendo alle città tricolore. I commercianti, per esempio, somigliano sempre di più ad una categoria in via d’estinzione, tanto che l’ultimo grido d’allarme della Confesercenti, non può restare inascoltato.

Il vecchio potere d’acquisto solo nel 2036

L’associazione di categoria, già qualche tempo fa, aveva spiegato che senza un miglioramento delle condizioni economiche del paese, i commercianti potrebbero “estinguersi” nel giro di 10 anni. Adesso, proprio mentre prende il via la bella stagione, si cercano nuove prove della crisi imperante.

In Italia continuano a chiudere bar, ristoranti ed altri tipi di negozi e si stima che entro la fine dell’anno, gli esercizi attivi saranno il 5 per cento in meno di quelli registrati nel 2012, anno nero della crisi economica. Il fatto che chiudano i negozi incide non solo sull’economia del paese, ma anche sulla morfologia delle città, anche se le chiusure più consistenti saranno quelle dei negozi di moda.

La BCE punta il dito sull’Italia

In pratica la crisi sta portando alla desertificazione metropolitana e sentire i cittadini che si lamentano nella calura di non trovare un negozio o un bar aperti, saranno sempre più numerosi. L’analisi condotta deve servire a prendere coscienza della gravità della situazione per avere un’idea più rispondente alla realtà, del tempo necessario per recuperare terreno sui mercati.

Di che si discute tra BCE e Germania

 E’ da diversi giorni che l’alterco tra la Germania e la BCE ha colonizzato le prime pagine dei giornali. La Germania, infatti, ha chiamato in causa la sua corte costituzionale per stabilire se l’istituzione europea abbia in effetti usato gli strumenti a sua disposizione per favorire alcuni paesi.

Tra ieri ed oggi, quindi, si è cercato di capire qualcosa in merito all’influenza della BCE sui mercati finanziari. La Corte costituzionale tedesca ha deciso di fare una serie di audizioni per comprendere la legittimità delle politiche monetarie comunitarie.

La BCE punta il dito sull’Italia

Sotto la lente d’ingrandimento, però, non c’è soltanto l’Outright Monetary Transactions (OMT) annunciato l’anno scorso da Mario Draghi, il programma con cui la BCE s’impegnata ad acquistare un numero illimitato di titoli emessi dai paesi con maggiori difficoltà a livello economico.

Le udienze dedicata all’OMT infatti, arrivano dopo le evoluzioni di un altro processo, una causa legale intentata per scoprire se l’ESM, il fondo salva-Stati sia effettivamente costituzionale.

La Germania contro l’euro ha effetto sulle borse

Il parlamento tedesco ha approvato il fondo salva-Stati e immediatamente dopo ha ricevuto circa 35 mila richieste di persone che intendevano stoppare l’adesione della Germania al fondo. La partecipazione economica, infatti, è commisurata alla grandezza economica del paese e questo comporta che la Germania sia molto generosa verso chi è in difficoltà.

 

La BCE punta il dito sull’Italia

 La Banca Centrale Europea, in questi giorni, è nell’occhio del ciclone dopo la scelta della Germania di processare il suo piano d’acquisti che, secondo il management tedesco, andrebbe a tutto vantaggio dell’Italia e della Spagna. Eppure, il suo sguardo allo Stivale, l’Eurotower, non lo distoglie nemmeno un secondo.

La Germania contro l’euro ha effetto sulle borse

Arriva infatti al cuore del nostro paese, la promozione ottenuta da Mario Draghi e dal suo staff. Non abbiamo superato a pieni voti questo anno di crisi ma sicuramente il percorso fatto è buono. Roma, infatti, è riuscita a mantenere il deficit sotto il 3 per cento del PIL per tutto il 2012, ma adesso il livello del debito sta crescendo di nuovo e se anche la situazione globale macroeconomica è peggiorata rispetto alle previsioni, il risanamento risulta più lontano.

Se il Regno Unito avesse adottato l’euro

L’Italia, secondo Mario Draghi, deve continuare sulla strada intrapresa da Mario Monti: deve quindi moderare il disavanzo pubblico, aggiornando i dati al 2013. Il programma di stabilità previsto, inoltre, deve far sì che il disavanzo non superi il 3 per cento.

Insomma, un guanto di sfida lanciato all’indirizzo del nostro paese, ma soprattutto verso il nuovo governo Letta. L’Europa, in generale, dovrebbe concludere il 2013 in recessione: PIL al -0,6% per il secondo semestre, prima di ritrovare al verve e crescere dell’1,1 per cento nel 2014.

Colpiti dalla crisi anche i più ricchi del mondo

 La crisi non risparmia nessuno e fare le spese della modifica delle condizioni economiche generali, ci sono anche gli uomini più ricchi del pianeta, il cui patrimonio, per quanto ingente, è stato di recente eroso dal perpetuarsi della recessione e dall’andamento delle quotazioni.

Burocrazia lenta e costosa, un peso troppo grande per le aziende

La crisi, alla fine, ha colpito anche i magnati ma su di loro, l’effetto, non è immediatamente evidente, nel senso che per quanto possano perdere terreno in ambito finanziario, non moriranno mai di fame e non dovranno certo trovare delle strategie alternative per sopravvivere.

Eppure, chi ha più soldi, ha iniziato a lamentarsi di quel che non ha più. L’indice Bloomberg Billionaires Index, per esempio, nel calcolare la somma della ricchezza presente nel mondo negli ultimi sette giorni, ha spiegato che i 200 uomini più ricchi della Terra hanno perso complessivamente 14 miliardi di dollari. Una cifra enorme soprattutto se si considera il breve lasso di tempo in cui è andata in fumo.

Dove vivono i più ricchi del mondo

Ma chi ha perso di più in termini economici? Il primo in questa speciale quanto triste classifica è sicuramente Carlos Slim che possiede il più grande operatore telefonico del mondo americano. Era il più ricco del mondo ma ha perso circa 8,3 miliardi di dollari ed ora, al collo, ha solo la medaglia d’argento, avendo dovuto lasciare il trono ad un grande ritorno: Bill Gates.

Il PIL giapponese cresce più del previsto

 La Cina influisce sui mercati europei visto che la sua economia rallenta e tutti i listi occidentali sembrano essere zavorrati dai risultati del gigante asiatico. Tutti tranne il Giappone che rivela al mondo di essere cresciuto addirittura più del previsto.

Il prodotto interno lordo giapponese, infatti, è balzato ai livelli mai pensati finora, portandosi dietro anche il Nikkei. Molto in questo gioco al rialzo, è stato fatto dalla svalutazione dello yen, che risulta ancora in calo per effetto degli ultimi strascichi della politica monetaria espansiva.

La delusione dell’Abeconomic sui mercati

Le borse asiatiche, tanto per avere un quadro di quel che sta succedendo dall’altra parte del mondo, sono state trascinate verso l’alto dalla borsa di Tokyo che ha saputo cogliere i buoni frutti del primo trimestre dell’anno ed ha saputo sfruttare l’onda lunga dei risultati positivi arrivati dagli Stati Uniti. Negli USA, infatti, il mercato del lavoro appare in leggera ripresa.

Il Nikkei, chiaramente, segue lo stesso andamento del PIL e la prima saduta della settimana è archiviata con un rialzo del 4,9 per cento. A trainare la serie di risultati positivi ci pensa il PIL che cresce più del previsto. Nel primo trimestre del 2013, infatti, fa registrare un aumento del 4,1 per cento su base annua, mentre, in termini previsionali, si pensava soltanto ad un aumento del 3,5 per cento.

 

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

 La Grecia, ascoltando il mea culpa del Fondo Monetario Internazionale, non poteva restare impassibile e infatti, a distanza di poche ore dall’ammissione di colpa del FMI ha ribadito che Atene ha sempre saputo che la proposta che arrivata da FMI, UE e BCE era sbagliata ma adesso è troppo tardi per scusarsi.

Come sono andate le cose? Il FMI ripensa al salvataggio greco in un documento interno che viene reso pubblico dal Wall Street Journal. Le reazioni dei vertici europei, della Banca Centrale e di Bruxelles non si fanno attendere. Mario Draghi spiega che la colpa di quel che ha accaduto non può essere del Vecchio Continente e quindi da parte della BCE non ci sarà nessuna ammissione di colpa. Un discorso analogo è stato fatto anche dall’UE. 

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

La Grecia, per bocca di molti cittadini e di molti esponenti della politica locale, ha detto di non poter perdonare l’austerity. Moltissime persone, privati cittadini che si sono ritrovati senza soldi e senza lavoro, hanno deciso di suicidarsi e benché economicamente non abbiamo un peso, sulle potenzialità espresse da un paese contano molto.

Il primo ministro Antonis Samaras ha detto alla stampa che lui, fin dall’inizio, aveva criticato il FMI e per tutti questi anni il suo paese ha provato a correggere gli errori fatti dal Fondo Monetario, ma ha perso moltissimo terreno per quel che riguarda il reddito.

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

 Il Fondo Monetario Internazionale, in un documento interno reso pubblico dal Wall Street Journal, spiega che l’operazione di salvataggio della Grecia è stata sbagliata. L’organismo internazionale ha fatto un mea culpa che ha rimesso in discussione tutta l’austerity applicata ad Atene.

La Grecia reagisce al mea culpa del FMI

Il FMI ha anche chiamato in causa la BCE e l’UE spiegando che le misure previste per evitare la bancarotta greca sono da considerarsi comuni. Bruxelles non ha reagito benissimo alla notizia ed ha spiegato di essere in disaccordo con quanto detto dal Fondo Monetario Internazionale.

Il FMI ripensa al salvataggio greco

L’Unione Europea, al contrario, respinge le accuse che arrivano dal FMI sugli errori compiuti in Grecia e va al contrattacco. Secondo l’UE, il piano previsto di 110 miliardi di euro che è stato introdotto nel 2010 in primavera, non è riuscito a riportare Atene ai livelli di crescita pre-crisi e in più non le ha garantito di accedere al mercato come un tempo.

In effetti, il FMI ha peccato di eccessivo ottimismo in relazione alla crescita greca ma questo non comporta che tutte le colpe ricadano sul Fondo Monetario. Anche l’accusa di mancata tempestività rivolta agli organismi europei è stata respinta e Draghi, nel parlare a nome della BCE ha spiegato che non ci sarà alcun mea culpa da parte dell’Eurotower.

Tagliate le previsioni sul PIL tedesco

 Della Germania abbiamo parlato tanto e in modo anche approfondito, spiegando che il paese in questione è il traino dell’Europa. Il solo traino rimasto all’economia del Vecchio Continente che ha perso per via della crisi anche un altro pilastro d’eccezione come la Francia.

L’Italia salvata dalla Germania

La Germania, secondo molti analisti, è l’unico paese con l’economia in ripresa in Europa eppure la crisi ha degli strascichi anche per la rigidità a per lo sviluppo teutonico. Le ultime stime sul PIL tedesco, infatti, parlano di un calo per i prossimi mesi, un calo che non era ancora stato preventivato.

L’OCSE parla dell’economia in miglioramento

A fare la stima non è stato un organismo sovranazionale ma la Bundesbank in persona. La banca centrale tedesca, infatti, ha spiegato che per il biennio 2013-2014 c’è da aspettarsi molto meno del previsto. L’economia di Berlino dovrebbe crescere soltanto dello 0,3 per cento nel 2013, mentre ci si aspettava per quest’anno un incremento del PIL pari allo 0,4%. Per il 2014, invece, la crescita prevista del PIL non sarà più dell’1,9 per cento ma dell’1,5 per cento.

Il FMI, già qualche giorno fa, aveva spiegato che le stime di crescita della Germania erano inferiori al previsto perché si doveva parlare del +0,3% per il 2013 e del +1,3% per il 2014. Poi con l’aumento delle stime sull’inflazione è stata confermata la scarsa crescita del paese.